4g
A mia
madre, dolce come un biscotto, per il suo compleanno.
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Prima
di San Valentino, al forno, le luci rimangono sempre
accese, le porte aperte. In questo modo chiunque è libero di
entrare, infilarsi qualche ghiottoneria in tasca, e uscire senza porsi
troppi problemi.
Peeta
dice che tutti dovrebbero poter mangiare pasticcini e pane
zuccherato qualche volta, e dice anche che c'è
bisogno
di un po'
di dolcezza a questo mondo, che cuocere torte e altri ammassi
di grassi insaturi per i meno fortunati lo rende felice. Ogni volta che
lo fa,
quando dopo aver parlato torna a impastare la farina con le
mani,
Haymitch lancia
un'occhiata a Katniss che intreccia i capelli alla bambina paffuta
seduta sulle sue ginocchia.
-
Potresti vivere cento vite e ancora non lo meriteresti, lo sai?
-
-
Lo so. - mimano le labbra di Katniss.
Le
mani di Haymitch tremano violentemente quando scorrono sopra i
biscotti glassati di Peeta, stando ben attente a non toccarli. Non si
tratta di semplici tartine a forma di cuore, perché a casa
Mellark il San Valentino ha un significato diverso:
"Si ricorda chi, per qualche motivo, è entrato nella nostra
vita", questo
è il motto di Katniss. Pur non trovando il nesso tra la
festa degli innamorati e la versione ideata dai suoi ragazzi,
Haymitch trova che almeno la loro abbia una certa utilità.
Continua
a spostare lo sguardo su tutta la lunghezza del bancone del forno, e un
po' alla volta riconosce tutte le forme di quei dolci, tutte le storie
che raccontano: una ghiandaia imitatrice con praline rosse e dorate, un
tridente
dall'impasto blu come gli occhi di Finnick, una primula cosparsa di
fragole, un orologio come quello dei
settantacinquesimi giochi
della fame. Che gli
piaccia o no, è
così che Peeta fa i
biscotti nella prima metà di Febbraio, per
non dimenticare.
Un
sapore acido gli scoppia in bocca: non sa se sia
colpa del ginger brandy che tenta disperatamente di tornar su,
intrappolato nelle sue budella, o dell'amara delusione nel
vedere che non è c'è un biscotto tutto per lui,
che Peeta
non ha voluto raccontare la sua storia in uno di quei stupidissimi
pasticcini.
Si
lascia cadere su una delle sedie del forno, stordito
dall'alcol e da un'improvvisa rabbia che gli aumenta la pressione. Chi
beve troppo dovrebbe tenerla sotto controllo, ora che ci pensa.
-
Che ti aspettavi, un biscotto a forma di bottiglia o cosa? -
Katniss
lo guarda della porta con le braccia incrociate,
la treccia che le accarezza una spalla e le labbra leggermente arcuate
verso l'alto. Quello della ragazza di fuoco non è un
semplice
sorriso, ma un gesto dalla natura imprecisata, che nasconde un misto di
dolore passato, di forza interiore che ha aiutato a farlo diventare
solo un brutto ricordo, e di incredulità per una pace
finalmente
conquistata.
-
Un bicchiere, magari. O delle oche. - sbuffa, scostandosi dalla
fronte i capelli unti.
-
Mi aspettavo che l'uomo focaccina, -
-
Peeta. - lo corregge Katniss.
-
Quello che è. - Haymitch beve un altro sorso
dalla sua fiaschetta di metallo, poi si pulisce la bocca con il dorso
della mano.
-
Mi aspettavo che Peeta
fosse
più gentile della sua adorata mogliettina e che facesse un
biscotto
anche per me. Ma dopotutto i giochi della fame sono finiti, Panem
è libera e bla
bla bla e il
vecchio mentore che vi ha salvato la
vita non ha avuto nessun merito a riguardo e bla
bla;
è solo un
ubriacone che alleva uccellacci spiumati e bla.
Bla. Bla. -
conclude, scoppiando a
ridere senza un vero motivo, la testa nascosta tra le mani.
Per
un breve istante cala il silenzio, poi Katniss tende la mano verso
il banco e sceglie un dolce. Ha la forma di uno scoiattolo,
gli occhi fatti di uvetta passa.
-
Questo era per Gale. -
Lo
addenta con una certa malinconia, richiamando l'attenzione di
Haymitch morso dopo morso, mentre lui si maledice per essersi scolato
tutto quell'alcol a stomaco vuoto. Ora gli viene da rimettere, e
vorrebbe farlo addosso a Katniss o a suo marito, perché
dopotutto un biscotto lo meritava. Uno,
se non altro perché
aveva fatto del suo meglio per tutta la durata della rivolta.
Un
fiotto acido gli risale lungo la gola e brucia fino a fargli uscire
le lacrime agli occhi, ma con quel poco di pudore che gli è
rimasto decide di ricacciarlo giù nello stomaco insieme a
qualcosa di solido. Vomiterebbe volentieri sugli stivali di Katniss, ma
poi lei inizierebbe ad urlare e visto che il forno confina con casa
Mellark, sveglierebbe la bambina. E lui odia i bambini che frignano.
Katniss
ruba il dolcetto che stava per afferrare, quello a forma di
volpe, cosparso di miele e arance, e quando lui protesta alza le
sopracciglia
con aria sufficiente.
-
Sono incinta, ho la precedenza al banco dolci. -
-
Senti, - continua subito, prima che possa rispondergli per le rime, -
Peeta non vuole che te lo dica, desidera che lo
trovi da solo, ma se ne farà una ragione. -
Indica
un angolo della tavolata, continuando a mangiare.
- Quello
è il tuo biscotto, Haymitch. Contento? -
Haymitch
socchiude le labbra e guarda la donna di sottecchi.
-
Mi prendi in giro? -
-
Non sto ridendo. -
-
Quella è una bambola.
-
-
Puoi fare meglio di così, Haymitch. Non
è solo una bambola.
-
No,
non è solo una bambola. Il biscotto ha la forma di una
donna
con la gonna di pan di spagna e i bottoncini del vestito di caramelle
gommose. Lo zucchero filato che le incornicia la testa, su cui spiccano
le labbra di ciliegia, appare come una riuscita imitazione di una
parrucca vaporosa. Una parrucca rosa scuro.
Non
rosa scuro, Haymitch,"pomegranate¹", strilla
Effie
Trinket nella sua testa, come la voce di una coscienza
sciupata.
-Effie. -
-
Te la ricordi, allora. Quella che durante la guerra, nonostante
l'avessero torturata, ci
è rimasta fedele. Quella che ti ha
chiesto di
andare a
vivere da lei, disintossicarti, mantenere un po' di dignità,
e
che tu non hai lasciato
andare via. -
La
voce di Katniss è dura e fredda come ghiaccio in un
bicchiere
di vino, un suono sgradevole che riporta alla mente storie che solo il
buon vecchio amico alcol era riuscito a fargli dimenticare.
Effie
Trinket, quella svitata arlecchina di Capitol City, forse un
tempo gli piaceva. Non che lui lo avesse mai ammesso, ma dopo la fine
della guerra, dopo la liberazione di Panem, lei gli aveva confidato che
magari avrebbero potuto andare a vivere insieme. Come colleghi
superstiti, nient'altro. Aveva detto che avrebbe potuto aiutarlo con la
sua dipendenza, ma alla fine lui aveva rifiutato. Non voleva passare la
sua vita a gestire un'agenzia di moda con lei tra merletti, trucchi e
schifezze varie. O forse non voleva rovinare la vita di Effie,
legandola ad una disastrata come la sua.
E
comunque, in questo caso, il biscotto di
Effie non è il suo biscotto.
-
Senti ragazza in fiamm.. -
-
Mangiala. -
-
Eh? -
-
Dalle un morso, mangiala. -
-
Chi? -
-
Effie. Mangia Effie. -
-
Solo perché ho fame. -
Haymitch,
esitante, si ficca in bocca la testa dell'Effie-biscotto,
sgranocchiandolo fino al torace: è croccante, e sotto i
denti
produce un suono energico simile a quello dei tacchi a spillo che Effie
metteva sempre, quelli che tanto lo inquietavano. Si chiedeva spesso,
al tempo degli Hunger Games, se con un calcio avrebbe potuto bucarci il
torace di qualcuno. I bottoncini gommosi, viola come il colore
più usato da Effie per i suoi trucchi ridicoli, sprigionano
in
bocca un sapore esotico, che ricorda i profumi dai nomi allucinanti che
la pazza metteva sempre in quantità industriali.
Ma
c'è dell'altro: un aroma forte del suo Whiskey preferito,
il Bourbon, che si fonde con
il gusto avvolgente della ciliegia tanto amata da Effie. La sua
essenza e quella di Effie Trinket sono amalgamate nello stesso
impasto a formare un dolce squisito.
Schifosamente
smielato da parte di Peeta.
-
Sai come l'ha chiamato mia figlia? Un Effmitch-biscotto. O
Hayffie-biscotto, o qualcosa del genere. -
Katniss
finisce il suo Faccia di Volpe-biscotto e lo fissa con
aria di sfida,
e Haymitch ringrazia di non avere un coltello a portata di mano.
Detesta quando si comporta in quel modo, come se volesse impartirgli
chissà quale lezione morale, trasformandosi da allieva a
mentore.
-
Per quale motivo hai chiesto a Peeta di mettere nel forno una roba
del genere, dove vuoi andare a finire? -
-
Ad Effie, mi sembra chiaro. -
-
Credi di saperne qualcosa di me, Everdeen? Beh, ti sbagli invece, non
sai niente. Non c'è mai stato nulla tra me e quella
squilibrata
dalle unghie laccate, e niente ci sarà mai. Non ci
sarà
niente tra me e qualunque altra persona sulla faccia di questa Terra,
mai. -
E'
troppo tardi, vorrebbe aggiungere. Il mio cuore è
carbonizzato da tempo, come un dolce lasciato troppo sul
fuoco. Forse, azzarda, il biscotto di Effie sarebbe stato
più buono senza il
sapore del bourbon a contaminarlo. Effie sarebbe stata meglio senza di
lui.
Si
era detto la stessa identica cosa quando, alla fine dei
settantaquattresimi giochi
della fame, lei gli
aveva scoccato un bacio della
vittoria²,
lasciandolo come un povero idiota sul pavimento, ubriaco del suo sapore
ancora sulle labbra. Se lo era ripetuto perfino dopo la fine della
guerra, quando lei gli aveva proposto di vivere insieme.
-
Siamo uguali, Haymitch, io e te siamo uguali. So cosa significa non
essere all'altezza della persona che ami. -
-
Io non amo quella lì, figuriamoci. Non lo farei nemmeno se
smettesse di appiccicarsi quelle orribili ciglia finte-doppio-volume
tanto per sembrare un alieno. Dico sul serio, odio quelle ciglia, mi
fanno venire i brividi, sono una delle cose più brutte che
abbia mai visto, il che è dire parecchio. -
Le
labbra di Katniss non si tendono verso l'alto nemmeno di mezzo
centimetro. Battuta andata ad annacquarsi.
-
Dici sempre che potrei vivere cento vite e che ancora
non meriterei Peeta, e hai ragione. Il problema è che
senza di lui non riuscirei a viverne una sola, di vita. -
Haymitch
storce il naso e fa finta di vomitare, tappandosi la bocca con
una mano, il corpo chino in avanti.
-
Lascia lo zucchero a tuo marito, Katniss, questa roba non
è per te. -
-
Tu non meriti Effie, e sai perché? Perché per
quanto
tu sia caduto in basso, se prendessi quel telefono e le chiedessi di
venire a tirarti su, lei arriverebbe con un tacco quindici e con il
sorriso stampato in faccia. Hai bisogno di Effie, vecchio ubriacone, e
lei verrebbe a ripescarti dal fondo di qualunque bicchiere di rum.
-
Preso
un altro biscotto a forma di rosa, Katniss se ne torna a casa,
stringendosi nel cappotto e borbottando parole strascicate. Il
suo numero è
memorizzato in rubrica, gli
sembra che abbia detto.
Haymitch,
distrattamente cerca un altro Effmitch-biscotto sul
bancone del forno, e il suo stomaco inizia a brontolare quando non lo
trova. E' un bisogno fisico quello del sapore di Effie.
-
Proprio una brutta situazione. Brutta, brutta, brutta. -
Ha
iniziato a parlare come Effie Trinket, fantastico. Un dubbio si fa
strada nella sua mente annebbiata dall'alcol: forse Katniss non ha
tutti i torti.
- Brutta,
brutta,
brutta. - ripete,
allungando la mano verso il cavo del
telefono.
Haymitch
soffoca un rutto e si schiarisce la voce.
Quando
Effie Trinket si alza per rispondere ad una telefonata notturna
e inaspettata, le sue pantofole di pelo sintetico strascicano
un po' sul pavimento di pietra scura. Una volta accortasi del
portamento
del tutto sbagliato, però, raddrizza la schiena, si
sistema i bigodini senza un vero motivo e si dirige svelta verso il
telefono di ultima generazione, muovendo leggermente le anche.
-
Salve, salve, salve,
qui Effie Trinket della Trinket Model, come posso aiutarla? -
A
risponderle c'è un silenzio incredulo.
-
Tu non dormi mai, Effie? -
-
Da gentile signorina quale sono, farò finta che non sia
stato lei a svegliarmi. -
Dall'altra
parte del telefono qualcuno le rifà il verso, - gnignignigni. -
- Con
chi parlo, prego? - chiede, adesso leggermente
scocciata,gli occhi puntati sulla manicure da rifare.
-
Peeta Mellark e la sua adorabile moglie hanno cotto i biscotti per San
Valentino, uno per ogni ricordo degli Hunger Games. -
Effie
sobbalza, tormentandosi la camicia da notte firmata proprio al
livello del cuore,
sentendolo battere più forte. Non
riesce a riconoscere l'uomo che l'ha chiamata, la sua voce è
troppo bassa.
-
Dovresti venire immediatamente al distretto 12, Trinket. E con
immediatamente intendo immediatamente,
immediatamente, immediatamente. Non
sto qui a
spiegarti, ma in pratica non hanno fatto un biscotto per noi due, ci
hanno ignorati. -
-
Cosa?! E' inammissibile, quei due sono vivi anche grazie a me! -
Effie
dimentica completamente il sonno dal quale è stata
strappata, dimentica di star parlando con uno sconosciuto alle due di
notte.
-
Dovresti venire, davvero. Credo che lo abbiano fatto
perché gli manchi. Insomma, ci manchi. - borbotta l'uomo.
-
Mi sentiranno, vedrai se non mi sentiranno! E io che avevo intenzione
di venire a trovarli per cortesia, quei piccoli ingrati. -
Una
breve risata.
-
Ti aspetto, allora. Ci vediamo, Effie. -
La
linea cade proprio quando quella voce inizia a farsi familiare, e
lei rimane con la cornetta del telefono in mano, i bigodini in testa,
le pantofole di pelo finto ai piedi e le guance leggermente arrossate.
-
Ci vediamo, Haymitch.
-
Effie
riattacca, imbarazzata, poi torna in camera sua e inizia una
lista mentale di ciò che è indispensabile portare
in valigia, partendo dal beauty case.
- Ciglia
finte.
- dice ad alta voce, perché le sembra di ricordare che a
Haymitch piacciono.
-
Quelle devono esserci per forza. -
Note: loro sono
canon, lo
sappiamo tutti. Vero che lo sappiamo? Annuite, dai. A parte gli
scherzi, che ami questa coppia non è una novità (
basta
vedere qui
e qua),
ma allo stesso tempo la temo. Temo questi due, mi sembra sempre di non
poterli gestire.
L'idea è nata perché ho visto dei biscotti di
"The Hunger
Games" davvero stupendi. Chiarisco due cose.
1) "Pomegranate" vuol dire letteralmente melograno, ed è il
famoso colore di capelli che si fece Jared Leto qualche anno fa.
Sì, Charly,
la tua parabatai ti pensa sempre.
2) Faccio riferimento alla mia prima storia su questi due pazzi, ho
lasciato il link poche righe sopra.
3) Effmitch o Hayffie è chiaramente l'unione dei nomi dei
personaggi, cosa che le fangurls
usano spesso. Mai dare per scontato nulla.
4) Il fatto che Effie abbia un'agenzia di moda l'avevo letto da qualche
parte, ma non è ufficiale.
Che altro? Chiedo scusa per gli eventuali errori presenti, sono senza
correttore ortografico, e delle volte non mi saltano agli occhi.
Segnalateli, se potete. C:
Buon San Valentino a tutti i single!
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