Al di là del buio

di Iso Mary
(/viewuser.php?uid=309366)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Tidididì … tidididì …  la sveglia suonò quel lunedì mattina, sempre alla stessa ora: erano le 7, ma nessuno si degnava di spegnerla. 
Driin …. Driin ….driin …..  era lo squillo ostinato del telefono che rompeva il silenzio di quella desolata stanza
< Sì…> rispose una voce d’oltretomba
< Joshua, sono Carlo… sono le 8.15, non vieni a lavorare? Il capo è già incazzato, mi ha chiesto che fine hai fatto e che è già la terza volta in una settimana … allora vieni?>
< Cazzo, non ho sentito la sveglia, arrivo subito … >  Joshua scese dal letto velocemente, ancora intontito dalla sera prima: ma quanto aveva bevuto? A tratti vaghi ricordi di una serata trascorsa a giocare a poker, degenerata a sorseggiare whisky: parecchio whisky.  Si vestì sbadatamente, ingurgitò un caffè al volo per poter carburare e partì come un razzo in sella alla sua bicicletta. Anche il tempo gli era ostile quel maledetto lunedì, ed una pioggerellina fastidiosa gli inzuppò la faccia, i capelli e i vestiti rendendolo ancora più impresentabile. Raggiunse i cancelli della Grohler, l’immensa cartiera in cui lavorava, che tanto detestava, parcheggiò il mezzo nell’apposito spazio e corse alla timbratrice alle nove passate.
Il signor Valdi, capo e maggior azionista dell’azienda di famiglia, rilevata dal padre in giovane età, senza grandi sforzi, dopo una carriera scolastica dubbia e corrotta, già lo attendeva di fronte al suo ufficio con aria minacciosa:
< Digrazia, è questa l’ora di presentarsi? È la terza volta in pochi giorni! Sono costretto a scriverle una lettera di richiamo , è il regolamento. Inoltre come è conciato? Sa quanto ci tengo all’aspetto e alla decenza dei miei dipendenti. Non ci siamo proprio. L’attendo immediatamente nel mio ufficio>
Era l’inizio imperfetto di una giornata altrettanto negativa. Così, fradicio e avvilito, Joshua entrò nella tana del nemico, cercando di giustificarsi
< Questa notte non sono stato bene e non ho sentito la sveglia, mi dispiace>
< Non mi interessano le sue scuse, c’è un orario da rispettare! >
< Senta io non avevo previsto di stare male, o sul regolamento c’è scritto che è vietato ammalarsi?>
< Già ha violato l’orario di lavoro, arriva conciato come un barbone e si permette anche di contraddirmi?>
< Sto dicendo che dovrebbe comprendere e trattare meglio i suoi dipendenti se vuole essere rispettato>
< Proprio lei mi viene a parlare di rispetto: ma si è visto? Dovrebbe ringraziarmi per averla assunta e deve ringraziare il suo amico Carlo che ha insistito tanto se ha trovato lavoro presso la mia spettabile ditta>
< Ma mi faccia il piacere: la sua spettabile ditta è frutto del duro lavoro di suo padre che lei ha ereditato per puro culo dopo la sua precoce morte e poi viene a rompere i coglioni a me?>
< Digrazia come si permette… lei è licenziato e subito, le concedo 5 minuti per sgomberare il suo armadietto, non voglio più averla tra i piedi,  ingrato!>
< Sono io che me ne vado, razza di pallone gonfiato che non è altro!> e uscì, sbattendo violentemente la porta.
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1646143