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Se
ci sarai
Quando è nervoso,
Quentin lavora più di quanto dovrebbe. Non che di solito non lo
faccia, ma in questo periodo rimane in ufficio anche sedici ore al
giorno.
Sedici ore più,
ovviamente, gli straordinari da casa - che non sa davvero a quanto
ammontano.
Mallory ha cercato
di mandarlo a casa più di una volta - senza risultati, bel lavoro, M
- ma Quentin ha sempre risposto con un sorriso.
Dieci
minuti e stacco, boss. Non preoccuparti.
I
dieci minuti che poi diventano mezz'ora, una, due... James ha il
terrore, un giorno, di entrare nel suo laboratorio e vederlo riverso
sulla tastiera del computer o, in alternativa, annegato nella sua
tazza di caffè - perché quella non manca mai, in ufficio.
Sono le tre di
notte, e all'MI6 non c'è nessuno. Nessuno a parte James e Quentin,
ovviamente.
Le luci sono
abbassate, e i computer quasi tutti spenti. Quentin si muove come una
gazzella, saltando da uno schermo all'altro, scribacchiando su un
taccuino che tiene in una mano, e digitando parole e numeri con
l'altra.
James si prende il
suo tempo, per ammirare la schiena del suo ragazzo e sospira di
piacere per la bellezza non comune che porta con sé.
Il suo ragazzo.
James quasi non può
credere di poterlo davvero chiamare così né al fatto che possa
pensarlo come tale senza apparire un idiota.
- Hai intenzione di
guardarmi tutta la notte?
James ghigna,
avanzando di qualche passo nell'ufficio. Quentin non si volta neanche
quando gli sfiora la pelle del collo con due dita.
- Credi sarebbe una
cattiva idea?
- Credo che tu debba
riposarti. La tua prossima missione non sarà come le altre.
James fa scivolare
una mano sullo stomaco di Quentin che sussulta appena, senza però
scostarsi e continuando a scribacchiare per tenere a freno la
tremarella.
Bond trova delizioso
il suo cercare di non fargli vedere la paura di questa nuova
evoluzione fra loro, quando lui per primo non sa bene come muoversi.
Ha sempre il terrore
di fare un passo di troppo, o un passo di meno. Con nessuno ha mai
avuto questo genere di riguardo.
E anche se lo
sembra, Quentin non è un ragazzino. È più come un cristallo di cui
deve prendersi cura, ed evitare a chiunque di incrinarlo.
Anche a se stesso.
- Anche tu dovresti.
- Non sono stanco.
- Hai appena
scambiato la tazza di caffè per il portapenne, ragazzino. Sei
decisamente stanco.
Quentin fissa il
portapenne come se stesse guardando una persona con evidenti problemi
psichici. La posa, con un colpo di tosse, e batte sulla tastiera in
maniera nervosa.
James nota che è
più lento del solito. E che trema un po' di più.
- Devo finire qui,
così domani potrai partire tranquillo.
- Puoi finire domani
mattina.
Quentin scuote la
testa, decidendosi finalmente a voltarsi. Le mani di James vagano
sulla sua schiena e fianchi. Intenerito, per l'imbarazzo e il mutismo
del suo compagno, affonda il viso nei suoi ricci scomposti e ci
deposita un bacio leggero.
Quentin gli respira
sul collo, e questa volta è James a tremare.
- Non è un
consiglio, ragazzino. Vai a dormire.
Annuisce appena, ma
non si sposta. James è fin troppo intelligente per non sapere che
cosa sta per chiedergli, ma aspetterà il tempo che serve al suo
ragazzo per abituarsi all'idea.
Holmes fino al
midollo, gli è ancora difficile questo grado di confidenza. Questo
affetto fra loro... questa situazione. James cerca di essere il più
sicuro fra i due, ma in realtà è quello più impaurito.
Quentin non ha mai
permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto a lui. James è onorato
dal fatto che la scelta sia ricaduta su un agente dei servizi
segreti, con evidenti problemi d'alcool e che non esiterebbe a
uccidere un passante, se questo osasse minacciarlo anche solo con lo
sguardo.
Quentin non ha paura
di lui, più di quanto non abbia paura di se stesso.
- Vieni... con me?
- Devi riposare.
- Possiamo farlo
insieme.
James sorride, al
palese nervosismo del suo ragazzo. Gli deposita un bacio sulle labbra
e gli sussurra un 'va bene' a fior di bocca. Quentin si calma, e
sorride.
James pensa sia
bellissimo.
La casa di Quentin è
carina. Isolata dal centro di Londra - ha scelto di proposito un
monolocale di periferia per non attirare l'attenzione - e mimetizzata
fra decine di altre, in un angolo di strada in cui non passa nessuno
se non obbligato. Quentin sale le scale stringendo forte la mano di
James, e tremando un po' più di prima. Non esattamente per la
stanchezza, e questo James lo sa ma non fa commenti. Ci mette un po',
il giovane genio, ad aprire la porta e a far scattare la serratura,
per poi rivelare un piccolo appartamento spoglio, con almeno quattro
computer, tre schermi lcd e due ipod sul tavolo della cucina. James
ridacchia, ma anche in questo caso non dice niente.
-
Scusa per... il vuoto.
Non c'è quasi niente.
- Ci faremo bastare
il niente.
Quentin sorride,
senza lasciare la presa sulla sua mano e portandolo in camera da
letto. Il letto è di una piazza e mezza, ma abbastanza accogliente
per avere entrambi. James, comunque, anche se fosse da mezza piazza
non se ne lamenterebbe. Quentin mugugna qualcosa quando chiude le
finestre, e abbassa le tapparelle. Nervoso com'è, non si accorge che
James si è sfilato di dosso i vestiti ed è già scivolato sotto le
coperte, in attesa che lui faccia altrettanto.
- Rimani lì in
piedi a fissarmi, oppure vieni qui anche tu?
Quentin deglutisce.
James è quasi onorato di riuscire a fargli questo effetto solo
sdraiandosi nel suo letto. Le lenzuola hanno l'odore della pelle del
suo ragazzo, e l'eccitazione già presente si accentua quando Quentin
si sfila il cardigan, la camicia e i pantaloni, tenendo comunque i
boxer.
- Sei nudo. -,
constata Quentin una volta sul letto, arrossendo un po'.
- Speravo lo fossi
anche tu. - risponde James, con un ghigno.
Quentin fa uscire
dalle labbra un sospiro tremulo. James gli accarezza la bocca con il
pollice.
- Hai paura?
- Per te. Non di te.
- È una missione
come tante altre.
Quentin gli blocca
la mano con una delle proprie. Accarezza il palmo e il dorso,
posandogli un lieve bacio sopra.
- Sai che non è
così. È pericoloso... non potrò seguirti nemmeno con l'auricolare
questa volta perché c'è la possibilità concreta che le
trasmissioni radio vengano captate. Mi disturba non poterti seguire.
- Non è la prima
volta che succede.
Quentin ringhia
piano, stringendo appena la presa e facendogli male. Nessuno dei due
ci fa caso.
- Non potrò sapere
dove sei per più di settantadue ore, con il terrore probabile e possibile che
tu possa essere vivo, morto, ferito o moribondo in qualche landa
desolata del Kazakistan! Se hai la minima idea di come mi sentirò,
smettila di fare così... come se non fosse importante.
James non dice
niente per qualche secondo. Quentin è inquieto e non ha più voglia
di parlare. La sua mano è fredda contro il materasso, adesso.
- Non sto cercando
di fartela passare come una cosa poco importante, - dice James - sto
cercando di farti capire che ho un motivo per tornare questa volta. E
che, per questo, non devi preoccuparti.
Quentin si avvicina,
quel tanto che basta per sfiorare la fronte di James con la propria.
I suoi occhi bassi, scorrono sui suoi pettorali, e la sua mano si
posa fra i capelli biondicci del compagno.
- Le altre volte non
avevi un motivo per farlo?
- Non così
importante.
Quentin ridacchia
piano, posando un bacio lieve sulle labbra dell'altro. Capita
raramente che sia lui a prendere l'iniziativa, e James rimane sempre
sconvolto di come diano dipendenza le sue labbra, e le sue dita
fredde riescano a mandare in cortocircuito il suo cervello solo
sfiorandogli la pelle.
Gli bacia la bocca,
inspirando forte il suo profumo, sovrastandolo con il suo corpo. I
respiri irregolari di Quentin si riversano direttamente nel suo
cuore. Lo abbraccia stretto e forte. Vorrebbero entrambi rimanere lì
per tutta la vita.
Ma
domani e per le prossime settimane, non sarà così. James rischierà
la vita più di una volta e Quentin sarà nell'ufficio dell'MI6, non
dormendo né di notte né di giorno, cercando di non pensare ai
possibili se.
Quentin rimarrà in stand by, finché James non tornerà.
James lotterà solo
per rivedere lui. Quentin sopravviverà per poterlo riabbracciare.
- Torna a casa,
James. Per favore.
- Se ci sarai tu ad
aspettarmi...
- Sempre.
Ps. I'm a Serial
Addicted
Saaaalve
fandom di Skyfall et James Bond, come va? Bene? Benissimo? Bene prima
di leggere 'sta cosa? Mi fa piacere! Io scrivo principalmente nel
fandom di Sherlock [adesso, praticamente solo
in
quello] e questa è la prima oneshot 00Q che posto da 'ste parti.
Da quando ho visto
il film, mi sono innamorata prepotentemente di questi due - e a me
Bond nemmeno piace [come personaggio] - e... non mi sono potuta
esimere dallo scriverci sopra, ispirata da questa fanart.
Ben Whishaw è
sldskldjskd e io me l'immagino troppo come fratello di Sherlock e
Mycroft [da qui, il riferimento a "Holmes"]. Quello più
dolce... diciamo. L'ho caratterizzato un po' come mi pareva, lo
ammetto [anche se ho cercato comunque di mantenere il personaggio].
Il
nome "Quentin" è perché io amo Tarantino, e secondo me
gli calza a fagiuolo
8D la dedico a Mrs Teller e Fusterya perché sono persone speciali e senza di loro, molte delle cose che posto non ci sarebbero.
Bon, spero non vi
faccia troppo schifo, è senza pretese u_u tanto amore!
Jess
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