Title:
Liscio e freddo come marmo.
Author: Sorella Erba.
Summary: […] «
Avete sentito? Malfoy è finito in infermeria. »
Un
sussulto al cuore, mentre le sue labbra si schiudevano e il viso le si
aggrondava in un’espressione attonita.
« Come?
Cos’è
successo? »
«
Pietrificato,
anche lui. »
Il
libro d’Incantesimi le scivolò dalle mani tremanti
e cadde a terra con un sordo
tonfo. […]
Characters: Hermione Granger, Draco
Malfoy, ship Dr/Hrm.
Rating: PG13
Advises: OOC.
Categories: Introspettivo, Angst.
Desclaimers: I personaggi di questa
storia sono © di mrs J. K.
Rowling. Il racconto è stato scritto senza alcuno scopo di
lucro.
Fanfiction
ispirata – sottolineo ispirata - al tema del secondo concorso
del forum Leather
and Libraries. Purtroppo sono una ritardataria cronica; dunque ho
dovuto dire
addio alla possibilità di partecipare al contest.
My
Thanks to: All’unica persona che,
attraverso lo schermo di un pc, è riuscita a conoscermi
abbastanza bene. All’unica
persona che adoro, anche senza averla mai vista e conosciuta di
presenza. All’unica
persona che mi comprende. A quella persona che porta il nome Judy e che
riesce
a distinguersi per bontà, gentilezza, vivacità e
una grande, immensa tempra
d’animo che le invidio. Grazie mille di tutto.
Liscio e freddo come marmo
It’s a beautiful lie
It’s the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me.
[Beautiful lie
– 30
Seconds to Mars]
I
giardini di Hogwarts olezzavano di tante, differenti fragranze: dal
forte e
pungente odore della viscosa resina dei pini, al più
rarefatto ma piacevole
profumo dei boccioli, pronti a schiudersi – per lasciarsi
vezzeggiare dal
tiepido sole primaverile.
Tuttavia
l’incostante Marzo doveva ancora portare i veri e propri
aromi della primavera;
le narici di Hermione Jane Granger stavano avvertendo solo un assaggio
di ciò
che la più dolce delle stagioni avrebbe regalato agli
studenti.
Il
paesaggio si dimostrava relativamente arido, privo di beltà
e di colori vivaci.
La neve insisteva ancora sul morbido manto, che sotto alla cappa
candida si
dimostrava ancora intatto, nel suo verde smeraldo.
Stranamente,
quel pomeriggio era sola. Tiger e Goyle erano finiti in punizione per
aver
giocato un brutto tiro ad alcuni Gryffindor del loro stesso anno,
mandandoli
dritti sotto l’esperte mani di Madama Chips con lesioni
tuttavia non molto
gravi.
Stringeva
un grosso tomo al petto, come suo solito. Il passo deciso ed incalzante
che la
distingueva calcava lo strato di nevischio, lasciandovi impronte che
presto il
vento ed altre orme avrebbero cancellato.
Varcò
velocemente lo spazioso portone principale, l’andatura sempre
più celere. La
chioma, bruna e crespa, ondeggiava ad ogni suo passo sulle esili
spalle; il
mantello nero fluttuava lungo la sua scia come scosso da un forte
vento.
«
Avete sentito?
Malfoy è finito in infermeria. »
Un sussulto al cuore, mentre le sue
labbra si schiudevano e il viso le si aggrondava in
un’espressione attonita.
«
Come?
Cos’è successo? »
«
Pietrificato, anche lui. »
Il libro d’Incantesimi le
scivolò
dalle mani tremanti e cadde a terra con un sordo tonfo.
La
marcia inarrestabile si fece man mano meno veloce, fino a fermarsi del
tutto
senza preavviso. Hermione rimase immobile, premendo con fermezza il
libro
contro al torace.
Settimane
fa. Eppure quelle parole erano ancora vivide nella sua
mente… quei momenti di
vuoto dominanti sugli altri ricordi.
Abbassò
il capo un momento prima di voltarlo alla sua sinistra.
L’infermeria.
Le
porte bianche erano socchiuse e permettevano ad un timido raggio di
filtrare ed
indorare una piccola parte del corridoio semibuio.
Hermione
deglutì, mentre si avvicinava a rilento ai battenti.
Posò delicatamente una
mano contro un’imposta, sbirciando con invadenza e
curiosità.
Malfoy…
dov’era Malfoy?
Dalla
stretta fessura non riusciva a vedere granché; soltanto il
primo letto
dell’infermeria, a sinistra, era visibile, immacolato e
perfettamente ordinato.
Poi, nulla più.
Si
convinse ad entrare, spalancando senza alcun rumore una delle due
porte. Il
forte odore di medicinali e strani intrugli la colpì,
stordendola leggermente.
Il cambiamento d’aria era palpabile.
Due
lunghe file di letti sistemati parallelamente l’uno
all’altro si presentarono
agli occhi ambrati di Hermione. Batté un attimo le palpebre,
sentendosi quasi
smarrita. Mentre portava due dita a sfiorare le labbra morbide e rosee,
iniziò
a marciare lungo il corridoio costeggiato dai bianchi giacigli
dell’infermeria.
Il
sole penetrava dalle alte finestre ogivali, riscaldando e colorando il
pallore
quell’ambiente. Era spento, come i corpi pallidi e marmorei
degli studenti
adagiati sulle coperte dei letti.
Del
tutto immobili, statici nella loro postura.
Hermione
deglutì nuovamente alla vista dei suoi compagni di scuola,
ridotti in tale stato.
Tremò
quando riconobbe la figura longilinea di Draco Lucius Malfoy. Sdraiato
su un
letto poco distante, con i tiepidi guizzi del sole che sfioravano parte
del suo
corpo.
Non
seppe cosa dire, dopo essersi accostata al letto. Rimase ad osservare
il suo
viso perlaceo, bello e perfetto in quei lineamenti
fanciulleschi… ma increspati
in un’espressione di terrore.
Cos’hai visto, Draco?
Una
mano affusolata rimaneva ritta ad indicare il soffitto con due dita;
l’altra
era piegata in maniera curiosa davanti al busto, come per far da scudo.
Da cosa volevi preservarti?
Le
orecchie di Hermione si riempirono del fastidioso ronzio del silenzio.
Con mano
tremante, sfiorò le dita tese di Draco.
Hermione
sussultò.
Avrebbero
dovuto essere piacevolmente tiepide, con il sole che –
filtrando dalla finestra
più vicina – le rischiarava di tonalità
auree… Invece erano fredde.
Fredde
e lisce come marmo.
«
Questa è
la sorte destinata ai Mezzosangue. »
Il signor Granger, regale in tutta
la sua algida bellezza, aveva pronunciato quelle parole stando
comodamente
seduto su una poltrona nel luminoso salone del loro maniero.
Parole che colpirono la figlia come
uno schiaffo in pieno viso.
Morte.
Condannati
alla morte dalla rigida obiezione Purosangue. Reclusi in un mondo che
difficilmente accettava sangue sporco.
Hermione
osservò il sottile e diafano volto di Draco, soffermandosi
sulla bocca. Le
labbra erano dischiuse e spente, solcate da fini screpolature che ne
dimostravano l’aridità.
La
giovane Slytherin le sfiorò delicatamente con
l’indice latteo, tracciandone i
contorni ormai quasi del tutto indistinguibili.
Fredde.
Dure e fredde.
Bisognose di calore.
Con
greve lentezza, il busto della Purosangue si piegò, mentre
alcuni riccioli
bruni scivolavano dalle sue spalle per posarsi con morbidezza sul
braccio
proteso e su una guancia alabastrina di Malfoy.
Rimase
in quella postura, china su di lui, a pochi centimetri da quel volto
statuario,
contemplandone ogni singolo tratto. Percepiva la sensazione di vuoto,
di
momentaneo distacco dalla vita… Il freddo.
Il
glaciale mantello di morte che aleggiava sulla figura distesa del
giovane
Gryffindor, incapace di tutelare la propria sanità.
Così dannatamente inerme.
Così bisognoso di calore.
Hermione
sfiorò le labbra secche di Draco un’ultima volta
con l’indice prima di
sostituirlo con la propria bocca, infondendo loro tepore.
Avvertiva
il senso di freddezza farsi sempre più pungente, mentre le
sue labbra si
muovevano piano su quelle del giovane.
Separò
la bocca dischiusa quasi immediatamente; tuttavia restò
curvata per qualche
altro secondo, intenta ad ammirarlo.
Carezzò
- assottigliando lievemente gli occhi – una gota, che a causa
della
pietrificazione sembrava ben più incavata e compatta.
Era
bello, Draco. Anche in quella stravagante ed atterrita posa, che lo
rendeva
quasi più umano e meno orgoglioso.
Hermione
increspò gli angoli della bocca rosea in un momentaneo
sorriso di nostalgia,
ricordando i brevi attimi in cui si erano scambiati poche e velenose
parole;
Tiger e Goyle, dietro la sua minuta figura,
crocchiavano le nocche delle mani e lanciavano occhiate
minacciose al
Magico Trio Potter-Weasley-Mafloy.
Eppure
Malfoy senza il suo consueto sorriso di scherno era fin troppo diverso,
fuori
norma… Era glaciale, sì. Come la carnagione
opalina e l’espressione spaurita
che mostrava.
Fierezza
e beltà piegate, quasi totalmente abbattute.
Ma
per lei era sempre bello.
Prima
di staccarsi completamente dalla sua figura, Hermione gli
regalò un secondo
bacio a fior di labbra, delicato e dolce.
In
un turbinio di boccoli castani, diede le spalle a Draco e si
allontanò,
ripercorrendo in fretta la stretta corsia. Il flebile cigolio di una
delle due
porte della sala annunciò il dileguamento della Slytherin.
L’infermeria
si riempì nuovamente del più totale silenzio;
solo il lontano canto gutturale e
cupo di un barbagianni lo infrangeva per alcuni, fugaci istanti.
C’era
calma e serenità nel luogo di Hogwarts più odiato
ma al tempo stesso più amato
dagli studenti.
La
cosa certa era che una di quelle persone che l’odiavano dal
profondo era
esattamente lui, Draco Lucius Malfoy. Detestava essere costretto su di
un letto
che di confortevole aveva ben poco, spesso solo, senza la compagnia
degli
amici.
E
in quel momento si trovava proprio lì, avvolto dal gelo di
una delle più
temibili maledizioni, a pochi passi dalla morte nel fiore della sua
giovinezza.
Un
gelo che aveva preso possesso di ogni muscolo del suo corpo, frenando
persino
il battito cardiaco. Un gelo che rendeva la sua carnagione ancora
più pallida
del normale.
Eppure
nel candore del suo viso aguzzo, si scorgeva una timida sfumatura
rosea,
esattamente sulle sottili labbra.
Uno
scintillio - veloce come un baleno – brillò nelle
iridi argentee di Draco,
ravvivandole.
Dietro
quella maschera di pietra, il suo animo sconfortato e freddo era stato
riscaldato.
Riscaldato.
Ma
dopo pochi istanti, il pallido colorito che aveva riacceso la sua
bocca, si
spense.
Liscio
e freddo come marmo nuovamente.
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