Morto.
La luce verde, quel lampo morale scaturito dalla
bacchetta del mago più crudele, l’essere più orrido di tutta la terra.
Quando quel fascio luminoso lo ha sfiorato, l’ho
visto andare, piegarsi su se stesso e lasciarsi cadere, dopo quella che mi era
sembrata un’eternità.
Non aveva opposto resistenza, non aveva
combattuto; paura, si, di quella ne ebbe tanta.
Ma non lo ha dimostrato, è stato coraggioso, e ha
donato la vita per tutti noi.
Il suo corpo rimase inerte, fermo, adagiato sul
morbido muschio di quella foresta.
Avevamo perso, era tutto finito.
Harry Potter era morto.
Una parte del mio cuore si spense.
Buio, buio totale; nel mio cuore, sui miei occhi
si calò una coltre, un velo, e per un momento non vidi più nulla.
Tutti quei Mangiamorte, che prima sghignazzavano
contenti, erano spariti.
Vedevo solamente il suo corpo, privo di anima.
Ho sofferto troppo per poter piangere, per poter
anche solo dire una parola.
E ripenso.
Ripenso a quando lo avevo salvato dalle macerie, e
lo avevo lasciato, in quel fagotto di coperte, davanti a casa Dursley.
‘Questo bimbo diventerà un grandissimo mago… ne
sono certo!’ m’ero ripetuto mentre lo guardavo.
E più cresceva, più tutto questo si confermava.
Non doveva morire, no.
Diciassette anni erano troppo pochi per un mago
come lui: per un ragazzo pieno di cuore e di talento, sempre pronto ad aiutare
gli altri.
Vedevo in lui, tutto quello che io non ero stato:
famoso, un grande studente, circondato da amici che gli volevano bene.
Ma ora, il suo futuro era andato in frantumi.
Per il bambino che era sopravvissuto, niente era
più possibile.
Sentivo degli echi lontani, come delle
esclamazioni di felicità.
La mia mente era offuscata, e non mi accorsi
nemmeno di Narcissa Malfoy che si avvicinava al corpo per costatare se fosse
davvero morto.
Quando le esclamazioni si fecero urla, mi ridestai
dalla mia riflessione, ma il dolore che provavo era sempre più gravante.
Anche Colui Che Non Deve Essere Nominato soffriva,
ma chi se ne importava.
Lui l’aveva ucciso.
Era tutta colpa sua.
Ma non potevo fare niente; mi aveva stregato, e
non riuscivo più a muovere un muscolo.
Non ho potuto fare niente nemmeno quando quello
bastardo lo sbatteva a terra… e ancora e ancora.
Come mi sento in colpa.
Perché sono stato così idiota da farmi vedere.
Potevo proteggerlo.
Potevo farlo vivere.
Ma non ci sono riuscito.
Codardo, vile traditore.
Avrei voluto morire, ma sfortunatamente non potevo
farlo.
Dopo poco, ho sentito come un ordine nella mia
testa, che mi costringeva a prendere in braccio Harry e a portarlo dentro il
castello.
Mi avranno impedito di scappare.
Mi avranno impedito di urlare.
Ma non mi hanno impedito di piangere.
Fresche lacrime cadevano dai miei occhi, e si
andavano a nascondere nella mia folta barba.
Anche se piangere non serviva a niente.
Piangevo perché era la sola cosa che io potessi
fare.
Harry morto tra le mie braccia… impossibile
credere ad una cosa simile, perché non doveva accadere.
Finalmente l’incanto Imperius che mi controllava,
si sciolse.
Urlai, urlai più che potei.
“Ed ora sei contento, no? Sei contento che non hai
combattuto, brutto pezzo di un codardo che non sei altro? Sei contento che
Harry Potter sia… sia…m…morto..?” tutta la voce che avevo in gola, scomparve in
un attimo, come quel briciolo di ragione che avevo mantenuto fino a quel
momento.
Le lacrime continuavano a scendere velocemente, e percorrevano le mie guance, bagnandomi
il viso.
Tentavo di risvegliare l’attenzione dei centauri,
perché anche loro sapessero quello che era successo ad Harry Potter.
Dovevo trovare un modo, un modo per risolvere la
cosa.
Dovevo vendicarmi per quello che era stato fatto a
colui che consideravo come figlio mio.
“Fermati” mi disse una voce fredda, probabilmente
quella di Voi Sapete Chi.
Non riuscivo a distinguere niente… non volevo
distinguere niente, avrei solo sofferto…di più.
Eravamo nella Sala Grande, e Lui stava parlando.
Di quanto fosse grande e potente, e di quanto, a
suo confronto, Harry Potter fosse solamente un eroe senza un briciolo di
eroicità.
Come era volubile, come era morto.
Lo descriveva come se Harry avesse tentato di
sottrarsi.
Bugie.
Solamente bugie.
E lui, l’emerito bugiardo.
Passarono alcuni attimi, ma qualcosa accadde,
subito dopo: gli elfi domestici erano stati avvisati della battaglia di Hogwarts,
e ora si stavano ribellando come ne avevano il diritto.
C’erano venuti a dare una mano, ed ora stavano
salvando la situazione.
Nel trambusto generale, avevo perso di vista
Harry; ma quando guardai dove poco prima era adagiato il suo corpo, ora non ne
vidi neanche l’ombra.
Persi un battito del mio cuore: dove era andato.
Ma non ebbi il tempo di pensare ulteriormente, che
venni attaccato da Mcnair.
Quando lo stesi con un pugno, continuai a
guardarmi intorno: tutti stavano combattendo contro tutti, ma di Harry neanche
l’ombra.
Poi il mio occhio venne colpito da uno strano
particolare: un Mangiamorte veniva attaccato dal vuoto.
Così capì tutto: Harry era vivo e vegeto sotto il
suo caro mantello dell’invisibilità.
Si era salvato (Grazie mille Santo Merlino).
Mi sentivo come se fossi nuovo, rinato, e la parte
del mio cuore che mi era venuta a mancare, ora si illuminò.
Niente mi preoccupava più.
Sapevo che avevamo vinto, ma, cosa più importante:
sapevo che era vivo.
Ringrazio moltissimo Sakyjune che ha commentato il
primo capitolo e mi ha spronata a continuare.
Questo capitolo descrive il momento in cui sembra
che Harry muoia, dal punto di vista di Hagrid.
Spero vi piaccia.