C’ERA UNA VOLTA… CIOOCIOO-LAND
1
Aria. Aria calda. Aria che ti entra dentro, e sembra non
abbandonarti mai più. Aria cristallina, aria che sa d’amore,
aria che vuole solo trapassarti il cuore. Ossigeno. Quello
che ti permette di respirare, quello che ti dona la possibilità di camminare su
questa terra. Poche molecole, tutte attaccate
l’una all’altra, pronte a darti il loro sostegno. Ti donano la forza, le
energie per andare avanti. Ti consentono di avere futuro, di continuare quella
scalata che hai
deciso di intraprendere. Una scalata su di lei. Sui suoi seni, sulla sua pelle. Sui suoi capelli colore della notte, sui suoi occhi d’oceano.
Ed a lui, non importava niente. La
corsa continuava, quell’incredibile scambio di fiati
in ogni centimetro dei loro corpi. Erano belli, passionali. E
nulla fuori aveva né colore né forma. C’erano solo loro. Lei, con quello
sguardo innamorato. E lui, con quella foga e passione che in
pochi possono trovare in profonde iridi color cioccolato. E labbra forti, ad accarezzare quella pelle nivea. Un
sussurro, uno sguardo. Ed Arimi
non si era mai sentita così bene. Anche se il fiato le
mancava, l’aria scarseggiava, avrebbe potuto continuare a viaggiare sul suo
corpo per sempre. Avrebbe potuto affondare ancora le
proprie labbra nelle sue, nel suo petto sgabro, in
quei capelli biondi. Era bello, troppo bello per
abbandonarlo, per rinunciare a quel gesto così splendido. E
lei, seria ragazza di provincia, non aveva pensato alle conseguenze. Non le importava in fondo, il suo scopo lo aveva raggiunto.
Ed i vetri s’appannarono, i loro
corpi si fermarono. Sudore e stanchezza trasparirono dai loro occhi. Ed una lieve soddisfazione fece capolino nelle labbra di Yuri. Aveva ottenuto ciò che voleva, ed ora lei era là,
stesa accanto a lui, a chiedere ancora il suo corpo. Stanca ma soddisfatta,
innamorata, ma purtroppo a breve, infinitamente delusa. Aveva chiuso gli occhi
la bella Arimi, ad aspettare
un bacio che non sarebbe mai arrivato, ad attendere quel gesto romantico che
purtroppo, avrebbe dovuto desiderare in eterno. Perché
il giovane biondo posto accanto a lei, certe cose non le concedeva. Lui non
amava, e mai avrebbe amato. Era troppo freddo, troppo
cinico, troppo calcolatore per incontrare sentimenti deboli quali l’amore e
l’affetto.
Chiuse i propri occhi d’ambra, mentre,
stancamente, afferrava con malavoglia il proprio pacchetto di sigarette.
Lo aprì con incredibile stanchezza, notando che purtroppo,
esso era vuoto. Diede un leggero pugno al volante dell’automobile sulla
quale in precedenza aveva fatto sesso con quella semi-amica. Decise di non
guardarsi intorno. Non voleva vedere l’oceano di quegli occhi che a breve
avrebbero fatto trasparire immensa delusione. Non che gli importasse,
ovvio, ma non poteva anche solo immaginare quali storie gli avrebbe fatto
quella ragazza, non appena avrebbe terminato quel fatidico discorso con lui. Tuttavia ben presto, sentì qualcosa di leggero sfiorargli la
spalla da poco coperta con una leggera maglietta bianca. Il giovane si voltò,
specchiandosi poi in leggere iridi azzurre, gentili, ma allo stesso tempo
infinitamente maliziose. Successivamente abbassò lo
sguardo sull’oggetto che gli veniva porto dalla ragazza: un pacchetto di
sigarette nuovo di zecca, ancora da aprire. Sorrise leggermente, afferrandolo,
ed aprendolo con soddisfazione.
-Ginta non deve
sapere niente di questa storia.- affermò, sicuro. Successivamente
s’infilò una sigaretta fra le labbra fini, accendendola con infinita
tranquillità. Potè udire poi il movimento veloce che aveva fatto la ragazza nel
mettersi la propria camicetta color crema, per poi voltarsi verso il giovane
che amava da sempre. Lo squadrò, tentando di trovare un minimo di umanità su quel volto bellissimo. Purtroppo non la trovò,
abbassando successivamente le proprie iridi. Gli e
l’avrebbe davvero data vinta così?
-Quindi… quindi…- un attimo d’esitazione, prima di esplodere
-Quindi questa notte per te… non significava nulla?- la voce tremava,
il fiato si era fermato in gola. Il cuore che batteva
senza esitazioni, quegli occhi che chiedevano disperatamente di piangere.
Ma Yuri non disse nulla. Si
limitò ad inserire la chiave della macchina, ed a partire tranquillamente fra
le strade di Tokyo. Perché non diceva niente? Si
sentiva troppo in colpa? Si era reso conto della tremenda cazzata
commessa? Arimi questo purtroppo non lo sapeva; ma
appunto per questo, tentò di trovare mille risposte.
-Vuoi rispondermi?- domandò così,
alterata. Ma ancora nulla. La notte regnava
incontrastata, mentre attento, il biondo gettava un po’ di cenere al di fuori del finestrino. Né un gesto
d’assenso, né un minimo di reazione. Ed Arimi strinse
i pugni, infiltrando le proprie unghie nella carne,
provocando un gran male a sé stessa. -Rispondimi!- Lo incitò
ancora, dandogli una forte pacca sul braccio. Ben presto si rese
conto di quale errore avesse fatto, e non appena focalizzato quello sguardo
infastidito, abbassò il proprio, alludendo a tacite scuse.
-Arimi…- la chiamò così, dando
vaghi segni di vita. La giovane alzò il capo, rendendosi conto che finalmente,
aveva vinto la propria battaglia -Pensi davvero che io questa notte…-
s’interruppe ancora, curvando verso destra, ed imboccando una trafficata strada
del centro -Volessi iniziare con te… qualcosa di serio?- domandò
così, sarcastico. La ragazza lo fissò sconvolta: erano pensieri tanto strani da
fare quando vai a letto con un’altra persona? Per
questo decise che la propria risposta non era così strana, e non ci pensò due
volte.
-Cos’altro avrei dovuto pensare?-
chiese così, dandosi la zappa sui piedi da sola. Lo sguardo ambrato di Yuri infatti, si spostò dalla
grande strada, agli occhi azzurri della giovane, perdendovisi per qualche attimo, prima di scoppiare
sonoramente a ridere.
-Non prendermi in giro!- soggiunse il biondo, continuando a
ridere -Pensavi davvero che io volessi iniziare una relazione seria… e per di
più con la ragazza del mio migliore amico?- continuò, ridendo a crepapelle. Non
si era mai divertito tanto! Certo che le donne erano davvero strane: le seduci
una o due volte, si concedono a te come se nulla fosse… e poi improvvisamente,
vengono a letto con te, e credono di iniziare una relazione seria! Sorrise
divertito, fermandosi davanti ad un grande palazzo che
ormai, conosceva bene.
-Migliore amico?- Arimi cadde
dalle nuvole. Davvero quel giovane così cinico e calcolatore poteva
affermare di avere dei veri amici? Ma chi volevano
prendere in giro? Non riusciva a mantenere una relazione sentimentale per più
di due mesi, e pretendeva di definire i ragazzi con i quali usciva qualche volta propri
migliori amici? In quel gruppo naturalmente rientrava anche Ginta,
che Yuri conosceva da parecchi anni, e con il quale
aveva instaurato un buon rapporto. Ora che la ragazza ci pensava in effetti,
forse insieme a lei, Ginta
era l’unica persona che lo potesse davvero sopportare; le ragazze con le quali
si metteva non potevano resistere ai suoi continui tradimenti, mentre gli
“amici” finivano per limitarsi a venerarlo quasi fosse un Dio. E perché? Semplicemente perché era ricco ed amato dalle
donne? Sì, questo ci stava, ma allora perché non cambiava? Si piaceva davvero così com’era? La giovane non lo sapeva
davvero, tuttavia si rendeva conto di amarlo sempre e comunque
come il primo giorno che lo aveva incontrato.
Reclinò così il capo all’indietro in segno di sconfitta,
attendendo che il giovane le desse una buona risposta.
-Certo.- sussurrò il ragazzo, gettando la cicca di sigaretta
sul freddo asfalto. L’automobile ormai era stata spenta, mentre la tranquillità
della notte avvolgeva entrambi, insieme ai loro problemi. Arimi
così decise di rivelare tutto. Ogni preoccupazione, ogni
sentimento. Tanto ormai… che aveva da perdere? Nulla, pensò, mentre con
stanchezza, distoglieva il proprio sguardo dalla strada. Si voltò così convinta
verso il biondo, che con indifferenza, attendeva che la giovane scendesse dall’automobile.
-Fammi capire una cosa.- disse allora, incrociando le
braccia -Tu sostieni di essere il migliore amico di Ginta… anche se sei andato a
letto con la sua ragazza?- domandò, sarcastica. Era stufa di tutti quei
giochetti, ne avrebbe fatto sicuramente a meno. Yuri così, levò il proprio sguardo su di lei. La fissò per
qualche istante, prima di riflettere davvero sulle parole pronunciate da quella
bella ragazza. E non si soffermò solo a quello: squadrò
per bene quel suo volto fine, quella sua pelle nivea, così bianca sotto i raggi
leggeri della luna. Ma perché se era così bella, non
riusciva proprio ad innamorarsi di lei? Non si soffermò troppo a quella
domanda, facendo poi un leggero sorriso, di quelli che spesso, coloravano le
sue labbra forti.
-Semplice.- disse, serio -Tu non lo meriti.- continuò
ancora, poggiando nuovamente lo sguardo sulla strada -Se tu ci tenevi davvero a
lui… non saresti venuta a letto con me. Questo
significa che il vostro non è un rapporto serio, almeno da parte tua.- terminò,
appoggiando il capo al sedile. Quel discorso, alquanto contorto, era il
risultato di pensieri che da sempre affollavano la testa del biondo: se le ragazze
dei suoi “amici” andavano a letto con lui, era semplicemente perché le storie
che lui rovinava clamorosamente, non erano nulla di serio. Se
le ragazze in questione, avessero davvero amato i ragazzi con i quali stavano,
non li avrebbero certo traditi con il primo che capitava.
-Non scherzare Yuri.- sussurrò la giovane, alterata -Ora non vorrai anche farmi la
scenetta del buon samaritano! Mi dispiace per te, ma ti viene davvero male!- ridacchiò, divertita. Successivamente
si portò una mano davanti alla bocca, quasi volesse nascondere quella nervosa
ilarità. E questo non fece nascere alcuna reazione al
biondo. Al contrario infatti, il ragazzo si limitò ad
aspettare che la giovane scendesse dall’auto, senza proferire alcuna parola.
-Yuri?- lo chiamò poi la ragazza,
più che convinta di aver assolutamente ragione. Così lo sguardo ambrato del
ragazzo si spostò su di lei, veloce, tagliente. Che
voleva ancora?
-Pensala come vuoi Arimi. Tu per
me comunque, non sei niente.- sussurrò, portando il
busto in avanti, e chiudendo successivamente gli occhi. Era stanco. Stanco di
discutere, di continuare a sentire parole, parole,
parole.
-Non credevo…- sibilò la giovane, abbassando il capo -Non
credevo che tu fossi così insensibile. Allora… io questa notte sono stata la
tua puttana. Il tuo giocattolo.- rialzò lo sguardo, spostandolo poi convinta
verso il proprio interlocutore -Devo accettarlo giusto?- chiese conferma,
mentre il ragazzo, non le concedeva una risposta. Yuri infatti, manteneva gli occhi chiusi, senza far trasparire
alcun senso di colpa, alcun sentimento.
-Sì.- decise semplicemente di dire, mentre una lacrima
malinconica percorreva la bianca guancia della giovane. L’asciugò subito,
mentre il proprio orgoglio scompariva piano piano. Che stupida era stata, come aveva fatto a farsi manovrare
così bene da quel tipo? -E quindi, se non vuoi perdere sia
me, che Ginta, ti consiglio di non dirgli nulla.-
finalmente gli occhi ambrati s’aprirono, mentre il loro proprietario, si
avvicinava pericolosamente alla giovane interlocutrice -Sarebbe davvero brutto
rovinare due anni di storia con il tuo ragazzo… no?- chiese, sarcastico.
La sua forte mano aveva imprigionato il piccolo mento di lei,
che imbarazzata, era arrossita. Ma ben presto
pensò alle parole appena dette dal ragazzo: che ignobile, che infame. Come
diavolo faceva ad amarlo? Purtroppo però, era spalle
al muro. Non poteva che dire sì, ed annuire innocentemente.
-Va bene…- sussurrò così, mentre la mano di Yuri si allontanava, lasciando spazio ad un largo sorriso
sul volto del proprietario.
Purtroppo però, Arimi cedette. Il suo carattere che
in precedenza poteva essere apparso forte, crollò come un castello di carte,
mostrando quale debolezza si possa acquisire da innamorati.
-Però… però…- proferì,
singhiozzando -Non… non è giusto…- sussurrò ancora, aprendo la portiera
dell’automobile. E mille goccioline salate inondarono
il suo volto baciato dalla fresca luna di fine aprile. E
Yuri l’osservava, senza però provare nulla. Non ci riusciva, non riusciva davvero a provare sentimenti nei suoi
confronti.
-Buona notte.- disse però, forse addolcito da quella
visione. E l’unica reazione che potè
avere quella giovane donna, fu quella di voltarsi verso di lui, e concedergli
uno sguardo d’odio. Durò veramente poco, poiché successivamente,
Arimi si lanciò fra le sue braccia, piangendo in
continuazione.
-Che ti ho fatto? Che ti ho fatto?- domandava, sconvolta. Ma
Yuri non l’ascoltava, limitandosi ad accarezzarle
leggero i morbidi capelli color della notte, e chiudere piano gli occhi.
-Nulla.- sussurrò, attendendo che il pianto terminasse.
E nonostante quello sfogo, nonostante quelle parole,
nonostante quel “Ti amo” che Arimi riuscì a
sussurrare; Yuri non si sentiva
affatto in colpa. Per lui era una notte come un’altra, una donna come
un’altra. Fare l’amore con lei non gli aveva trasmesso nulla, se non puro
piacere carnale. Qualcosa che sarebbe riuscito a trovare in
qualsiasi altra donna, in qualsiasi altro sguardo. Ma
lei ora si stringeva alle sue forti spalle, come se nonostante quel duro
trattamento, non le importasse nulla. Bastava stare vicino a lui, riassaggiare ancora una volta il profumo della sua pelle. Ma Yuri era stanco, Yuri era stufo. Voleva tornare a casa, e porre fine a
quella scenetta malinconica. La scansò così leggermente, mentre i loro profili
si potevano intravedere attraverso i pallidi raggi lunari. Ed
Arimi s’asciugò una leggera lacrima, una delle tante
che purtroppo, non era riuscita a placare. Ed abbassò le proprie iridi blu,
tentando di trovare un po’ d’orgoglio dentro sé
stessa. Purtroppo però, quel giovane biondino, le aveva rubato
tutto.
-Buona notte Yuri.- terminò così,
uscendo dall’automobile, e sbattendo leggera la porta.
Il ragazzo non si fermò nemmeno a guardarla. Si limitò
invece a sfiorarsi la maglietta, ed a notare che purtroppo, le dure lacrime di Arimi gli e l’avevano bagnata
tutta. Pazienza, l’avrebbe lavata. Si mise così seduto meglio sul sedile della
propria macchina, ed in poco l’accese. Successivamente inserì l’autoradio, ed essa concesse note di
una canzone piuttosto romantica. Yuri non conosceva
il nome di quella canzone, né tanto meno il cantante, ma
tuttavia gli piacque, e non attese. Iniziò ad intonarla senza dar peso
alle parole che ogni tanto finiva per sbagliare, senza ascoltarne il senso,
senza rifletterci sopra. In fondo, dopo una notte come quella… di certo non aveva
anche voglia di riflettere! Ingranò così le marce,
partendo a tutta velocità. Era stufo di quella vita, era stanco ed annoiato. Eppure,
aveva tutto ciò che un ragazzo di 18 anni potesse
desiderare. Una famiglia unita, soldi a volontà, buon
rendimento scolastico, conoscenze a non finire, migliaia di ragazze ai suoi
piedi. Ma allora perché voleva cambiare la
propria esistenza? Era stufo di dover sopportare il cupo sguardo di suo padre
ogni minimo momento della giornata? Odiava vedere sua madre più affaccendata a
scegliere i propri abiti piuttosto che pensare a lui? Odiava non avere dei veri
e propri amici? Una vera e propria ragazza? Eppure era
stato lui a scegliere quella vita. Lui aveva deciso di essere
cinico e calcolatore. Di tradire quelle poche persone che provavano vero
affetto nei suoi confronti, di trattarli quasi fossero dei semplici stracci da
gettare una volta utilizzati a sufficienza. E nonostante questo, non si sentiva un mostro; lui si
definiva una semplice vittima di tutto quell’odio
nascosto che temporeggiava all’interno delle persone. Tutto il mondo, compreso
lui stesso, era continuamente mosso da un’incessante catena d’ira. Quella rabbia, quella terribile benzina che ogni uomo conservava
dentro di sé, anche lui stesso. Eppure, sembrava essere l’unico che se
ne fosse accorto. L’unico che avesse
capito che tutte le persone, non erano davvero sensibili ai problemi degli
altri. C’era la compassione, c’era il disprezzo, c’era la calma. Ma l’amore, l’affetto, erano sentimenti troppo belli e
fiabeschi per far parte di quella macchina da guerra chiamata essere umano.
S’asciugò un rigolo di sudore che lento gli
attraversò una guancia abbronzata. No, non era davvero orario per fare tali
pensieri. Entrò così all’interno del garage, spegnendo successivamente
l’automobile. E ben presto, nel buio di quel luogo,
s’abbandonò sul sedile della vettura. Voleva smettere di pensare. Era tanto
difficile? E ben presto le mani forti raggiunsero il
capo biondo, mentre nuovi rigagnoli di sudore attraversarono la sua pelle, il
suo volto. Odiava dover assistere a spettacoli simili, nuove innumerevoli prove
della debolezza umana. Perché Arimi
lo amava? Perché non si rendeva conto che tutti quei
sentimenti non avrebbero fatto che portarla in brutte esperienze? Sospirò
pesantemente, decidendo così, che forse una lunga dormita era ciò che davvero
ci voleva: la mattina dopo sicuramente, non avrebbe pensato a tutto questo.
Scese così dalla vettura, avviandosi poi a passi lenti verso
la porta dell’immensa villetta da poco acquistata dai suoi genitori. Certo che
la loro azienda stava fruttando veramente bene! S’infilò così una mano in
tasca, estraendone poi un mazzo di chiavi. Tuttavia, nel compiere quel gesto,
qualcosa cadde, facendolo chinare velocemente, per vedere cosa fosse. E ben presto, i suoi occhi
d’ambra divennero incredibilmente sorpresi, scossi. No, non era possibile! Si
rigirò fra le mani il preservativo che quella sera nella fretta, non aveva
utilizzato.
-Cazzo.- sussurrò, sbattendo il
pugno contro la porta di legno. Fortunatamente non svegliò
nessuno, tuttavia, aprì con forza la porta, esprimendo sempre più, tutta
la propria rabbia. Come diavolo avrebbe fatto? Ci riflettè
un attimo, e pensò che in fondo erano problemi di Arimi. Non se ne era preoccupata? Bè, avrebbe subito lei le conseguenze.
E con tali pensieri piuttosto
egoistici, Yuri si addormentò nel proprio letto. Era
stanco, distrutto. Eppure se n’era andato un giorno come un
altro, un ennesimo tassello della sua vita. E ben presto, la
preoccupazione per le conseguenze delle sue azioni andarono
via, lasciando spazio alle morbide braccia di Morfeo, che calorose, lo accolsero
come accadeva ormai da 18 anni. Chissà se un giorno qualcuno, o qualcosa,
avrebbe reso quella vita diversa.