Back off! He is MY gay thing!
Fandom:
Supernatural, you don't say! :P
Titolo: Back
off! He is my
gay thing!
Pairing: Dean/Castiel
Personaggi: Sam,
Dean, Castiel, Aaron, il Golem
Rating: Verde
Genere: Comico, Fluff
Avvertimenti: Missing
Moments
Contesto: si colloca
in un punto imprecisato dopo la 8x14 :)
Riassunto: Ovvero di
quando Dean presentò Aaron a Castiel e Sam commise
l'imperdonabile errore di definirlo la "gay thing" del fratello.
Note: Come mi
è venuta in mente questa storia? Sommiamo l'idea che mi
è sorta guardando la 8x13, su come sarebbe stato se Cas
avesse incontrato Aaron, più un'immagine troppo simpatica
che ho trovato su tumblr -e che la trovate subito dopo il titolo- ed
ecco che nasce questa storia x°D Ancora una volta, la
comicità la fa da padrona. Di solito quando scrivo una one
shot è quasi sempre leggera, mentre per quanto riguarda le
long riesco ad essere anche piuttosto angst, infatti ne ho in mente una
che... *rabbrividisce* lasciamo stare, non voglio rovinarvi la lettura
°^°
Note al quadrato:
Nella seguente storia sono presenti molti termini in inglese, delle
battute del telefilm in originale, come lo scambio Jerk/Bitch tra Dean
e Sam, l'espressione men
of letters -che suona molto meglio di "letterati"-, e gay thing. Il "back
off" del titolo mi ricorda molto Dean che lo rivolge a Meg nella 7x21,
quando voleva che stesse lontana da Cas e la tavoletta x°D
Disclaimer: Supernatural
e i suoi {adorabili} personaggi
appartengono a Eric Kripke, e la mia scrittura non ha scopo di lucro.
Amate lui, gente *scuoricina*
Back off! He is my gay thing!
«Cas,
amico, ti dispiacerebbe portare le tue chiappe alate qui, tra noi
comuni mortali? Abbiamo bisogno del tuo aiuto per un caso...»
Dean aprì un occhio per scandagliare la stanza, ma il volto
corrucciato di Sam, che si guardava intorno con aspettativa fu l'unico
ad occupare il suo campo visivo.
«Non funziona, Sammy» dovette capitolare Dean, la
voce più delusa di quanto avesse pianificato «Te
l'ho detto... non mi risponde da mesi, perché mai
dovreb-»
«Ciao Dean.»
Il maggiore dei Winchester sobbalzò, voltandosi di scatto
per poi indietreggiare, essendosi trovato ad un passo dal volto
dell'angelo.
«Cas!» esclamò Sam, sinceramente felice,
aprendo le braccia. Poi scoccò un'occhiata al fratello,
troppo intento a cercare delle ferite potenzialmente mortali sul corpo
di Castiel per notarlo.
«Sam» salutò l'angelo annuendo in sua
direzione.
Dean dovette ingoiare qualche replica, perché
boccheggiò un po' prima di dire qualcosa di sensato.
«C-Cas!» gli afferrò un braccio, quasi
temesse di vederlo scomparire da un momento
all'altro. «Stai bene?»
«Sì,» rispose la creatura soprannaturale
«allora, qual è il caso?»
Dean, finalmente assicuratosi che il suo angelo non fosse con un piede
-o un'ala- nella fossa, diede una gomitata al
fratellino. «Sam, Cas mi chiede qual è il
caso!»
L'altro lo guardò con sufficienza: «Sì,
grazie, non l'avevo capito.»
Dean ignorò il sarcasmo, anzi ghignò avvolgendo
le spalle di Castiel con un braccio.
«Il caso, mio caro amico, è scoprire... chi di noi
riuscirà a bere più birra senza
ubriacarsi!»
Castiel parve interdetto. «Dean, questo non è un
caso. Credevo...»
«Tu credi troppo, Cas. Comunque puoi fare l'arbitro, se non
vuoi partecipare. Vuoi partecipare?»
E c'era così tanta aspettativa negli occhi del giovane, che
Cas non se la sentì di dirgli di no.
«Come preferisci.»
Quando entrarono nella stanza, Castiel si bloccò nello
scoprire gli altri due occupanti del tavolo, e cercò
immediatamente lo sguardo di Dean, in una domanda silenziosa.
Il maggiore dei Winchester allargò, se possibile, il
sorriso, e gli diede una sonora pacca sulla spalla, indicando prima il
tipetto gracile con gli occhi grandi e sporgenti come un chiuaua e un
po' di barba, «Lui è Aaron,» e poi
quello che aveva tutto l'aspetto di un mezzo gigante, con le mani
grandi quanto la testa di Cas «e lui il suo Golem.»
Golem. Cas
fece una smorfia: perché il nome gli sembrava familiare?
L'angelo era stato convinto di non aver mai incontrato un essere umano
che fosse più alto di Sam, e che avesse le mani
più grandi di lui. Di conseguenza, quel Golem doveva
necessariamente essere una creatura soprannaturale.
A parte le dimensioni, quindi, magari Golem non era nemmeno il suo nome.
Annuì, guardandoli attentamente, aspettandosi che Dean
lasciasse la sua spalla: ma il cacciatore pareva essere particolarmente
comodo in quella posizione, perché non si mosse.
«E questo, amici miei, è Cas!»
Il giovane chiamato Aaron si alzò immediatamente strisciando
la sedia, e in un attimo gli fu di fronte, stringendogli la mano con
gli occhi che brillavano, come un bambino che contemplasse un gelato al
cioccolato -o Dean la sua Impala-.
«Così tu sei Castiel? L'angelo del signore?
Cioè... proprio un angelo angelo?»
«Emh... sì» rispose il suddetto,
nervoso, occhieggiando Sam che nascose immediatamente una risatina.
«Ho così tanto sentito parlare di te!»
continuò Aaron come se si sentisse autorizzato a raccontare
la storia della sua vita, ora che Castiel gli aveva risposto
«Voglio dire, Dean
non fa altro che parlare di te, ed è difficile farlo stare
zitto quando inizia, così...»
Dean si schiarì la gola, lasciandogli la spalla, e Castiel
si ritrovò a incolpare Aaron per questo, sebbene non ne
capisse il motivo.
«Sì, insomma, CAVOLI, sei proprio un angelo! Uno
di quelli con ali e aureola?»
«Nessuna aureola, quella è la grazia...»
iniziò a spiegare Cas, quando una voce cavernosa si
levò dal tavolo, e voltandosi, i quattro, scorsero il Golem
battere un pugno sulla superficie di legno, l'espressione del viso
contratta.
«Non fare domande di cui non vuoi conoscere la
risposta» spiegò il bestione, la voce che pareva
il ruggito di un drago proveniente dal fondo di un pozzo
«alcuni misteri del soprannaturale devono rimanere
tali.»
«A meno che non sei un Man of Letter»
obiettò ingenuamente Sam, quasi parlando a se stesso. Tutti
si voltarono a guardarlo e il minore dei Winchester arrossì.
Castiel inclinò la testa, confuso.
«Un man-of...?»
«Niente» tagliò corto Dean, battendo le
mani, ma a Cas non sfuggì l'occhiataccia che rivolse al
fratello.
«Non siamo qui per parlare dei nostri problemi,
giusto?»
«No» confermò Aaron con un grande
sorriso, tutto eccitato «Siamo qui per bere!»
«Che si dia inizio alle danze, allora, signori!»
Dean ridacchiò servendo i bicchieri, e Sam andò a
recuperare il vassoio con gli alcolici, mentre Aaron prendeva posto al
tavolo e batteva una mano sulla sedia accanto a sé,
richiedendo la vicinanza di Castiel.
L'angelo avrebbe preferito sedersi vicino a Sam e Dean... beh, magari
anche solo vicino a Dean... però non voleva essere scortese,
e così accontentò il tipetto pallido, che
sembrava provare una profonda ammirazione per lui.
«Aaah, avessi io un Golem così, non mi
lamenterei!» sospirò mentre Dean distribuiva i
bicchieri e Sam iniziava a versare la birra.
«Tu ti lamenteresti comunque» ribatté
Dean divertito, sollevando le sopracciglia arcuate.
Aaron ridacchiò abbassando gli occhi e annuendo sconfitto.
«Sì, hai ragione, sono fatto
così.»
Castiel strinse le labbra e gli occhi, facendo saettare lo sguardo da
uno all'altro.
Nell'aria c'era una tensione -uno strano tipo di tensione, ad essere
onesti- che non gli piaceva affatto.
«Allora, chi inizia?» chiese ancora Dean, quasi
saltellando come un bambino, una volta che i bicchieri di tutti furono
riempiti.
«Carta forbice sasso?» propose Sam, già
pronto a giocare.
«Carta forbice sasso» acconsentì Dean.
Batterono il pugno sul palmo per tre volte, poi Dean
bestemmiò e Sam ridacchiò, spingendo il bicchiere
colmo di birra all'indirizzo del fratello.
«Sceglie sempre forbici» spiegò a Cas,
Aaron e Golem, che avevano assistito accigliati alla scena.
Poi, come avrebbe detto Dean, si diede inizio alle danze.
E Castiel, davvero, non avrebbe voluto prestarsi a simili... giochi.
Lui era un angelo, non doveva macchiarsi di peccato.
In teoria.
Mezz'ora più tardi, non avrebbe saputo giudicare chi fosse
più ubriaco. Aaron singhiozzava, per poi ridacchiare al
rumore, il Golem borbottava parole in una lingua sconosciuta -aveva un
che di ebraico, però-, o ringhi improvvisi che facevano
sobbalzare i Winchester e ridere -tanto per cambiare- Aaron.
Dean si umettava spesso le labbra, con quel sorriso da eterno bambino,
e gli occhi rossi e lucidi, ma da quanto Cas ricordasse era abituato a
bere, quindi l'alcol non doveva fargli troppo effetto.
Infine Sam batteva le palpebre come se stesse cercando di mettere a
fuoco qualcosa, e ogni tanto si scacciava via i lunghi capelli dalla
fronte -anche quando non era necessario-, facendo ridere Dean e Aaron,
e borbottare parole astruse il Golem. Considerando l'altezza del
ragazzo e la sua corporatura, forse avrebbe retto bene l'alcol.
Forse.
Quando fu il -tredicesimo, forse?- turno di Castiel, l'angelo
ingollò il contenuto del suo bicchiere in un attimo, senza
mutare espressione.
Dean lo guardò quasi allucinato.
«Come diavolo fai, Cas?»
«E' un angelo, jerk» biascicò al suo
posto Sam, la voce impastata, annuendo a conferma delle sue parole. Ma
poi probabilmente gli girò la testa perché si
afferrò la fronte con le dita, e Aaron rise ancora -Cas
sentì che quel suono iniziava ad innervosirlo-.
«Bitch» ribatté Dean, per poi
singhiozzare. Al suono ghignò, mentre Aaron rideva quasi con
le lacrime.
«Posso smettere quando voglio» si
aggregò Castiel, dando credito alle parole di Sam.
«L'ultima volta che hai detto così»
riprese Dean, la risata che faticava a smorzarsi in gola «Hai
ingurgitato non so quanti hamburger. Ti ricordi, eh, Cas?»
«Purtroppo sì» dovette ammettere
Castiel, mentre vedeva Aaron colmare il quattordicesimo bicchiere di
birra, e versarsene buona parte sul colletto prima di mandarla
giù e ridere per esserci riuscito -o forse per qualche altro
arcano motivo. Ormai rideva più che respirare-.
«Ma non era stata una mia volontà. C'era
Carestia.»
«Sì, certo, tutte scuse» rise Dean, per
poi fissare il gargarozzo del Golem mentre deglutiva la sua razione di
birra.
«Giù, giù, giù!»
lo incitò Dean per poi erompere in un urletto di gioia
quando il Golem ebbe sbattuto il bicchiere sul tavolo, pulendosi la
bocca con l'enorme dorso della mano.
«Non è una scusa, Dean. Carestia era un cavaliere
dell'Apocalisse, loro sono molto più potenti di qualsiasi
cosa tu conosca, perfino di noi angeli.»
Fu il turno di Sam, che titubò un po' prima di versarsi la
birra nel bicchiere, quasi stesse contemplando l'idea di ritirarsi. Ma
poi, dopo aver gettato una breve occhiata al fratello che gli fece
l'occhiolino, scelse di procedere.
«Tu però una volta ti sei bevuto un intero negozio
di liquori» rise Sam, con le labbra già sul bordo
del bicchiere. Cas seguì il movimento del fluido ambrato,
mentre scompariva nella gola del cacciatore.
«Era una situazione complicata» Castiel
passò la birra a Dean, tenendola ferma per un po' prima di
lasciargliela. «Sei sicuro che vuoi continuare? Questo
è un gioco stupido, e bere non ti farà di certo
stare meglio.»
«Lo stiamo facendo tutti qui» obiettò
Dean dando uno strattone alla bottiglia e strappandola dalla presa
dell'angelo. «Perché lo dici solo a me?»
Già,
perché? Si chiese Cas, distogliendo lo sguardo.
Dean aveva ragione. Tra tutti, era quello che aveva più
confidenza con la birra, quindi perché preoccuparsi per lui,
quando gli altri stavano decisamente peggio? Cas era sicuro che Aaron,
per esempio, non sarebbe sopravvissuto ad un altro giro. Già
la testa gli ciondolava pericolosamente, come se il collo non riuscisse
a reggerne il peso.
Il Golem non era umano, quindi magari l'alcol non gli faceva effetto
-ma dall'altro lato, Cas era sicuro che, almeno quanto lui, non avesse
nessuna voglia di continuare quel gioco stupido, e magari lo stava
facendo solo per far compagnia al suo umano.
Si chiese che legame ci fosse tra Aaron e il Golem.
Dean aveva detto suo.
E si chiese anche che legame ci fosse tra Aaron e Dean.
«Come vi siete incontrati?» chiese, prima ancora di
rendersi conto che stesse parlando ad alta voce. Si
irrigidì, la lingua incollata al palato.
Odiava doversi sbagliare, ma forse l'alcol, in effetti,
funzionava anche sugli angeli. Anche se molto meno rispetto agli umani.
Ma non c'erano altre spiegazioni.
«Chi?» chiese Dean spaesato, come se si fosse
svegliato in quel momento. Aaron continuava a fissare estasiato
Castiel, come se fosse una piramide egizia.
«Tu e Aaron» rispose Cas, quasi infastidito dalla
poca perspicacia del cacciatore. Ancora una volta non riuscì
a frenare la sua lingua, e rifletté sul serio se non fosse
meglio volare via prima di dire qualcosa di avventato.
«Oh, lui è la gay
thing di Dean» rise Sam versandosi un altro
bicchiere, probabilmente senza rendersi conto che non fosse ancora il
suo turno.
O magari fu Cas ad aver perso la concentrazione, perché alle
parole dell'amico sentì tutte le particelle del suo essere
bloccarsi.
«Cosa?» chiese, riducendo gli occhi a due fessure.
Vide Aaron ridere più forte ma Dean... Dean irrigidirsi.
«Non rompere, Sam» lo minacciò, laconico.
«Ma che vuooooi?» si lagnò platealmente
il minore dei Winchester, la voce alzata di qualche ottava, le sillabe
allungate come in una cantilena. «Sei stato tu a definirlo
così. Due volte!» e sollevò due dita,
mostrandole a tutti.
Cas sentì qualcosa chiudersi nel suo stomaco.
Immediatamente catturò gli occhi di Dean.
«Che significa?»
«Niente!» Dean si alzò subito, battendo
nuovamente le mani come se avesse avuto un'idea geniale «Che
ne pensate di chiuderla qui? Tanto si sa che Cas vincerebbe al gioco,
essendo un angelo!»
«Ora cerchi di rabbonirlo per non dover ammettere la tua
colpa!» lo accusò Sam, imbronciato, incrociando le
braccia al petto e Cas ebbe la conferma che sì, era ubriaco
perso.
«Colpa?» Aaron rise e Dean strinse i pugni.
«Vado a preparare gli hamburger. Cas, so che a te
piacciono.»
«Li adoro» rispose l'angelo con voce fredda e
inespressiva, incenerendo Aaron con uno sguardo.
«Bene, allora vado a preparartene uno!»
«Due» soffiò Sam.
«Due? No, fanculo Sammy, te lo prepari da solo!»
«Jerk!» quasi sputò Sam, cacciando di
nuovo indietro i capelli fluenti «Mica è per me,
è per Cas. Lui li adora, vero Cas?»
«Sì.»
«Ecco appunto, fanne due.»
Dean tramontò gli occhi al cielo, rassegnato, e fece per
andarsene.
«Portane uno con tanto bacon» Aaron
singhiozzò di nuovo, ridacchiando e indicando il gigante al
suo fianco «dobbiamo farglielo assaggiare ora che
è ubriaco, così non se ne renderà
nemmeno conto.»
«Ruwxis
al ima*» sbottò il Golem, ma nessuno
capì cosa ciò significasse.
«Magari ha fame» ipotizzò Aaron e poi
rise per la millesima volta -Cas avrebbe voluto mozzargli la voce-, e
Dean annuì. «Okay, allora due hamburger normali e
uno con bacon. Arrivo!»
«Li sta andando a preparare» illustrò
Sam con un sorriso felice, sporgendosi verso l'angelo «Lo
sapevi, Cas? Dean sa cucinare. Ed è anche bravo. E'
bravissimo. I suoi hamburger sono la fine del mondo... cioè,
non proprio la fine del mondo. Niente Lucifer, niente Michael, sono
solo buoni, ecco. Naturalmente, il secondo hamburger sarà
per me» si indicò ghignando apertamente, tutto
tronfio «L'ho detto apposta, non voglio che sappia che mi
piacciono i suoi panini, o se ne vanterebbe fino alla fine del mondo.
Cioè, non proprio l'Apocalisse e... okay, mi sto
zitto.»
«Sì, meglio» confermò
Castiel, ma non c'era disgusto nella sua voce, o fastidio. Solo affetto
e premurosità nei confronti di quello che aveva iniziato a
ritenere come un fratellino da proteggere.
Esattamente come faceva Dean.
«Quando il Golem tornerà lucido» riprese
Aaron, che di lucido aveva solo lo sguardo «mi
prenderà a pugni, ne sono certo.»
«Per avergli fatto mangiare bacon?»
domandò Sam. Aaron annuì, e il cacciatore mosse
una mano larga quanto una pertica, come per scacciare una mosca molesta
«Oh, andiamo, non l'ha fatto quando ti sei fumato le pagine
del diario di tuo nonno, perché dovrebbe farlo
adesso?»
«Perché è maiale!» Aaron
allargò le braccia e Cas si chiese se non si fosse per caso
dimenticato la parola "un".
«E allora?» Sam si abbandonò contro lo
schienale della sedia.
«E allora» ripeté Aaron, guardandosi le
mani che cercavano di spiegare più di quanto stessero
facendo le sue parole «il maiale è tipo sacro per
lui. Non lo mangerebbe nemmeno se fosse la fine del mondo.»
Cas batté le palpebre, estraneo a tutti quei discorsi,
cercando di capirci qualcosa -ma molto più probabilmente era
uno scambio di battute che solo Sam e Aaron potessero capire-.
«Eih» lo richiamò Sam, con gli occhi...
spaventati? «E' stato lui a citare l'Apocalisse, questa
volta! Io non c'entro niente!»
«Va bene» lo rassicurò Castiel, senza
realmente cogliere il perché di tanta agitazione. E quasi
magicamente, Sam si rilassò.
«Ma quanto ci mette Dean?» Aaron
singhiozzò di nuovo, ma questa volta la risata fu appena uno
sbuffo.
«Li sta preparando con tanto amore perché
c'è Cas» rispose Sam come se stesse raccontando un
aneddoto divertente.
«Oh, perché?» domandò Aaron e
Castiel desiderò sul serio renderlo muto.
«Che ne so, mio fratello adora Cas quanto Cas adora gli
hamburger. E io non dovrei nominare l'Apocalisse.»
«Capisco» convenne Aaron, assorto. Neanche avesse
scoperto il segreto di Fatima.
«Siete ubriachi» annotò Castiel, con una
leggerissima nota di biasimo che i tre non colsero. O meglio, due,
perché il Golem pareva essere in coma, dal momento che da
almeno dieci minuti stava fissando il muro senza battere ciglio o
muovere un muscolo.
«Forse dorme» azzardò Aaron, e come
dimostrazione mosse una mano di fronte agli occhi del gigante.
Nessuna reazione.
«Appunto, come sospettavo.»
Sam rise insieme ad Aaron ma Cas non riuscì davvero ad
accodarsi a quell'ilarità.
C'era qualcosa che stonava in tutta quell'atmosfera giocosa.
Una parola, che continuava a frullare nella sua testa.
Gay thing...
«Che significa che tu e Dean avete avuto una gay thing?»
si morse la lingua, quando si rese conto di aver, ancora una volta,
trasformato i pensieri in parole.
Aaron smise di ridere quando realizzò che stesse parlando
con lui.
«Ah? Ma niente di che...»
«Come vi siete incontrati?»
«Stavamo lavorando ad un caso in cui Aaron era
coinvolto» rispose al suo posto Sam, con voce ancora
impastata «lui ci ha aiutato. Però ci ha anche
pedinato. Cioè, prima ci ha pedinato, e poi ci ha aiutato.
Però solo dopo che noi l'abbiamo aiutato a nostra volta. Ci
siamo tipo aiutati a vicenda. Insomma, non so se capisci cosa
inten-»
«Stavi pedinando Dean?» Cas si rivolse direttamente
ad Aaron, ignorando bellamente Sam che grugnì qualche
imprecazione e annegò la delusione nell'alcol, ingollando un
nuovo bicchiere di birra.
Castiel si promise di ricordargli di smetterla, più tardi.
Ora aveva cose più importanti a cui pensare.
«Sì.»
«Perché lo stavi pedinando?»
«Perché stavano indagando sulla morte di mio
nonno, volevo saperne di più... così ho finto di
essere gay, tutto qui, amico.»
«Perché hai finto di essere gay?»
«Per avvicinare Dean, no?»
«E perché hai finto di essere gay per avvicinare
Dean?»
Castiel si sforzava di capire, davvero, ma la risposta sembrava immersa
nel buio più totale della confusione. Qualcuno doveva
ricordarsi di accendere la luce.
«Ma che ne so, credevo che giocasse in quella
squadra!» si giustificò Aaron, sollevando i palmi
«E in effetti, ho ancora i miei dubbi a riguardo...»
«Che vuoi dire?»
«Lascia perdere.»
«Perché credevi che Dean fosse gay? A lui
piacciono le donne.»
«Eih, che ne so io!» Aaron abbassò di
nuovo gli occhi, incapace di mantenere lo sguardo di Cas che sembrava
penetrargli l'anima «E' stato l'istinto, non te lo so
spiegare... tipo una sensazione a pelle, boh. L'ho visto, e ho pensato
che lo fosse, così ho deciso di adottare quella strategia
per abbordarl---emh, attirare la sua attenzione. E, amico, ci sono
riuscito» ridacchiò, incurante dello sguardo di
Castiel che si era fatto sempre più cupo e delle sue labbra
che stavano disegnando una linea sottile. «Anzi, mi ha anche
fatto i complimenti per la recita! Dice che ci aveva creduto!»
«E, se vogliamo dirla tutta, c'è pure rimasto male
quando ha scoperto che tra voi non c'era stato nessun... momento»
rise Sam ancora più ubriaco: forse, mentre Cas era
distratto, aveva bevuto altri tre bicchieri di birra.
«Ah, è vero!» ricordò Aaron
iniziando a ridere con Sam «Ci è rimasto malissimo
perché non avevamo realmente avuto un eye magic!»
Il seguito fu un indistinto rumore di risate grasse, con Aaron che si
piegava sul tavolo scosso dai singhiozzi, quasi piangendo dal ridere, e
Sam che, preso dall'euforia, picchiava perfino il palmo sul tavolo.
Castiel di solito amava il suono delle risate... specialmente quelle di
Dean... ma in quel momento lo odiò con tutto se stesso.
Si sentiva ribollire dentro, con un insieme di emozioni contrastanti a
cui non avrebbe saputo dare un nome che si agitavano nel petto. Gli
bruciavano gli occhi, e non riusciva a parlare: come se non avesse
più una lingua. In più c'era quell'odiosissimo
nodo in gola che non riusciva a mandare giù.
Si sentiva tradito, furioso, arrabbiato, triste e affranto sopra ogni
limite. Voleva solo volare via e distruggere quanto trovasse davanti.
Per primo quel tipo pallido e tutto occhi, che continuava a ridere come
una scimmia urlatrice.
E, l'aspetto peggiore di tutta quella situazione, era che non sapesse
nemmeno perché si sentisse così male.
Forse era l'alcol che gli stava facendo fremere la grazia...
Poi, come a peggiorare ulteriormente la situazione, Dean
rientrò nella stanza con un piatto colmo di panini.
«Ed ecco qui i vostri hamburger!» li accolse con un
sorriso luminoso. Castiel si alzò di colpo, facendo cadere
la sedia, e in poche grandi falcate lo raggiunse, minaccioso.
«Dean Winchester!»
«Che c'è?» pigolò Dean
pallidissimo, cercando di indietreggiare e proteggere i panini.
«Mi hai profondamente deluso!»
«Eh?» Dean era terrorizzato «No,
perché? Che ho fatto? C-Cas?»
Castiel respirava a stento, i pugni serrati lungo i fianchi, lo sguardo
da assassino pronto al massacro, i capelli sparati in aria.
«TU. Sei un...»
«Cas non capis-»
«Hai avuto una gay thing con lui in mia assenza?!»
tuonò la creatura soprannaturale, con la conferma che
sì, l'alcol aveva intrapreso il suo corso anche in lui
perché, in circostanze normali, era capacissimo di
controllare le proprie emozioni e di trattenere i propri pensieri,
senza necessariamente trasformarli in parole ogni sacrosanta volta.
Dean sudò freddo, e gettò un'occhiata allarmata a
Sam, oltre la sua spalla.
Il fratellino abbassò gli angoli della bocca in quella che
Dean aveva etichettato come bitch
face n.1, e si sentì in dovere di rimediare in
qualche modo.
«E' proprio a causa della tua assenza, Cas, che Dean ha avuto
una gay thing... con un
altro! Credeva che l'avessi abbandonato, era depresso e
non si sentiva amato, e quindi era come una zitella inacidita in cerca
di un nuovo compagno!»
Sam e Aaron ricominciarono a ridere senza fiato, eppure né
Dean é Cas trovarono divertente quella situazione.
«Ma che cazzo dici, Sammy?» Dean tornò
con gli occhi su Cas, che si faceva sempre più vicino. Dean
continuò ad indietreggiare spaventato fin quando la sua
schiena non cozzò col muro, e si ritrovò
intrappolato dal corpo di Castiel, i nasi ad una spanna l'uno
dall'altro.
«Non lo ascoltare, Cas, è ubriaco!» si
scusò Dean appoggiandogli una mano sulla spalla -quella che
non era occupata a tenere il piatto coi panini.
«Non mi interessa!» ribatté Castiel con
forza, allontanandogli la mano con un gesto brusco e nervoso.
«Sei una scimmia senza cervello, Dean Winchester!»
e con i grandi occhi blu lucidi e pieni d'ira, scomparve.
«Non vuoi l'hamburger?» domandò Dean con
una voce piccola piccola, ma ormai l'angelo era sparito.
«Beh...» cantilenò Sam, dondolandosi
sulla sedia, con un sorrisone strafottente. «Se Cas non lo
vuole me lo prendo io!»
«Vaffanculo, Sam» replicò Dean.
Aaron sospirò, tramontando gli occhi al cielo e ridendo
leggero.
Certo che quell'angelo era proprio geloso, eh?
Guardò Dean mentre poggiava il piatto sul tavolo -a distanza
di sicurezza dal fratello, schiaffeggiandogli la mano quando
quest'ultimo la allungò per afferrare un panino- e sorrise
ancora di più, afferrando e addentando quello che era stato
destinato a Cas.
E masticando, ebbe tre certezze.
La prima, era che quell'angelo aveva una bella cotta per il cacciatore.
La seconda, che Dean prima o poi avrebbe dovuto realizzare che un po'
gay lo era. Anzi molto
gay.
E la terza, che Sam aveva pienamente ragione: quegli hamburger erano
proprio la fine del mondo.
*Questa è la pronuncia di una frase in ebraico che significa "Non sono ubriaco" X°D probabilmente -e molto sicuramente, anzi- avrò sbagliato qualcosa, perché ho cercato personalmente la pronuncia di ogni lettera di quell'alfabeto assurdo, ma non sono sicura di alcune xD
THE END
~•~Angolo Autrice~•~
Eilàààà
hunters, come va?? :D
Ebbene, ultimamente vi sto tormentando di storie, ma che volete farci,
sono ispirata! :3
Penso di aver detto tutto più sopra, in ogni caso mi sono
divertita tantissimo a scrivere questa storiella senza pretese,
specialmente le scene in cui sono tutti ubriachi.
A proposito di questo, alcuni discorsi -specialmente di Sam- sono
sconclusionati. Beh, sappiate che non è bad writing, ho
semplicemente voluto mantenere il realismo x°D Adoro scrivere
di personaggi ubriachi: è come mettere per iscritto un
flusso di coscienza :P
Okay, non credo ci sia altro da aggiungere, se non, che davvero spero
di avervi fatto divertire almeno un pochino! Per farmelo sapere,
lasciate una recensione, anche piccola!! :)
Grazie e alla prossima, cari! <3
Campagna
di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona
l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni
di scrittori.
(Chiunque
voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove
meglio crede)
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