Era inverno. Dicembre, per l'esattezza. Mancava ancora molto a Natale,
fuori dalla finestra, solo buio.
Era inverno, l'aria era fredda, ma non gelata e cupa come le lacrime
sul suo volto. Niente era più triste e doloroso.
Continuava a chiedersi fino a che punto sarebbe potuto arrivare quel
freddo, per penetrarlo in ogni poro della pelle e gelare ogni sua
cellula.
Si chiedeva per quanto, le sue lacrime, avrebbero solcato quel viso
d'angelo che dicevano avesse.
E non ci credeva, poi, perchè diciamocelo: se avesse avuto
un viso d'angelo, adesso lui sarebbe stato lì, affianco al
suo volto dolce un po' martoriato.
"Non ti amo
più come una volta. Ti farei soffire, perdonami. Sei troppo
importante per me, perchè ti possa far star male."
Cazzate, continuava a pensare. Erano tutte estreme cazzate.
Soffrire? Avrebbe sofferto qualora lui se ne fosse andato ed
effettivamente, adesso, si stava distruggendo di dolore.
Era inverno, fuori. Osservava il cielo così monotono e blu,
erano solo le 20.30, ma d'Inverno il cielo diventa cupo in un batter
d'occhio, si sa.
Cosa c'era di sbagliato in lui?
Cos'era cambiato in lui perchè non potesse più
farsi amare?
Quando gli diceva "I tuoi occhi sono perfetti" moriva ogni volta, ma
quegli occhi erano rimasti gli stessi. Stesso azzurro, stessa
espressione, stessa dolcezza.
Gli sussurrava "Amo quando mi abbracci così." E lui,
sostanzialmente, lo abbracciava ogni secondo, anche solo guardandolo.
Gli continuava a ripetere "Mi drogherei del tuo sorriso" Aveva quel
sorriso, lo stesso sorriso di cui si era innamorato. Lo stesso.
Cosa diavolo non andava in lui?
Perchè se ne era andato da un giorno all'altro?
Era inverno, fuori.
Mancava da sei giorni, sei odiose notti in cui non dormivano insieme.
Sei risvegli senza il suo bacio seguito dal suo "Buongiorno, amore."
Stava impazzendo, avrebbe giurato a se stesso che non ce l'avrebbe
fatta a vedere la neve di metà Dicembre o i fiori sbocciare
in Primavera.
Era freddo fuori, lo si poteva capire dai rami delle foglie che
continuavano a muoversi in movimenti scordinati.
Osservava al di là della finestra, nella speranza di
scorgere i suoi occhi color caramello, nel marrone di una foglia secca.
Niente.
Niente che gli potesse ricordar lui.
Apparte la loro canzone, ovviamente.
Apparte il suo profumo nel suo cuscino, ancora nel loro letto.
Apparte le loro foto su mobili e pareti della casa, la loro casa.
Apparte ogni frase d'amore, ogni dettaglio, ogni fiore, libro, cibo,
che aveva un vago collegamento con le loro esperienze.
Osserva fuori dalla finestra, era inverno.
Un inverno di paure, il suo. Continua ad esser ossessionato dall'idea
di potersi dimenticare della sua voce. Se non avesse dovuto ricordarsi
che suono aveva?
Se avesse dovuto scordarsi come baciava?
Se la sua assenza, fosse stata talmente presente, da far dimenticare
ogni dettaglio di loro?
Aveva paura, paura di andare avanti senza di lui, senza quell'abbraccio
dai muscoli potenti, quel sorriso dai denti stretti.
Paura di non saper vivere senza le sue promesse.
Era inverno e lui era fragile come un ramoscello che si spacca con una
folata di vento un po' più forte del normale.
Il ramoscello cade, si rompe, lo calpestano e se dovesse arrivare la
pioggia a portarlo via?
Andrebbe lontano, sì, ma non dimenticherebbe mai di
quell'albero che l'ha tenuto con sè fin dal principio.
Era inverno, fuori.
Alla porta bussarono, si alzò e andò ad aprire:
Un uomo in divisa blu. "Questa è per lei."
Sussurrò, con la voce flebile e l'aria un po' stanca.
"Grazie" si sentì dire.
Era una lettera.
La lesse nel silenzio della sua cosa, anzi no, non era un silenzio
così incombente. C'era il rumore della legna che si
sgretolava nel fuoco, il rumore dei vetri che si spostavano un po' con
un soffio d'aria fredda, il rumore dei suoi singhiozzi, che sarebbe
stato capace di sovrastare anche quello di uno sparo di pistola.
E sicuramente, quello sparo, avrebbe fatto ancor meno male.
"Ciao amore,
Lo so, è tardi per scriverti, ma sai come funziona il
sistema inglese: porterà questa lettera a casa nostra troppo
tardi dalla mia assenza. Magari tu, ti sarai già dimenticato
di me e forse, forse sarebbe meglio così, tesoro.
Mi manchi, ancora per poco, forse. Non so cosa ci sia, poi. Non l'ho
mai saputo, ma giuro: me lo sono sempre chiesto.
Mi odi, amore? Faresti davvero bene, sai?
Ti ho lasciato, ti ho abbandonato nel silenzio di un inverno, i nostri
due anni insieme, finiti così.
Ho inventato le prime scuse credibili perchè sai che non
sono quel tipo che sa manovrare bene la sua fantasia.
Forse, sono state le peggiori. Ma non potevo parlartene, amore.
Adesso ti racconto una storia, capirai.
C'era un ragazzo, fidanzato, innamorato perso. Un giorno svenne durante
le prove, lui suonava con la sua band, sai? Erano talentuosi, o almeno
così facevano credere loro, le loro fans. Beh, fatto sta'
che questo tipo il giorno dopo fece le solite analisi di routine,
quelle che si fanno per accertare le perfette condizioni di salute.
Beh, no, non erano perfette, nè in salute.
Chiameremo il suo male "Jimmy". Questo ragazzo pensava davvero di
combattere contro Jimmy, sai? Pensava di annientarlo in quache mese,
niente più.
Diceva al suo fidanzato di andare in palestra, allora si metteva la
tuta e partiva per l'ospedale, era lì che gli dicevano che
l'avrebbero aiutato a sconfiggere Jimmy. Probabilmente ne erano
convinti.
Sei mesi dopo la lotta, venne dato il verdetto. "Ci dispiace, ma non ce
l'abbiamo fatta."
Restavano due mesi di tempo prima della totale vittoria di Jimmy, poi,
poi avrebbe vinto il suo trofeo e l'avrebbe conservato a lungo,
vantandosi della sua forza.
Ma il ragazzo combattè per molto, ne uscì a testa
alta.
Jimmy, però, ebbe la meglio.
Questo ragazzo si allontanò da tutti, senza dire niente. Gli
altri l'avrebbero trattato come un malato mentale, uno psicopatico, un
depresso cronico e lui, odiava esser compatito. Gli sembrava una cosa
futile e ridicola.
Voleva vivere gli ultimi giorni in una maniera quotidiana, senza cose
speciali, feste, pene che l'avrebbero solo infastidito.
Voleva vivere anche a braccetto con Jimmy, ormai non gli restava da
fare altro.
Sarebbe sparito nel silenzio, l'avrebbero odiato, insultato,
dimenticato. Meglio così.
Perchè odiare è molto meglio di soffrire,
avrebbero saputo di lui che era semplicemente andato via, non
oggettivamente morto.
Avrebbe rincontrato tutti un giorno, avrebbe raccontato la storia ai
bordi del paradiso.
Ma in fondo, qualcuno, doveva saperlo prima, no? Glielo doveva.
Prese carta e penna, due lacrime un po' deboli, il suo respiro smorzato
e iniziò a scrivere qualcosa di non sensato. Non avrebbe
riletto ciò che era stato messo per iscritto, non si voleva
così tanto male.
E poi, avrebbe lasciato la lettera all'ufficio postale. "Inviatela dopo
la morte a questo indirizzo." Disse.
Fine della storia, amore.
Sai come la so?
Beh, questo ragazzo sono io.
Jimmy è un mio amico, un po' speciale, lo chiamano "cancro",
ma non pensi che "Jimmy" sia un nome più divertente, tesoro?
Non piangere, amore. Ci rivedremo un giorno, ti lascio un posto caldo
là, tra gli angeli, quelli con gli occhi azzurri: non
saranno mai belli come i tuoi.
Ti amo, mi manchi già.
-Il tuo piccolo moro."
Niente più rumore del legno che si bruciava.
Niente vento, pioggia, sulle finestre.
Solo il rumore delle lacrime che sfioravano la carta ingiallita di
quella lettera.
Era inverno, fuori. Ma Niall, ora, non sentiva il freddo.
Sentiva il vuoto, ecco. Il vuoto sì, ma niente freddo.
Un vuoto allo stomaco, un senso di disorientamento, angoscia, paura.
Sentiva ogni muscolo piangere alla lentezza con cui lesse ogni singola
parola di quella lettera, ma niente freddo.
Sentiva la voglia di morire, ma non alcun tipo di voglia di prendere la
coperta e ripararsi dal freddo. Una coperta non ripara tale dolore,
pensò.
Nessuna paura, adesso. Solo certezze.
Mai più quella voce che gli urlava di portare il cane a fare
una passeggiata.
Niente più profumo del suo dopobarba, nelle sue guance
bianche, dopo il bacio.
Niente più bacio, anche.
Niente più caramello dei suoi occhi, o rosso di quelle
labbra perfette.
Niente più finti litigi per la sua decisione di un altro
tatuaggio.
Niente più Zayn.
Niente più Zayn e Niall insieme.
Era inverno fuori, niente di più freddo del cuore del biondo
in quel momento.
Niente di più gelato, irreparabile o sinistro del suo
dolore, in quel momento.
La luce del fuoco illuminava i suoi perfetti occhi color del mare.
Quegli occhi che sarebbero stati aperti ancora per poco, la voglia
d'abbracciare quelli color caramello era così forte e
indissolubile che di lì a poco avrebbe vinto sulla sua vita.
Non so perchè ho scritto qualcosa di così
depresso, ma eccomi, ahahah.
Spero vi sia piaciuta, l'ho scritta di getto, ora che non sto proprio
benissimo.
So che non è niente di speciale o bello, ma abbiate un po'
di compassione hahhahaha.
Mi piacerebbe leggere cosa ne pensate, se vi va lasciate un commento.
Baci,
Fra!
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