02. Capitolo 02: Jo Danville
Capitolo 02: Jo
Danville
Jo: "We've
known each other for about a year now, Don. I have never told you this, but I
think you're one hell of a detective"
Flack: "Thanks,
Jo"
Jo: "You're
welcome"
Flack: "Jury's
still out on you, interim boss"
Episodio
08x01: Indelible
Jo Danville si era subito
sentita a proprio agio all'interno della squadra della scientifica capitanata da
Mac Taylor. Oh, aveva avuti i suoi dubbi in fase di trasferimento -
soprattutto per quanto riguardava la mia Ellie - ma già dopo qualche
settimana se li era scordati. La nuova casa era accogliente, Ellie si era
finalmente ambientata a scuola ed i suoi colleghi... sono
adorabili. Tutti. Persino il boss. Da
buona profiler, aveva scovato in tutti un tratto
distintivo ed unico, qualcosa che glieli faceva apprezzare ancora di più. Ma
la cosa che più le piaceva era l'affetto che legava l'uno all'alltro, un sentimento
che andava ben oltre il semplice essere colleghi, un sentimento che si
era sviluppato e continuava a crescere ed aveva fatto sì che due di loro si fossero
sposati, altri due fossero diventati migliori amici e tutti sostenessero tutti in
ogni battaglia. Era incredibile da vedere. Ed all'inizio ne ero un
po' intimorita, domandandomi se mai ci sarebbe stato posto per me in un gruppo così
esclusivo, un gruppo che non aveva semplicemente perso una collega ma, di
sicuro, un'amica ed una confidente. Ma quando si era trovata oggetto di una
delle battute demenziali di Flack aveva capito che sarebbe stata bene.
Benvenuta tra noi, era stato il messaggio
dietro il suo sguardo divertito. Ed il suo sguardo divertito era una cosa di cui sentiva già terribilmente
la mancanza.
***
Jo non aveva
mai particolarmente amato il turno di notte. Forse era il fatto di
essere mamma a farglielo soffrire poco. L'idea che Ellie dotesse passare la
notte da qualche amica o che ci fosse qualche vicino gentile che la teneva
d'occhio non era la stessa cosa che sentirla dormire nella stanza accanto alla
sua. Quindi, quando il suo cellulare aveva cominciato a vibrare sul comodino,
aveva sbuffato, infastidita. 'Non sono nemmeno reperibile, cosa
accidenti vorranno?', si era domandata quando aveva letto il nome del
suo capo sul display. Eppure, nella parte meno razionale del suo essere
aveva percepito il nodo stretto dell'inquietudine, perché, in verità, c'era un
solo motivo se il tuo capo - uno degli uomini più efficienti sul pianeta - ti
chiamava nella tua serata libera. E non era un motivo felice.
"Pronto?", era riuscita a tenere un tono di voce fermo,
qualunque cosa fosse stata non voleva farsi sentire fragile
, ' qualcuno lì fuori ha bisogno di me. Lo so.'
"Jo, sono Mac.
So che è la tua serata libera, ma ho bisogno di te. Ho già chiamato anche Lindsay,
ti darà una mano lei", l'uomo si fermò; a Jo la sua voce sembrò
incerta. Sicuramente si stava sbagliando.
"Mac..."
"È Flack, qualcuno lo ha
aggredito. Sheldon è con lui sull'ambulanza, io li sto seguendo in
macchina"
Jo sapeva che non c'era bisogno di informarsi ulteriormente sulle condizioni del detective: il fatto
che sia Hawkes che Mac stessero andando in ospedale valeva più di mille parole. La
donna non sapeva cosa dire. Annuì nel telefono, nonostante sapesse che Mac non avrebbe potuto
vederla. Ma non era un problema: il capo aveva già chiuso la
comunicazione, avendo la certezza che Jo si sarebbe catapultata sulla
scena. Non aveva avuto nemmeno bisogno di ricordarle di non contaminarla e di
trattare tutto con estrema cura e precisione. E nemmeno un accenno al fatto che
quel caso sarebbe stato la priorità assoluta. Jo era affidabile, sicura.
Sapeva cosa fare e come farlo.
Una ventina di minuti dopo, era già sulla scena. Molti poliziotti - sicuramente più di quanti
fossero realmente necessari - tenevano libera la zona allontanando i curiosi. I loro
sguardi e le loro posture erano immagine della preoccupazione interiore che li angustiava,
la paura che uno di loro avrebbe anche potuto non esserci più. La Danville
scorse un paio di loro controllare velocemente il telefono per verificare la
presenza di eventuali aggiornamenti. In un angolo c'era Lauren Cooper, intenta a studiare la punta delle dita con
ansia.
"Cos'è
successo?"
La novellina alzò lo
sguardo, ma non rispose.
"Sono Jo Danville,
lavoro per la scentifica"
"Conosce il
detective?"
"Sì", 'e com'è che tu
invece non sai nemmeno chi sia?'
La Cooper cominciò a parlare, ripetendole quello che aveva già detto a
Mac. La chiamata, la reazione del sergente Messer, l'ambulanza, i colleghi
poliziotti che erano arrivati di gran carriera. Persino il paramedico era
sembrato dispiaciuto. Jo l'ascoltò, concentrandosi più che altro su sui
gesti: la giovane sembrava veramente scossa ed abbandonata.
Forse, sotto sotto, stava incolpando Danny per averla lasciata lì.
'Benvenuta in polizia, ragazzina', Jo pensò con una punta di compatimento.
Lindsay non si vedeva
ancora e Jo decise di cominciare. Si accovacciò ed illuminò con la sua torcia
una macchia di sangue. 'È una macchia di sangue generico, non appartiene
assolutamente a qualcuno che conosco. E non è nemmeno vasta come sembra, è la
luce che la ingrandisce'. Erano bugie, e mentire non andava bene, ma Jo doveva
pur riuscire ad analizzare la scena.
***
"Sai, Don, io ti conosco da
poco e questo è un male. Almeno dal mio punto di vista. E sai perché? Quando
sono arrivata mi sono fermata sulla porta per riprendere fiato e ti ho visto.
Qui, in questo letto, dove uno come te non dovrebbe nemmeno immaginare di stare.
Se ti avessi conosciuto meglio, se fossi stata nella tua vita da più tempo, io
ti avrei abbracciato. Avrei fatto la contorsionista per superare tutti questi
tubicini e ti avrei tenuto stretto come fanno le mamme con i loro bambini.
Perché non è giusto.
Tempo fa ti
ho detto che sei un bravo detective e sono contenta di avertelo detto.
Mi piace come lavori, come noti i dettagli, le sfumature di voce delle persone,
come sai fare la domanda giusta facendola sembrava una domanda del tutto
casuale. Direi che tu fai con le persone quello che noi facciamo con le prove.
Ed è appassionante guardarti. Sai, Ellie, mia figlia? Ti confido un segreto che
non dovrai mai rivelare. Ha una cotta per te. Oh no, non me l'ha mai detto, ma
una mamma le sa certe cose. Colgo un aumento del suo interesse quando mi capita
di parlare di te. E, certamente, sa riconoscerti ad occhi chiusi sulla foto della
squadra che le ho mostrato. È una cosa tenera, questa sua cotta. Anche se è un
chiaro segnale che sta diventando grande e quindi ha un sapore dolce-amaro per
me. Mi domando quanto tempo passerà prima che
mi chieda di stare fuori per qualche giorno o chissà che altro. Tremo già all'idea del giorno in
cui vorrà partire per il college o, magari, mi presenterà un ragazzo. Ma, per
ora, sono fiera di lei. Perché è una ragazzina intelligente, che si fa volere
bene, che non ha troppi grilli per la testa. E, vedi, persino la sua cotta
è approvabile dalla giuria materna. Perché sei tu, capisci? E tu
sei una brava persona, con la testa sulle spalle, e non qualche cantantucolo punk con
abitudini quanto meno equivoche.
È brutale
questa città, sono brutali le sue strade. Sono qui da poco più di un anno e
ne ho viste già forse troppe. Più delle cose terribili viste a Washington; e questo
ti fa capire com'è davvero New York. Ma non dev'essere poi tanto male se tu la
ami così tanto. Perché è evidente. Perché parli di lei come se fosse
l'unica donna che potrai mai veramente amare per sempre, anche quando racconti
dei tuoi vecchi angoscianti casi. C'è sempre un tono nascosto nella tua
voce, una specie di non importa quanto questa città mi farà del male io la
perdonerò, perché è mia.
Ed a proposito di donne...", Jo si bloccò, incerta.
Non poteva sapere se Don riuscisse a sentirla, ma l'addentrarsi in quel particolare discorso
la faceva sentire insicura.
***
"Tyler,
possiamo parlare?"
"Mamma,
per piacere!", il giovane le stava dando le spalle, i muscoli
tesi.
"Tesoro... è solo che non voglio che ti metta nei
guai...", sospirò, pensando a Russ. In momenti come quelli quasi rimpiangeva di
essersi separata. Quasi.
Lui
si voltò di scatto, i pugni chiusi, gli occhi fiammeggianti: "Certo, perché
io sono uno stupido! Guarda...", si avvicinò alla scrivania e, dal secondo
cassetto, estrasse una confenzione di preservativi, "Hai visto? Non sono
uno sprovveduto"
Jo non sapeva bene cosa rispondere. Il fatto era
che era orgogliosa di suo figlio. Gli sorrise: "Non penso che tu sia uno
stupido, Ty, e questa ne è la prova. Ma quando si è così
giovani..."
"...
gli ormoni impazziti eccetera, eccetera. Lo so, mamma", rispose al suo
sorriso, "Starò attento. So che sei troppo giovane per diventare nonna. O così
credi..."
"Piccolo impertinente...", lei gli diede uno schiaffetto
su una spalla, scoppiando a ridere. Un'alra battaglia chiusa, ma la guerra non
sarebbe mai finita.
***
Jo,
immalinconita dal ricordo di
suo figlio, strinse la mano di Flack, che continuava, ignaro, a navigare
nel grigio del suo coma. "So che hai il cuore spezzato. Ed è
per quello che non faccio troppo l'impicciona per quanto riguarda la sfera sentmentale.
Voglio mantenere la nostra amicizia leggera, libera da fardelli dolorosi. E
mi sono ripromessa che mi intrometterò solo se sarai tu
a chiedermelo. Non si gioca con i cuori infranti. Ho visto una sua foto, una volta... mi dispiace. Non so quanto valga, non
so se servirà, ma mi dispiace", gli accarezzò una guancia, "E così ti ho
fatto il profilo, non so se lo hai notato, le vecchie abitudini non muoiono mai. Ma è
solo perché non ho potutto tenerti abbracciato, come avrei voluto fare. E guarda il lato
positivo: sei davvero un detective meraviglioso; riesci a far confessare le persone anche
mentre stai dormendo", l'ultima parola le si impiglià in gola. Rimase ad osservarlo, sincronizzando il proprio
respiro col suo.
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