EXARION - Parte I: Una Storia che si ripete

di KaienPhantomhive
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Prologo

 

Cielo nuvoloso e pioggia. Ancora.

Piove lievemente, a tratti, da ormai tre giorni.

Anche oggi il cielo è coperto da nubi, dense e sconfinate matasse di ferro che escludono l’azzurro e il vermiglio di una nuova alba dalla mia vista.

È umido e freddo.

Avanzo lentamente nella terra grigia e scura impregnata d’umidità. Talvolta i miei piedi affondano in chiazze di fango poco profonde e il lungo strascico del mio abito bianco si impiglia nella terra, ma non ha importanza: ci sono abituata.

Gli scarni alberi dalla corteccia grigiastra protendono le loro braccia lunghe e scheletriche verso il Sole lattescente e malato che filtra dalle dense nubi.

Mentre incedo per le distese d’erba cinerea che spaziano a perdita d’occhio, un piccolo stormo di corvi attraversa il mio campo visivo.

In lontananza, baracche infangate e tende instabili baluginano come spettri: residui di un umanità passata, che andrà dimenticata nel flusso degli eoni.

La terra vergine ora pervade ogni cosa: un mondo puro, nuovo, dove la morte e la paura cedono il posto ad altre consapevolezze.

Un mondo fragile e insieme durevole, dove la vita è riscoperta in nuove forme.

Ora allungo il mio sguardo più in là e lo vedo: dove la terra termina in una spiaggia di piombo, si estende la tavola sconfinata gli abissi insondabili dell’Oceano Sfregiato: la tavola blu chiazzata di sangue scarlatto che un pittore dimentico usò come vernice. Infinite e calme sue acque che rilucono cangianti: dall’azzurro astrale della costa al blu abissale, per poi accendersi di rubino nell’Oceano libero e silenzioso. Un’eterno testamento delle colpe di questo pianeta.

Mi inginocchio; le gambe nude avvertono la terra bagnata.

Mi affaccio su quell’acqua scura: ciò che mi appare è riflesso di una ragazza nel fiore dell’età; ha capelli lunghissimi e bianchi come il ghiaccio siderale, occhi luminosi come gemme che – come quel Mare – riflettono il blu e lo scarlatto; una tiara di fiori bianchi le adorna il capo.

Sollevo ancora la sguardo. A molte miglia dalla costa posso contemplarla: la ciclopica sagoma che domina il Creato. Inabissata per metà, quasi dormiente, giace una testa dalle proporzioni indefinibili, quasi una montagna.

Lunghe creste, affondate a metà, si dipanano a raggiera sul quel capo immenso, come una corona preziosa che grava sulla sua memoria. L’oro e il cristallo splendente che le ricoprono feriscono la vista, nell’oscurità del giorno, mentre un singolo occhio rosso mi fissa dalla fessura di una maschera dorata e senza lineamenti.

L’Imperatore d’Oro sogna tempi lontani e anime vissute.

 

Sfioro una rosa rossa come velluto che galleggia nel liquore marino; il mio tocco crea piccole perturbazioni sull’acqua. La prendo in mano e la porto a me: è come leggere il titolo della storia più grande. La storia di un amore impossibile; del cuore che attraversa lo Spazio ed il Tempo. Una storia dimenticata, che verrà ricordata dai cieli e dagli abissi. Le reminiscenze che affiorano alla mente non sono qualcosa che andrà perduto nella pioggia, ma un segreto da custodire.

La mia anima di anime sussurra alle stelle dei più remoti angoli dell’Universo, per cantare il sogno di quel giorno.

Il giorno in cui la Terra negò la sua origine, nascendo una seconda volta.

Il giorno in cui l’Umanità affrontò il dolore del Passato, il valore del Presente, l’incertezza del Futuro.

Il giorno in cui i due amanti estremi rinchiusero nel l’Imperatore d’Oro le loro volontà.

 

Ma forse sarebbe meglio…cominciare dal principio.

 

EXARION

Parte I - Una Storia che si ripete





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