There's a story behind my eyes.

di Maxie__
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5. Verranno a chiederti del nostro amore


Quando, a carnevale, ti ho indicato, gridando «Batman! Sono io.» e invece non mi ero accorto che fossi tu.

Ti ho riconosciuto solo perché lei ti ha fermato, ti ha sbattuto contro il muro e ti ha baciato, ti ha parlato nell’orecchio.
Odiavi quando lo facevo, preferivi che parlassi a  gran voce, ai tempi in cui avevo ancora paura di farlo, ai tempi in cui avevo paura anche di cantare la nostra canzone, quella su cui ci imbrattavamo i ti amo sporchi, i primi, i più pesanti, quelli che ti hanno scurito i jeans.

E lei, invece, guardala, è la mia antitesi.

E  le dici di stare in silenzio e la ami perché è come le altre, se l’ami, mentre io ero amato perché ero diverso, ma la diversità, l’essere piccoli dell’altro stufa, stanca e consuma.

Anche se non ti ho consumato affatto, sei ancora alto come eri alto allora, perché siamo cresciuti solo di qualche centimetro durante il tempo maledetto che è passato da quando ci siamo divisi, ma sempre più basso di te sono rimasto, chiuso nel mezzo, ad aspettarti.

E’ strano il modo con cui porti quella tuta da cavaliere oscuro del mio cuore quando nemmeno ti ricordi di esserlo.

E’ strano condividere ancora qualcosa, dentro di noi, nonostante gli anni passati.

E’ strano.


E’ bello, ma è strano il modo in cui ti confondo ancora con me, perché un tempo non mi ricordavo nemmeno dove finissi io e iniziassi tu, nonostante i tuoi occhi più chiusi, i tuoi muscoli definiti, il golfino sottile che portavi per me solo perché lo amavo, nonostante fosse inverno.

La tua schiena, la tua ruvida schiena che per la prima volta mi ha fatto innamorare di un ragazzo, quella che fissavo, quella dalle spalle larghe, quando te ne andavi dopo avermi aspettato all’inizio della strada, per accompagnarmi fino a casa con lo sguardo e io ti spiavo mentre sospiravi l’amore con cui mi chiamavi, i baci sul collo che pretendevi, ma era troppo tardi e le barche, nonostante fosse novembre, il nostro ultimo novembre, fossero in mare.

L’angelo custode, l’angelo custode dei bracciali che mi gridano ancora che è stato reale o semplicemente che è stato, perché il resto l'ho fisicamente buttato via,

ma nella mia testa c'è ancora tutto.





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