Angel can use guns (prologo)
Prologo
Il
maggiore era appena entrato nel reparto di rianimazione, sperava con
tutto se stesso di essere vittima di un pessimo scherzo... purtroppo
non era così.
Attaccato
ai macchinari che regolavano i medicinali e monitoravano la
pressione, il battito cardiaco e il respiro, immobile ed incosciente,
c'era il miglior soldato che avesse mai addestrato; ma quel soldato
era soprattutto la persona a lui più cara che fosse ancora viva: suo
figlio Hannibal.
Subito
dopo che il padre di Hannibal giunse davanti il lettino dove giaceva
il figlio, arrivò anche il primario:
-Buonasera,
sono il dottor Easter.- disse un uomo sulla cinquantina, con capelli
grigi e sul metro e ottanta.
-Capitano
Liam Anderson, fanteria anticarro di Fort Paso.- si presentò il
soldato ricambiando la stretta di mano al dottore. Liam era stato
convocato d'urgenza a Fort Paso mentre era in missione che, fatalità,
era la stessa a cui aveva preso parte suo figlio, solo che il
capitano non sapeva chi dei suoi era caduto, quando vide un membro
dello squadrone sanitario sfrecciare verso il campo di battaglia,
coperto dal fuoco amico, vide solo una barella che veniva portata via
ed il lenzuolo sopra il ferito non era più bianco, ma rosso scuro,
intriso di sangue; fu solo dopo un quarto d'ora di combattimento e
cinque ordini, senza risposta, di ritirata inviati ad Hannibal, che
Liam venne chiamato da un professore dell'accademia per avvisarlo del
fatto che il figlio era stato ricoverato d'urgenza in seguito a
ferite riportate in battaglia. Il capitano si era subito precipitato
a Fort Paso e corse subito nell'ospedale situato al piano terra, alla
reception, il professore che lo aveva avvisato, lo informò sulle
condizioni del figlio e che quest ultimo era sotto i ferri da due ore
quando il professore era giunto alla reception. Otto ore dopo,
Hannibal fu portato nel reparto di rianimazione per una complicazione
sortita dopo l'intervento e, una volta stabilizzato, lo lasciarono
riposarsi, ma con le dovute precauzioni: battito cardiaco
costantemente monitorato, così come il respiro e la pressione e
maschera dell'ossigeno sempre disponibile.
-Come
sta mio figlio?- chiese il soldato.
-Siamo
riusciti a riportarlo a delle condizioni ottimali, in una settimana
dovremmo dimetterlo e il trattamento con il quale gli abbiamo salvato
la vita ha funzionato e non sembra presentare controindicazioni.-
A
quelle parole Liam si tranquillizzò un po', ma la sua tranquillità
fu subito spazzata via dalla visione di suo figlio legato ai
macchinari, anche se sapeva che stava bene, era comunque preoccupato,
attanagliato da una paura che solo un genitore può comprendere: la
paura di perdere il proprio figlio.
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