Six Sins of a Heart

di berserker eagle
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Un malevolo odore d'inchiostro, acre e fastidioso, invase le radici di Giorgio Elav, facendogli storcere il naso.
Disgustato il ragazzo allontanò quella penna blu a sfera che lo aveva servito tanto fedelmente dai primi giorni del terzo liceo.
-Scoppiata- Sibilò Giorgio, infastidito da quel piccolo incidente che aveva sporcato la sua mano di lucido inchiostro.
Contrariato si alzò dal banco, dirigendosi a grandi passi verso il cestino, posizionato nell'angolo destro della classe, esattamente dietro la vecchia e cadente porta in legno che fungeva da entrata.
Nel mentre Giorgio ne approffitò per osservare bene la stanza: pareti rettangolari che davano tutta l'idea di essere di freddo cemento armato,nella parte inferiore di un color verde il quale, più che dare vitalità all'ambiente lo rendeva ancora più tetro, mentre la parte superiore, ringraziando il cielo, era di un color bianco che nella sua neutralità non danneggiava ulteriormente la stanza.
Si, l'idea che Elav si era fatto della sua classe ne usci rafforzata ogni volta che l'osservava: quella stanza era più adatta ad un carcere che ad un liceo scientifico.
"Fortunatamente" si disse mentre si avvicinava al cestino marrone, semplice e anonimo, dove diede il suo addio alla fidata penna, compagna di mille compiti e spiegazioni"gli insegnanti non ricordano le classi"
Improvvisamente più allegro, adesso che l'incoveniente della penna era stavo risolto, Giorgio tornò al posto, tirando fuori una nuova penna, nera con suo grande disappunto, dall'astuccio, per poi sedersi, pronto a dare gli ultimi ritocchi al tema che stava per completare e di cui, modestia a parte, era più che soddisfatto.
-Coff Coff-
Giorgio salto letteralmente via dal banco, evitando di sedersi all'ultimo secondo.
Davanti a lui, una sconosciuta, una perfetta sconosciuta, stava sulla sua sedia, sul suo banco e, fatto ancora più terribile, con il Suo tema fra le mani.
- Ci hai messo molti impegno, questo lo devo ammettere, però la grammatica lascia un po' a desiderare,sai?  Giorgio noto che la voce della nuova arrivata era leggermente cantilenante e, dovette ammetterlo, nonostante l'assurdità della situazione, tutt'altro che spiacevole.
- E lo stile? Un po' troppo contorto, ci sono più virgole che parole! Se non si rilegge tutto lentamente non si riesce a capirlo- Irritato, Elav cercò di guardare in faccia l'intrusa, senza successo: ella usava il suo foglio, si, proprio quello sul quale stava scritta la sua verifica, come un giornale, usandolo per nascondere i suoi lineamenti.
-Però non è male, ascolta quello che dico e fidati, migliorerai molto-
Detto questo la ragazza si girò di spalle, poggiando delicatamente il tema sul banco e camminando verso l'uscita, alzando una mano quasi a salutare.
-Senza rancore-
All'inizio Giorgio rimase fermo, poi, forse curiosità, forse voglia di conoscere a quella strana ragazza che apparsa davanti a lui dal nulla, inaspettatamente, aveva smontato il suo lavore con due frasi secche e concise; oppure chissà, un semplice instinto, una sensazione.
In ogni caso il ragazzo scattò verso la porta, facendo capolino sul corridoio: l'intrusa stava sulle scale che portavano al piano terra, ancora di spalle.
-Senza rancore?Puoi anche evitare, mi hai dato una mano- Ribattè Elav, ridacchiando -Perché non torni ogni tanto? E mi aiuti a migliorarmi?
La ragazza era già sparita per le scale, ma il ragazzo, era pronto a scommetterci, aveva sentito una risata.
"Vedrò di prenderlo come un si"




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