“Non ce la farai, vedo le tue budella.”
Sam. No, non
Sam. La cosa che si muove come lui e parla come lui e può farti credere
di essere lui, se solo gliene lasci l’occasione.
Dean affondò la testa nella neve, sentendo
sangue caldo e vischioso filtrargli fra le dita.
“Succede, quando blocchi di pancia le zanne
di un cane nero,” disse, gli occhi persi nell’immenso manto scuro
sopra di loro.
Era stato più forte di lui. Nel momento in
cui la bestia si era avventata sul fratello, era scattato. Sam non ce
l’avrebbe fatta a far fuoco, e la sua pistola, a pochi metri di distanza,
era fottutamente fuori portata. Aveva fatto allora l’unica cosa
possibile: si era frapposto fra Sam e la creatura, usando il proprio corpo come
scudo.
Probabilmente, la peggiore idea in quella lunga
lista di pessime idee che era stata la sua vita; eppure, chissà come,
non riusciva davvero a pentirsene.
Sam si chinò su di lui, un’ombra ai
margini del suo campo visivo, che seppe risvegliare il dolore che shock e gelo
avevano soffocato. Afferrandolo sotto le braccia, lo trascinò fino a una
vicina lapide e ve lo adagiò.
“Che cazzo fai?” mormorò Dean,
lottando contro i neri flutti che minacciavano di tirarlo a fondo.
“Ti evito di congelare,” fu la pratica
risposta dell’altro, e il primo scoppiò a ridere. Un sibilo vuoto,
senza alcuna traccia di allegria.
“Come se te ne importasse qualcosa,”
disse, una tempia che sfiorava il marmo gelido, la stanchezza che gli scivolava
addosso come una vecchia coperta.
O un
sudario, considerò, macabro.
“Infatti non me ne importa niente,”
gli diede ragione il minore. La voce fredda, incurante. “Credo
semplicemente di essere in debito. C’è qualche possibilità
che il nostro amico pennuto venga a salvare la damigella in pericolo?”
Dean scosse la testa. “C’ho appena
provato. È la prima cosa che tendo a fare, quando mi ritrovo i miei
stessi intestini fra le mani,” disse, con un sorriso stanco.
“Starà dividendo le acque da qualche parte, risponde direttamente
la segreteria.”
Il pensiero di Cas gli era di conforto, in un
certo senso. Come quello di Bobby, d’altronde. O quello più
dolceamaro di Lisa e Ben. Sapere che c’era qualcuno per cui era
importante, per cui lui era
importante, gli era d’aiuto.
Spostò lo sguardo su una piccola pozza di
sangue che lentamente si ricopriva di brina, compattandosi in rossi cristalli
di ghiaccio. Incantevole, nonostante tutto.
A strapparlo da quella fantasia fu il rumore di
una pistola che veniva caricata. La Taurus di Sam.
“È meglio così,” gli
assicurò il fratello. “Un solo colpo e sarà tutto finito.
Non c’è motivo di soffrire ancora.”
Una pallottola in mezzo agli occhi doveva sembrare
vera misericordia allo psicopatico che se ne andava in giro nel corpo di Sam.
Per lui, non c’era alcuna differenza fra un cavallo zoppo e l’unica
famiglia che gli fosse rimasta.
“Non sento più nulla dalla vita in
giù,” ribatté Dean, in un soffio. “Ma
c’è qualcos’altro che puoi fare per me, anche se forse ti
divertirà meno.”
Gli occhi dell’altro si assottigliarono in
due fessure calcolatrici. “Cosa?” chiese.
“Fingi,” disse il cacciatore.
“Di essere lui, che te ne freghi un accidente.”
“Non ne sono capace, lo sai,” rispose
laconicamente Sam.
E il maggiore sorrise. Sì, lo sapeva, si
era soltanto illuso di poter fingere per entrambi.
Prese un respiro tremante e chiuse gli occhi un
momento. Quando li riaprì, Sam era inginocchiato accanto a lui. Schiuse
le labbra, sorpreso, e il fratello le coprì con le proprie, attirandolo
in un bacio leggero e casto.
“Il giorno in cui sei morto,” disse
l’altro, “ha fatto la stessa cosa. Suppongo fosse un modo per
continuare a sentirti, anche solo per un istante.”
Dean batté più volte le palpebre,
nel vano tentativo di riacquistare lucidità. Mancava poco ormai.
“Perché?” domandò, quasi atono.
“Volevo che tu sentissi me.”
Detto questo, Sam gli cinse le spalle e lo
guidò sul proprio petto. Delicatamente, chiuse le dita sulla mano con
cui Dean comprimeva la ferita e la fece scivolare a terra.
Non
vorrà stare col culo nella neve più del necessario, si disse
il cacciatore, osservando un esausto rivolo rosso profanare il candore
immacolato su cui giacevano.
“Riposa,” sussurrò il minore,
sfiorandogli i capelli con le labbra. “Vedrai che l’angelo
arriverà.”
“Zitto,” gli intimò Dean, e
lasciò cadere le palpebre. In quell’oscurità avvolgente e
calda, poteva ingannarsi quanto voleva: il profumo era quello di Sam; quel
cuore forte e tranquillo era quello di Sam. E con il
fratello al suo fianco, Dean riposò.
Note:
Dedicata a Thinias: la nostra comune
cattiveria e l’amore per hurt!Dean ci uniscono
più di ogni altra cosa. Spero ti piaccia, anche se non sono prolissa
quanto te ♥