cap30
30. L'una
per l'altra
-Ecoci arrivati: questo è il nostro Istituto-
annunciò
Artemis, indicando l'imponente edificio che svettava su una collina.
-Qui vengono addestrati i Sognatori. E qui hanno preparato il tuo
bit-power, Hilary. Sei pronta?
-Lo spero.
-Tranquilla, sono sicuro che non avrai problemi. E in
ogni caso, Fouchy ti darà tutto l'aiuto possibile, come i tuoi
amici
del resto. E noi- la rassicurò il giovane. Pareva tranquillo,
come
se stesse per fare una scampagnata. D'altra parte non era lui quello
che di lì a poco si sarebbe scontrato con una creatura
misteriosa.
-Non farci caso- le sussurrò Luce. -Artemis
è così
anche quando combatte i demoni. È il suo carattere.
-Non vorrei deludervi.
-Ehi, non devi dimostrare niente a nessuno. Già
il
fatto di esserti proposta è segno di grande coraggio: ora
dipende
tutto da Aluka.
La giapponese annuì, sentendosi sempre più
tesa: si
era fatta carica di una responsabilità forse troppo grande. Ma
c'erano i suoi amici con lei e con loro era più forte, o almeno
lo
sperava.
La cosa certa era che doveva provarci: no, non si
sarebbe arresa senza nemmeno tentare. Ragazzi della sua età
rischiavano ogni giorno la loro vita per permettere all'umanità
di
continuare ad esistere. Voleva fare la sua parte e non fingere di non
saperne niente: lo doveva ai Dreamers.
-Fouchy, siamo a casa!- gridò Chandler, varcando
l'immenso portone istoriato, seguito dal gruppo. Solo Cassandra si
fermò ad osservare i disegni sul legno: al centro la runa del
Pensiero, il loro simbolo, e intorno gli stemmi dei più grandi
Sognatori del passato. Il leone e la leonessa rampanti, simbolo dei
McCallister; la torre circondata di stelle degli Hightwer; il glicine
della famiglia di sua madre... E la cometa che passava sopra una
collina, lo stemma di Artemis. Sfiorò un taglio che incideva
proprio
la coda della stella: ricordava ancora quando vi era stato impresso,
tanti anni prima...
-Cass, tutto bene?
-Sì, sì, certo. Andiamo.
-Hilary, finalmente ci conosciamo di persona- esordi
Fouchy, stringendo la mano della giapponese. -Sappi che ammiro molto
la tua decisione.
-Mi auguro di avere successo.
-Io ne sono certo. Tu e Aluka sembrate fatte l'una per
l'altra. Venite: il bit-power è in un'altra sala.
-Fouchy, ti dispiace se non mi aggrego?- intervenne
Artemis. -Vorrei far visita a mia madre, sai...
-Non hai bisogno di domandarlo. Vai pure e salutamela.
-Grazie, ci vediamo più tardi. A dopo- li
salutò il
giovane, andandosene.
-È molto malata, per questo va da lei-
spiegò
Chandler. -Non sta scappando, né vi sta mancando di rispetto.
-Nel pomeriggio passeremo anche noi: è sempre
felice di
vederci- propose Cassandra, ricevendo l'approvazione dei compagni. La
madre di Artemis era stata una donna vivace ed energica, ma la morte
di Alester, il suo primo figlio, era stata un colpo durissimo che non
era mai riuscita a superare: si era ammalata gravemente ed ora quasi
non lasciava il letto. I ragazzi le erano molto affezionati: aveva
sempre una buona parola per ognuno di loro.
-Questa è la nostra sala di allenamento: mi rendo
conto
che non c'è paragone con quelle a cui siete abituati, ma sono
solo i
Dreamers ad usare i beyblade. Normalmente qui si esercitano con le
armi.
La palestra che si apriva davanti ai blader era
sicuramente insolita: su una metà erano stati sistemati due
campi
per i bey, mentre nell'altra metà era collocato un tappeto e
sulla
parete faceva bella mostra una fornita collezione di armi da taglio.
-Cavoli- commentò Takao. -Le sapete maneggiare
tutte?
-Sì, anche se ognuno ha le sue preferite.
-Io non saprei nemmeno da che parte cominciare-
proseguì
Max, fissando le spade.
Fouchy nel frattempo aveva preso da un mobile il bit e
lo aveva consegnato ad Hilary.
-Montalo sul tuo bey e poi prova ad evocarlo.
-Magari in una sfida- si offrì il giapponese.
-Che ne
pensi, Hil?
-D'accordo. Chi ci fa da arbitro?
-Io!- si propose l'americano, mettendosi tra loro.
-Blader, in posizione... Tre, due, uno... pronti...
-LANCIO!
I due bey schizzarono nel campo, lanciandosi subito
all'attacco senza risparmiarsi un solo colpo: Drafo e Dragoon
parevano impegnati in un vero combattimento ufficiale.
-Drago Azzurro!- evocò il moretto, liberando il
suo
animale sacro. -Tornado della vittoria!
-Drafo!
Una luce bianca si diradò dal bit di Drafo,
avvolgendo
tutto l'ambiente nel suo chiarore accecante. Quando si diradò,
Hilary era svenuta.
-Hilary!- urlò l'amico, correndo al suo fianco
dove
c'era già Kei: il russo l'aveva presa tra le braccia,
controllando
che non fosse ferita. Ad una prima occhiata sembrava aver solo perso
i sensi.
-Hilary... Hilary... - la chiamò.
Hilary si ritrovò in un luogo stranissimo e
credette
seriamente d'essere morta. Stava galleggiando nell'oscurità...
“Hilary...
”
Non aveva idea da dove provenisse quella voce. Forse da
qualche parte dentro di lei, ed era calda e rassicurante.
“Non
sei morta, stai tranquilla. Sei in un posto dove possiamo parlare
tranquillamente...
”
Lentamente comparvero due fiammelle blu. Avevano un
colore splendido che scaldava il cuore e faceva credere che nulla
potesse andare storto.
“Qui
le cose vanno diversamente rispetto a fuori...
”
-Fuori dove?
“Fuori
dalla tua testa e dalla tua anima. Il posto in cui ora giaci svenuta,
tra le braccia del tuo ragazzo che sta ripetendo preoccupato il tuo
nome.”
-Siamo... nella mia testa?
“Sì” rispose, mentre le luci
blu prendevano
consistenza, la consistenza chiara e precisa di due occhi che si
inquadravano pian piano in quella che sembrava l'enorme testa di un
drago bianco. Era splendida.
-Aluka... - Il nome affiorò sulle sue labbra come
se vi
fosse sempre stato.
“O almeno la forma che mi hanno dato.”
-Tu mi sei apparsa in sogno.
“Volevo metterti in guardia da Nastia, ma non
ne ho
avuto la possibilità. Ora è in mano del nemico, vero?”
-Mi dispiace.
“Non dispiacerti, non tutto è perduto.”
L'immenso corpo andava definendosi nell'oscurità:
un'enorme lucertola alata, dalle zampe possenti e file di denti
acuminati in bocca. Ma Hilary non ne aveva paura: per lei era
magnifica.
-Vuol dire... che mi aiuterai? Lotteremo... insieme?
“Credevi che ti abbandonassi?” Il
drago
assunse un'aria stupita. “Nastia è una parte di me, la
peggiore. Da sola non posso ricacciare lei e le sue tenebre nel loro
angolo. Io sono sicura che unite, con il potere dei Sognatori e dei
tuoi amici, trionferemo. Tu che pensi?”
La nipponica sorrise: pensava di essere una
nullità a
confronto di una simile forza, invece Aluka voleva essere la sua
compagna, la sua arma.
-Che gli Engel Eisig saranno presto sconfitti.
“Allora torniamo dall'altra parte. Insieme.”
-Insieme.
-Hilary- disse Kei, notando un tremore nelle sue
palpebre.
La sedicenne aprì a poco a poco gli occhi,
vedendo il
velo d'ansia sparire dalle ametiste del giovane: cercò la sua
mano,
stringendola e trovandovi quel calore che solo lui sapeva
trasmetterle. Il fuoco della Fenice.
-Hil, stai bene?- domandò Takao, apprensivo. -Ti
fa
male qualcosa? Ti senti qualcosa di rotto?
-No, rilassati- lo rassicurò la giapponese,
alzandosi.
-Sono pronta a riprendere.
-Ma... sei sicura?- intervenne Max. -Forse dovresti...
-Sono sicura- affermò, lasciando la mano di Kei
che non
si oppose: aveva rinunciato praticamente da sempre a cercare di
impedirle di fare ciò che voleva.
-Tre, due, uno... pronti...
-LANCIO!
-Drafo!
E sotto gli sguardi ammirati e allibiti, il bit-power di
Hilary fu davanti a loro. I Sognatori si guardarono, rivolgendosi poi
a Fouchy: anche lui aveva sul viso la stessa espressione.
Un'espressione che non poteva essere interpretata
diversamente dal trionfo.
Sì, forse ora potevano davvero accarezzare l'idea
di un
successo.
°§°§°§°§°
Hilary era fiera di sé stessa: era riuscita ad
integrarsi con Aluka e poteva dare un aiuto concreto alla battaglia.
Aveva fatto passi da gigante in quel periodo: da mascotte e
preparatrice tecnica dei Bladebreakers, era diventata una blader
degna di partecipare al campionato mondiale e di classificarsi per la
finale. E adesso quella conquista...
Si complimentò per la sua vittoria, approfittando
di
quel momento di dolcezza che Kei le aveva concesso: sdraiati sul
letto, stavano abbracciati in silenzio, sperando che la
normalità
non durasse solo pochi minuti. Erano accadute troppe cose assurde in
troppo poco tempo e non avevano avuto che qualche ora per accettarle.
La brunetta controllò l'ora: era quasi mezzanotte
e
doveva tornare in camera sua, o chissà cosa avrebbero immaginato
Takao, Koji e il prof. Inoltre, anche la Neoborg probabilmente voleva
dormire: erano stati discreti fino ad allora, lasciandoli soli.
-È meglio che vada- sussurrò,
sciogliendosi dalla sua
stretta e mettendosi seduta, imitata da lui. -Anche domani sarà
una
giornata dura. Buonanotte.
-Buonanotte- replicò il russo, posandole le mani
sulle
spalle e baciandola.
Hilary sentì il tocco delle sue labbra,
all'inizio
leggero, e gli intrecciò le braccia attorno al collo mentre
quelle
di Kei la circondavano. Il bacio smise di essere delicato e divenne
ardente: le mani del diciassettenne le scivolarono lungo la schiena,
avvertì la pressione dei suoi palmi sulle scapole... poi il
ragazzo
si staccò delicatamente, tirandosi indietro. Sorrise nel vederla
arrossire, imbarazzata da quel gesto o semplicemente sorpresa.
La fanciulla si alzò, quasi inciampando nei
propri
piedi e raggiunse la porta, salutandolo ancora una volta prima di
uscire. Si appoggiò al legno, riprendendo fiato: doveva
ammettere
che Kei sapeva come farle battere il cuore a mille. Quando fu quasi
convinta di avere di nuovo un aspetto normale, si avviò verso la
sua
camera, imbattendosi in Yuri e Boris che andavano verso la loro
stanza. Li salutò appena, accelerando il passo e facendo
comparire
un sorrisino divertito sulle labbra di Boris.
-Kei, che hai fatto a quella ragazza?- domandò
infatti,
varcando la soglia. -Non sarai stato così poco romantico da...
-Da?- incalzò l'altro, fissandolo. Anche il
capitano lo
stava guardando.
-Da farlo qui... è un posto così
deprimente per la
prima volta.
Kei restò senza parole: per replicare a una
simile,
colossale, gigantesca stupidaggine bisognava essere allo stesso
livello di chi l'aveva pronunciata. E, ad un terribile omicidio,
preferì il silenzio: almeno non imbrattava le pareti di sangue.
-Boris, va a dormire che è meglio- concluse Yuri,
scuotendo la testa.
°§°§°§°§°
-Bentornati a casa, miei angeli glaciali.
I quattro ragazzi si inginocchiarono al cospetto del
loro capo, certi di averlo reso soddisfatto.
-Marina, avvicinati. Dai ai tuoi compagni il premio che
meritano per il loro ottimo lavoro.
La russa impugnò il bey e alzò un braccio
al cielo.
-Siete stati i migliori accumulatori di energia: grazie
a voi, la forza di Nastia ha raggiunto il massimo. Che il potere si
riunisca!- esclamò, sottraendo le forze agli Engel e alle loro
trottole.
I tre ragazzi si accasciarono al suolo privi di sensi,
sotto il sorriso diabolico del loro capitano.
-E ora spiegami di nuovo il tuo piano, Marina. Lo trovo
molto interessante.
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