Prologo: Colei che silente attende
La Regina del Crepuscolo sedeva in mezzo al nulla.
Ammantata di tenebre, giaceva nel silenzio simile ad un’ombra più scura della
notte, il suo passo era l’Oblio, il suo sorriso la fine di ogni respiro, il suo
sguardo uno sconfinato dolore. Di una bellezza struggente, incarnazione stessa
della perfezione e del concetto di donna, avrebbe potuto ammaliare qualunque
uomo con il semplice suono della sua voce; i capelli corvini scintillavano di
riflessi argentei ed il volto dai lineamenti delicati, di un bianco perlaceo che
ne esaltava la nobiltà, pareva cesellato nel più prezioso dei marmi.
I suoi occhi lampeggiarono d’ira quando spalancò le palpebre in quel mondo
privo di suoni e colori.
Sollevò la testa, forse alla ricerca di un cielo invisibile, rivelando una
coppia d’iridi dalla sfumatura indefinibile in cui si leggeva la storia del
mondo e la sua tragica conclusione, due iridi simili al nero della notte, che
riflettevano l’infinito.
Ormai lo sentiva in ogni anfratto della sua mente: il risveglio era vicino,
presto i suoi passi avrebbero calcato di nuovo le terre, ma questa volta la
traccia del suo cammino sarebbe rimasta come un’indelebile cicatrice a
dimostrazione della sua esistenza.
Gli stolti che l’avevano contrastata, esponenti di quella razza futile ed
egoista, dedita unicamente alla violenza, erano incapaci di riconoscere la
bellezza suprema di un mondo privo dell’uomo. E lei l’avrebbe creato, quel
mondo: solo sterminate pianure deserte, senza alcuna voce a turbare i mille
suoni della natura, terre selvagge e maestose, dominio di piante ed animali, che
non ne avrebbero mai cambiato la conformazione.
L’immobilità, la pace, l’eternità.
La perfezione di un mondo sempre uguale a se stesso, privo della vita e della
morte.
Ormai nessuno possedeva il potere di fermarla. Le Cinque si erano spente poco
dopo la sua sconfitta e, se anche fossero riuscite a trovare un modo per
rinascere, avrebbe semplicemente colto l’occasione per vendicarsi di loro.
Perfino la sua mente rifiutava di ricordarle: ragazzine insolenti, che
utilizzavano un potere di cui non erano degne, un potere di cui lei era la
depositaria e che presto le avrebbe distrutte…
Le sue labbra vermiglie si tesero in un sorriso.
L’annientamento della razza umana, che oltre un secolo prima le Guardiane
erano riuscite ad impedire, si sarebbe presto compiuto.
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