Non c'è trucco, non c'è inganno, questa è magia!
Prestigiatore… o mago?
« Ehi,
piccole! Dai, belle, che ho la pappa per voi! »
Tutte le
colombe bianche all’interno della gabbia iniziarono a sbattere le ali.
Kaito
sorrise: « Sembra che vi lasci digiune da mesi… cos’è
tutta questa agitazione? »
Come ogni
giorno, di ritorno da scuola, Kaito dava il becchime alle sue adorate colombe,
indispensabili compagne di tante giochi di prestigio. Le trattava con molto
rispetto e amore e loro lo ringraziavano aiutandolo in mille modi durante le
sue piccole esibizioni.
« No, sul
serio, non vi ho mai visto così agitate… cosa
succede? »
Kaito si
guardò intorno, alla ricerca del fattore di disturbo che stava facendo agitare
le sue colombe. Sul davanzale della finestra, in effetti, vide qualcosa
d’inusuale.
« Un
gufo? Ah, adesso capisco, abbiamo compagnia… »
Il
ragazzo si avvicinò divertito: « Ehi, bello, se cerchi becchime caschi male,
qui ne ho solo per le mie ragazze… »
Kaito
continuò a guardarlo incuriosito. Si era aspettato che il volatile scappasse
non appena avesse fatto un passo nella sua direzione, invece il gufo dalle
piume marroni e grigie aveva continuato a guardarlo fisso negli occhi, come se
lo stesse aspettando. Il ragazzo provò persino ad allungare una mano per
accarezzarlo, e sorprendentemente glielo lasciò fare.
« Ma guarda… siamo dei coccoloni, eh? E a quanto pare siamo
anche addestrati, visto che non hai la minima paura di me…
»
Fu allora
che la notò, appesa a una zampa.
« … così
addestrati da portare messaggi? Ehi, avevo sentito parlare dei piccioni
viaggiatori, ma i gufi mi mancavano! È per me? »
Provò a
prendere la busta, aspettandosi una beccata sulla mano. Il gufo non reagì.
« Devo
prenderlo come un sì? »
Con un
po’ di titubanza, Kaito staccò la busta dalla zampa.
« Bè, chi tace acconsente… »
Ormai
divorato dalla curiosità, il ragazzo aprì la busta senza nemmeno guardarne il
destinatario o il mittente.
« Uhm… “Gentile Kaito Kuroba”… ehi, gufetto, pare
proprio che tu abbia azzeccato l’indirizzo! Dunque, dicevamo…
“Gentile Kaito Kuroba,
con questa lettera la informiamo che lei ha diritto a un posto…
»
Convinto
di aver letto male, Kaito si strofinò gli occhi un paio di volte.
« … alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts” ? Ma cos’è, uno scherzo? Non ho mai sentito
di una scuola per prestigiatori con questo nome… »
Le colombe
alle sue spalle iniziarono a tubare ancora più forte di prima. Kaito fece loro
segno di tacere senza nemmeno alzare lo sguardo dal foglio.
« Un
attimo di silenzio, per favore! Sto cercando di capire…
»
Invece
che calmarsi, gli uccelli si agitarono ancora di più.
« Ma
insomma, cosa c’è? È entrato un altro gufo? »
«
Veramente credo di essere io la causa della loro agitazione…
»
Kaito si
voltò. Alle sue spalle c’era qualcosa di decisamente più grosso di un gufo,
ovvero un uomo alto, molto anziano, con un paio di occhiali posati sul naso
aquilino e una lunga barba bianchissima, che emanava una aura di rispetto e
magnificenza.
« E lei
come ha fatto a entrare? Chi è? »
« Tu devi
essere Kaito Kuroba, non è vero? Perdona la mia
intrusione, il mio nome è Albus Silente, e sono il
preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
»
Il
ragazzo abbassò velocemente lo sguardo sulla lettera. Era lo stesso nome
riportato nello strano invito.
L’uomo
continuò: « Mi scuso fin da ora se il mio giapponese non è molto fluente, l’ho
imparato tanti anni fa ma non ho più avuto occasione di metterlo in pratica e
credo che la pronuncia ne abbia sofferto… »
Kaito
rimase senza parole. Una parte di lui avrebbe voluto tempestarlo di domande su
chi fosse, come fosse entrato e cosa c’entrasse lui con questa scuola. Tuttavia
l’uomo gli trasmetteva una sensazione di serenità e tranquillità che non
riusciva a spiegare a parole. Non era lì per fargli del male, non sapeva
perché, ma ne era sicuro.
« Se… se preferisce parlare inglese, non c’è problema, lo
conosco benissimo… basta che mi spieghi qualcosa!
Piomba qui dal nulla con questo gufetto e questa
strana lettera e… »
Silente
sorrise: « Mi avevano detto che eri sveglio, e non mi avevano informato male.
Ti è bastato pochissimo per capire che sono inglese! »
Kaito
arrossì, senza saperne neppure lui il motivo. Quel vecchio lo metteva in
tremenda soggezione.
Silente
si pulì gli occhiali e continuò a parlare nella sua lingua madre: « Dunque,
stavamo dicendo… che sono il preside di Hogwarts e che, come hai potuto leggere, nella mia scuola
c’è un posto anche per te. »
« Perdoni
la mia sfacciataggine, ma non credo di aver bisogno di una scuola di
prestigiatori, ho imparato tutto quello che mi serve da mio padre. »
L’uomo
rise: « Prestidigitazione? Oh no, ragazzo, credo ci sia un equivoco! Qui
parliamo di magia, magia vera! »
Kaito
sospirò: « Ma per favore, la magia vera non esiste, e se lo lasci dire da
qualcuno che lavora nel settore! Bè, non esattamente,
in effetti una ragazza che conosco è una strega, ma lei è un caso a parte! »
« Ne sei
sicuro, Kaito? Potresti essere della stessa pasta e non saperlo neppure! »
« Io non
ho mai evocato il diavolo! »
L’uomo si
portò una mano al mento: « Uhm… a quanto pare la tua
amica dev’essere specializzata in Arti Oscure… ma quella non è certo l’unico tipo di magia
esistente! »
L’anziano
estrasse un bastoncino di legno e con un movimento elegante la puntò verso un
mobile della stanza, che si sollevò da terra. Kaito, per nulla impressionato,
iniziò a girare intorno all’armadio, guardandolo attentamente sopra, sotto e ai
lati.
« Uhm… fili non ce ne sono, però è anche vero che è un trucco
vecchiotto e superato… calamite non sembrano esserci… »
Silente
ridacchiò. Con un altro gesto, l’armadio si contrasse fino a diventare un micetto nero. Kaito sbarrò gli occhi, sorpreso.
« Cavolo,
questa mi mancava… »
Il
gattino gli saltò fra le braccia miagolando. Il ragazzo l’accarezzò.
« E il
mobile dov’è finito? »
Silente
sorrise: « Ce l’hai fra le braccia… anzi, ti
consiglio caldamente di posarlo a terra! »
Kaito
ebbe a malapena il tempo di lasciare il gattino che questo cambiò forma, fino a
tornare l’armadio di prima. Il ragazzo fissò il mobile ancora per un po’, poi,
con un po’ di titubanza, ne aprì le ante aspettandosi di trovare il gattino, ma
questo sembrava scomparso nel nulla. Non contento, entrò dentro il mobile,
cercando disperatamente un trucco, un’accortezza, una qualsiasi cosa che
potesse spiegargli il fenomeno. Non c’era nient’altro che i suoi soliti
oggetti.
Sempre
con la testa nell’armadio, Kaito commentò: « Se voleva stupirmi, le comunico
che c’è riuscito! Diamine, questo gioco non l’avevo visto neanche da mio padre,
e non riesco nemmeno a spiegarmelo, soprattutto visto che non ha potuto
prepararlo prima… è disposto a fare uno scambio di
trucchi? »
Silente
gli sorrise: « Non c’è trucco e non c’è inganno…
questa si chiama Trasfigurazione, ed è un tipo di magia che permette di
trasformare un oggetto in qualcos’altro. È una delle tante cose che insegniamo
a Hogwarts. »
Kaito
uscì dall’armadio, e lo richiuse: « Ok. Fingiamo per un attimo che io creda a
tutta questa storia della magia vera… perché proprio
io? »
« Perché
ce l’hai nel sangue, Kaito! Maghi non si diventa, si nasce! Ci sono persone che
provengono da antiche famiglie di maghi, che hanno la magia che gli scorre nel
sangue da generazioni e generazioni; altre che non hanno alcun potere magico, e
che noi chiamiamo Babbani, che nulla sanno di noi e
che nulla dovranno mai sapere. A volte ci sono unioni fra Maghi e Babbani, anche se non frequenti, e i loro figli possono
essere dell’una o dell’altra categoria; altre volte capita che la magia nasca
all’improvviso nel frutto d’amore fra due Babbani. »
Il
ragazzo sospirò: « Da questo discorsone deduco che secondo lei io apparterrei
all’ultima categoria… »
« Non è
importante come nasca la magia, Kaito, l’importante è che questa esiste e che
non può essere ignorata! Per questo esistono scuole come Hogwarts,
che insegnano alle giovane generazioni a controllare la propria magia, prima
che questa scateni fenomeni imprevedibili! È possibile che qualche volta sia
già successo… »
« Si
sbaglia, non ricordo nulla di simile! »
Silente
sorrise intenerito: « Da quanto tempo fai trucchi di prestigio? »
La
domanda spiazzò il ragazzo: « Bho… non saprei… mio padre ha iniziato a insegnarmeli quand’ero piccolissimo… »
Il
preside si avvicinò al ragazzo, fissandolo con i suoi occhi azzurri e
penetranti: « E tu sei sicuro, Kaito, sei pronto a giurarmi con assoluta certezza che fra mille
magie finte non ne sia mai sfuggita una
vera, per errore? Rispondimi sinceramente! »
Al
ragazzo si seccò improvvisamente la bocca. Per un attimo gli erano tornati alla
mente vecchi ricordi, di quando ancora poteva giocare con la sua mamma e il suo
papà, e di quando mille e mille volte suo padre stesso gli aveva detto che era
talmente bravo da sembrare un mago vero. Aveva pensato che fosse uno scherzo,
un gioco, ma quante volte gli era stata ripetuta nel tempo quella frase, anche
da prestigiatori professionisti, colpiti dalla sua abilità a una così giovane
età?
« La
prova è nella lettera che hai fra le mani… nessun Babbano ne ha mai ricevuta una, te l’assicuro! Anche se
sembra che tu comunque sia vittima di un disguido nella consegna…
»
Kaito
tirò un sospiro di sollievo: « Ah, mi sembrava un po’ strano! Quindi non sono
un mago! »
« No, no,
tu sei sicuramente un mago! No, l’errore riguarda l’età…
solitamente la busta arriva al compimento degli undici anni, e a quanto mi
risulta tu ne hai sedici… »
«
Infatti. »
« Ogni
paese ha una propria scuola di magia, ma pare che attualmente in quella
giapponese ci siano dei problemi… e dato che devo un
favore al preside Nabe mi sono offerto di occuparmi
della tua istruzione! »
Kaito
scosse la testa: « No, adesso basta, quando è troppo è troppo! Guardi, la
ringrazio per la gentile offerta, ma declino l’invito. E adesso, se vuole
scusarmi, dovrei dare da mangiare alle mie colombe! »
« Non
puoi rifiutare. Nel nostro mondo, come in quello magico, c’è l’obbligo
d’istruzione. »
« Non mi
interessano le regole di un mondo in cui non credo l’esistenza. »
« Oh, lo
so benissimo che sei un po’ allergico alle regole… ma
ti avverto fin d’ora che certi comportamenti come furti o scippi a Hogwarts non saranno tollerati, nemmeno se restituisci la
refurtiva subito dopo! E Akzaban, la prigione del
mondo magico, non è nemmeno paragonabile a quella babbana…
non pensare di fuggire con qualche tecnica alla Arsenio Lupin, anche se ne sei
considerato la versione giapponese! »
Kaito
impallidì: « Non… non credo di aver compreso bene… »
Silente
sospirò: « Hai capito benissimo, signor Kaito Kid.
Sono certo che hai i tuoi buoni motivi per comportarti così, e non sono qui per
discuterne ora… »
« … ma
immagino che se non le darò ascolto, lei andrà alla polizia a denunciarmi,
giusto? »
L’uomo lo
guardò con occhi severi: « Questo è ciò che credi tu. »
« Non so
come chiami lei questa cosa, nel mondo “babbano” la
chiamiamo ricatto! »
« Non
sono un ricattatore, ti ho solo detto quello che so. La scelta è tua. »
Kaito
sospirò: « E va bene, anche se non so spiegarle l’esatto motivo, lei mi ispira
fiducia e ho deciso di concederle una possibilità, una sola! Ha una possibilità
per convincermi dell’esistenza di questo mondo magico. Se ci riuscirà, io verrò
a Hogwarts senza fare storie, altrimenti amici come
prima, e se vorrà di tanto in tanto tornare qui a bersi un tè e a discutere di
trucchi magici non le chiuderò la porta in faccia. Affare fatto? »
Albus guardò
divertito la mano che il ragazzo stava porgendogli: « Affare fatto! Ecco qui! »
Kaito si
ritrovò in mano un biglietto aereo per l’Inghilterra.
« Appuntamento
fra due giorni all’aeroporto, dove un mio fidato collaboratore ti porterà a
comprare il materiale necessario per poter frequentare le lezioni. Credo che il
modo migliore per convincerti sia farti immergere direttamente nel mondo
magico, e Diagon Alley è il
posto migliore per farlo! »
Kaito
sorrise: « Bè, una gita pagata non si rifiuta mai! E
poi amo il rischio, dovrebbe saperlo! »
« Lo so. Hagrid ti aspetterà all’aeroporto. Non credo avrai problemi
a riconoscerlo, è un tipo che si fa notare abbastanza facilmente! E ti
consiglio di portarti dietro un po’ di yen da cambiare per le spese. »
« Dà già
per scontato che verrò alla sua scuola, vero? »
Silente
sorrise in modo quasi paterno: « Sì, Kaito, ne sono praticamente certo. »
Il
preside guardò l’orologio: « Oh, mi spiace, ma si è fatto tardi! Ci vediamo a Hogwarts il primo di settembre, ok? A presto, Kaito Kuroba! »
Il
ragazzo cercò di fermarlo o di aggiungere ancora qualcosa, ma l’uomo fece una
giravolta su se stesso e scomparve nel nulla. Kaito rimase fermo, incapace di
pensare nulla di veramente concreto e ragionevole. Poi lo sguardo cadde sul
biglietto aereo.
« Ma
guarda tu in che razza di situazione mi sono cacciato…
»
Poco
lontano da lì, Silente sorrise intenerito nel vedere le reazioni del ragazzo.
Era perfettamente normale e comprensibile che Kaito avesse fatto molta più
resistenza degli altri, dopotutto i normali studenti ricevevano la notizia a
undici anni, mentre lui ne aveva sedici, ed era già pienamente integrato nel
mondo babbano. Era una situazione più che anomala, ma
non aveva avuto altra scelta, visto il Voto Infrangibile che aveva stretto
tanto tempo prima.
« Da una
parte avrei voluto che questo momento non giungesse mai, Kaito Kuroba… ma non posso negare di essere contento di averti
rivisto! »
E, con un
altro giro su se stesso, si smaterializzò nuovamente.
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan
fiction in questo fandom, e ho voluto cimentarmi con
questa piccola follia! Le idee non mi mancano, e i colpi di scena saranno
tantissimi, ve l’assicuro! La mia specialità è stupire il lettore, e spero di
riuscirci anche questa volta!
Che dire, spero che l’idea v’incuriosisca
e che abbiate voglia di farmi sapere cosa ne pensate! Vi aspetto al prossimo capitolo… Kaito e Hagrid in giro
per Diagon Alley!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92