Come sei veramente
Secret garden*
Seguito di "Big my secret"...
Stupido. Stupido. Stupido.
Ecco cosa sei riuscito a fare, alla fine: spaventarla.
E lasciatelo dire, come sensitivo non vali proprio niente. Non hai
alcun controllo sui tuoi poteri, le visioni ti arrivano quando
meno te lo aspetti, e non certo quando ne avresti bisogno. Se solo avessi
potuto sapere quello che sarebbe successo oggi...
E invece, sei solo riuscito a vedere il suo tentativo di suicidio da adolescente, nonchè...
Ho visto che avremmo fatto l'amore, in un futuro neanche troppo
lontano. Ma non significa che ciò accadrà davvero.
Sarebbe accaduto, se oggi non l'avessi terrorizzata.
Questo vuol dire che posso cambiare il corso degli eventi?
Pare di sì.
Ho visto che il suo appartamento andava a fuoco, i suoi gatti morire
bruciati. Ma questo non è successo, perchè ho chiamato in
tempo i pompieri.
Cosa mi è successo? Cosa mi sta succedendo?
Sam ha fatto delle ricerche e sostiene che il mio caso non è del
tutto insolito. Il mio cervello, per compensare la parte distrutta
dall'incidente, avrebbe imparato a utilizzarne una che nelle persone
normali è solitamente inattiva. Si chiama psicometria: il potere
di vedere passato, presente e futuro toccando oggetti e persone.
Non voglio questo potere.
Io voglio solo una vita normale. Uscire da qui, tornare ad insegnare... avere una famiglia.
Marie dice che una vita normale non esiste. Forse ha ragione. Ma esiste una vita anormale,
e senza forse.
Cosa c'è di normale nel toccare una ragazza che ti interessa e
vedere una grossa crisi che ha passato più di otto anni fa,
vedere che in futuro farai sesso con lei, e infine vedere che il suo
appartamento va a fuoco perchè dopo avere bollito l'acqua per il
caffè, per la fretta ha solo messo al minimo il fornello
anzichè spegnerlo, e la fiamma ha raggiunto le presine?
Avrei dovuto dirle cosa sono diventato, prima di trovarmi dentro fino
al collo con lei. Avrei dovuto dirle a cosa andava incontro mettendosi
con uno come me.
Ma... non ce l'ho fatta.
Avevo troppa paura.
Paura di spaventarla, e allontanarla da me, come poi è successo.
Via, anche senza essere un sensitivo avresti dovuto immaginarlo.
Avresti dovuto dirglielo quel giorno, quando ti ha baciato mentre
dormivi e tu hai visto un possibile futuro - un futuro che si sarebbe
avverato se oggi tu non avessi fatto questa bella piazzata.
Ti sarebbe piaciuto, vero? Era calda e morbida sotto di te, la sua
pelle vellutata e profumata, il suo corpo sodo e tornito. Quando ti sei
svegliato, ti era già venuto duro. Quante volte ci hai pensato, nei giorni scorsi?
Sarebbe stato bello. Molto.
Già. Sarebbe.
Adesso, non la vedrai più. Forse chiederà di essere sostituita da una collega, per la terapia.
Ma come potevo tacere?
Come avrei potuto lasciare bruciare la sua casa, i suoi gatti a cui è tanto affezionata, senza avvertirla?
Le voglio bene.
Sapevo che l'avrei terrorizzata, ma non potevo lasciare che accadesse.
Non sarei più riuscito a guardarla in faccia, altrimenti.
Stavamo scherzando dopo gli esercizi, all'uscita dalla palestra.
Eravamo felici: Sam ha deciso di dimettermi, lunedì. L'ho
baciata, e quel bacio mi ha provocato la visione - Sam è più che certo che le visioni
sono scatenate dal contatto fisico, e se ci penso è proprio
così.
Inizialmente, Eileen mi ha preso per pazzo: l'altra cosa che più temevo.
Com'è cambiata la sua espressione, com'è cambiato il suo
atteggiamento nei miei confronti! Ha creduto che mi fossi
improvvisamente bevuto il cervello, e ha iniziato a parlarmi come si
parla a un cerebroleso: la stessa ragazza che, fino a qualche secondo
prima, mi guardava con occhi innamorati.
Io ho ribadito che se non fossimo corsi a chiamare i pompieri, i suoi
gatti sarebbero finiti arrosto, e quando mi ha chiesto come potevo
sapere una cosa simile, mi sono accorto che stavamo solo perdendo
tempo. Così, le ho detto che lo sapevo, come sapevo di quella
notte di otto anni fa in cui si è trovata a scegliere fra la
vita e la morte, una cosa che ha sempre tenuto segreta a tutti.
E qui, ha iniziato a tremare. I suoi occhi grigioazzurri si sono
allargati, la sua bocca si è aperta dallo stupore, la pelle
rosea del suo viso è diventata bianca come cera.
E io ho pensato che fra noi era tutto finito.
In questo mese, successivo al mio risveglio, Eileen aveva a poco a poco smesso di trattarmi come un paziente, per trattarmi
come... come un uomo a cui era interessata. Io inizialmente fingevo
indifferenza, ero talmente preso dai miei problemi, da ciò che
avevo perso... e da Sarah.
Sarah, che mi ha lasciato per un altro mentre ero qui a dormire. Chi dorme non piglia pesci, caro mio.
Sarah, che mi ha spezzato il cuore e ha buttato del sale sopra alla ferita.
Sarah, di cui in fondo sono ancora innamorato.
Avrei voluto sposarla. Credo che non sarò mai in grado di dimenticarla del tutto.
Quando mi è venuta a trovare, ho spaventato anche lei. Prima di andarsene mi ha
baciato sulla bocca, ed io le ho detto che la fede nuziale che credeva
perduta era in realtà nascosta in una valigia.
Ecco cos'è una vita anormale.
Per questo non sono riuscito a confessare nulla ad Eileen riguardo ai
miei poteri. Anzi, dopo la visita di Sarah, dopo avere visto i suoi
occhi sbigottiti, e sentito la sua voce tremante che mi chiedeva come
potevo sapere che aveva perso la vera durante il viaggio di nozze, ho
cercato di tenerglielo nascosto.
Da quando ho capito che anche lei interessava a me.
Forse, se le avessi confessato tutto subito...
Stupido. Stupido. Stupido.
Entra Sam Weizak, nervoso. Mi informa che il centralino è
intasato, ci sono una decina di giornalisti alla reception, e tutti
chiedono di me. Le persone che erano nel corridoio mentre tentavo di
convincere Eileen a credere alla mia visione, e poi quando ho telefonato ai
pompieri dal telefono a gettoni nell'atrio, sono stati veloci a
diffondere l'accaduto.
"Devono essere a corto di notizie, oggi", ribatto, ma anch'io sto iniziando a sentirmi nervoso.
"C'è poco da scherzare", fa Sam. "Sei in un bel guaio."
Non gli do torto. E la soluzione è una sola: devo farmi
intervistare. Smentirò tutto e convincerò i giornalisti
che in me non c'è niente di strano.
Stupido. Stupido. Stupido.
Perchè cavolo non mi hai detto niente?
Perchè cavolo non mi hai mai detto niente?
Credevo ti fidassi di me.
Stupido Johnny!
Adesso capisco tutto. Tutto è improvvisamente chiaro.
Non si trattava di convulsioni, di trance, di epilessia, di allucinazioni, di che cavolo di altro.
Sei un... sensitivo? Veggente? Indovino? Qual è la parola adatta?
Ma com'è possibile?
Credevo che certe cose non esistessero. Credevo che fossero solo
invenzioni dei rotocalchi, delle riviste di gossip che si vendono al supermercato come l'Inside View... chiacchiere da bar o da salone di
parrucchiera... o invenzioni di chi ha bisogno di soldi o di
pubblicità, o di entrambi, e si inventa... sensitivo, veggente,
indovino.
Com'è possibile?
Ma lo è. Non so come, ma è possibile.
La storia della madre di Sam Weizak... e quelle volte che i tuoi occhi
sono diventati freddi e scuri, come trasognati, e ho sentito quella
strana scossa elettrica...
Cos'hai visto dentro di me, quelle volte?
Hai visto... la crisi in cui sono passata tanti anni fa. Non l'ho mai
detto a nessuno, mi guardo bene dal farlo, e tu l'hai visto, lo sapevi.
Me l'hai detto oggi, per farmi credere a quello che mi stavi dicendo
sulla mia casa e sui miei ragazzi.
Hai visto la mia solitudine. Il macigno che a volte sento al posto del cuore, e che si fa sempre più pesante.
Cos'altro hai visto di me?
Hai visto che sono una fifona esagerata e che non ho il minimo sangue
freddo? Hai visto la mia testardaggine, il mio terrore dei ragni, tanto
che non riesco neanche ad ammazzarli e mi tocca aspirarli con l'aspirapolvere, la mia avversione per gli spinaci
e la mia passione per la cioccolata? Hai visto che genere di film e
libri e musica preferisco? Hai visto che genere di
biancheria intima indosso, hai visto di che colore sono davvero i miei
capelli, hai visto com'è pieno di lentiggini il mio viso, senza
cipria?
Hai visto che quando sono nervosa mi mangio le unghie come una
ragazzina, sebbene in pubblico riesca a controllarmi? E' per questo che
le tengo così corte.
Hai visto che a volte la sera sento il macigno che pesa e mi soffoca, ed esagero con il whisky?
Hai visto che bevo troppi caffè, che ogni tanto fumo una Lucky
Strike, il cui odore mi ricorda mio padre, che faccio una vita
sregolata, e mi ammazzo di lavoro per non pensare?
Hai visto che mi manca mio fratello, che mi mancano i miei genitori
nonostante tutto, che mi manca l'Irlanda, che non ho smesso di
considerare la mia terra anche se ora sono a tutti gli effetti una
cittadina del Maine?
Hai visto tutto di Bobby?
Hai visto... hai visto ciò che spesso avrei voluto fare con te invece di praticarti un massaggio rilassante?
Dio, che vergogna.
Ma se non avessi visto che la mia casa stava bruciando, quando le
presine avevano appena preso fuoco, non si sarebbe tutto risolto in un
pò d'acqua da asciugare su mobili e pavimenti, e di muri da
imbiancare per coprire la fuliggine.
Avrei perso la mia casa, le mie cose... i miei ragazzi.
E io, che ho fatto? Dopo che tu mi hai rivelato quello che sapevi di
me, e che nessun altro poteva sapere, ti ho finalmente creduto. E sono
scappata via, sono corsa dalla mia casa, dai miei gatti e dalle mie cose,
mentre tu chiamavi i pompieri da solo.
Anch'io, alla fine, ti ho lasciato solo.
Non sono meglio di Sarah.
Ma perchè, stupido, non mi hai mai detto niente?
Credevi che ti prendessi per pazzo? Era questo che volevi dirmi, quella volta? Erano queste le cose sgradevoli che temevi che io scoprissi in te?
Temevi che io ti abbandonassi?
Era questo che temevi? Di rimanere solo?
Solo... come me?
Sei solo, adesso. Io sono nella mia casa, con i miei ragazzi a cui tu
hai salvato la vita, e tu sei solo nella tua stanza di ospedale, ed io
non ti ho nemmeno ringraziato. Non sono solo una persona da quattro
soldi: sono proprio da niente.
Miserrima, diresti tu, con quel tuo modo di parlare forbito, che mi fa sorridere.
Devo raggiungerti. Non posso starmene qui. Devo ringraziarti... ma devo
anche chiederti perchè mi hai tenuta all'oscuro di tutto. Voglio
che ti fidi di me. Non voglio che tu mi dica se hai paura del buio,
qual è il cibo verso il quale hai avversione, se ti mangi le
unghie o se mastichi a bocca aperta, o se sei stonato come una campana
crepata o se russi quando dormi. Non voglio sapere queste piccolezze.
Ma voglio che tu ti fidi di me e mi dica le cose importanti.
Come avere una seconda vista e conoscere i segreti degli altri, senza che questi lo sappiano.
Altrimenti, mi dispiace, per te e anche per me, ma non c'è storia.
Oddio.
Ma quello sei tu, al telegiornale delle otto?
Una conferenza stampa, un'ora fa, alla clinica?
Sì, sei proprio tu, alto e slanciato, con una camicia azzurra e
un paio di jeans stinti, sull'unica stampella su cui ora ti reggi,
affiancato da Sam Weizak, che ti arriva appena alle spalle. Stai
fronteggiando i giornalisti, teso ma composto. Racconti tutto quello
che è successo questa mattina e rispondi alle loro domande, come se si fosse trattato di una semplice sensazione,
anzi, di una banale coincidenza.
Ma quel giornalista vestito di scuro, con gli occhiali da aviatore... quel Roger
Dussault... accidenti, è in cerca di scoop, lo si vede lontano
un miglio. Venderebbe sua madre per un servizio da prima pagina.
Si avvicina a te e ti provoca, ti chiede di giustificare le tue
capacità. Tu rispondi che hai appena spiegato di non possedere capacità particolari, e che comunque non
potresti giustificarle.
Lui non demorde, ti chiede una dimostraizone. Ti chiede chi vincerà le elezioni l'anno prossimo.
E tu ti arrabbi. "Vorrà scherzare", rispondi, con le guance
chiazzate di rosso. Anch'io mi sarei arrabbiata, se mi avessero
provocata a quel modo.
Ma Dussault non molla: "Voglio solo vederci chiaro. Se lei stamane ha effettivamente detto alla sua terapista che la sua casa bruciava, mentre la casa stava davvero
bruciando, faccio fatica a credere che si sia trattato di una
coincidenza. E se invece, come penso, il suo è solo un bluff per
farsi un pò di pubblicità... bene, allora stiamo tutti
perdendo il nostro tempo."
Sei impulsivo, ti conosco ormai: non la lascerai passare liscia a quel cafone. Che comunque, se lo merita.
"E va bene", dici, afferrandogli un polso con la mano libera. Chiudi un
attimo gli occhi, li riapri. Ecco, di nuovo quegli occhi freddi,
ghiacci, scuri. Li si possono vedere anche dalla televisione. Mettono i brividi, quegli occhi. Ma quel Dussault se lo merita.
"Allora, cosa vuole sapere?" dici. "Vuole sapere perchè sua sorella Anne si è suicidata?"
"Cosa sta..." sussurra Dussault, grigio in faccia.
"Non si è trattato di suicidio, Roger. Non voleva morire. E' stata un'overdose... eroina tagliata male..."
"Bastardo!" grida Dussault spintonandoti all'indietro. Ti cade la stampella, ma per fortuna c'è Weizak a sostenerti.
Avrei dovuto esserci io, al suo posto, o insieme a lui.
Invece cos'ho fatto? Sono scappata.
Dussault scappa via proprio come ho fatto io, si dirige verso
l'uscita. Tu cerchi di raggiungerlo, gli gridi di aspettare, e quando
lui si ferma mormori: "Io... io... non potevo immaginare..."
Il tuo viso è pallido e sconvolto, sei mortificato. Non dovresti
esserlo: se l'è cercata, e ampiamente meritata. Dussault si gira
verso di te, le lacrime gli rigano le guance, ribatte, disperato,
furente: "Stia lontano da me, maledetto!"
Il servizio si chiude qui.
Metto giù Minou, che mi stava facendo le fusa fra le braccia.
Spengo la televisione e butto giù quello che rimaneva
del mio Jack Daniels (questa sera avevo l'intenzione di esagerare,
ma per fortuna ero solo al secondo, e sono ancora abbastanza sobria per
poter guidare), poi corro a infilare un vestito, il primo
che trovo nell'armadio, e un paio di infradito: non è proprio il
caso che vada in giro in maglietta di tre taglie più grande e
perizoma.
Voglio che ti fidi di me.
Se tu ti fiderai di me, io non avrò paura.
Ti accetterò come sei. Anche se puoi vedere di me cose che preferirei tenere nascoste.
E non ti lascerò mai.
La porta è chiusa a chiave.
La stanza è in penombra, illuminata solo dalla luce fioca dei lampioni che viene da fuori.
Le tende sono chiuse, ma il profumo dolce delle rose del
grande giardino della St. Francis, da cui verrò finalmente
dimesso lunedì, per terminare la convalescenza a casa di mio
padre, riesce lo stesso ad entrare.
Le lenzuola di cotone sono fresche e sanno di pulito, la coperta è calda, piacevolmente pesante.
Il mio pigiama è finito per terra, così come il vestito
di Eileen, disegnato a rombi colorati, sotto al quale indossava
solo un leggero perizoma.
Anche quello è finito sul pavimento, come i miei slip.
La sua pelle è
liscia e morbida, profumata di ambra. Il suo corpo è sodo e
tornito sotto di me. I suoi capelli odorano di camomilla. Il suo bacio è
lento e sensuale. Il suo alito sa di menta.
Posso sentire la sua
eccitazione, le punte dei suoi capezzoli sul mio petto, le sue
mani, dalle unghie corte ma curate, che mi sfiorano la schiena, il suo
bacino inarcato verso il mio.
Eileen è tornata. E' tornata da me.
Ci siamo chiariti, anche se in fondo non avevamo molto da chiarire.
C'è bastato uno scambio di frasi, uno scambio di sguardi.
Mi ha chiesto perchè non le ho detto niente.
Io le ho risposto con sincerità: perchè temevo che si
spaventasse, o che mi prendesse per pazzo, o tutte e due, e temevo che
mi abbandonasse. Non voglio più restare solo.
Come al solito, lei si è seduta sul mio letto, anzichè
sulla poltroncina di pelle nera. Mi ha guardato dritto negli occhi, e
mi ha detto: "Se anche tu vuoi far parte della mia vita quanto io
voglio fare parte della tua... fidati di me. Altrimenti..."
Non l'ho lasciata terminare la frase, l'ho tirata a me e le ho chiuso le labbra con le mie.
Poi abbiamo iniziato a baciarci e abbracciarci e accarezzarci, e non
abbiamo parlato più. Le spiegazioni, quelle vere, sui miei
poteri, su cosa sono in grado fare, su cosa so di lei che lei non sa
che io so (sono sicuro che me lo chiederà, quanto so di non essere mancino), verranno dopo.
Intanto, nascondo il viso nella nuvola rossa dei suoi capelli e
affondo dentro di lei, perdendomi nel suo calore. Eileen sospira
di piacere e desiderio e mi stringe a
sè, avvolgendo le proprie gambe muscolose intorno ai miei fianchi.
La realtà è molto migliore di quello che avevo visto solo nella mia mente.
E' stata una giornataccia, ma per fortuna è finita bene.
Credits:
*”Secret garden” è una canzone di Bruce Springsteen.
Disclaimer: I
personaggi di Johnny Smith, Eileen Magown, Marie Michaud, Samuel
Weizak e Richard Dees appartengono
a
Stephen King.
Se qualcuno
riconoscesse nella mia storia idee che ritiene di sua proprietà,
mi creda se gli dico che non l’ho fatto apposta, e spero non si
offenda.
Infine, preciso che questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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