We are the dark

di Harriet
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Spoiler per la backstory di Reese e Stanton nella prima stagione, ma contiene anche accenni ai flashback con Kara nella seconda (niente di spoiler, però, in questo caso.) Vagamente Reese/Stanton. Il titolo è una citazione diretta dal telefilm in lingua originale, anche se all'interno della storia ho riportato il discorso di Kara traducendo "dark" come "ombra": libertà personale che mi sono presa perché mi suonava meglio. Non ho idea di come sia stato tradotto in italiano.
Grazie di essere qui.







We are the dark

Non ha mai fatto l'errore di crederle. Mai. A parte quando parlava di armi, strategie o missioni, forse, ma per il resto non si è illuso nemmeno un secondo di potersi di fidare di lei. O meglio, di potersi fidare di lei a tutti i livelli.
Ci sono gradi differenti di fiducia – questo John l'aveva imparato nel corso di una vita lacerata tra la battaglia e una donna che era più che altro il faro nel buio, il desiderio di un futuro. C'è una fiducia che dai sul campo a chi ti copre le spalle, c'è una fiducia che metti nelle mani di quelli che ami, quando regali loro un pezzo della tua fragilità nascosta, uno spiraglio sulle tue stanze segrete.
John si fida di Kara Stanton quando corre e non si guarda indietro, certo che tra la vita e la morte c'è un proiettile di Kara, che trapassa preciso la testa dell'uomo dietro di lui. John si fida di Kara quando spara, e non si fa domande sul corpo che cade: ha accettato, per quella persona senza identità, l'identità fornitagli dalla sua partner, i peccati e i crimini che gli sono stati imputati e che Kara gli ha indicato.
John non si fida di nessuna delle parole di Kara che non riguardino armi, strategie o missioni. Va bene così. Di lei avverte la distanza, la sua essenza irrimediabilmente macchiata dalla vita nella quale anche lui ha scelto di immergersi. Se c'è (o c'è stato) in lei qualcosa di simile a un'anima, si trova in un posto parecchio lontano da John.
Anche quando si trovano molto vicini, le labbra contro le labbra, le mani addosso all'altro e non per aiutarsi durante la missione, anche in quei momenti John non si fida di lei e cerca di ricordare che non possiederà mai la verità di quella creatura folle dal sorriso sicuro e nessuna morale. Mai. Rimani fermo in questo momento, con l'immagine che ricevi da lei, falsa, un pezzetto tra i tanti, un viso impossibile da ricostruire, un cuore inavvicinabile.
Solo una volta ha lasciato scivolare nella conversazione qualcosa in un modo che John ha avvertito come quasi sincero. Quella volta in cui lui ha cercato il marito di Jessica in un bar, fingendosi uno tra i tanti, per carpire invece frammenti privati di una vita che avrebbe potuto avere, un secolo prima, se solo avesse scelto diversamente.
Quella volta Kara lo ha trovato e lo ha portato via, ricordandogli la loro vera essenza: noi non lavoriamo nell'ombra, noi siamo l'ombra. E poi gli ha rivelato quel piccolo fatto: una volta anche lei era tornata a casa, l'auto ferma di fronte alla casa della sua famiglia, a combattere con il desiderio di correre dentro... Ma non l'aveva fatto. Noi siamo l'ombra.
Fine della confidenza. Avrebbe dovuto rimuoverla, avrebbe dovuto capire che era solo un modo come un altro per manipolarlo, per comprarsi un po' di fiducia, per avere il dominio nascosto della situazione. Invece ci aveva creduto. Una scintilla di sincerità nel buio di un travestimento di menzogne. Che male può fare?
Aveva fatto male come un colpo di pistola a tradimento, sparato con un sorriso.
Mi dispiace, John. Niente di personale.
Lui aveva esitato a sparare. Perché lui non era come lei. Da qualche parte aveva desiderato di potersi fidare di lei a un livello più profondo. Aveva deciso di crederle.
E lei aveva vinto.
Lei era l'ombra.





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