Ciao
ragazze! Innanzitutto, grazie per i commenti, anche quelli molto
brevi che mi sono arrivati per posta. Ho voluto provare qualcosa di
diverso, cimentandomi in un personaggio che non amo moltissimo:
Bonnie. Non prometto di restare nel personaggio, ma ci proverò.
Il titolo della storia è la versione inglese di 'Dieci Piccoli
Indiani' di A. Christie ( letteralmente: E alla fine non ne rimase
nessuno). Si riferisce alla cura, ovviamente. Restano Tyler, Caroline
e Elijah. Faranno tutti e tre il grande passo? I prossimi capitoli
saranno leggermente più lunghi del primo, scritto di getto (as
usual ^^) sull'autobus andando e tornando da lavoro. Seguo il filo
della serie: Jeremy resta morto e Stefan e Rebekah sono ancora
vicini. Buona lettura!
"Sono
per me?"
"Ho
mai regalato fiori a mia sorella?"
"No,
mai."
Il
viso scuro di Elijah testimoniava la poca voglia di trovarsi
nuovamente a Mystic Falls e il dolore per la recente perdita fraterna
lo rendeva più silenzioso del solito. "Kol" mormorò,
muovendo appena il polso.
Rebekah
ci aveva provato. Era palese che quei fiori fossero per una bara.
Annuì e prese la giacchetta, chiudendosi la porta alle
spalle. “E' bello rivederti.”
Elijah
la studiò. Non aveva perso il sobbalzo del suo cuore nel
rivederlo, la felicità soffusa sul viso e il calore delle
labbra quando l'aveva baciato sulla guancia. “Mi sei mancata
anche tu.”
Rebekah
infilò la mano sotto il suo braccio, come un tempo.
Rabbrividì. Si sentiva debole e di malumore, negli ultimi
giorni. “Nik è strano. Più strano del solito. E'
frustrato ed io non so come aiutarlo.”
“Lascialo
venire da te.”
E
a lei chi ci pensava? Rebekah si strinse addosso al fratello. “Vuoi
davvero farti venire i capelli bianchi?”
“Sì.”
Elijah
si fermò ai piedi della tomba e depose accuratamente i fiori
su di essa. Rebekah intrecciò le dita fra le sue e recitò
in silenzio l'unica preghiera che ricordava. Il vampiro le passò
un braccio sulle spalle. “Non voglio perdere anche te”
bisbigliò sulla sua testa. Rebekah si lasciò
abbracciare, anche se sentiva le costole scricchiolare. Squittì
di rimando e il fratello allentò la presa. Ora la guardava
come si guardava un oggetto strano, incantato dalla sua
trasformazione. Era tornata la ragazzina di un tempo che si
entusiasmava per un nonnulla, prima che l'orrore li
travolgesse.
“Ho
paura che Nik ti chieda di morderlo...”
“Non
accadrà.”
“Caroline
potrebbe farlo...”
Caroline
Forbes non aveva preso la cura? Elijah girò gli occhi sulle
due figure ammantate di nero che camminavano piano sul prato. Rebekah
li individuò con la coda dell'occhio e voltò appena la
testa. “Anche l'assassina di nostro fratello ha perso una
persona cara. Jeremy è morto.”
***
Non
ce la faceva. Elena spinse la mano contro la bocca e i fiori caddero
a terra. Girò su se stessa e Damon li raccolse e li depose
accuratamente sulla lapide di Jeremy Gilbert. Il ragazzo era molto
amato, non c'era più uno spazio libero. Udiva Elena
singhiozzare disperata alle sue spalle e vedeva i due fratelli
Mikaelson a poca distanza da loro. Entrambi listati a lutto, entrambi
storditi dalla perdita. Alzò una mano, in cenno di saluto ma
solo Rebekah rispose. Damon temette per la vita di Elena, quando
Elijah avanzò verso di loro.
“Salvatore.”
“Per
favore, non è il momento...”
Il
vampiro lo guardò appena e scivolò silenzioso alle
spalle di Elena, aggirandola cautamente. Il bel viso della ragazza
era accartocciato dal dolore, le lacrime erano scivolate lungo il
collo e dalla sua bocca contratta fuoriusciva un suono lamentoso che
non accennava a diminuire. Non aveva più respiro ma continuava
a piangere. Quando lo vide, per un momento si fermò,
singhiozzò un 'mi dispiace' impercettibile e il vampiro
annuì, stringendole una spalla. Erano vittime degli eventi,
avevano subito perdite da entrambi i lati. “E' finita.”
Elena
non capì. per un momento credette che fosse lì per
ucciderla, lo guardò dritto negli occhi e il vampiro ritirò
la mano. “E' rimasta un po' di pozione magica anche per me?”
***
Klaus
gettò la maglietta per terra, infilò il naso sotto
quella che aveva appena indossato e sospirò. I suoi vestiti
erano maleodoranti, lui stesso aveva un odore intenso in ogni parte
del corpo ma aveva appena fatto la doccia, e non capiva da dove
provenisse quello strano sentore. Tutti i suoi vestiti erano andati.
Calciò il mucchietto informe e urlò il nome della
sorella due volte. Ma non c'era mai, quella ragazza? A quale
lavanderia si servivano, di solito? Perché quella sciocchezza
sembrava un problema insormontabile, ora?
***
Quella
parte era facile. Bianchi con bianchi, neri con neri. Klaus guardò
il proprio carico e sogghignò. Se la sarebbe cavata con un
lavaggio unico. Scaricò il bucato scuro nella lavatrice e
chiuse lo sportello, ficcando le mani in tasca. Beh, niente monetine?
Quegli affari accettavano le monetine e lui aveva solo un dollaro di
carta. L'ex vampiro schiaffeggiò la mano con la banconota. E
ora? Il cartello consigliava di non abbandonare il proprio bucato per
evitare brutte sorprese...
Una
mano femminile dalla pelle brunita infilò una monetina dritta
nella fessura, digitò il programma e la macchina partì
con un sibilo.
“La
prima volta è sempre difficile.”
Klaus
gettò un'occhiata gelida all'unica strega che aveva osato
disobbedirgli e le porse la banconota con un gesto stizzito. “Un
Mikaelson paga sempre i propri debiti.”
Bonnie
intascò la banconota, rimpiangendo l'atto cortese di cui si
era macchiata. “Rilassati, sei più teso dell'elastico
delle mutande.”
Klaus
fissò gli slippini rosa che stava piegando e riponendo nella
propria cesta e si schiarì la voce. “Quanto ci
impiega...”
“Un'ora,
più o meno.”
Un'ora?
A saperlo avrebbe portato da leggere o un tablet. Doveva restare lì
a fissare la lavatrice per un'ora?!
“Se
non ti ipnotizza, ti rilassa” dichiarò la ragazza
prendendo la cesta piena di vestiti.
Gli
leggeva nel pensiero? Klaus la osservò muoversi verso la
porta. Che imbranata, non sarebbe mai riuscita ad aprila col gomito!
Si staccò dal tavolo e le girò intorno, spalancandola
con una smorfia sarcastica. “Madame.”
“Non
disturbarti” mormorò, altezzosa.
Klaus
alzò gli occhi al cielo ma questi ricaddero istantaneamente
sugli slippini rosa che svettavano in cima al bucato pulito. Bonnie
seguì la direttrice dello sguardo e tutto il suo viso espresse
un'incontrollabile ma muta sorpresa.
“Tu
diresti che ho un cattivo odore?” domandò tenendo bassa
la voce.
Bonnie
lo fissò, inclinando piano la testa.
“Ho
sempre avuto quest'odore?”
La
ragazza alzò il mento e inspirò l'aria fra loro. “Mi
dispiace, sento solo odore di detersivo.”
Klaus
mugolò fra se e la sospinse fuori. “Ora?”
Vampiro
o umano, era sempre pazzo. “La trasformazione sta influendo sul
tuo corpo, il cambiamento è minimo.”
“Quindi
non ho sempre avuto quest'odore...”
“No.”
Klaus
ringhiò, tirando indietro la testa. “Oh, cazzo... lo
sapevo!”
Ne
conosceva un'altra con la mania dell'igiene e sapeva che la risposta
era una sola. “Sei ok.”
Il
ragazzo ci credette poco, mugolò qualcosa di intellegibile e
tornò nella lavanderia. Bonnie spostò la cesta da un
braccio all'altro e inspirò l'aria pulita e tersa di una
giornata ventosa. Il cuore batteva velocemente nel petto e uno
stupido sorrisetto non voleva saperne di abbandonarla. Le risate che
si sarebbe fatta con Caroline, quella sera, sarebbero entrate nella
storia!
***
“Ne
è rimasta solo una dose e l'abbiamo destinata a Caroline.”
“Ma
Caroline vuole restare così com'è! Un Originale in meno
al mondo, invece, rende tutti più felici. Rende me più
felice e non dimenticare che Elena ha ucciso suo fratello e potrebbe
essere in pericolo di vita!”
Stefan
e Damon si guardarono negli occhi per un lungo momento, ognuno
mantenendo la propria posizione.
“Dobbiamo
interpellarla lo stesso. Tu trattieni gli ospiti.”
I
due fratelli si separarono. Stefan si diresse verso casa di Caroline
e la trovò vuota. Il martedì andava a correre al parco,
ricordò grattando un orecchio. Erano le otto di sera e la
cancellata del parco era chiusa. Stefan girò la macchina in
direzione del bosco. Se non era al parco, era nel bosco.
***
“Caro...”
“Shh...”
Il
corpo di Klaus sobbalzò su e giù ed un incendio di
sensi ridusse la coscienza ad un minuscolo puntino nero, mentre il
bianco esplodeva nella sua testa e defluiva nella carne morbida che
lo avvolgeva. Caroline non si fermò ma le unghie che gli
conficcò nel petto espressero tutta la sua irritazione. Klaus
ansimò, spalancando la bocca per il dolore. La vampira si
fermò e, sguainate le zanne, lo aggredì, strappandogli
un altro grido che si esaurì in un lamento che Caroline
ridusse ad un mugolio, quando premette il palmo della mano sopra la
bocca. “Non farlo mai più...” sussurrò nel
suo orecchio, lappando il sangue fuoriuscito dalla ferita. “Mi
hai capito?”
Klaus
mosse appena il capo. L'orgasmo incontrollato e la perdita di sangue
dal collo l'avevano mandato ko.
Caroline
avvicinò la bocca alla sua e gli leccò le labbra. Il
ragazzo cercò di spostarsi, cercò di raggiungere la sua
bocca ma la testa ricadde indietro. “Slegami...”
“Credi
di migliorare la situazione, se ti slego?” sussurrò
restando accucciata sul suo petto.
“Se
vuoi essere scopata come si deve... slegami!” sibilò
fissandola dritto negli occhi.
Caroline
titubò per un istante, poi sorrise. “No, grazie”
ridacchiò raddrizzando la schiena. “Ne ho avuto
abbastanza, per oggi. La prima volta scemo tu, la seconda, scema io.”
Caroline
risistemò i vestiti, sentendo il suo sguardo addosso.
Se
vuoi essere scopata come si deve
Se
vuoi essere scopata
Se
vuoi
“Tyler
sta tornando in città. Non ho più bisogno di te”
annunciò lapidaria, strappando i legacci che lo bloccavano e
frugandosi nelle tasche.
Klaus
osservò un dollaro di carta fluttuare fino a terra, vicino ai
suoi piedi. No, non stava...
“E'
la banconota che hai dato a Bonnie in lavanderia, oggi pomeriggio.”
ridacchiò. “Le donne parlano... dovresti stare più
attento a quel che dici. Comunque, non vali di più.”
Un
dollaro. La sua prestazione obbligata valeva un dollaro. Klaus
si sentì definitivamente umiliato, inghiottì lo
sconforto e solo quando si accorse di essere solo, prese la testa fra
le mani, stringendo gli occhi per la frustrazione.
***
Tutta
la sua pelle scottava e continuava ad avere i brividi, un mal di
stomaco lancinante e la testa sul punto di esplodere. “Credo di
essermi beccata l'influenza” annunciò Rebekah con un
brontolio dimesso. Elijah aggrottò la fronte. L'ultima volta
che si era ammalata, aveva rischiato di morire. Le tastò la
fronte e si scurì. “Il numero della guardia medica?”
Damon
lo fissò, chiedendosi se stesse scherzando. “Per qualche
linea di febbre?”
“La
sua costituzione è sempre stata debole.”
“Ho
freddo...” borbottò la ragazza coprendo gli occhi con il
braccio.
E
lui aveva una fidanzata singhiozzante e in lutto di cui prendersi
cura. Ma perché Stefan non si sbrigava a tornare?! Damon
lanciò una coperta al vampiro che venne distesa sulla malata,
adocchiò la macchina ferma sul vialetto e alzò gli
occhi al cielo. “Ce ne hai messo di... ma che cazzo succede,
stasera?!”
“Dammi
una mano a portarlo dentro e non chiedere.”
Quel
non chiedere era stato cerchiato e sottolineato. Damon passò
il braccio di Klaus oltre la spalla e lo sentì gemere. “Che
fai, ti lamenti?”
Stefan
gli rifilò un'occhiataccia. Era stato pestato, morso e chissà
che altro.
“Bekah
ha l'influenza” disse Damon, muovendo ironicamente il mento.
“Abbiamo chiamato la guardia medica... così da
un'occhiata anche a questo qui.”
Klaus
crollò sul divano e non si mosse per un buon minuto in cui
sembrò svenuto. Elijah fissò il fratello e girò
lo sguardo interrogativo su Stefan.
“L'ho
trovato nel bosco. Mi sono limitato a caricarlo in macchina” si
giustificò chinandosi su Rebekah. “Ciao.”
“Ciao...”
“Hai
freddo?”
La
ragazza scosse debolmente la testa quando le accarezzò i
capelli. Il mondo era offuscato e avvolto su se stesso. Rebekah non
riconobbe l'identità dell'interlocutore. Stefan trattenne la
mano sui capelli della ragazza e il suo cuore ebbe uno strano
sobbalzo. “Prendete del ghiaccio dalla dispensa e del
disinfettante. Lui dobbiamo spostarlo. Se il medico lo vede, chiamerà
la polizia e non credo voglia rilasciare una dichiarazione”
disse indicando Klaus, immobile sul divano gemello.
“Esiste
una soluzione più veloce.” Elijah slacciò il
polsino della camicia, ma Damon lo fermò immediatamente. “Se
si toglie la vita, tornerà come vampiro.”
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