Prologo
PROLOGO
«Dolce è l'ira in
aspettar vendetta»
La
battaglia infuriava da ormai troppe ore. Cominciava a sentire la
stanchezza.
Mandava Anatemi a
destra e a manca, senza
nemmeno stare attento a chi colpiva: la cosa davvero importante era
sopravvivere, il resto non contava.
Evocava degli scudi come se gli venisse automatico, sembrava che non
stesse nemmeno davvero pensando alla battaglia.
Poco lontano da lui, suo fratello combatteva con ferocia contro uno dei
nemici. Un uomo alto, con gli occhiali storti sul naso, i pochi capelli
scompigliati e l'espressione furiosa e spaventata allo stesso tempo.
Doveva dire che entrambi se la stavano cavando bene. Per un attimo ebbe
quasi paura per suo fratello, ma si dette dello stupido un secondo
dopo: nessuno poteva riuscire ad ucciderlo, lui era troppo furbo per
farsi ammazzare.
A qualche metro di distanza, vide la donna che amava. I capelli che
ondeggiavano mentre si muoveva per parare e mandare Anatemi o
Schiantesimi.
La guardò un attimo con l'accenno di un sorriso. Si chiese
come potesse essere così bella anche sudata e sporca.
Mentre la osservava vide la sua avversaria scagliare l'Avada Kedavra
contro di lei.
Fu questione di un attimo: l'Anatema la colpì al petto.
Vide la donna che amava cadere a terra, morta.
Si voltò di scatto. Doveva dirlo a suo fratello.
Fece un giro completo su se stesso prima di vederlo. Lui e il fratello
si guardarono negli occhi: aveva visto. Aveva visto tutto.
Mentre suo fratello guardava l'assassina con lo sguardo pieno d'ira,
l'uomo con cui stava combattendo prima approfittò della sua
distrazione e riuscì a colpirlo.
Ci fu un grande bagliore verde e anche suo fratello era morto.
Guardò negli occhi l'uomo che lo aveva appena ucciso. L'uomo
che aveva ucciso il suo unico e fidato fratello.
Vide il terrore nei suoi occhi marroni, ci vide la paura più
nera.
Sorrise, e il suo sorriso era intriso della più profonda
malignità
***
C'era un uomo in cima alla collina. Aveva il cappuccio del mantello
tirato su e se qualcuno gli fosse passato accanto, non avrebbe mai
visto il suo viso.
Da lontano, l'uomo osservava una casa sperduta nel verde.
L'uomo rise e le sue spalle cominciarono a tremare piano.
«Pensavate davvero», chiese a degli
interlocutori immaginari, «che non avrei cercato
vendetta?»
La sua risata si perse nel grande spazio delle colline,
cosicché
le persone allegre dentro la casa non potessero sentirla.
Il mantello nero del misterioso uomo era mosso dal vento, mentre la sua
inquietante figura si stagliava contro il cielo aranciato dal tramonto.
Rise per l'ultima volta, e prima di smateriallizzarsi lasciò
che
la scritta incisa sull' insegna fissata a terra si imprimesse nella sua
mente.
Sparì con un sonoro pop
e quelle due parole ancora negli occhi.
La Tana.
Rachel*
Salve a tutti, benvenuti nella mia prima (e probabilmente ultima LOL)
long-fic.
Spero di avervi messo almeno un minimo di curiosità. Ho
cercato
di non far capire l'identità del nostro misterioso
personaggio,
ma probabilmente alcuni di voi avranno già capito di chi sto
parlando. Per coloro che ancora non hanno capito: spero davvero di
sorprendervi!
Cercherò di postare i capitoli con una frequenza regolare,
in
modo che nessuno debba aspettare troppo e dimenticare il contenuto dei
capitoli precedenti.
Spero di riuscire a farlo, anche se la vedo dura!
ç_ç
Ringrazio in anticipo coloro che si fermeranno a leggere. Avete tutta
la mia gratitudine!
Alla prossima! Un bacio a tutti voi!
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