C'mon, little bird

di altemaree
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Non sapevo neanche in che categoria metterlo, scusate. E' un sogno che ho fatto stanotte ( Dio solo sa che cosa mangio per farmi stare così male e sognare certe cose ).  Ciccia a tutti. 

Era dietro di lei. Sentiva i suoi passi, il suo respiro affannoso, quegli occhi scavati e ancora tremendamente lucidi. Perchè loro capivano. Parlavano, facevano piccoli ragionamenti incentrati su quella fame che Unia non si spiegava e che controllava ogni piccola parte del loro essere. L'immagine di suo padre era ancora così viviva nella sua mente, ormai solo resti per quei mostri sparsi sulle pareti, tanto da farle male, da costringerla a fermarsi per qualche secondo.
Ma lui subito la raggiungeva, e lei doveva rimettersi a correre. Erano veloci. E forti. 
Una casa fu davanti a lei. Si ergeva a stento, alta e scura, i vetri rotti e ingialliti. Unia aprì una porta mentre la figura lontana del ragazzo si faceva sempre più vicina. Chiuse la porta d'ingresso a chiave, poi entrò in una stanza attigua e abbassò le serrande e chiuse tutte le porte, rimanendo nella più profonda oscurità.
Da basso, la porta si aprì. La serratura doveva essere così distrutta che bastava una leggera spinta per farla aprire. Il pensiero che altre le altre fossero così, le provocò un senso di vuoto tanto che cadde a terra, rintanandosi sotto una coperta, portandola oltre il volto. Fischiava. Voleva che sentisse che era vicino, fischiava mentre saliva le scale, mentre accendeva la luce che tremolante entrata da sotto la porta. 
"Non puoi nasconderti per sempre" disse, aprendo la porta ed entrando nel nascondiglio di Unia "Sento l'odore di tuo padre che inebria tutta la stanza" 
Rise. Unia capì che non poteva più fare niente, che sarebbe morta. E avrebbe sofferto. Uscì dalla coperta, mettendosi eretta, trovandolo davanti a lei. La bocca sporca i sangue, i capelli impastati di fango e chissà che altro. Gli occhi rossi e incavati, come quelli di un uomo che non dorme da settimane. Sorrideva. "Eccoti qua"
Unia per la prima volta parlò "Avanti, UCCIDIMI !" andò da lui spingendolo, ma quello si mosse appena. 
"Ma io non voglio ucciderti, uccellino." sorrise di nuovo, afferrandole il polso "Io voglio renderti come me"





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