Io contro il destino

di Costi
(/viewuser.php?uid=32743)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Era agosto

Era agosto.

La città si inchinava alla notte, profonda e sincera.

La brezza serale correva tra le foglie, creando fruscii morti.

Anche la luna sembrava sul punto di spegnersi, lasciandomi solo a fissare il viale.

Mi sembrava che tutto fosse stato cancellato : i sogni, i desideri, le speranze.

Era rimasto un vile contenitore senz’ anima al centro di un destino privo di significato.

Non ero ne vivo ne morto. Perché proprio a me? Perché proprio io dovevo subire questa ingiusta tortura?

Non trovai mai la risposta.

Ero come un sacco da box che incassa i colpi senza poter reagire. Come una bambola a cui puoi staccare le gambe per gioco.

Potevo solo sperare nella morte, ma la morte mi rubava solo il 90% della vita, lasciandomi soffrire come mai nessuno aveva sofferto.

 

Ora, come ogni notte di luna piena, lui appare rendendomi incapace di distogliere gli occhi, per non vedere il sangue che cola dalle vene, incapace di tapparmi le orecchie per non sentire gli ultimi urli straziati di un uomo, incapace di chiudermi il naso, per non sentire ancora una volta l’odore della carne umana putrefatta.

 

E io non potevo fare niente, solo osservarlo impotente mentre divorava gli uomini che non superavano il test per vivere sulla terra. Infiniti spiriti che provano ad accedere a una vita che in realtà è un’ immensa tortura. Quando uno spirito supera il test si impossessa della vita dell’ uomo da lui scelto. Avrei tanto voluto che uno di quegli spiriti si impossessasse di me e mi liberasse da quella tortura, ma mai nessuno riusciva a uccidere il falciatore.

 

 

 

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=168303