Mettiti nei miei panni…
pardon, hardware!
Fulmine a ciel sereno
« Ok,
eroe, per oggi basta così! »
« Perché,
Uno? Mi stavo divertendo così tanto… »
Alla I.A. non sfuggi il tono ironico di Pikappa e sospirò.
« Non
capisco di cosa ti lamenti… me l’hai chiesto tu di
poterti allenare nella sala IIT o no? »
Il papero
alzò gli occhi al cielo: « Allenarsi non significa farsi bruciare il portapiume di prima mattina! Calcola anche un po’ l’orario,
sto ancora dormendo! E poi ti avevo detto “prima o poi”, non immediatamente! »
« È primo
mattino anche per me e non sono così assonnato… »
« Per
forza, sei un computer! Noi biologici, come ci chiami tu, non siamo così
reattivi come te! »
Mentre la
discussione infuriava nel piano segreto della Ducklair
Tower, una delle subroutine di Uno registrò
l’imminente temporale che si stava per abbattere su Paperopoli.
Paperino
si rimise la blusa, continuando a borbottare.
Uno
sospirò: « Quanto tempo dobbiamo andare avanti così? Voi biologici, a volte,
non vi capisco proprio… »
Il papero
rispose: « E io non capisco voi Intelligenze Elettroniche! Così siamo pari! »
Paperino
prese il costume, si rimise il cappello e si avviò verso l’uscita della sala.
La
subroutine di Uno attivò un allarme imminente.
« Fulmine
in arrivo sulla Ducklair… »
« Cosa? »
Fu un
secondo. Paperino aveva appena messo un piede fuori dalla sala che una gigantesca
scossa elettrica, simile a un terremoto, scosse tutto.
Paperino
urlò. Uno fece lo stesso. Gridarono insieme, al punto che divenne difficile
distinguere una voce dall’altra.
Poi, il
buio.
Dopo un
tempo indefinito, Paperino riprese coscienza di sé. Si sentiva strano.
Aveva
l’impressione di stare galleggiando nell’aria, senza avere la minima coscienza
del suo corpo. Non distingueva più le braccia dalle gambe, né tantomeno poteva
muoverle. Non riusciva a identificare con precisione nessuna parte del suo
corpo. Eppure non si sentiva preoccupato, al massimo incuriosito dalla nuova
sensazione.
Pur non
aprendo gli occhi, riusciva ad avvertire, in qualche modo, ciò che lo
circondava.
Percepì
subito, ad esempio, che qualcuno si era alzato dal terreno.
«
Ahia, che botta… ma che… »
Dopo
qualche istante di silenzio, Paperino sentì un urlo assordante quanto
familiare. Un urlo di terrore.
Fu a quel
punto che il papero si rese conto, per la prima volta distintamente, che
qualcosa non andava. Non aveva esattamente udito
il grido. Non usando le orecchie, almeno, o quantomeno visti i decibel, avrebbe
avuto perlomeno l’istinto di portarsi le mani alle orecchie. L’aveva… percepito,
in qualche modo. Anzi, era in grado persino di stabilire l’esatta altezza in decibel del suono. E
questo non era decisamente normale.
« Ok,
stiamo calmi, stiamo calmi, stiamo perfettamente calmi…
»
Paperino
concordò con la misteriosa voce. Doveva stare calmo e ragionare.
Cosa
stava facendo prima di ritrovarsi in quella situazione?
Un flash.
Prima di perdere i sensi si trovava nella sala IIT e stava litigando con Uno…
Già, Uno!
Forse lui poteva spiegargli esattamente cosa stava accadendo!
Tentò di
chiamarlo, ma non ci riuscì. Cercò di aprire gli occhi, ma non riuscì a fare
neanche quello. La sensazione che qualcosa non andasse precipitò velocemente in
puro terrore. Cosa gli stava succedendo?
« Ma se
io sono qui, lui… oh oh! Oh
no! Oh cavolo! »
La voce
continuava a parlare da sola. Paperino avrebbe voluto chiedergli aiuto, ma non
ci riusciva.
« Devo… devo… devo arrivare alla
tastiera, altrimenti non avrà nemmeno una fonte di output, non sa come
attivarla autonomamente… »
L’individuo
nella stanza si mosse, cadendo più e più volte, in qualche tratto trascinandosi
persino. Una parte del cervello di Paperino gli comunicò, in maniera quasi
inconscia, che la persona che sentiva pesava 57 chili e 73 grammi.
Poi
Paperino trasalì. Qualcuno lo stava ripetutamente tastando, a ritmo regolare.
« Ci sono
quasi… ma come cavolo fa con queste…
»
La
sensazione continuava. In condizioni normali Paperino era praticamente certo
che sarebbe scoppiato a ridere per il solletico.
« Ecco
fatto! Mi senti, Paperino? »
« Sì… »
Istintivamente
aveva risposto al suo nome, tuttavia il papero si rese subito conto della
novità.
« Ehi,
finalmente riesco a parlare! »
« Sono
molto contento di sentirti, socio… »
Un
attimo, aveva detto socio? C’era una
sola persona che lo chiamava così…
« Uno, ma
sei tu? »
« Sì,
stai tranquillo… »
« Che ti
è successo alla voce? »
« Diciamo… che ho problemi con l’interfaccia, in questo
momento! »
«
Aiutami, Uno, non capisco che succede… »
« A dirla
tutta neanche io, ma affrontiamo un problema per volta. Tu come stai? »
« Non so,
mi sento strano… sento la tua voce, ma non riesco a vederti… »
« Questo
è un problema che posso risolvere, dammi un minuto… forse due… »
Paperino
rimase un po’ perplesso. Questa non era una frase tipica da Uno. E ancora non
era certo di aver compreso bene cosa intendesse con “problemi d’interfaccia”.
« Ecco,
ci sono… prova ora! »
Improvvisamente
Paperino vide.
« Uno, è
normale che sia tutto verde? »
« Ancora
un secondo, devo regolare i contrasti e la luminosità…
»
Lentamente
Paperino tornò a vedere anche gli altri colori e a riconoscere l’ambiente che
lo circondava. Era nel piano segreto della Ducklair Tower, con le sue ampie vetrate luminose, i suoi curiosi
macchinari, e…
« Uno? Mi
spieghi… come faccio a essere contemporaneamente qui e lì? »
Paperino
stava infatti fissando una sua copia perfetta in tutto e per tutto, che si
appoggiava faticosamente a una tastiera.
Il papero
che gli somigliava tanto gli sorrise tristemente: « Credimi, socio, mi sto
facendo la stessa domanda da un bel po’! »
« U-Uno?
Ma che… »
La
risposta venne da un riflesso sul vetro della finestra. Un riflesso che
riportava fedelmente la presenza nella stanza di un papero vestito da marinaio
e di una grossa palla verde. Una palla che fissava stupefatto il vetro. Una
palla che guardava sconvolta il proprio
riflesso.
«
EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH???
»
Il papero
ridacchiò: « Reazione comprensibile… non ne ho avuta
una migliore, del resto… »
« Eri tu
a gridare prima! E la voce… ecco perché la tua voce è
diversa da solito! È la mia voce! »
« Già… »
« Già? Già? Siamo in questa situazione assurda
e tu non sai dirmi altro che già? »
Il papero
si alzò faticosamente dalla tastiera: « Senti, Paperino, se avessi la soluzione
avrei già risolto il problema, non credi? In questo momento non ho nemmeno i
mezzi per poter pensare a una soluzione, visto che i dati sul fenomeno e tutta
la mia RAM ce l’hai tu e… »
Uno cercò
di fare un passo, ma Paperino si ritrovò a guardare il suo corpo alzare di
colpo una gamba in una spaccata degna delle gemelle Kessler e sbattere il porta
piume sul freddo pavimento del piano segreto.
« … e
vorrei capire come diavolo facciate voi biologici a coordinare tutti questi
movimenti senza impiegarci ore di elaborazione! »
« Uao… non credevo di saper fare certe spaccate! »
Uno
ridacchiò: « Se ti fidi di me, non riprovarci, è stato piuttosto doloroso! »
L’ologramma
annuì: « Cosa stavi cercando di fare? »
« Secondo
te? Cercavo di capire come facciate voi biologici a usare gli arti inferiori!
Ora capisco perché i vostri piccoli impiegano mesi per capire come si fa… »
« Tu… non sai camminare? »
Uno lo
guardò di storto: « Visto che in questo momento sei nei miei panni, tu ci
riesci? Ho già faticato come un disperato per coordinare le tue dita sulla tastiera… »
Paperino
rise: « Ecco cosa intendevi con “problemi d’interfaccia”! »
« Tu non
eri messo molto meglio di me, poco fa… ho dovuto
inserirmi con dei rudimentali comandi a linea nelle subroutine d’interazione e
attivare tutti i sistemi di output manualmente e…
perché quella faccia sconvolta? »
« Uno… io… io ho compreso quello
che mi hai detto! »
Il papero
sorrise: « Meno male! »
« No, no,
non hai capito! Hai parlato in un linguaggio tecnico che fino a poco fa non
avrei assolutamente distinto dall’aramaico e invece adesso sono riuscito a
comprendere senza sforzo ogni parola! »
« È
normale, sei un super computer adesso e le tue capacità di comprensione non si
basano più soltanto su quello che puoi elaborare da solo! Se un biologico non
sa qualcosa, deve informarsi, cercare delle fonti che lo possano istruire; ma
se invece io adesso ti dico una parola a caso… non so… Egitto…
»
In meno
di un secondo Paperino si rese conto di sapere cose che fino a pochi istanti
prima non immaginava neppure, come una conoscenza perfetta dell’arabo e dei
geroglifici, la storia completa della nazione a partire dagli antichi faraoni
fino alla politica attuale, compresa di date e nomi precisi e le ultime
scoperte in campo archeologico.
« …
automaticamente ricaverai qualunque informazione possa servirti dalla rete
globale! »
« Uao… e non sono nemmeno un po’ confuso! Mi sento molto Pico de Paperis in questo
momento! »
Uno
sospirò: « Io invece ho perso questa capacità, ma sembra comunque che abbia
conservato le mie conoscenze informatiche e un po’ di quella che definiresti cultura generale… però riesco a ricordarmi solo la
lingua di questo stato e mi rendo conto di riuscire a risolvere equazioni solo
fino al quinto al grado… »
Paperino
si trattenne dal rivelargli che fino a poco prima lui si sarebbe fermato a
quelle di secondo, e con parecchi errori.
«
Insomma, io ora come ora non sono in grado di risolvere la situazione…
puoi riuscirci solo tu, socio! »
« Io? Ma
non scherziamo, non riesco nemmeno a fare tutte le cose che facevi tu… »
Uno
sorrise: « È solo questione di esperienza! Per esempio, cos’è che non riesci a
fare? »
Paperino ci
pensò un po’ su: « Usare le mani robotiche che ogni tanto mi fai vedere! Sai,
mi mancano le mie… »
Uno cercò
di mettersi a sedere sul pavimento in una configurazione spaziale più simile a
quelle esibite dai biologici: « Ok. Non è facile da spiegare a parole, ma ci
proverò! Prima di tutto, non devi ragionare come fate voi…
anzi, noi biologici quando dobbiamo
muoverci, ok? Si basa tutto su due concetti, acceso e spento. Hai a
disposizione milioni di circuiti, di valvole, di microchip, di…
come posso semplificarti il discorso… di lampadine, ecco, prova a
visualizzarli come lampadine! Fra la tua coscienza e ciò che vuoi attivare c’è solo una serie di lampadine…
non devi fare altro che accenderle. La successione e la velocità con cui le
accenderai e le spegnerai indicherà al sistema tutte le variabili: il tipo di
movimento, la tempistica, la forza da impiegare…
acceso e spento, bianco e nero, uno e zero… nient’altro
che il codice binario, l’alfa e l’omega di tutto ciò che è informatico…
»
L’ologramma
di Paperino aveva un’espressione concentratissima: « Co…
così? »
Una mano
robotica spuntò fuori dal pavimento, muovendosi a scatti. Con un po’ di fatica,
Paperino riuscì anche a farla salutare.
Uno
sorrise: « Bravissimo, socio, proprio così! È solo una questione di abitudine,
una volta che avrai ripetuto ciclicamente il processo un po’ di volte ti verrà
naturale e potrai controllare allo stesso modo qualsiasi apparecchiatura che
compone la Ducklair Tower!
»
Paperino
sorrise: « Bene! »
« Ti devo
avvertire di una cosa, socio… prima, mentre sbloccavo
le tue fonti di output, ho inserito un blocco ad alcuni dati primari. Non che
non mi fidi di te, Pikappa, ma ci sono segreti che Padron Ducklair
mi ha chiesto di custodire e che non posso rivelare a nessuno, nemmeno a te… »
La palla
verde annuì: « Mi sembra giusto, tutti abbiamo i nostri segreti! Piuttosto… hai intenzione di rimanere sul pavimento ancora
molto a lungo? »
Uno
arrossì, cosa che sorprese non poco Paperino, abituato a vederlo solo verde: « Veramente… non ho la più pallida idea di come fare ad
alzarmi! »
Con un
piccolo sforzo mentale, Paperino fece spuntare due braccia robotiche dal
pavimento, con cui sollevò di peso quello che fino a poco prima era stato il
suo corpo: « Propongo, prima di cominciare a pensare a come rimettere le cose a
posto, di fare un corso accelerato su come gestire un corpo biologico! Non
sappiamo per quanto tempo dovremo rimanere così, e, dato che al mio corpo ci
tengo, non vorrei che nel frattempo tu muoia di fame e sete o ti dimenticassi
di respirare… »
Uno
sbarrò gli occhi spaventato: « Può succedere? »
L’ologramma
rise: « No, tranquillo, è molto difficile, prima di soffocare interviene l’istinto
di sopravvivenza! »
Il papero
rifletté ad alta voce: « Istinti, esigenze fisiche…
voi biologici siete complicati! Mi manca già il caro, vecchio codice binario… »
Paperino
sorrise intenerito: « Ti assicuro che è più facile di quanto tu non creda! Forza,
coraggio Uno, cominciamo col camminare… avanti, ti
tengo, comincia col muovere una gamba lentamente, senza metterci troppa forza,
come hai fatto prima… »
Uno
ubbidì, mentre nella stanza si diffusero le note del ritornello di una famosa
canzone di Zucchero.
« Impareremo a camminaaare…
»
Il papero
fece una smorfia: « Molto spiritoso… »
Paperino
cercò di zittire gli altoparlanti: « Scusa, non l’ho fatto apposta, mi è venuta
in mente questa canzone, ma non volevo trasmetterla…
non riesco ancora a controllare bene tutta questa tecnologia! »
Uno
sospirò: « Qualcosa mi dice che questa sarà una luuunga
giornata… »
Rieccomi, signori e signore! Non avete un attimo di pace da me, sono già
di nuovo qui a tormentarvi! Nuova fanfic e nuovi guai
per i nostri eroi… vi dico già che non sarà una
storia lunghissima (tre o quattro capitoli al massimo), ma spero vi possa divertire
comunque!
Che dire… vi aspetto tutti per vedere cosa combineranno Pikappa
e uno in questa situazione totalmente nuova! A presto!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata
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