Yamato
Ishida aveva capito che il
suo migliore amico e suo fratello erano fatti l’uno per
l’altro quando aveva
fatto caso che Takeru credeva ancora alla storia che i cappelli
proteggessero
dagli alieni e, dopo averlo spiegato a Tai, il giorno dopo si era visto
arrivare l’amico con un assurdo copricapo in testa.
Quella
volta aveva chiuso gli
occhi, buttato giù un groppo di saliva e scosso
impercettibilmente la testa,
ripetendosi “è una fase,
è soltanto una
fase”. E, tralasciando l’idiozia
patologica di Tai, era normalissimo, perché
Takeru non era certo l’emblema dell’adolescente
medio. Stava sempre chiuso
in casa a scrivere
fan fiction su Full
Metal Alchemist, con sua madre che era sempre a lavoro, delle faccende
domestiche se ne occupava lui, Yamato sapeva che suo fratello era
diventato una
specie di portinaia e qualsiasi cosa succedeva si poteva star certi che
era
passata dalle sue orecchie, ma di certo non si sarebbe mai aspettato
che
sarebbe diventato un maniaco della pulizia. Si era addirittura andato a
comprare una di quelle palandrane con le maniche a tre quarti che
portano gli
inservienti, solo che assomigliava tipo a un incrocio tra un bidello e
Van
Helsing. Togliendo
il fatto che adorasse
saltellare per casa con gli Skid Row in sottofondo e ormai sapesse
eseguire
tutte le canzoni del Guitar Hero (la versione Metallica) senza neanche
guardare
lo schermo, la diceva lunga sullo stato di degradazione del suo piccolo
cervellino.
Ebbene
sì, questa serie di eventi
non è niente di meno, rullo di tamburi, Taikeru
(TaichixTakeru): Le origini,
volume 1.
È
stato esattamente quello l’inizio
della fine, il momento in cui a Yamato era balzata in mente
l’idea di spedire a
casa Takaishi il signor Taichi Yagami (giustificandosi col fatto che
Tai aveva
una specie di feticismo per gli X-Men e che quindi la situazione era un
po’ la
stessa). L’ imbecillità personificata.
Yamato
non ha mai saputo cosa
successe in quella determinata occasione, ricorda soltanto quando
Taichi aveva
suonato a casa sua la sera stessa e aveva esordito:
“Ho
una notizia buona e una
cattiva.”
“Sentiamo.”
“La
notizia buona è che ho
convinto Takeru a uscire di casa.”
“E
la cattiva?” Aveva tremato. Per
Tai. Dopotutto era il suo fratellino, il sangue del suo sangue.
“La
cattiva, che per me non è, ma
forse per te sì, è che è disposto ad
uscire solo con me.”
“…”
“…”
“Che vuol dire solo con te!?”Ma
Yamato aveva capito, oh, se aveva
capito.
“Che
mi ha chiesto un
appuntamento, che vuoi che ti dica. Era lì, ero
lì, me l’ha chiesto e io ho
detto sì, perché no?”
Yamato
si era messo le mani ai
capelli.
“Ti
do’ una sola cosa da fare,
Tai, dico una, e tu mi combini questo macello?”
“Quale
macello? Ehi, guarda il
lato positivo! Se non altro esce di casa!”
“Sì,
ma esce con te! Sta peggio
di quanto avessi immaginato!”
“Penso
di dovermi ritenere
offeso, ma per stavolta passo.”
Yamato
si era accasciato per
terra mugolando qualcosa e Taichi gli si era avvicinato, dicendogli:
“Se
la cosa può consolarti, non
mi è sembrato un Otaku così disperato, insomma,
quando sono arrivato io stava
studiando tranquillamente, aveva un buon colorito, era tranquillo.
Dallo
scenario che mi avevi dato mi aspettavo peggio. Mi sembra un normale
adolescente che ascolta la musica, aiuta in casa e fa i
compiti.”
Yamato
aveva alzato la testa
confuso e a Tai gli era parso di capire.
“Aspetta
un attimo. Non è che
magari queste cose sono strane solo per te?”
“Che
vuoi dire?”
“Insomma,
a confronto Takeru è
quello più…socialmente attivo, ecco.”
Matt
aveva riguadagnato la
capacità di stare in posizione eretta e l’aveva
affrontato col piglio di una
tigre.
“Cosa
staresti insinuando,
Yagami?”
Cosa
era successo dopo non è mai
rimasto molto chiaro nella mente di Matt. Lui sosteneva che Taichi
l’avesse
offeso profondamente e per tali motivi aveva avuto tutto il diritto di
sfasciargli la chitarra sulla testa. Dal canto suo Tai continuava a
sostenere
la tesi che la sua era solo una innocente supposizione.
Fatto
sta, convenevoli a parte,
che la settimana dopo, il tanto agognato appuntamento tra i due aveva
avuto
luogo. Yamato era stato costretto in casa da Sora, che a quanto pare
doveva
aver intuito il suo desiderio di pedinarli e l’aveva
intrattenuto in “altre
cose” per tutta la durata del pomeriggio.
Quello
che Yamato non poteva
sapere era che Taichi e Takeru da casa non si erano neanche mossi,
impegnati
anche loro in “altre cose”.
È
stato così che, di nuovo, la
sera stessa, Tai, visti i brutti ricordi dell’incontro
ravvicinato con la
chitarra di Yamato, aveva preferito telefonargli così da
garantirsi un riparo assicurato
per almeno due ore dalla notizia.
“Pronto?”
“Ciao
Yama, sono Tai.”
“…”
“Ci
sei?”
“Che
ore sono?”
“Eh,
Uh…Le undici circa, perché?”
“Perché
telefoni alle undici
circa di sera da casa di mio fratello?”
Aveva
visto il numero, mica era
stupido.
“Eh…Ah…
Yama. Ho una notizia
buona…e una cattiva…E forse è meglio
se senti prima la cattiva.”
|