- A fable night –
Charter two
Rachel
si sedette sull’ingombrante valigia, ai bordi di un
marciapiede. Le cose era
due. Primo, non sapeva dove fosse il suo appartamento; e secondo, aveva
già il
suo primo incarico tra le mani. Era emozionata, eccitata, eppure...
Eppure
c’era sempre lui. Lui, che l’aveva fatta innamorare
dell’idea dell’amore e che
poi l’aveva abbandonata con un bacio. Lui che
l’aveva fatta sentire unica e
speciale come nessun altro al mondo. Lui che aveva giocato con lei e
poi
l’aveva messa da parte, come si fa con i giocattoli che non
divertono più. Lui,
lui...in tutto quello che pensava poteva vedere nitido il suo viso
sorridente,
che la distruggeva con quel suo fare intrigante e passionale. Rachel
aveva
amato. Dylan anche. Però lui aveva anche distrutto, ecco
dove stava la
differenza.
Aveva
distrutto quella fantastica idea che Rachel aveva dell’amore,
triturandola e
disintegrandola, rendendola polvere. E quando non si ha più
l’amore, le persone
si rifugiano in qualcos’altro. Negli amici, nella famiglia,
nel
lavoro...proprio come lei. Infondo, cercava solo di dimenticare.
Anche
se, i ricordi di quella notte la tormentavano, crudeli e insaziabili di
divorare la sua felicità. Chiuse gli occhi, e si
abbondò ancora una volta a
quei segni, che indelebili, la marcavano ancora...
Era una
sera come tante. Luna,
stelle, limpido cielo cristallino...insomma, una di quelle sere in cui
tutto è
perfetto. Rachel e Dylan camminavano, mano nella mano, restando in
silenzio.
All’improvviso lui si ferma, la trascina verso di se, e la
bacia.
- Dylan,
e questo cosa
significa?- chiese Rachel, non appena scostò le labbra da
quelle del ragazzo.
- Questo
è il nostro ultimo
bacio- freddo, coinciso, evitando di guardarla in faccia.
Rachel
rise, con quel suo
bellissimo sorriso, credendo che fosse uno scherzo. Andò per
accarezzare una
guancia del ragazzo, ma questi si allontano, scostandole il braccio.
- Dylan,
se è uno scherzo,
sappi che non è divertente- parlò, mettendo le
mani sui fianchi.
- Non
è uno scherzo. Io sto per
sposarmi-
Rachel
credette di svenire,
perché uno strano senso di nausea l’aveva avvolta
completamente. Portò la mano
sulla pancia, massaggiandosela, continuando a guardare Dylan, incredula
e
stupita.
-
Rachel...la nostra storia era
stupenda...tu sei stupenda...ma davvero, non possiamo continuare ad
andare
avanti così- le disse, avvicinandosi.
Rachel
si allontanò. Non voleva
avere niente a che fare con lui. Mai più. Eppure
trovò ancora la forza per
parlare, tra le lacrime che cercava di trattenere.
- Chi
è la puttana con la quale
mi hai tradito per tutto questo tempo? Dimmelo Dylan...almeno sapere
con chi ti
sposerai è un mio diritto- gli ordinò, tenendo il
capo chino.
- La
conosci. È Sarah, la
segretaria dell’ufficio di mio padre, quella che ogni tanto
ti invitava a
prendere un caffè al bar. Non sentirti dispiaciuta...tra di
noi non poteva
funzionare-
- Se tu
ci avessi messo un
briciolo di impegno...se tu avessi tentato. Ma no...vai dalla tua bella
Sarah...sposatevi e fate tanti bambini, per poi vivere felici e
contenti in una
candida casetta in campagna- gli gridò contro, gesticolando
forsennatamente,
mentre le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso.
Dylan
tentò di abbracciarla, ma
lei si scansò ancora, più brutalmente possibile.
Voleva ferirlo, come lui stava
ferendo lei, ma sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta.
-
Rachel...ascoltami- le
dichiarò, prendendola per un braccio – Sai
benissimo che io amo solo te, e che
con Sarah c’è soltanto una attrazione carnale che
deriva dal desiderio. Io non
la amo-
Rachel
gli rise in faccia.
Rideva è piangeva, mentre dentro di lei, qualcosa moriva per
sempre. Gli rise
perché erano tutte menzogne, come tutti i ti amo e le
carezze fatte a vuoto.
Gli rise perché sperava di aver messo in quella risata
più veleno possibile.
Gli rise...perchè era distrutta e non sapeva che fare tranne
ridere in faccia
al suo aguzzino. Si liberò dalla presa del ragazzo, e corse
via.
Poi si
fermò, si voltò, per
vedere quel viso un’ultima volta.
- Sei
uno stronzo Dylan-
quattro parole contate. Quattro parole che l’avevo uccisa
dentro e che avevano
sfiorato di striscio il suo carnefice. Avevano fatto più
male a lei che a lui,
ma ormai, tanto valeva lasciar sanguinare le ferite. Erano talmente
tante che
era impossibile leccarle tutte...
-
Hey
stai bene?- chiamò una voce dall’alto, facendole
spalancare gli occhi di
scatto.
-
Si
grazie...nessun problema-
-
Beh...io non direi proprio. Stavi piangendo e ripetevi quel
nome...aspetta qual
era...a sì: Dylan. Sei sicura che sia tutto ok?-
ripeté la voce.
-
Sì...era solo- un ricordo avrebbe
voluto dire, ma non ce la fece – solo un piccolo mal di
testa-
-
Allora posso smettere di essere preoccupata. Approposito...io mi chiamo
Rebecca,
la tua compagna di appartamento. Sai, ti aspettavo da circa
mezz’ora, ma visto
che non arrivavi sono andata a vedere al Times
e ti ho trovata qui. All’inizio pensavo che avessi
avuto qualche rotella
fuori posto, ma vedendoti piangere ho capito che era una cosa seria. Di
un
po’...problemi sentimentali?-
Rachel
annui con la testa.
-
Non
sai quanto- le disse, guardando la ragazza di fronte a lei. Era
strano...si
erano appena incontrate e già sentiva di poter confidare a
Rebecca qualsiasi
cosa. Il fatto era che quella strana ragazza ispirava fiducia da tutti
i pori.
Castana a dispetto delle normali ragazze britanniche, dai grandi occhi
neri e
dalla carnagione un po’ scura, Rachel intuii che non poteva
essere inglese.
-
Aspetta...so
cosa stai per dirmi: Rebecca, ma tu non sei inglese vero? Me lo
chiedono tutti.
A dir la verità, io sono in parte giamaicana e in parte
italiana, ma i miei si
sono trasferiti a Londra da talmente tanto tempo che ormai mi sento una
di
loro...- le confessò, per poi guardarsi intorno,
avvicinandosi per dirle una
cosa sull’orecchio – anche se sono così
spaventosamente bianche! –
Rachel
scoppiò a ridere. Paragonare Rebecca alle inglesi era come
paragonare la
nutella al latte...
-
Vieni...casa mia, o meglio, casa nostra è da questa parte-
parlò,
incamminandosi all’interno di una stradina, facendo strada.
Rachel
la segui, prendendo i bagagli. Adesso rimaneva da pensare solo
all’intervista.
*
*
*
La
casa, o meglio, l’appartamento di Rebecca, era un normale
appartamento da
liceali squattrinati, ma arredato di buon gusto, nello strano stile
italico-giamaicano che Rebecca amava tanto.
Appena
Rachel varcò la soglia, un fortissimo odore di incenso le
saltò al naso. Si
guardò intorno e notò che la sua coinquilina
aveva davvero un innato senso del
gusto nell’arredare gli appartamenti. Vicino alla porta,
all’ingresso, c’era
una enorme statua Maya intagliata nel legno, una libreria antica piena
zeppa di
libri e un divano di pelle in sintonia con il tavolino di
bambù. E in più le
pareti erano dipinte con colori caldi, degni della Giamaica.
-
Allora, immagino che il tuo capo ti abbia già affibbiato un
incarico senza
neanche averti dato il tempo di disfare le valigie?. Le chiese,
dirigendosi in
cucina – Vuoi del caffè?-
-
Si
grazie- rispose Rachel, sedendosi sul divano, continuando a guardarsi
in giro.
-
Chi
dovrai intervistare?- domandò nuovamente, mentre la
caffettiera aveva iniziato
a fumare allegramente, ribollendo il caffè al suo interno.
-
Oh...beh...Orlando Bloom-
Un
fragoroso rumore di cocci infranti risuonò per tutto
l’appartamento.
Spaventata, Rachel si diresse in cucina, dove trovo l’amica
imbambolata, che
fissava un punto imprecisato del muro. Ancora più in ansia,
provò a passarle
una mano davanti agli occhi, senza risultato, quando
all’improvviso Rebecca le afferrò
il polso.
-
Tu...intervisterai Orlando Bloom?- le chiese, staccando le parole, come
se le
mancasse l’aria.
-
Sì...-
-
Aspetta...fammi riprendere fiato- le disse, incominciando a respirare
profondamente. Poi si fermò e la guardò
– TU INTERVISTERAI ORLANDO BLOOM???- le
urlò, prendendola per le spalle e scuotendola.
Rachel
si lasciò scuotere ancora un po’, poi, quando
Rebecca si calmò, riprese a
respirare. Si massaggiò le spalle, mentre Rebecca parlava
tra se e se,
gesticolando.
-
Perché ti sei emozionata tanto quando ti ho detto chi dovevo
intervistare?-
-
Oh
bambina mia...ma da dove vieni? Dalla Luna? Orlando Bloom è
una star
internazionale, un bravissimo attore, e cosa più importante,
un figo pazzesco-
le disse, contando le qualità elencate sulle dita.
-
Nient’altro?- domandò Rachel, scettica, spazzando
i cocci delle tazzine rotte a
terra.
-
Nient’altro??? Rachel ma tu sei pazza? Almeno sai chi
è Orlando Bloom?-
-
Un
personaggio famoso?- rispose, con un sorrisetto, gettando tutto nella
pattumiera.
Rebecca
scosse la testa, desolata.
-
Tu
hai bisogno di capire CHE razza di figo è Orlando-
parlò decisa, spingendola
verso la camera da letto.
-
Hey...che fai...lasciami, non spingere-
Rebecca
condusse Rachel in camera sua, chiuse la porta e con un gesto trionfale
le
indicò la persona ritratta nel poster a grandezza naturale
attaccato ad una
parete, estremamente soddisfatta.
Rachel
lo guardò. Piegò la testa da un lato e poi da un
altro, esaminando l’immagine.
-
Quel
ragazzo...Orlando Bloom...ha un sorriso stupendo...- disse, in un
soffio.
-
Credimi...ha anche qualcos’altro di stupendo oltre il
sorriso...- esordì
Rebecca, lasciando intendere una affermazione piuttosto maliziosa, che
fece
arrossire Rachel fino alla punta delle orecchie.
-
Ma
che dici Rebecca??? Possibile che pensi a queste cose?- le disse, con
voce
imbarazzata e stranamente acuta, voltandosi per nascondere il rossore.
La
ragazza le sorrise, divertita dall’affermazione
dell’amica. – Oh andiamo
Rachel, sai benissimo anche tu che non siamo più delle
bambine. Orlando Bloom è
bellissimo, e non è che mi importi più di tanto
di come abbia il
sorriso...preferisco sapere come ha...Hey ma sei stupida?-
gridò
all’improvviso, interrompendo le sue fantasticherie per
prendere al volo il
cuscino che Rachel, comodamente sdraiata sul letto e più
rossa di prima, le
aveva lanciato.
-
La
vuoi smettere? Hai per caso un cervello a senso unico?-
-
Precisamente- le rispose sorridendo Rebecca, gettandosi sul letto
– Ma adesso
pensiamo a te...- parlò, puntandole minacciosa il dito
indice sul naso – a che
genere di festa sei stata invitata?-
-
Dice
che sarà una festa in maschera...-
-
Perfetto...non devi fare altro che scoprire come si vestirà
Orlando!- disse
vittoriosa Rebecca, battendosi il pugno sulla mano.
-
Per
quello non c’è problema...so già che si
vestirà da principe- le rivelò Rachel,
mettendosi a sedere, piegando le labbra in un sorriso.
Che
purtroppo si spese alla svelta...
-
Hey
Rach, che hai?- la interrogò l’altra,
raddrizzandosi a sua volta.
-
Il
vero problema è che non ho un vestito...- fece Rachel, cupa.
-
Ho
carina...per quello puoi stare tranquilla. Se c’è
una cosa che mi riesce bene,
è trovare le cose, e tanto per sapere, conosco giusto un
posticino che potrebbe
fare al caso nostro...- disse, pensandoci su.
-
Davvero? Grazie sei un amica-
-
Alt!
Niente ringraziamenti. In questa storia ci sono dentro anche io, quindi
mi
sembra giusto aiutarti. Non fare quella faccia scettica...la mia non
è semplice
bontà...-
- Ossia?- le chiese Rachel,
che incominciava a
divertirsi.
-
Ossia tu troverai un vestito adatto per il party e mi porterai
l’autografo di
Orlando Bloom-
*
*
*
Rachel
osservò una moltitudine di costumi all’interno del
piccolo negozietto. Costumi
da Carnevale, Halloween, Natale e persino uno da pollo. Rebecca al suo
fianco
sorrideva di fronte a tutto questo, guardando ogni tanto
l’amica.
-
Noi
dovremmo metterci a cercare in mezzo a tutta questa roba?- chiese
Rachel.
-
No
di certo, ma so chi ci aiuterà molto volentieri. ANNA! Sono
io Rebecca. Ho qui
una persona che cerca un costume per questa sera- gridò,
aiutandosi con la mano
per ampliare il suono.
Una
testa dai capelli multicolore spuntò da un gran mucchio di
vestiti, voltandosi
verso le ragazze.
-
Oh
ciao Rebby. È una vita che non ci vediamo...e vedo che ti
sei portata anche
un’ospite. Presentami la tua amica-
-
Anna, lei è Rachel, lavora al Times
ed
è la mia compagna di appartamento. Ma cosa più
importante, le serve un vestito
per questa sera- le disse, sorridente.
Rachel
guardò con interesse la donna sulla quarantina che aveva
davanti. Aveva i
capelli ricci, tinti con vari colori e dei grossi occhialoni dalla
montatura
bianca. Per non parlare del vestito. Portava un ampia gonna dalle varie
colorazioni
verdastre e un maglione con impressa la bandiera inglese, troppo grande
di
almeno tre taglie. Pensò che il lavoro da costumista le
calzava alla
perfezione.
-
Piacere, io sono Rachel Beret- si presentò, tendendogli la
mano.
-
Suvvia cara, non siamo troppo formali. Una pacca sulla spalla e meglio
di
qualunque stretta di mano- le disse, dandole un manata sulla spalla,
entusiasta.
-
Ma
veniamo a te. Che genere di vestito ti serve?- le ricordò,
mettendosi a sedere
su uno sgangherato sgabello.
-
Beh...uno da sera, possibilmente lungo e ampio, sulle
tonalità molto chiare e
corredato di una maschera-
-
Non
so se ho quello che cerchi, ma si può tentare. LORENZ porta
qui alcuni abiti da
sera femminili.- ordinò, al commesso, il quale
arrivò nascosto da una catasta
d’abiti.
-
Uffa...sempre a me tocca fare i lavori sporchi, mai che sia lei a
farli. E poi,
c’è il rischio che mi spezzi un’unghia,
e se succedesse non so proprio come
farei e...oh, ma abbiamo dei clienti...Ciao gioie, io sono Lorenz, ma
potete
chiamarmi Lor- disse loro il ragazzo, chiaramente gay, con una vocina
acuta e
mielosa.
Rachel
sorrise dandogli la mano.
-
Oh
ciao tesoro, ma lo sai che hai degli occhi fantastici? Per non parlare
delle
labbra, così voluminose...-
-
Che
c’è Lorenz, ti stai pentendo di essere diventato
gay?- parlò Anna, sarcastica e
divertita. Lorenz si voltò, indignato.
Rachel
intanto ammirò gli abiti hai sui piedi, quando Rebecca gli
diede una gomitata,
lanciandole una occhiata da “visto che avevo
ragione?”.
-
Beh,
sarà meglio che inizi a provare, o non finiremo
più-
Le
prove si susseguirono lente e inesorabili, ma alla fine, Rachel non
aveva
trovato nulla che le piacesse.
-
Grazie comunque, è stato un piacere conoscervi- li
salutò Rachel, varcando la
porta che dava all’esterno, insieme a Rebecca, triste quanto
lei.
Anna
le seguì con lo sguardo, e poi, si batté la mano
sulla fronte, come se
all’improvviso avesse ricordato qualcosa.
-
Aspettate- gli gridò, rincorrendole ad dì fuori
del negozio – Rachel, devi
provare ancora un ultimo abito-
Rachel
guardò Rebecca, e accettò.
........................
-
Stupendo- esclamò Rebecca, sgranando gli occhi.
-
Molto fashion- ammise Lorenz, annuendo in segno di approvazione.
-
Cara, sembra fatto apposta per te- le disse Anna, appena la vide uscire
dal
camerino.
Rachel
avanzò ancora di qualche passo, facendo poi un giro su se
stessa.
-
É
perfetto- mormorò lei, specchiandosi.
L’immagine
riflessa era quella di una splendida ragazza, vestita con un lucente
abito
bianco senza spalline, con un ampia gonna bianca che svolazzava al
minimo colpo
di vento fatta in seta, in modo che scivolasse sulla pelle. Un paio di
scarpe
con il tacco ai piedi e una maschera argentata, finemente lavorata, sul
volto.
I
capelli, tirati elegantemente su con una crocchia, dalla quale, due
ciocche
ribelli, le incorniciavano gli occhi.
Rachel
sorrise soddisfatta, ma anche intimidita dalla sua stessa bellezza.
-
Rach, sei uno schianto- le disse Ribecca, mettendole un braccio sulle
spalle.
-
Conservavo quest’abito per una occasione speciale, ma ho
capito che
quell’occasione sei tu. Questo vestito sembra fatto apposta
per te, abbine
cura- parlò Anna, guardandola, quasi commossa –
Approposito, di chi è il party
al quale sei stata invitata?-
Rachel
aprì la bocca per parlare, ma vene preceduta da Rebecca.
-
La
signoria è stata invitata ad un party di gala, dove indovina
chi vi
parteciperà? Niente di meno che il mio amatissimo Orlando-
Anna
respiro
affannosamente, stupita.
-
Hai
già in mente una tattica per avvicinarlo?- chiese la donna.
-
Veramente no...-
-
Oh
Rachel, tu sei troppo buona, ma è qui che entra in gioco la
tua arma di
seduzione. Fai la misteriosa, seducilo e poi lascialo con il fiato
sospeso.
Gioca con lui e fallo in tuo potere-
* *
*
Il
salone era pieno di gente. Non che gli importasse tanto, dato che si
trattava
di tutta gente conosciuta, e per di più talmente monotona da
fargli perdere la
voglia di divertirsi. Si avvicinò il più
lentamente possibile al tavolo delle
bevande, e si servì un goccio di Martini.
Sorseggiò con calma dalle graziose
labbra scarlatte, continuando a guardarsi in giro.
Sbuffo,
catalogando la serata come una noia mortale.
-
Ciao
Orly! Indovina chi sono?- urlò una detestabile vocina acuta
alle sue spalle,
mentre due mani andarono a coprirgli gli occhi.
Orlando
si sentì più scocciato di prima. Avrebbe potuto
riconoscere quella voce tra
mille...
-
Kate...sono
felice di vederti, anche se con le tue mani davanti alla faccia mi
è un po’
impossibile...- disse il ragazzo, staccandosi.
Kate
lo guardò malissimo, ma il sorriso gli tornò in
un lampo.
-
Orly, sei vestito divinamente. Ti sta benissimo questo vestito. Ma cosa
ne dici
del mio...non sarà un po’ troppo corto?-
domandò, passandosi le mani sulla
gonna a palloncino di un suntuoso e cortissimo vestito lilla.
-
Ma
che dici...ti sta veramente...- incominciò, fermandosi
perché rischiava di
scoppiare a ridere – d’incanto...-
Kate
lo guardò, sorridendo. Orlando no. Continuava a bere il suo
Martini.
Poi
la
vide.
Entrò
silenziosamente, senza che nessuno se ne accorgesse. Era bella,
bellissima.
Vestita d’argento, con dei lunghi veli che le svolazzavano
intorno, si guardava
attorno, smarrita.
-
Scusa Kate, me lo terresti un secondo?- disse Orlando, mollando il
bicchiere
alla sua ex, che lo guardava allontanarsi boccheggiando come una
stupida. Poi
osservò il bicchiere, e arrabbiata, lo scagliò a
terra, per poi andarsene,
ancora più furiosa.
Orlando
la raggiunse, ma non osò avvicinarsi. Aveva la sensazione
che se lo avesse
fatto, quella sarebbe scappata via.
*
*
*
Rachel
voltò lentamente la testa, alla ricerca di Orlando Bloom.
Poi lo vide. Tra la
folla, che la osservava da lontano.
“
Gioca
con lui e fallo in tuo potere” pensò, riportando
alla mente le parole di Anna.
Era
il
momento di metterle in pratica, per l’intervista e per se
stessa.
Camminò
verso di lui, passandogli accanto, sfiorandogli la mano. Lui si
girò, per
guardarla, mentre lei già andava verso la terrazza, salendo
le scale
sinuosamente.
Orlando
la seguì senza esitare.
Macinò
sotto i suoi piedi l’infinita scalinata, finché,
ansimante, la vide ancora. Più
bella che mani, appoggiata alla ringhiera, di spalle, intenta a
guardare il
panorama.
Si
spinse oltre, quando la voce di Rachel, più calda e sensuale
che mai, gli
parlò.
-
Sapevo che mi avresti seguito- disse, senza voltarsi.
Orlando
trasalì nel sentire quel tono così ovattato,
morbido...rimanendo senza parole.
Lei
si
volse a guardarlo, e per la prima volta i loro occhi si incrociarono.
Per il
ragazzo fu come bere una granita in inverno. Senti freddo, ma gli occhi
di lei
sulla pelle gli trasmisero un brivido bollente su per la schiena,
lasciandolo
senza fiato.
E
poi
venne. Gli venne in mente perchè fu la prima cosa a cui
pensò. Naturale,
semplice, uscì dalla sua bocca in un soffio.
-
Dimmi chi sei-
Rachel
lo guardò, stupita, attraverso la maschera. Poi sorrise
lievemente, portandosi
un dito sulle labbra, per indicargli che doveva stare in silenzio. Dopo
si
avvicinò, a accarezzandogli una guancia, sfiorò
le sue labbra con un bacio.
Orlando sgranò gli occhi, e l’afferrò
per la vita per non lasciarsela scappare.
La baciò profondamente, ispezionando ogni angolo della sua
bocca.
Restarono
lì tutta la sera, e stranamente, Rachel si era totalmente
dimenticata
dell’intervista...
Spero
ke anke questo capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio tutti
quelli ke hanno recensito e ke recensiranno, ma anche quelli ke leggono
soltanto...GRAZIE 1000!!!
xxxBaCiOtTixxx
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