Tutto era ormai finito
Blaine
era solo, quella parola gli martellava in testa fastidiosamente, mentre
una vocina imperterrita continuava a ripetere
‘’è solo colpa tua’’
.
Blaine
lo sapeva, sapeva che era colpa sua quando suo padre iniziò
ad allontanarlo, considerandolo un abominio, un deviato.
Era
colpa sua se sua madre non lo guardava neanche passandogli accanto
,facendolo sentire invisibile.
Era
colpa sua se gli Warbler avevano smesso di invitarlo a uscire dopo tre
mesi che si era trasferito nella sua scuola ,nella scuola di chi lo
avrebbe dovuto sostenere sempre, amare con tutto se stesso, osservare
con i suoi splendidi occhi azzurri e baciato con le sue labbra morbide
ma adesso anche Kurt, l’unico che aveva mai amato ,non
c’era più. La vocina. a quel ricordo ben distinto
di Kurt che correva via da lui in lacrime. continuò a
ripetere beffardamente ‘’e’colpa tua e tu
lo sai benissimo’’ e Blaine lo sapeva.
Ormai
Blaine era distrutto completamente, era solo e ogni giorno recitava del
falso dolore.
Non
che facesse finta di provare dolore, intendiamoci, ma ciò
che faceva vedere era solo una parte di ciò che provava e
non mettere più il gel era solo un dettaglio per lui, anzi
la maggior parte delle volte non si accorgeva neanche di cosa
indossava. La mente era annebbiata dai sonniferi che prendeva
perennemente, cercando di anestetizzare ciò che stava
succedendo intorno a se.
Era
da un po’ che ci pensava, anzi organizzava tutto
ciò.
Aveva
già mandato dei messaggi a tutti e per una volta aveva
mandato un messaggio a Kurt che fosse vero, privo di scuse e di quella
voglia di sapere ciò che gli stava succedendo.
Era
breve molto sintetico
“Ciao
Kurt sono felice che tu sia a New York anche perché ho
sempre saputo che quello era il tuo posto, ti volevo solo dire che sono
un coglione per ciò che ho fatto e che ti amo. Grazie per il
tuo tempo e ti assicuro che questo è il mio ultimo messaggio
amore mio. Ti amo e ti amerò sempre ricordalo”
Blaine
non sapeva neanche se Kurt l’avesse letto, ma al momento non
gli importava ormai non poteva tirarsi indietro, prese
dell’acido muriatico, i sonniferi erano finiti da un
po’ di giorni, due,forse tre, Blaine non riusciva a
ricordarlo.
Inviò
i messaggi a tutti, scrivendogli ciò che provava per loro.
Spense
il telefono prima di ricevere chiamate o messaggi in cui chiedevano
spiegazioni, chiuse gli occhi lasciandosi andare al dolore che per
troppo tempo aveva cercato di ingannare e le voci, i bisbigli che aveva
odiato con tutto se stesso iniziarono a ronzagli in testa
-Sei un mostro, un deviato-
-Sei
una delusione Blaine-
-Perché
dovevo avere un figlio così stupido-
-Stà zitto frocetto-
Blaine
inghiotti di scatto mentre quelle voci continuavano a ferirlo
nell’anima.
Tutto
bruciava ma fece violenza su se stesso per non vomitare nulla, il buio
iniziò a non fargli più vedere nulla, la luce
diventava più flebile e Blaine inizio a cercare di ricordare
tutti i volti delle persone care, il cuore rallentava e la mente faceva
fatica a ricordare qualunque cosa che non fosse dolore e buio.
I
polmoni smisero di funzionare il cuore si fermò e la mente
smise di ricordare i volti.
Ll’ultimo
volto era stato quello di Kurt
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