Non avevo mai provato la paura, prima di averla al mio
fianco, Watson.
Forse non avevo mai realmente avuto qualcosa da perdere, o qualcosa per
cui essere disposto a combattere.
Lei invece ne era pregno sin dal nostro primo incontro, ancora immerso
negli orribili ricordi dell'Afghanistan.
Cercavamo solo di salvarci a vicenda.
Io la facevo addormentare, tranquillizzandola dai suoi incubi con il
mio stradivari, e lei tentava di azionare il mio cuore con tutto
ciò che poteva.
Ora sta a me tentare di guarirlo, annebbiarlo, con ciò di
cui dispongo.
Mi domando se tornerà mai, dottore, o se sarà
troppo felice della sua nuova vita per volerla contaminare con la vista
di ciò che rimane del suo vecchio collega.
Spero che non n lo faccia. Che non torni.
Non lo sopporterei.
Ho saputo risolvere ciò che per la gente comune era mistero,
ho visto oltre quello che potevano vedere, ma mi ritrovo esattamente
come loro, ora, a chiedermi come andare avanti senza ciò che
amo.
Ormai nemmeno il drogarmi mi è più di sollievo.
E' liberatorio ovviamente, riesco ad andarmene, anche se per poco, da
tutto questo.
Ma lei mi segue anche lì, nel mezzo dell'oblio.
Non riesco a farla uscire dalla mia mente, in ogni momento ed in ogni
luogo.
Mi credevo immune a tutto questo, superiore, forse ...la
verità è fredda, e non esita a colpirmi ogni qual
volta io riesca a distrarmi.
Sarebbe stato migliore per entrambi se non fossimo stati presentati.
Lei non si sentirebbe in colpa, non si starebbe ingannando, ed io sarei
rimasto con la mia ferrea logica, persistendo nell'ingnorare i
sentimenti, senza dover soffocare tutto questo dolore.
La parte miserabile di tutto questo, o la parte ancor
più miserabile, è che non riesco a volerlo
davvero.
Posso solo cercare un posto nella mia mente dove lei possa rimanere
sveglio, insieme alle sue lezioni sull'amare, e alle sue stupide bugie
dull'invecchiare.
La luce che mi ha lasciato rimane, ma è così
difficile ritrovarla, ne scorgo un bagliore solo grazie a
ciò che lei tanto odiava, iniettandomelo endovena.
Ma ogni volta è più distante, ed ogni volta la
mia soluzione sembra non bastare mai, costringendomi ad usarne altra,
troppa, probabilmente.
Ma lei non è qui a raccogliermi, ad infuriarsi, e questo mi
fa solamente premere l'ago più a fondo.
L'amo.
Non concepisco queste parole, ma ne sono assuefatto, sicuro che non
possa essere diversamente.
Altrimenti il dolore non sarebbe così lacerante, e neppure
il desiderio.
Ma la rivedrò, quando riuscirò a trovare quella
luce, perchè ne ho bisogno. Ho bisogno di sapere.
Ora è libero, John.
Il suo timore di essere scoperti non ha più motivo di
esistere, le sue mani sono slegate.
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