Drops
of Saturn
San
Valentino non le era mai piaciuto particolarmente.
Per
il semplice fatto che non capiva per quale motivo bisognasse
dimostrarsi dolci, amorevoli e gentile con la persona amata solo quel
giorno. Riteneva che, se si era innamorati, quel comportamento lo si
adottava tutti i giorni, rendendo speciale ogni singolo momento in
compagnia del proprio fidanzato o, nel suo caso, fidanzata.
Ma
lei ci teneva, molto a dire il vero, ed era questo uno dei motivi per
i quali si trovava su quel treno, guardando le città
sfrecciare
davanti ai suoi occhi. Era stanca, la pesantezza delle ultime
settimane stava iniziando a farsi sentire, ma aveva chiesto al suo
corpo di fare un ultimo sforzo, poi si sarebbe buttata nel letto ed
avrebbe dormito per almeno quattro giorni di fila.
Il
lavoro, le preoccupazioni e lo studio la stavano lentamente
consumando, ed avere un fidanzata così piena di vita spesso
era
davvero stressante. L'amava, l'amava con tutta se stessa e non aveva
smesso un solo giorno di ringraziare il Signore per avergliela fatta
incontrare, ma in momenti come quelli, non poteva chiedersi
perché
fosse così iperattiva e piena di voglia di vivere.
Erano
ormai nove anni che stavano insieme, quindi questo equivaleva a nove
feste degli innamorati, ma mai come in quell'occasione Rachel aveva
fatto così tanta pressione perché lei ci fosse.
Sospettava che
avesse in serbo qualcosa e quando aveva provato a lanciarle la
frecciatina, questa si era limitata a scrollare le spalle
ricordandole che a causa dei loro impegni non si vedevano quasi mai.
La
loro storia era stata travagliata sin dall'inizio, la lontananza che
le divideva non aveva giocato molto a loro favore, ma l'amore che le
univa era stato forte fin dal primo momento e, nonostante le liti, i
pianti e, talvolta, la voglia di mollare, erano riuscite ad andare
avanti.
I
chilometri che le dividevano non erano mai stati un problema, i
problemi reali erano stati altri, ad esempio i suoi genitori.
Provenendo da una famiglia benestante e di mentalità un po'
chiusa,
la loro relazione era stata sottoposta ad uno stress notevole,
specialmente per il continuo trovare scuse che spiegassero la
presenza di Rachel a casa loro quando andava a trovarla o il motivo
per il quale lei volesse partire sempre così spesso.
Era
stato difficile e quando finalmente si era decisa ad affrontarli, le
cose non erano andate molto bene. Sua madre che l'amava con tutto il
suo cuore, aveva faticato ad accettare la loro relazione, sua sorella
non ne era sembrata molto sorpresa, anzi, qualche mese dopo le aveva
confessato di saperlo da tempo, mentre suo padre… Cercava
sempre di
non pensare a lui, la rendeva triste ed un po' arrabbiata.
Sobbalzò
quando sentì la voce del capotreno annunciare la prossima
stazione e
questo la spinse ad alzarsi, si sporse verso il portaoggetti ed
indossò velocemente il cappotto, la sciarpa, i guanti ed il
cappello, assicurandosi di essere coperta bene. Non poteva
permettersi di prendere l'influenza, non con il tirocinio a quel
livello e gli esami che l'attendevano.
Prese
la borsa da viaggio ormai consumata e l'appoggiò con cura
sulla
spalla, mentre si dirigeva verso le porte scorrevoli del treno. Quel
piccolo e comodo borsone era stato il testimone dei molti viaggi che
aveva fatto in tutti quegli anni, aveva viaggiato in lungo ed in
largo ed era la prova dei sacrifici che entrambe aveva dovuto fare.
Portare
avanti una relazione così lunga, impegnativa e importante a
soli
diciotto anni, era un traguardo ammirevole, specialmente quando si
avevano dei genitori come i suoi. Ma Rachel le aveva portato via il
cuore dal primo momento in cui l'aveva vista e da quel momento non
era più stata la stessa, non avrebbe mai potuto lasciarla,
sarebbe
stato come smettere di respirare e non poteva permetterselo.
Si
sistemò con miglior cura il cappello sulla testa e chiuse
gli occhi
quando la porta del treno si aprì leggermente, lasciando
entrare
l'aria fredda della città. Si lasciò accarezzare
il volto mentre
scendeva con attenzione i gradini e cominciava a guardare fra la
folla in cerca della familiare testa scura.
«Santana?»
Chiese con le sopracciglia aggrottante quando vide la ragazza
avvicinarsi con passo veloce. «Che ci fai qui?»
«Anch'io
sono felice di vederti, Quinn.» Disse, ironica.
«Come stai? Io
molto bene, grazie per averlo chiesto.»
Quinn
scosse la testa, rendendosi conto del poco tatto che aveva avuto e,
dopo aver appoggiato la borsa per terra, si sporse per stringere
l'amica in un grande e soffocante abbraccio.
«Lo
sai che sono sempre felice di vederti.» Le mormorò
fra i capelli.
«Solo che non mi aspettavo di vederti qui, credevo saresti
stata in
dolce compagnia della tua fidanzata, specialmente in un giorno come
questo.»
Santana
arricciò le labbra e le passò il palmo della mano
aperto sulla
schiena, prima di lasciarla andare. «Sarebbe andata
così se
quell'ingrata della mia migliore amica non mi avesse chiesto un
favore e come ben sai non so dirle di no.»
«Esiste
qualcuno al mondo che riesce a dire no a Rachel?» Le
domandò
retorica.
«Sfortunatamente
per noi, no.» Disse piatta, chinandosi per prendere la borsa
da
terra. «Ora andiamo, che quella pazza della tua fidanzata ha
stilato
una tabella di marcia e non possiamo essere in ritardo.»
Quinn
aggrottò le sopracciglia confusa, ma decise di non indagare,
seguendola nella folla della stazione, mentre si dirigevano
velocemente verso l'uscita. Santana era la più grande amica
di
Rachel, si conoscevano dalle medie ed il loro amore era sbocciato
immediatamente, da quel momento in poi non si erano più
separate.
Ancora non riusciva bene a capire come potessero volersi
così bene
visto quanto erano diverse, l'unica cosa, forse, che le accomunava
era il fatto che ad entrambe piacevano le donne.
Rachel
le aveva raccontato che Santana era stata la prima ragazza che avesse
mai baciato e che insieme avevano esplorato l'universo saffico,
perché si fidavano l'una dell'altra come mai era accaduto
con
nessuno, questo prima che tutte e due incontrassero le loro
rispettive anime gemelle. Quinn sospettava che la scelta di entrambe
dipendesse molto dal loro rapporto speciale e
che, se non avessero sperimentato insieme, probabilmente sarebbero
finite per stare con degli zoticoni che non le amavano abbastanza.
«Vieni,
forza!» La incitò Santana, indicandole una
macchina.
«Di
chi è quella macchina?»
«Non
fare domande e sali!» Ringhiò la ragazza,
aprendole la portiera.
Quinn
eseguì silenziosamente l'ordine e si infilò
velocemente nella
macchina, strisciando suoi sedili di pelle per fare spazio anche
all'altra, ma Santana lasciò cadere la borsa al suo fianco e
le fece
l'occhiolino.
«Divertiti.»
Le disse semplicemente prima di chiudere la portiera.
Quinn
spalancò gli occhi e aprì la bocca per
protestare, ma non fece in
tempo a proferir parola che la macchina si mise in moto, immettendosi
immediatamente nel traffico e, solo in quel momento, si rese conto di
chi ci fosse alla guida.
«Noah!»
Disse, sorpresa.
«Ciao
a te biondina.» La salutò lui, mandandole un bacio
dallo
specchietto retrovisore.
Che
diavolo stava succedendo?
«Dove
mi stai portando?!» Chiese.
«Non
mi è permesso dirtelo.» Le rispose, chiedendole
scusa con lo
sguardo. «Ma ti assicuro che ti
piacerà.» La rassicurò.
Noah
era il cugino di Rachel, la persona a cui Rachel si era affidata per
la maggior parte di tutta la sua vita, con cui aveva costruito un
rapporto indissolubile. Era stato lui la spalla su cui aveva pianto
la maggior parte delle volte in cui le cose fra loro erano andate
male, era lui che le aveva dato i consigli più preziosi di
cui
entrambe avevano bisogno ed era stato in un certo senso il loro
cupido.
A
Quinn veniva ancora da ridere se ripensava a come il destino avesse
cercato di unirle in più di un'occasione.
La
prima volta era successo quando avevano quindici anni ed entrambe,
scortate ovviamente da amici più grandi e responsabili, si
erano
ritrovate allo stesso concerto e non si erano incrociate. Solo quando
avevano iniziato a conoscersi era uscito questo piccolo particolare,
cosa che aveva fatto battere il cuore ad entrambe.
Poi
era capitato l'anno in cui si erano effettivamente conosciute, Noah e
Rachel avevano organizzato un viaggio per un evento dove l'attrice
della loro serie preferita avrebbe presenziato in tutta la sua
gloriosa bellezza. Quinn invece era stata costretta ad accompagnare
sua sorella minore, visti gli impegni a cui i suoi genitori, per via
del lavoro, non erano riusciti a rimandare.
Si
erano viste nella folla, ammassate sul red carpet in attesa che
questa fantomatica donna uscisse ed iniziasse a firmare gli
autografi. Rachel le aveva confessato di essere rimasta colpita
immediatamente da lei, ma di non averci fatto molta attenzione, un
po' per il caldo e un po' per l'adrenalina che aveva in corpo al
pensiero che presto avrebbe visto la donna che la faceva impazzire
più di ogni altra cosa.
Quinn
invece non aveva fatto altro che sentire spettegolare sua sorella con
altre fangirl ed era rimasta colpita quando quest'ultima aveva
cominciato a parlare di FanFiction, rivelando così la sua
passione
segreta. Quinn non era per niente a conoscenza del fatto che sua
sorella leggesse racconti scritti da fan e quando Frannie
aveva iniziato a parlare di questa autrice così conosciuta,
la
curiosità aveva iniziato a farsi strada in lei. Quando era
tornata a
casa si era fatta dare il nome ed aveva cominciato a leggere le sue
storie, solo successivamente aveva scoperto che si trattava proprio
di Rachel.
Ed
era stata proprio in quel momento che il destino aveva iniziato ad
operare.
Se
l'avessero detto a Quinn, non ci avrebbe mai creduto, ma grazie a
quelle storie si era ritrovata catapultata in quel mondo a lei del
tutto sconosciuto. Aveva cominciato a guardare quella serie tv
insieme a Frannie e aveva recuperato quello che si era persa in
precedenza, iniziando anche a cercare in giro informazioni e
quant'altro.
Un
giorno, non sapeva nemmeno come, aveva scritto a questa autrice per
congratularsi e, da quel momento, la sua vita era cambiata per
sempre.
«Noah,
avanti! Dimmi dove mi stai portando!»
«La
pazienza è la virtù dei forti,
Quinnie.» L'ammonì. «E siamo
arrivati, quindi non farti venire i capelli bianchi, hai ancora tempo
perché quelli escano!» La prese in giro, scendendo
velocemente
dalla macchina.
Quinn
non si meravigliò quando la portiera del passeggero si
aprì,
rivelando il ragazzo che le porgeva la mano, ci lasciò
scivolare la
sua ed afferrò con l'altra la borsa che Santana aveva
lanciato poco
distante da lei.
«Un
albergo?» Chiese, confusa, guardando la struttura davanti a
sé.
«Non
chiedere.» Disse velocemente Noah. «Non iniziare a
sbattere le
ciglia ed a fare il tuo broncio, ho la bocca cucita.»
Continuò,
chiudendo la portiera ed assicurandosi che la macchina fosse chiusa.
«Avanti, il tempo scorre e la tabella di marcia ha gli orari
ben
prefissati.»
Le
prese la borsa dalle mani e, dopo essersi appoggiato una mano sul
fianco, la scortò verso l'albergo in assoluto silenzio.
Quando le
porte scorrevoli rivelarono la bellezza di quel posto, Quinn rimase
completamente senza fiato e non poté evitare di guardarsi
intorno
estasiata.
Che
cosa aveva combinato Rachel? E perché nessuno voleva dirle
nulla?
Seguì
l'amico verso la receptionist, ma non riuscì a sentire molto
bene
quello che lui e l'uomo dietro al bancone si dissero, vide solo una
chiave ed un biglietto piegato in due. Noah prese entrambe le cose e
ringraziò l'uomo con un sorriso, prima di riprendere la loro
avanzata verso l'ascensore.
«Non
mi dirai niente, vero?» Gli domandò con un
sopracciglio alzato.
«Nulla.»
Rispose, schiacciando il bottone. «Sono muto come una
tomba.»
«Ti
odio.» Mormorò Quinn, sospirando.
«Non
è vero, mi vuoi un bene dell'anima e mi
ringrazierai.» Ridacchiò
quando le porte si aprirono.
«Lo
spero per te, altrimenti la mia ira non avrà
fine.» Lo avvertì.
Noah
non rispose, si limitò a sorridere mentre le faceva segno di
entrare
per prima, sperava soltanto che tutto andasse come Rachel aveva
progettato.
****
Quinn
rilesse quel messaggio un paio di volte e scosse la testa per quella
che parve la centesima volta, ma nonostante tutto continuò a
camminare lungo quel corridoio, seguendo Noah che l'aveva aspettata
per tutto quel tempo.
Quando
era arrivata nella camera che Rachel, a quanto sembrava, aveva
prenotato per entrambe, non aveva trovato altro che una stanza vuota,
un vestito sul letto ed un bigliettino che recitava: per
la
mia meravigliosa donna.
Non
c'era voluto molto per capire che non avrebbe visto Rachel ancora per
un po' ed il tutto era stato confermato quando Noah le aveva dato un
altro biglietto, dove spiccava la calligrafia elegante e femminile di
Rachel.
Lo
so, ti starai chiedendo che cosa sta succedendo ed il perché
di
tutto questo mistero,
fidati
di me e presto avrai tutte le risposte.
Ti
piace il vestito?
Spero
proprio di sì, mi sono fatta aiutare da tua sorella a
sceglierlo,
spero
di non aver sbagliato la taglia, perché calza molto stretto.
Ti
aspetto alle 19:30. Affidati a Noah, sa dove portarti.
Ti
amo, a più tardi.
Quinn
non aveva potuto far altro che sorridere ed infilarsi nella doccia,
perché non mancava molto all'orario che c'era scritto sul
biglietto
e lei voleva farsi trovare pronta quando Noah sarebbe andato a
prenderla. Ed ora eccola lì, a percorrere quei corridoio
sconosciuti, osservando la schiena del suo amico, fasciata in un
bell'abito blu, mentre la portava nel posto dove Rachel aveva
organizzato qualcosa di speciale.
L'avanzata
si fermò davanti ad una pesante porta di metallo e Noah si
voltò a
guardarla con un sorriso dolce.
«Eccoci
qui.» Le disse semplicemente, poi, senza aggiungere altro,
spinse la
maniglia ed aprì la stanza.
Quello
che le si presentò davanti non era di certo qualcosa a cui
era
pronta, ma che si sarebbe dovuta aspettare visto che era di Rachel
Berry che si stava parlando.
La
stanza dove Noah l'aveva scortata era la piscina dell'albergo,
piscina che durante i mesi invernali veniva chiusa per il forte
freddo che investiva sempre quella città. Tutto lo spazio
era
completamente illuminato da candele ed in mezzo all'acqua un tavolo
torreggiava sorretto da qualcosa poco sopra il livello dell'acqua.
«Finalmente
sei qui.»
Il
suono di quella voce la costrinse a voltarsi di scatto ed il cuore
cominciò a batterle all'impazzata, come capitava sempre
ormai da
nove anni, mentre il respiro le si bloccava in gola. Rachel era
davanti a lei, avvolta in un lungo, trasparente e lucente abito di
seta rosa pallido, mettendo in evidenza il suo seno sodo e lasciando
scoperte le sue lunghe gambe, le quali spuntavano deliziose da sotto
lo spacco del vestito.
«Un
gentiluomo mi ha scortato sino a qui, non potevo arrivare
tardi.»
Rispose Quinn, sentendo il cuore rimbombarle nelle orecchie
dall'emozione.
Era
solo una settimana che non si vedevano, ma a lei sembrava
un'eternità
ed era sempre stato così ogni volta che si lasciavano per
tornare
nella propria città. L'impazienza di rivedersi si faceva
sempre più
intensa ogni mese che passava, sino a diventare quasi insopportabile
con l'inizio del tirocinio di medicina di Quinn, lontano dalla
città
che avevano scelto per vivere insieme.
«Hai
fame?» Le chiese Rachel con la testa inclinata. «Ho
preparato una
cena squisita per noi, stasera.» La informò,
tendendole la mano.
«Preparato?»
Chiese Quinn, prendendola nella sua. «Tu? Con le tue
mani?»
«Si
tesoro, proprio come piace a te.»
Quinn
non rispose, si limitò a sorridere ed a seguirla senza dire
una sola
parola, chiedendosi come avesse fatto Rachel a preparare tutto
quello. I quesiti si duplicarono quando la vide raggiungere il bordo
ed avanzare su quella che doveva essere una passerella, che le
avrebbe condotte al centro della piscina, dove era stato sistemato un
tavolo completamente imbandito.
«Come
-?» Domandò, curiosa.
«Sai
che Noah si occupa di piscine. Ha visto questa cosa a casa di una
signora molto ricca e me ne ha parlato, pensavo potesse essere una
cosa molto carina da mostrarti.»
«È
meraviglioso, anche se devo ammettere che è un po'
inquietante,
siamo sicure che regge?»
«Noah
mi ha assicurato di si.»
«E
come fa a saperlo?»
«Diciamo
che ha testato la sua robustezza.» Le spiegò con
un sorriso,
scostandole la sedia per farla sedere.
«Testato
la robustez-» Arrossì quando vide lo sguardo
eloquente di Rachel,
capendo immediatamente a cosa si riferisse. «Noah
è un maiale.»
Rachel
ridacchiò e le diede un leggero bacio sulle labbra.
«Non pensiamo a
lui ora, siamo solo io e te.»
Quinn
annuì. «Sì, solo io e te.»
Mormorò sulle sue labbra.
****
Rachel
era sempre stata un'eccellente cuoca, Quinn l'aveva sempre saputo e
le piaceva quando la sua fidanzata cucinava per lei. Quella sera il
menù comprendeva i suoi piatti preferiti e non aveva fatto
altro che
deliziarsi ad ogni boccone, sotto lo sguardo estasiato di Rachel che
la fissava con occhi lucenti di felicità.
Avevano
chiacchierato di tutto, Rachel si era fatta raccontare del suo
tirocinio e Quinn le aveva chiesto se poteva aiutarla con il suo
blocco dello scrittore, ma, a quanto sembrava, non era proprio il
periodo migliore per scrivere.
Rachel
le aveva raccontato di quello che faceva con Noah negli ultimi tempi,
delle donne che il cugino vedeva in continuazione e le aveva detto
che fra Santana e Brittany le cose procedevano sempre meglio. A
quanto sembrava le due sembravano intenzionata ad avere un bambino e,
se non ci fossero riuscite, erano fermamente convinte di volerne
adottare un paio.
«Era
tutto perfetto.» Mormorò, infine, Quinn, prendendo
un sorso di
vino, appoggiando successivamente il bicchiere sul tavolo e pulendosi
la bocca con il tovagliolo.
«Tu
sei perfetta.» Rispose semplicemente Rachel, sorridendole con
amore,
prendendole una mano nella sua.
Quinn
scosse la testa con le gote rosse, perché, anche dopo tutto
quel
tempo, Rachel era in grado di farla arrossire. Era sempre stato
così
ed anche se, ormai, erano anni che stavano insieme, Rachel non aveva
mai smesso di farla sentire una principessa e viceversa.
«Vieni.»
Le mormorò Rachel, aiutandola ad alzarsi. «Devo
mostrarti una
cosa.» Le disse nell'orecchio, stringendole il braccio
intorno alla
vita.
Quinn
non se lo fece ripetere due volte, le stinse la mano nella sua e vide
Rachel percorrere il resto della passerella, diretta alla parte
opposta a quella dove era stato sistemato il tavolo e fu solo in quel
momento che si rese conto di quello che stavano raggiungendo.
Un
telescopio.
Come
accidenti aveva fatto a non accorgersi di un telescopio sospeso sopra
l'acqua? Era () vero quello che diceva la sua amica Tina, quando si
trattava di Rachel, non vedeva nemmeno un elefante davanti agli
occhi.
«Rachel?»
Domandò curiosa, alzando un sopracciglio.
«Buon
San Valentino, amore mio.» Le disse, prendendole la mano
libera ed
appoggiandola sul telescopio che era già stato sistemato con
la
lente verso il cielo. «Dai un'occhiata!»
Quinn
non fece ulteriori domande, si piegò verso il telescopio ed
appoggiò
l'occhio sulla gomma, osservando attentamente quello che Rachel si
era impegnata a trovarle nel cielo. Il cuore fece una capriola e
milioni di farfalle presero a svolazzarle nello stomaco, spiegando le
ali ed agitandosi dentro di lei. Si sollevò velocemente e si
voltò,
gli occhi che le brillavano e il respiro affannoso.
«È
Saturno.» Disse semplicemente.
Rachel
sorrise e fece un passo verso di lei. «Il nostro
pianeta.» Le disse
semplicemente.
«Il
nostro primo appuntamento.» Mormorò Quinn.
«Sembra passato così
tanto tempo.»
L'altra
annuì e si chinò a darle un dolce bacio, proprio
come il giorno del
loro primo appuntamento, dove Rachel l'aveva portata al planetario e
l'aveva baciata sotto Saturno, proprio come le aveva promesso.
«Ti
ricordi quando parlavamo di fare la luna di miele su una
stella?» Le
sussurrò Rachel sulle labbra.
Quinn
rise. «Si, mi ricordo, poi abbiamo deciso di cambiare meta
perché
una stella era un po' difficile da raggiunge.»
«Già.»
Sorrise Rachel. «Beh, forse non posso portarti su una stella
per la
luna di miele e posso baciarti solo sotto Saturno, ma posso offrirti
me stessa e portarti in un bel posto fresco, visto che non ti piace
il caldo e - »
«Rachel…
»
«Quello
che sto cercando di dirti è… » Prese un
profondo respiro e fece
un passo indietro, stringendo fra le dita una piccola scatoletta di
velluto blu. «Lucy Quinn Fabray, potrei avere il grande onore
di
passare il resto della mia vita con te?»
«Oddio,
oddio, oddio.» Mormorò Quinn, sbattendo un paio di
volte le
palpebre.
«Ti
prometto che semmai tu vorrai una stella io troverò il modo
di
portartela, che se vorrai andare su Saturno troverò il modo
di
portartici e se - »
Non
riuscì a finire la frase: le labbra di Quinn si chiusero
sulle sue,
zittendola all'istante e facendole quasi perdere l'equilibrio. Rachel
le strinse la mano libera sul fianco, mentre la lingua di Quinn
cercava la sua con insistenza e la trovava, giocandoci e
rincorrendola.
Quando
si separarono Rachel prese un profondo respiro, il cuore in tumulto e
gli occhi socchiusi.
«Questo
è un sì?» Le domandò con un
leggero sorriso.
«Si,
Rachel Berry, sono destinata a stare con te da quel giorno in cui ci
siamo viste in mezzo a quella folla.» Le sussurrò
sulle labbra.
«Sono sempre stata irrimediabilmente tua, sono nata per stare
con
te, ti amo.»
E
non ci fu bisogno di altro, bastavano loro due e Saturno, testimone,
ancora una volta, come nove anni prima, della loro meravigliosa e
perfetta unione.
______________________________
NoteAutrice:
Questa
piccola shot è nata perché non ho potuto passare
questo giorno con
chi avrei voluto,
aveva
un esame e non volevo esserle di intralcio, ma ci tenevo a darle
qualcosa per il nostro primo San Valentino insieme.
Non
è molto amore, lo so, ma abbiamo già in mente
come festeggiarlo,
questo
è un piccolo assaggio di quello che sarà =)
Spero
vi sia piaciuta! È forse la cosa più corta che io
abbia mai
scritto!
I fatti narrati sono accaduti sul serio e anche
tutta la storia di Saturno XD
Sono
veramente allibita ed è nata in tipo 3 ore e mi piace anche
come è
venuta!
Gioiamooo!!
Un
bacione a tutti e grazie che mi seguire sempre in ogni mia pazzia!
Buon San Valentino a tutti e al
prossimo aggiornamento, love you!
ManuKaikan
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