Il cristallo del potere

di Netmine
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Era una mattina di dicembre e il vento freddo penetrava in casa attraverso le finestre ormai troppo vecchie.

Carol si alzò dal letto e si strinse nella vestaglia, un po' lunga per lei, di sua madre. Un giorno se ne sarebbe comprata una anche lei.. Se lo ripeteva ormai da un anno ma non vi era ancora riuscita.
Con la lentezza e la calma di chi si sveglia presto la mattina, mise a bollire dell'acqua in un pentolino e si preparò un infuso al tiglio, come faceva ogni giorno.

Mentre sorseggiava il suo infuso, assaporandolo e godendo al massimo del calore che le fluiva nel corpo, non riusciva a non pensare al sogno che ormai si ripeteva da un mese

-Il tempo era soleggiato, e un bel tepore si irradiava dal sole fino alla pelle di Carol. Quel giorno aveva deciso di andare a fare una passeggiata per raccogliere dei fiori e per salutare la quercia che lei e suo padre avevano piantato quando lei aveva solo quattro anni. 
Tutto intorno a lei era bello e luminoso, la rugiada sull'erba e sulle foglie brillava come se fosse fatta di cristallo e gli uccellini cinguettavano allegri intorno a lei, rimanendo nascosti tra i rami degli alberi. Aveva con se un cestino dove poggiava i fiori più belli e le bacche che raccoglieva.. 
Ad un certo punto il sole venne oscurato da una grossa nuvola grigia, quasi nera, e Carol sentì l'agitazione e l'angoscia crescere dentro di se, senza conoscerne il motivo. Delle creature si muovevano cautamente e silenziosamente nel sottobosco, ma Carol sentiva i loro movimenti come amplificati nella sua testa e scorse i loro occhi.. Lupi. Iniziò a correre a perdifiato verso la sua quercia, la sua Amanith (così l'aveva chiamata da piccola, quando ancora non riusciva a pronunciare la parola "diamante"). 
Giunta ai piedi di Amanith si buttò sulle ginocchia e iniziò a scavare nella terra, graffiandosi le mani e continuando, nonostante il dolore, fino a quando non trovò una grossa radice. Si strappò dal collo la collana con il bellissimo quarzo fantasma e pronunciò delle parole a lei estranee. 
Immediatamente sentì un calore intenso, troppo intenso, fluire nel suo corpo. Urlò dal dolore e, attraverso esso, toccò l'anima di Amanith e si fuse con essa. Conobbe ogni suo ramo e ogni sua foglia, le sue radici e i luoghi lontani dove esse si spingevano, conobbe il sottosuolo e tutte le creature che lo abitavano. Era entrata in contatto con la terra, con la natura e sentiva di poterla dominare, allora rise, rise istericamente, rise perché non riusciva a crederci e in quel momento ebbe paura di se stessa. 
Sentì che vicino alle radici di Amanith si era appostato un lupo e che nella terra circostante vi era una grossa roccia acuminata. La sollevò e la scagliò con tutta la sua forza contro il lupo che cadde a terra guaendo e contorcendosi per il dolore. Stava per farlo anche con tutti gli altri, accecata dalla paura e dalla furia del momento, ma si fermò appena in tempo per accorgersi di che cosa aveva fatto. Aveva ucciso un lupo. Aveva ucciso senza pensarci quando avrebbe solo potuto metterlo in fuga! Riprese il controllo e spaventò gli altri lupi senza ferirli gravemente.
Quando anche l'ultimo andò via, la sua anima si separò da Amanith e lei pianse a lungo prima di strappare il cristallo dalla radice, ricoprirla con la terra e correre via.-


"E' solo uno stupido sogno. Avrò sentito dei lupi e mi sarò impaurita e, visto che ci sto' pensando così tanto, si ripete da tanto tempo. Dovrei pensare ad altro, distrarmi! E magari concentrarmi sul lavoro.. E poi io non posseggo nessuna pietra preziosa e non avrei mai la possibilità di comprarla" Così Carol giustificava il suo sogno.




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