Era
bello, bello come il sole di primavera che ti illumina il sorriso.
Bello
come una giornata calda, passata al mare con i tuoi amici.
Bello
come una cioccolata la vigilia di Natale, con la tua famiglia,
l'albero, il fuoco che scoppietta accanto al divano, i regali.
Bello
come l'ultimo giorno, dell'ultimo anno di liceo.
Bello
come il bacio della persona che ami.
Bello
come solo lui sapeva essere.
Gli
occhi color caramello, erano perfetti per quel carnato ambrato, liscio,
soffice.
Era
dolce, aveva il sorriso fragile quando abbassava lo sguardo, fiero e
forte quando alzava gli occhi al cielo.
I
riccioli sugli occhi, Louis continuava a spostarli; ma il ciuffo era
lungo e allora ricadeva in mezzo, sul naso piccolo, a punta.
"Sei
bellissimo" Gli sussurrò in un orecchio, quello sinistro per
esser precisi.
Hamin
sorrise.
Nessuno
sorrideva come lui, Louis ne era certo.
Aveva
le piccole fossette ai lati della bocca, leggere come una piuma.
Con
le mani, accarezzava il volto di Louis. Ne disegnava ogni centimetro,
percorrendo tutto il profilo.
"Non
sono un peluche, amore." Sorrise Louis e Hamin ricambiò, ma
non c'era paragone.
Lo
fissava con occhi caldi, con gli occhi dell'amore, con occhi d'orgoglio.
Lo
fissava chiedendosi, come sarabbe andata.
Louis
non lo sapeva, non se lo immaginava ma una cosa era certa: avrebbe
scalato il monte più alto per vederlo brillare al meglio.
Era
parte di lui in ogni sua cellula.
Era
le sue lacrime, la sua risata, il suo cuore.
Era
la sua parte complementare. La stella più bella da mostrare.
La
parte migliore del castano.
"Ti
amo." Sibilò Louis, abbracciandolo forte. Hamin lo strinse
quasi involntariamente, con le sue braccia piccole sulle sue spalle.
Louis,
socchiuse gli occhi, come si fa in quegli abbracci che vorremmo non
finissero mai. Quelli veri, quelli più importanti.
Si
voltò verso Gregory. "Grazie".
***
Gregory
camminava al fianco di Louis da ormai un anno.
Si
conobbero in un locale, su un divanetto sporco, in mezzo a tanto
alcool, alla musica alta, alla droga, anche.
Gregory
notò gli occhi di Louis, così belli,
così puri, così spenti.
Si
avvicinò a lui, presentandosi un po' banalmente, con forse
troppo imbarazzo.
Era
passato un anno, un anno insieme. Di notti d'amore. Di sorrisi. Di
litigi e di passione. Un anno nel quale, la vita di entrambi, era stata
sconvolta pezzo per pezzo.
Gregory, Greg come lo chiamava Louis, non aveva gli occhi verdi di
Harry, nè quei riccioli perfetti che gli cadevano sulla
fronte.
Greg non aveva la giovinezza di quel sedicenne di cui
s'innamorò Louis, nè la forza di un adulto maturo
che aveva sempre contraddistinto Harold.
Gregory, però, aveva amato Louis quando intorno, il castano,
non aveva nessuno. Quando sul suo corpo c'erano cicatrici, sangue,
lacrime e dolore.
Greg era vicino a Lou quando il fondo era vicino, quando sembrava non
esserci cura.
Era lì quando Louis decise di rivelare a tutti la sua
omosessualità, quando raccontò ai giornali la sua
vita immersa in dieci incontri da una psicologa che gli
cambiò la vita.
Gregory Swets era lì, nel suo abito nero, stilista italiano.
Era lì col suo "sì, lo voglio." quando il 20
Giugno si sposarono.
Era bello Louis, dentro quella camicia bianca, con gli occhi che
sorridevano, era perfetto con quella barba che gli donava l'aria da
uomo maturo che mai aveva rivelato alle sue fan. Essere bambini, a
volte, è semplicemente più facile.
Erano passati quattro anni da quando Louis Tomlinson aveva intrapreso
quel viaggio con Katylin.
Quattro anni col suo compagno, marito, ancora di salvezza.
Quattro anni tra cene con i suoi vecchi amici e libri scritti.
Ora Louis, era un uomo. Un uomo che non aveva intenzione d'arrendersi.
Mai.
Il 13 Giugno firmarono un foglio.
"Con la presente i
sottoscritti:
Louis William Tomlinson e Gregory Charles Swets assumono su di
sè qualsiasi responsabilità, dovere, obbligo nei
confronti di Hadim Tomlison Swets, che riconoscono da oggi, 13 Giugno,
come proprio primo genito acquisito."
Hadim era originario dell'Algeria. Un bambino salvato da
una vita che non gli avrebbe donato sorrisi.
Ora Hadim aveva una casa, un pasto caldo, due genitori che avrebbero
regalato il cuore ad ogni suo momento.
Hadim adesso ha quattro anni, frequenta l'asilo nei borghi londinesi.
Liam, Niall e Zayn hanno intrapreso una loro carriera come gruppo.
Hadim riceve un loro regalo da ogni tappa che visitano. Li chiama
"zii", è il loro piccolo.
Un giorno era seduto sulle ginocchia di Louis. Prese la grande mano
destra di suo padre.
"Cosa sono questi, papà? Ti sei fatto male?"
Le cicatrici su quei dannati polsi.
Louis sorrise, guardando gli occhi caramello di suo figlio,
così piccoli, così ingenui..
"Sai, amore, la mia felicità era dietro un filo spinato."
Spiegò Louis. "Per prenderla ho dovuto saltare, allora mi
sono graffiato, ma ora sto bene. Sono caduto, mi sono fatto del male,
ma ne è valsa la pena. Ho trovato te, Hadim."
Quel ricciolo avrebbe capito le parole del padre quando sarebbe stato
più grande, si limitò a sorridere, abbracciando
Louis come fosse l'unica persona al mondo.
Lui baciò la fronte del figlio. A volte voleva isolarsi dal
mondo, poi ripensandoci, era impossibile.
Il suo mondo era tra le sue braccia ogni volta che stringeva a
sè quel bambino dagli occhi color del miele.
***
Era primavera, il sole era caldo nel cielo.
Gregory, Louis e Hadim uscirono per una passeggiata. Si fermarono alla
gelateria del centro. Quella in cui andava sempre Louis, quando ancora
era uno stupidissimo, bellissimo adolescente immaturo.
"Andate a scegliere i gusti, io mi siedo al tavolo."
Gregory e Hadim si avvicinarono al bancone, Louis si
allontanò.
Sentì una mano sulla sua spalla. Tremò.
Riconosceva quel profumo, quella stretta forte. Avrebbe riconosciuto
quel tocco tra mille pugni.
Si voltò.
Presente la sensazione che ti assale quando sembra di cadere nel vuoto?
Ecco.
Non c'era più aria, più luce, più
buio. Solo i suoi occhi, quel sorriso. Solo lui, davanti.
"Ciao Harry."
Lui restò in silenzio, continuava a fissare Louis come fosse
il diamante più bello. Ironico no? Negli ultimi quattro anni
l'aveva trattato come un banale pezzo di bigiotteria.
"Ciao Louis, come stai?"
Come doveva stare?
"Bene, Harry." Sibilò Louis. "Tu?" Stava trattenendo tutta
la forza, non poteva permettersi di esser debole, non in quel momento.
"Sono appena tornato dall'America. Affari di lavoro." Rispose Harold.
Louis si sentì in dovere di indicare Hadim e Greg al
bancone. "Lui è Gregory: mio marito e il bambino, beh, lui..
" Sospirò. "E' il nostro bellissimo figlio."
Harry si voltò di nuovo, immergendosi negli occhi azzurri
del più grande.
"Mi ricordo.." E poi si bloccò.
"Cosa? Quando avevamo prospettato tutto questo insieme?"
Domandò Louis. Il riccio non rispose, continuava a guardare
dietro quegli iridi perfetti. "Matrimonio. Figlio. Futuro insieme.
Ricordi questo?"
Il più piccolo annuì debolmente.
"Sì.." Ammise poi.
"Alcuni treni passano solo una volta, Harry. A volte deragliano.
Succede una strage che non verrà mai, mai dimenticata. Ma.."
Si bloccò. "Ma non ripassano più, poi.." Concluse
Louis mentre sia Gregory che Hadim si stavano avvicinando.
"Gregory, Hadim? Lui è Harry.. un.." Si voltò
verso il riccio, Louis: "Un mio amico." Affermò. Gregory
strinse la mano al riccio, ci fu uno sguardo tra i due pieno di rancore.
Harry sorrise al bambino.
"Ora, è meglio che vada. Ho delle commissioni da fare."
Interruppe poi Harold. "E' stato un piacere rivederti."
Sussurrò con i suoi occhi verdi fissi in quelli blu.
Louis sorrise, ma non rispose.
Mentre Harry Styles si stava allontanando, Louis capì che
finalmente la sua guarigione era arrivata al termine.
Quel ricordo, il ricordo di loro insieme, l'avrebbe lacerato per la
vita, avrebbe occupato la sua mente fino alla fine.
La mente.
Il corpo no, quel corpo adesso doveva far l'amore con Gregory la sera e
poi, la mattina, abbracciare Hadim prima d'andare a lavoro.
Adesso Louis Tomlinson aveva la sua famiglia, ringraziava Dio per non
avergli mai fatto toccare il fondo.
Guardava quel filo spinato da lontano, aveva vinto lui.
Theeee eeeeeeend.
E' finita. Game over.
Non mi è mai piaciuta, non l'ho sviluppata come volevo, ma
ormai questa fan fiction è passata. Ecco l'epilogo. Spero vi
sia piaciuto.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito la storia, l'hanno
aggiunte nelle ricordate, nelle preferite e nelle seguite. Grazie.
Vorrei ringraziare coloro che anche, semplicemente, l'hanno solo letta
e coloro che mi hanno spinta a finirla anche quando non avevo
ispirazione.
Un finale non Larry, ma un finale felice. Louis è felice.
Harry non abbandonerà mai nè la sua mente,
nè il suo cuore, nè la sua memoria, ma Louis ora
sta bene. Cosa ne pensate?
Lasciate una recensione, grazie per tutto.
Vi voglio bene.
Adiooooos.
-Fra.
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