Storia
di te e di me
Capitolo I
Pugni in faccia
-Potremmo sempre andare a vivere insieme nel mio appartamento ... -
Percy non ricordava come aveva risposto e soprattutto cosa aveva
mormorato, pietrificato com'era dallo sconcerto e dalla sorpresa.
La convivenza era sempre stato un tema delicato e spesso e volentieri
la collocava come obiettivo da raggiungere dopo almeno due anni di
conoscenza e uscite, magari in prossimità di un matrimonio.
Il suo quasi inesistente lato romantico non riusciva a concepire come
questo importante passo poteva essere anche solo accennato durante una
normalissima serata passata a mangiare qualcosa di veloce e a scrivere
relazioni sul tavolo della cucina. Distolse lo sguardo dalle sue carte
e fissò Audrey che leggeva la sua relazione appena finita su
qualche Mangiamorte straniero catturato di recente.
Era bella, Audrey.
Bella in modo così naturale e poco appariscente
che spesso si ritrovava a fissarla senza nessun motivo, solo per il
piacere di vederla mentre arricciava il naso o spostava con malcelata
rabbia le varie ciocche bionde dal viso, adorava il modo in cui si
mordicchiava le labbra quando scriveva qualcosa di lungo ed elaborato.
Eppure si conoscevano solamente da quasi un anno, di cui almeno due
mesi spesi in ospedale a causa delle pesanti ferite che Audrey aveva
riportato durante le ultime fasi della Seconda Grande Guerra Magica a
altri sei mesi passati al Ministero della Magia a lavorare giorno e
notte. Le ultime settimane erano scivolate con una certa
velocità, fra lavoro, silenziose cene alla Tana e le notti
insonni passate da Audrey.
-Non mi hai risposto.- disse lei improvvisamente chiudendo il pesante
fascicolo che stava leggendo.
Percy si vide condannato a parlarle e tentò di nascondere il
volto dietro una pila di documenti.
-Guarda che non ti sto obbligando, puoi anche rifiutare. Non mi offendo
per queste cretinate.- sbottò Audrey alzandosi e dirigendosi
verso la cucina.
-Davvero?- domandò confuso Percy, non capiva dove era stato
messo il tranello.
Nonostante Audrey Schröder fosse una ragazza piuttosto diretta
e dai modi quasi militareschi, c'erano delle volte in cui il suo lato
più femminile prendeva il sopravvento e lanciava degli
strani tranelli a cui lui spesso non sapeva rispondere.
-Perce ... - mormorò lei scuotendo la testa ed alzandosi.
Percy la fissò mentre camminava verso la cucina, rispose
appena quando lei gli chiese se voleva altro caffè, troppo
assorto dalle diverse domande che lo stavano tormentando.
Era veramente una
semplice domanda?
Oppure sotto, si
nascondeva una serie di mute richieste, forse anche antiche, che lui
non era riuscito a cogliere?
Le sorrise stanco quando ricevette la tazza di caffè
bollente.
Lei si risedette e sbuffando contro una ciocca che le copriva un occhio
riprese a leggere un altro fascicolo.
-Dovresti smetterla di fissarmi e concentrarti sulle tue carte, Perce.
Sono già le undici.-
-Se io rispondessi di no alla tua domanda, che cosa succederebbe?-
domandò improvvisamente Percy cogliendola di sorpresa.
Audrey si mordicchiò il labbro. -Te l'ho proposto solo per
comodità, Percy. Non voglio obbligarti ad accettare nulla.-
disse guardandolo negli occhi.
-Non mi prenderai a calci, quando tornerò domani sera?-
-Dovresti sapere che io preferisco i pugni in faccia.- rispose lei
ridacchiando.
Il giovane Weasley si ricordò del forte pugno che gli aveva
assestato almeno un anno prima, durante una forte lite al Ministero
degli Affari Esteri. Era stato talmente brutale che nonostante avesse
preso un sacco di pozioni bollenti per risistemare il setto nasale,
ogni tanto lo sentiva formicolare.
Nella successiva ora non parlarono molto.
Si erano entrambi infilati a letto in silenzio quasi religioso, Percy
si levò gli occhiali e si massaggiò gli occhi
arrossati e stanchi, girandosi vide che Audrey fissava con aria seria
il soffitto.
-A che pensi?- le domandò stranito.
Audrey si voltò verso di lui e inarcandosi lo
baciò con foga, Percy rispose dopo qualche secondo di
sorpresa, con slancio e passione. Si spinse oltre quando lei
allargò le gambe dandogli maggiore accesso al suo corpo e
chiedendo sempre più calore.
Rabbrividì di piacere quando sentì le sue dita
fredde sulla schiena che cercavano goffamente di levargli la maglia del
pigiama.
Fu un amplesso frenetico, l'unione frettolosa di membra stanche e
bisognose di risposte, di menti ingabbiate nella loro confusione,
incapaci di aprire definitivamente il loro cuore e lasciare i
sentimenti scivolare via, nel bene e nel male.
Una volta ripreso fiato, si guardarono intensamente, Percy le
spostò una ciocca e le baciò la fronte.
-A cosa pensi?- domandò nuovamente.
-A nulla.- borbottò lei non riuscendo a reprimere uno
sbadiglio. Si sistemò le coperte intorno al corpo ancora
accaldato e velocemente scivolò in un sonno pesante.
Percy rimase qualche minuto a fissarla, combattendo il sonno,
guardò le sue labbra piene sospirare lentamente e il suo
corpo rilassarsi.
Cosa aveva fatto per
meritarsi Audrey?
Non aveva la simpatia di George e Fred, né il fascino di
Bill, né l'enigmaticità di Charlie oppure la
gentilezza di Ron.
Lui era sempre stato il pomposo Perce, quello dei discorsi
sull'utilità del calderone spesso quindici centimetri, il
buon studente di Hogwarts che non vede di buon occhio tutto
ciò che poteva distrarlo dai libri.
Nonostante fossero passati molti mesi, quell'incapacità di
comunicare e di aprirsi aveva finito per congelare lo strano legame che
lo teneva stretto ad Audrey.
Passò ancora qualche minuto assorto nei suoi pensieri
finchè non si addormentò arrabbiato e
perso nelle sue domande, certo che l'avvenire gli avrebbe solo
riservato amarezze.
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