I pomeriggi di luglio erano qualcosa di insostituibile.
Il sole che riscaldava il paesaggio, la brezza marina che saliva dalla
scogliera e irradiava la zona circostante.
Ecco come passavano le giornate Lea e Clara, stese sull'erba a prendere
la tintarella, a respirare l'odore salmastro delle onde e a sognare un
futuro.
Erano amiche sin dall'infanzia, le loro madri avevano frequentato lo
stesso collegio ed erano rimaste in buoni rapporti anche dopo esservi
uscite, così durante i loro diciassette anni, si ritrovarono
ad essere più sorelle che amiche.
-Sai, ho pensato che abbiamo quasi 20 anni. Dove ci porterà
il futuro?- disse Clara sognante.
-Beh, io so solo che voglio diventare una giornalista. Voglio scrivere
e documentare tutti i fatti più importanti.-
-Di sicuro hai la forza d'animo adatta a farcela.- notò
Clara in un sorriso - Io vorrei sposarmi presto e mettere su famiglia.-
-Questo è il tuo problema più grande, aspiri ad
avere il minimo.- le rimbeccò Lea.
-Beh, questo è quello che mi è stato insegnato.-
Le due, nonostante avessero avuto educazioni simili, erano molto
diverse tra loro.
Lea era forte e indomita, poco curante del giudizio sociale. In fondo
era il 1935 e il mondo aveva cominciato a conoscere le prime donne che
avevano avuto la forza di farcela.
Clara era più succube dei giudizi altrui, e si limitava a
sognare una vita "classica": un marito, dei figli e una bella casa, che
avrebbe accudito la sua famiglia fino alla fine dei suoi giorni.
-Devi guardare oltre Clara, c'è un mondo lì
fuori.- disse voltandosi verso Clara, stesa accanto a lei.
-Vorrei, ma il mondo non è magnanimo. Specialmente con le
donne.-
-Devi solo trovarne la forza.-
Detto questo Lea la baciò.
Fu un momento che durò un eternità per entrambe,
come se il tempo si fosse fermato e dentro di loro stesse nascendo un
nuovo universo.
Clara la spinse via.
-Lea, ti ho già detto che non possiamo. Non dovremmo.- la
sua voce iniziò a tremare - C... Cosa penserebbe la gente?-
-Cosa ci importa? Finché siamo unite possiamo benissimo
superarlo.-
-Non credo sia giusto, sei la mia migliore amica, sei come una sorella.
Non voglio che la gente ti guardi con occhio diverso o che ti ferisca
in alcun modo.-
-Possiamo evitare tutto questo... Fuggiamo. Andiamo lontano, in
Francia.- disse Lea, con la voce secca ma pregna di speranza.
-Devo riflettere, sa cosa provo per te, ma non posso mollare tutto. Ho
paura.-
-Non devi averne finché ti sarò accanto.- le
disse stringendole la mano.
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Passarono pochi giorni, e le due continuarono a vedersi e a sognare
insieme.
Durante una delle loro chiacchierate, Clara cambiò aspetto,
si fece più cupa...
-Che hai?-
-Ho una cosa da dirti...- disse Clara con la bocca serrata.
-Cosa?-
-Beh, hai presente Antonio, il commerciante? Ieri mi ha chiesta in
sposa ai miei genitori.-
Lea rimase agghiacciata da quella notizia, si sentì mancare,
come se intorno a lei tutto l'ossigeno fosse stato risucchiato via.
-E... E tu?-
-I miei mi hanno chiesto cosa volessi, se pensavo che potesse andar
bene per me, e...- sospirò - beh, ho detto di sì.-
Lea sentì il suo corpo spegnersi di fronte a quella notizia,
non sentiva più niente, era paralizzata.
I pensieri le fluivano in testa come un maremoto, non aveva il tempo di
pensare a qualcosa di razionale, che subito qualcos'altro la
sconvolgeva.
In un momento che sembrò durare anni, lei disse l'unica cosa
che le sembrava avere un senso.
-Andiamo via, stasera. Scappiamo insieme.-
-Non posso Lea, ormai ho detto sì. Non posso andare via.-
-Ma... Come puoi sposarlo? Allora per me cosa provi?- le chiese Lea,
sul punto di scoppiare in lacrime.
-Sai che ti amo, ma l'amore tra due donne non può essere
possibile. Non qui.-
-Allora fuggiamo insieme dove possiamo amarci senza paura.-
-Quel luogo esiste solo nei nostri sogni Lea, accettiamolo. Preferisco
averti amata per questi 17 anni piuttosto che non averti amata affatto.
Ma devo accettare un matrimonio.- le disse Clara.
Lea scoppiò in lacrime, si mise in piedi e scappò
via.
Clara rimase lì, stesa nell'erba a piangere, il dolore che
aveva dentro la stava lacerando, e avrebbe preferito morire.
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Le ragazze iniziarono a vedersi sempre più raramente.
Un giorno, Lea si ritrovò un invito a casa, Clara l'aveva
invitata al suo matrimonio.
Con che coraggio le chiedeva di partecipare? Anche quello era per
salvare le apparenze?
Si sarebbero sposati il 17 Ottobre, poco meno di un mese.
Lea prese la sua decisione.
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Il giorno delle nozze arrivò, Clara sperava di rivedere Lea,
voleva che fosse la sua testimone, era l'unica persona che voleva e se
non poteva averla all'altare, la voleva almeno accanto, ma Lea non si
fece vedere.
La funzione iniziò, Clara era stretta in un abito molto
elegante, bordato in pizzo, con un delicato velo che le contornava i
capelli biondi.
Il prete parlava e lei passava in rassegna la croce dietro l'altare e
il suo sposo.
Arrivò il momento, si mise in piedi e fece il giuramento.
Ebbe un brivido quando suo marito disse: "Lo voglio."
Arrivo il suo turno, lo sposo iniziò a recitare il
giuramento.
Il cuore le batteva, l'unica cosa che voleva era che Lea stesse bene.
Poi con la coda dell'occhio la vide e rimase in silenzio, stava per
piangere. Cosa doveva fare? Fuggire?
Era sempre stata una codarda. Sarebbe morta come tale. Il suo amore era
troppo grande, ma lei era troppo debole.
Guardò il suo sposo e disse: "Lo voglio.
Sentì Lea correre via. Quei passi le martellavano il cuore,
ma ormai era la moglie di qualcun altro.
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Passarono 10 anni.
Clara, era sola in casa sua. Passava i suoi pomeriggi a leggere e
ricamare.
Suo marito dopo pochi anni venne chiamato in guerra e dovette lasciarla.
Lei era rimasta incinta, ma subì un aborto e non volle
riprovare a fare figli.
Spesso tornava a pensare alla sua amica Lea. Non l'aveva più
sentita dopo il matrimonio. Nessuno aveva più avuto sue
notizie.
C'era chi la credeva rapita, chi addirittura morta.
Clara sapeva che non poteva esserlo, il suo cuore le avrebbe detto se
le fosse successo qualcosa di brutto, lei in fondo ci sperava, ma dopo
10 anni e tutto il dolore che le aveva provocato, come poteva ancora
credere che il suo cuore fosse in condizioni adatte a dare segni di
vita o amore?
Suonò il campanello, doveva essere il postino, riceveva
sempre parecchie lettere da suo marito.
Aprì la porta e per un attimo restò confusa.
Di fronte a lei c'era una ragazza a lei familiare, ma molto diversa da
quelle che aveva visto sino ad allora.
Era alta, vestita in modo abbastanza elegante e serio, sembrava una
giornalista, capelli di media lunghezza, e poi due occhi
azzuri come il mare, come i suoi e per un'istante si sentì
mancare. Doveva essere un sogno un'allucinazione. Non poteva essere.
-Ciao- le disse Lea in un sorriso.
Clara non parlò, le si gettò al collo e
l'abbracciò in lacrime, più forte di quanto
avesse mai fatto.
Tra un singhiozzo e l'altro implorò il suo perdono.
-Perdonami, ti prego. Perdonami.-
Non riusciva a non piangere, il suo cuore sentiva un misto di
tristezza, felicità, agonia e rimorso.
-Entra, ti prego- le disse, ancora tra i singhiozzi.
-Grazie-
Entrarono in casa e Clara la fece accomodare sul divanetto del salotto.
-Credevo che non ti avrei mai rivista...- singhiozzò Clara.
-Beh, senza dubbio ci sei andata molto vicina.- le disse Lea.
-Potrai mai perdonarmi? Ti ho amata più della mia stessa
vita e ti ho fatta soffrire solo per paura.-
-Ne sono consapevole, all'inizio ho sofferto, ma poi ho avuto modo di
rifletterci. Dieci anni non sono pochi. Ho scandagliato tutte le
possibili cause delle tue scelte, alla fine ho capito cosa provavi.
All'epoca non volevo vederle perché pensavo solo alla mia
felicità, non alla tua. Ora sono pronta a ricominciare la
nostra amicizia.-
-Perdonami, ti prego.-
-Ti ho già perdonata anni fa, per me sei ancora la dolce
ragazza di cui mi innamorai anni fa, nel mio cuore non sei mai
cambiata, non ti sei mai sposata.-
Clara non sopportò la felicità di quel momento e,
ancora in lacrime, la baciò.
Lea ricambiò quel bacio.
Le ragazze si fecero prendere dalla passione, e lì su quel
divano, consumarono per la prima volta, il loro amore.
Fu in quel momento che Clara avvertì un cambiamento.
Per la prima volta, dopo anni, il suo cuore aveva ripreso a vivere.
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