Freckles.

di mechishand
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CAPITOLO 2

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Quel dialogo era strano, quasi organizzato, erano molte le domande che mi ponevo, e non riuscivo a trovare una risposta, anche perchè da quel giorno non riuscivo più a guardarlo come un semplice estraneo, ma come una persona che mi dava importanza, insomma, quale ragazzo si sarebbe avvicinato a me chiedendomi scusa? O meglio, quale ragazzo si sarebbe avvicinato a me? Sta di fatto che i miei dubbi perseverarono per quasi una settimana. Un pomeriggio, diciamo, normale, mentre stavo studiando per il test di Inglese: «Mel, il telefono! È per te!» devo ammettere che mi sentivo abbastanza tesa perché nessuno mi aveva mai chiamato a quell'ora del pomeriggio. «Sono Josh, volevo dirti che per errore ho preso il tuo libro di Matematica, se vuoi passa da me, in modo tale che te lo possa resitutire!» quel ragazzo non conosceva limiti, ma accettai ugualmente la sua proposta, anche perché sarebbe stato scortese da parte mia. Josh abitava sulla centodiciannovesima, sì, quella a nord della città, è abitata principalmente da famiglie benestanti, geograficamente parlando, è il quartiere più ricco di New York. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua, non che la mia famiglia sia deplorevole, ma effettivamente, mi sentivo inferiore a quelle persone che abitavano lì. Mi accinsi ad avvicinarmi all'abitazione di Josh, ma ero troppo timida, fin troppo direi. Aspettai qualche istante e Josh uscì per portare a spasso il suo chihuahua di taglia media, e a parer mio, era orribile. «Da quanto tempo sei qui? Perchè non hai bussato alla porta? Ah, ho capito, sei una di quelle tipe timide e introverse, d'accordo, mi sa che la prossima volta passerò io da te ahahah!» all'improvviso il mondo si era fermato, il suo sorriso, incorniciato da quelle favolose lentiggini, cambiò per sempre la mia vita. Ad ogni modo, mi diede il libro e tornai a casa, nonostante fosse un'impresa quasi impossibile, diciamo mission impossible!
Non vorrei aggiungere, poi, particolari sulla cena di quella sera: pollo arrosto con patate e torta di mele con panna. Lo ammetto, mia madre è la migliore, perchè sa come farmi cambiare umore e ha un tempismo perfetto, che donna!
Era arrivato il momento di parlare da donna a donna: 
«Sai, mamma, ho conosciuto un ragazzo..» «Ah, e chi sarebbe?» «Non credo tu lo conosca, il suo nome é Josh Gullman, è un tipo abbast..» a quel punto, mia madre cambiò radicalmente atteggiamento. «Ti proibisco assolutamente di vedere quel ragazzo!» non riuscivo a capire il perchè di questo suo atteggiamento scontroso e rude, ma non mi tirai di certo indietro. «Posso sapere perchè? Cos'ha che non va?» «Non posso dirtelo, Mel! Sii comprensiva e rispetta la mia decisione!» «Non rispetto nulla senza una motivazione valida!» le feci presente, ma continuò. «Và in camera tua e rifletti su quello che hai appena detto!» ci rimasi davvero male, tanto da uscire fuori da gangheri. «Sei una sconsiderata, pensi soltanto a te stessa, da quando è morto papà non fai altro che comandarmi a bacchetta, ne ho abbastanza dei tuoi sotterfugi, sei una pessima madre!» non avrei mai dovuto dirlo, ancora oggi cerco di dimenticare quella frase terribile, una frase indelebile. «Và in camera tua e restaci..» era diventata pallida, non sapevo cosa dire, ciò nonostante, ubbidii. Fu un terribile errore, fui assillata dal rimorso per tutta la notte. 
Verso le tre del mattino, udii mia madre che piangeva, era tutto così strano, non sentivo mia madre piangere dalla morte di mio padre, fu straziante.
Il mattino seguente, domenica 5 maggio, mia madre mi [..]





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