La mia PRIMISSIMA ff che posto su efp.
Spero non faccia eccessivamente schifo! TUTTI i commenti sono ben
accetti!!!
Da bambino Shino più che ad un insetto poteva essere
paragonato ad una spugna.
Da quando suo padre gli avevi spiegato l'uso del chakra, la sua voglia
di sapere era cresciuta a dismisura e non perdeva occasione di
ascoltare i discorsi degli adulti, dove apprendeva un sacco di cose su
cui riflettere.
Anche da piccolo Shino rifletteva molto e parlava poco.
I grandi sospettavano sempre che nascondesse qualcosa, magari una
birbonata, perchè se ne stava zitto zitto in un angolo e ad
occhi esterni poteva sembrare tormentato dai sensi di colpa (in
realtà si tartassava di domande a cui ancora un bambino non
può dare risposta, per questo sembrava sempre
così pensieroso).
La verità è che Shino era davvero una persona
silenziosa.
Non era finizione, non era ipocrisia, anzi, era la pura e cristallina
verità.
A Shino non era mai piaciuto parlare, fin da piccolo preferiva
ascoltare con una precisione maniacale e poi trarre le sue conclusioni,
anche se spesso si teneva per sè pure quelle.
C'era qualcosa di male, infondo?
Considerava inutile e superflua la parola, seccante la compagnia ma
soprattutto, amava, amava il silenzio.
E la solitudine.
Quando la gente lo additava come un bambino scostante e che certamente
doveva avere dei problemi, lui inarcava leggermente le sopracciglia e
si limitava a cambiare strada.
Ma non capiva.
La gente si ostinava a vedere la solitudine come un qualcosa di
necessariamente brutto e negativo.
Chissà perchè poi...
Lui stava così bene da solo.
Si chiudeva nella sua piccola stanza, si accovacciava sul letto,
impermeabile e occhiali abbandonati sulla sedia e lì
rifletteva sulle cose che aveva appreso, senza rumori, senza
scocciatori che sparano domande idiote, senza sguardi indiscreti.
Sarà stato per via dei suoi compagni di classe.
Già, perchè se c'era una cosa che Shino proprio
non riusciva a sopportare era andare a scuola.
Non perchè odiasse lo studio in sè, ma
più che altro perchè odiava i suoi compagni.
Tanti, piccoli, urlanti spermatozooi troppo cresciuti.
Ma perchè urlavano così tanto? Era una cosa che
gli faceva saltare i nervi, decisamente.
In più tentavano in tutti i modi di farlo ridere.
Altra cosa che a Shino veniva naturale era, appunto, restare serio e
impassibile, anche davanti alla più buffa della situazioni.
Non perchè fosse una persona antipatica o altro ma per il
semplice fatto che...non...non capiva...
Una volta Hitoshi gli aveva passato un braccio sulle spalle e gli si
era avvicinato, una mano alla bocca, il fare complice.
- Hey Shino, hai saputo?- aveva sussurrato
- Temo di no -
Hitoshi aveva ghignato - Pare che Fumiko, quella tutta perfettina che
sviene alla vista di un po' di fango, sia finita a testa in
giù in mezzo ad un porcile ieri sera! La madre l'ha rincorsa
per tutta Khonoa con uno scopettone in mano perchè aveva
rovinato il suo miglior vestito...avresti dovuto vedere la scena...!- e
detto questo era scoppiato in una fragorosa risata.
Ma Shino aveva inarcato le sopracciglia e aveva detto - Scusa, ma non
ci vedo proprio niente di divertente in questo -
Hitoshi lo aveva guardato come se fosse un alieno e poi aveva
ricominciato a ridere - Shino!!- urlava - ma non capisci niente,
Shino!- e continuava e ridere, ululando.
Troppo, troppo rumore per i suoi gusti.
Così se ne era andato.
Era così.
Di cose divertenti ne vedeva poche, e in ogni caso non gli pareva un
motivo valido per ridere.
Vedeva la gente abbracciarsi e sorridersi e non capiva il motivo...
Le sue emozioni le esternava in altri modi lui.
Magari facendo cose utili, del tipo...chessò, aiutare la
vicina anziana a a recuperare il gatto sull'albero.
A che cosa serviva un abbraccio?
Era...inutile!
A quel tempo ancora Shino non capiva che la gente non riusciva a
comprendere il suo modo di esternare le emozioni.
Ora questo Shino, il silenzioso, maturo, misterioso Shino comprende
perfettamente.
Comprende che lui è diverso, e che spesso la 'massa' non
distingue il diverso che è in lei. Ma non cambia, continua
ad essere semplicemente e genuinamente sè stesso.
Perchè, infondo, le cose gli vanno bene così come
stanno.
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