momo no hana

di PorcoJared
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Tutto sommato sembra simpatica, è strana e questa cosa mi piace. Posso dire con certezza che è uguale a me. Stessi gusti musicali, stessi gusti in fatto di libri. Insomma siamo d'accordo su tutto.
-Perchè hai lasciato la città per venire in questo buco?- mi chiede ridendo.
Mi chiedo perchè arrivi sempre questo punto, il punto in cui devo parlare di mio padre. Sono 2 mesi che la gente non fa altro che chiedermi come sto'.
Cerco di dare una risposta vaga ma esce una bugia.
-Siamo venuti a vivere vicino alle nonne-
-Quindi i tuoi sono di qui?-
Annuisco, non riesco a formulare una frase. La mia testa è persa nei suoi pensieri, nei ricordi. Perchè siamo venute qui, perchè abbiamo dovuto infliggerci un dolore che non possiamo sopportare?
Guardo fuori dalla ampia vetrata, di cui è costituita una parete della mensa, fuori il cielo è limpido. Molti studenti sono appoggiati a dei grossi alberi impegnati a leggere.
Chiudo gli occhi e provo a isolarmi da tutto, dal rumore delle chiacchere insulse di ragazze e ragazzi, i rumori provenienti dalla cucina. Ci riesco e nella mia mente regna il silenzio. Mi accade molto spesso. Alcune volte voglio semplicemente restare da sola e facendo questa cosa riesco ad avere 2 o 3 minuti di silenzio.
Sento una voce nella mia testa, qualcosa mi sussurra "stai bene?". Apro gli occhi e incontro lo sguardo di Alice che mi fissa preoccupata.
-Stai bene?- mi ripete.
-Si...- rispondo con un filo di voce.
-Ti capita spesso?-
-Molto spesso- dico abbassando lo sguardo sul tavolo, lei alza le spalle e mi sorride poi cambia discorso e io sospiro, sollevata.
-Mi fai vedere il foglio delle tue lezioni? Magari abbiamo dei corsi in comune-
Cerco il foglio nello zaino, glielo passo. Lei lo guarda attentamente po mi dice:
-Abbiamo solo inglese, al giove...-
Non riesce a finire la frase. Un liquido rosa ricopre i suoi capelli e sta' pian piano gocciolando sul viso e sul libro.
Dietro un gruppo di ragazzi ride.
-Mi dispiace, non volevo farlo...- Dice il ragazzo con in mano il bicchiere.
-Fa niente...-
Non capisco perchè non dice niente, così rispondo io per lei.
-Sei solo un cretino. Non si trattano così le persone!-
Forse il mio tono non è stato molto convincente, infatti il ragazzo mi ride in faccia e si gira verso il gruppo di ragazzi. Uno di loro gli passa un'altro frullato che finisce sopra il libro.
Sono furiosa, faccio per rispondere al ragazzo ma lui, dopo avermi fatto il medio, esce dalla mensa.
Poi mi concentro su Alice. E' piegata sul tavolo, piange e sta' cercando di pulire il libro ma senza risultati.
Noto che ha lasciato il libro. Cerco di pulirlo con i fazzoletti, ma lascio perdere perchè mi rendo conto che facendo così, sto solo peggiorando le cose.
E' un libro vecchio, la copertina è blu cobalto scolorito e all'interno, sulla prima pagina c'è una dedica. Sembra fatta con una penna stilografica, le linee sono morbide e sottili. E' difficile capire il significato perchè delle goccie di frullato hanno coperto una parte della dedica.
Riesco a leggere solo un "Per te, mio angelo" e la parte finale:
"Forse non mi aspetterai e io non te ne farò una colpa, ma devi sapere che passerò il resto dei miei giorni a pensarti. Tuo per sempre. Dan."
Non sembra la solita dedica fatta tra adolescenti, quindi mi viene da pensare che il libro non sia suo. A sedicianni non puoi fare questo tipo di promesse e sperare di...mantenerle.
Infilo il libro nelle zaino e prometto a me stessa, di cercare Alice.





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