Il
regalo più grande
Voglio
farti un regalo
Qualcosa
di dolce
Qualcosa
di raro
L'aria
fresca di Londra lo investì in pieno sul viso quando uscì
dalle porte di Heathrow. Si riaggiustò gli occhiali neri sul
naso, sistemandosi il borsone sulle spalle, e sospirò.
Non
era da lui fare ciò che stava facendo. Non era da lui sentire
il cuore battere così forte.
Scosse
la testa e si diresse verso la lunga fila per i taxi, ripetendosi
nella mente quell'indirizzo che aveva imparato a memoria, “in
caso tu mi volessi scrivere!” aveva
detto lei.
Come
no.
-Where
to, sir?-
gli domandò il taxista, prendendogli il borsone.
Ryo
lo fece scivolare sulla lingua, come una filastrocca ripetuta troppe
volte, quasi meccanicamente.
Adesso,
ad alta voce, era ancora più reale, ed opprimente.
Non
era la sua prima volta, a Londra, ma questa volta la visita aveva un
sapore speciale.
L'istinto
con cui era partito, gettando a casaccio vestiti in valigia,
prenotando il primo biglietto utile, ignorando ciò che
Keiichiro provava a dirgli, ora stava lentamente svanendo, lasciando
il posto ad uno strano bruciore alla bocca dello stomaco.
Ricordare
l'ultima volta che ero stato così agitato sembrava un'impresa
impossibile.
Aveva
riposto tutte le sue
parole
nel cuore; lo tormentavano ogni notte, nel profondo dei suoi sogni
che il più delle volte la riguardavano.
E
se invece fosse cambiato tutto? Se avesse interpretato male il suo
messaggio? Se quest'azione impulsiva si fosse rivelata distruttiva?
Scosse
la testa.
Non
era tempo di avere dei dubbi.
In
ogni modo fosse andata, almeno l'avrebbe rivista.
Non
un comune regalo
Di
quelli che hai perso, o mai aperto, o lasciato in treno
O
mai accettato
Dopo
un tempo che gli sembrò infinito -ma
forse anche troppo corto- il taxi si
fermò davanti ad una fila di villette a schiera, ognuna di
mattoni rossi e le finestrelle bianche, recintate da una bassa
cancellata di ferro battuto.
Non
poté fermare il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra.
Quante volte l'aveva vista usare “di nascosto” il
computer del Caffè, intenta a guardare svariate immagini di
Londra su cui erano ritratte casette proprio simili a questa.
-Have
a nice day, sir.- lo salutò
il taxista, e Ryo rispose con un gesto della mano, senza riuscire a
staccare lo sguardo dall'edificio.
Forse
si stava comportando da egoista. Ma che diavolo, lui era
un
egoista, soprattutto quando si trattava di lei!
Anzi,
forse avrebbe dovuto esserlo di più. Se non l'aveva fatto, era
stato soltanto per non ferirla.
Fece
un respiro profondo. Aveva addirittura attraversato mezzo mondo per
lei. Sarebbe stata contenta, no?
Le
avrebbe fatto piacere, ad Ichigo piacevano queste sorprese sdolcinate
da film romantici.
“Ichigo...”
faceva quasi male, il suo nome nella mente. Non lo pronunciava
neanche più ad alta voce da mesi, ormai. Le ragazze al Caffè
cercavano di trattenersi, anche loro consapevoli di ciò che
quel nome scatenava.
Gli
scappò da ridere. Stava rendendo la vita di tutte un inferno,
con quel suo caratteraccio.
Oh
be'. Almeno lo ammetteva.
Di
quelli che apri e poi piangi
Che
sei contenta e non fingi
In
questo giorno di metà settembre
Ti
dedicherò il regalo mio più grande
Con
il cuore che batteva forte, si decise ad allungare il dito per
schiacciare il tasto del campanello.
Non
c'era scritto nessun nome, quindi sperò che quell'imbranata di
Ichigo gli avesse effettivamente dato l'indirizzo corretto.
Senza
che nessuna voce provenisse dal citofono, il cancelletto si aprì
con uno schiocco, e Ryo strinse la presa sui manici del suo borsone.
Aveva le mani sudate e sentiva caldo, nonostante ci fosse una leggera
brezza a rinfrescare l'aria di settembre.
Salì
i tre gradini che portavano alla porta marrone scuro, come un
condannato sale al patibolo.
Poi
all'improvviso, la porta si aprì, cogliendolo quasi di
sorpresa, mozzandogli il respiro.
Lei
era lì.
In
carne ed ossa.
A
meno di mezzo metro da lui.
Gli
occhi cioccolato della ragazza lo scrutarono come se fosse un
miraggio fino a che non si incrociarono con i suoi, riempendosi di
lacrime: -S... Shirogane-kun?-
-Ciao,
Ichigo.- riuscì a mormorare, accennando ad un sorriso.
Anche
Ichigo sorrise raggiante, saltandogli letteralmente al collo: -Non
posso credere che sei qui!- esclamò, il viso nascosto contro
il suo petto -E' una sorpresa bellissima!-
Ryo
la staccò dolcemente da sé -era troppo per il suo
debole cuore- e le scompigliò i capelli nel suo tipico
gesto d'affetto: -Sei contenta di vedermi, eh ragazzina?-
Ichigo
gli fece una linguaccia infantile: -Certo che sono contenta! Rivedo
il mio migliore amico dopo 2 mesi! Forza, vieni dentro, sarai stanco,
ma quanto hai viaggiato?-
“Già,
il tuo migliore amico...”
pensò il biondo, senza badare al fiume di parole che uscivano
dalla bocca della ragazza.
Vorrei
donare il tuo sorriso alla luna perché
Di
notte chi la guarda possa pensare a te
Per
ricordarti che il mio amore è importante
Che
non importa ciò che dice la gente
Ichigo
si voltò verso di lui, le mani sui fianchi: -Allora? Che ne
pensi?-
-Di
cosa, scusa?- domandò, scuotendo la testa.
La
ragazza rise: -Ma vedi che non mi ascolti mai! Della casa!-
Ryo
si guardò un attimo intorno. La casa sembrava molto più
grande dall'esterno rispetto a come si presentava all'interno. Loro
stavano sostando in salotto, arredato con un semplice divano e una
TV, il quale all'apparenza fungeva anche da studio per Aoyama:
nell'angolo più illuminato, proprio di fronte ad una finestra,
infatti, c'era una scrivania ricoperta da carte e cartelle di
documenti.
Dall'altra
parte scorgeva invece la porta della cucina, anche questa piccola e
semplice, quasi tipica da studente, non certo abbastanza per una
coppia che...
Provò
un senso di nausea alla bocca dello stomaco mentre quel pensiero gli
si formava in testa, e si schiarì la gola: -Ehm... è
molto carina, Ichigo.-
-Sì,
è un po' piccola ma fino a poco tempo fa Aoyama-kun ci abitava
da solo, perciò... e là in fondo ci sono la camera da
letto e il bagno, è il mio preferito, fortuna che c'è
la vasca così io mi posso rilassare.-
Ryo
la guardò incantato mentre lei continuava a parlare senza
sosta.
Dio,
quanto gli era mancato quel sorriso. Non si era accorto di quanto
fosse davvero importante finché non era stato più alla
sua portata per giorni interminabili. E vederlo, in quel momento,
riusciva a riempirgli il cuore di gioia, ma anche a frantumarlo,
lentamente, come solo lei sapeva fare.
-Mi
raccomando, Ryo.-
gli aveva intimato Keiichiro quando l'aveva salutato all'aeroporto.
Il suo solito monito, per ricordargli di non fare cose di cui avrebbe
potuto pentirsi. Ma qual'era, in fondo, la scelta della quale avrebbe
dovuto pentirsi?
Perché
tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche
Che
molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo
partire però so nel cuore la tua presenza
E'
sempre arrivo e mai partenza
Il
regalo mio più grande ,il regalo mio più grande
Lui
voleva solo che Ichigo fosse felice. Sì, voleva che lo fosse
con lui, ma in fondo... in fondo sapeva che l'avrebbe lasciata andare
anche questa volta, se lei gliel'avesse chiesto.
Voleva
che lei stesse bene, nello stesso modo in cui lei faceva star bene
lui. Solo con quel suo sorriso. Se l'avesse vista sorridere, sempre,
gli sarebbe bastato. Anche lontana, anche di un altro, nonostante il
dolore.
-Quanto
rimani, Shirogane-kun?- gli domandò allegra, saltellando sulle
punte dei piedi con la sua aria da bambina.
-Rimango
tre giorni, Ichigo. Ho degli affari da sbrigare, poi me ne torno in
America per qualche mese.-
-Oh.-
le si sarebbero abbassate le orecchie da gatta, se le avesse avute
-Pensavo potessi fermarti un po' di più... non ho mai niente
da fare, qui...-
Ryo
si accigliò: -Dov'è Aoyama, Ichigo?-
La
rossa fece un sorriso triste: -Lui è all'università,
sta facendo un progetto di ricerca insieme a dei suoi compagni su cui
poi scriverà la tesi, quindi è sempre molto impegnato,
per questo io tengo dietro alla casa.-
Gli
scappò una risata: -Tu riordini, Ichigo?-
-Hey!-
gli diede un pugno debole sul petto -Ha parlato colui che mi
schiavizzava sempre, al Caffè!-
-Almeno
ti ho insegnato qualcosa, sfaticata che non eri altro.- la riprese
lui, ridendo alla smorfia buffa della ragazza.
Quasi
autonomamente, la sua mano si mosse da sola, sistemandole una ciocca
rubino dietro l'orecchio, lasciando che il palmo si appoggiasse
contro la guancia morbida di lei.
-Mi
sei mancato, Shirogane-kun...- sussurrò Ichigo, guardandolo
dritto nelle iridi azzurre.
-Mi
sei mancata anche tu, Ichigo...- le parole gli sfuggirono dalle
labbra.
Perchè,
tutte le volte che era in sua compagnia, non riusciva a controllare
le sue emozioni?
La
ragazza gli si avvicinò, circondandogli la vita con le braccia
ed appoggiando il viso contro il suo petto, respirando il suo profumo
a pieni polmoni, quel profumo che tanto le ricordava di casa. Ryo
posò il mento sulla sua testa, trovandosi costretto a ridere
per spezzare l'intensità di quel momento: -Così mi
stritoli, ragazzina.-
Ma
fu proprio in quel momento, così stretto ad Ichigo, che si
accorse che qualcosa non andava.
-Ichigo?-
mormorò, guardando fisso davanti a sé.
-Mmmhmm?-
rispose lei, ancora abbracciata a lui.
-Tu
eri... avevi detto che...- aveva la gola secca, non riusciva a
pronunciare quelle parole -Sei partita perché eri incinta,
Ichigo.-
-Oh.-
lei si staccò, un'espressione strana negli occhi -Già,
proprio così.- fece un respiro profondo e si andò a
sedere sul divano -Mi ero sbagliata, Shirogane-kun.-
L'espressione
alquanto scioccata del biondo la fece continuare: -Avevo fatto un
test a casa ed era risultato positivo, poi ero andata dal medico a
fare le analisi del sangue e anche lui aveva detto di sì. Poi
ne ho parlato con Masaya e sono partita. Quando sono arrivata qui,
siamo andati a fare una visita perché mi era ricominciato il
ciclo ed io avevo pensato che fosse successo qualcosa. Invece il
dottore ha detto che non ero mai stata incinta, in realtà.
Così abbiamo chiamato il medico di Tokyo ed è venuto
fuori che aveva confuso le mie analisi con quelle di qualcun altro.
Buffo, eh?- rise nervosa, attorcigliandosi una ciocca attorno ad un
dito e mordendosi il labbro inferiore.
“Buffo
un cazzo!” pensò Ryo, il cuore che batteva forte
nelle vene, le parole di quella sera che gli rimbombavano
insolenti nel cervello. -Sono passati due mesi, Momomiya, perché
non hai detto niente?-
Ichigo
fece spallucce: -Non lo so, Shirogane-kun. Forse... forse volevo solo
una scusa per rimanere qui.-
Vederla
lì, così piccola e fragile sul divano, gli impedì
di arrabbiarsi con lei; di dirle che tutti, a casa, la stavano
aspettando, che non aveva senso per lei rimanere sempre sola in una
casa con un uomo a cui non importava abbastanza per passare più
tempo con lei, non se lo meritava.
Sospirò
forte, si passò una mano tra i capelli: -Senti Ichigo, io
adesso devo andare in albergo.- lei tirò su gli occhi di
scatto, guardandolo come un cucciolo abbandonato. -Ti va di
accompagnarmi a fare una passeggiata? Londra è troppo bella
per stare sempre chiusi in casa.-
Vorrei
mi facessi un regalo
Un
sogno inespresso,
Donarmelo
adesso
E
così si ritrovarono a camminare assieme, lungo il Tamigi,
circondati da persone diverse, ma sentendosi assolutamente soli.
Ichigo
rideva, felice e spensierata come non lo era da tempo, contagiando
anche Ryo, rompendogli la corazza di ghiaccio con cui si proteggeva.
Sembrava
che il tempo, tra loro, non fosse mai passato, si stuzzicavano e si
prendevano in giro come se si fossero visti soltanto il giorno prima.
-Non
è bellissimo?- esclamò Ichigo, il naso premuto contro
il vetro di una delle cabine del London Eye.
-Se
tu fossi uscita un po' di più, l'avresti visto.- la provocò
Ryo, le braccia incrociate dietro la schiena.
-Ma
io sono uscita!- rimbeccò lei -Solo che... ad Aoyama-kun non
va che io vada in giro da sola. Ed in fondo ha ragione, io qui non
capisco mai nulla...-
-Due
mesi in Inghilterra e ancora non sai l'inglese? Sei proprio un caso
disperato, micetta.-
-Antipatico!-
borbottò lei, continuando ad ammirare il panorama.
Cadde
il silenzio, ma non era opprimente. Non lo era mai stato, tra loro
due.
-Posso
dirti una cosa, Shirogane-kun?- mormorò la rossa dopo un po'.
-Cosa?-
rispose lui, gli occhi chiusi mentre si riposava un po', cullato dal
movimento della ruota panoramica
Di
quelli che non so aprire
Di
fronte ad altra gente
Perché
il regalo più grande
È
solo nostro per sempre
-Non
mi sono dimenticata quello che ti ho detto quella sera al Caffè,
prima di partire.-
Ryo
sentì il sangue gelarsi nelle vene. No, certo che no, nemmeno
lui se l'era dimenticato.
L'aveva
soltanto riposto in un cassetto del suo cuore, rinchiuso come il più
prezioso dei segreti, lontano così da non ferirlo più
di quanto non facesse già.
Aprì
lentamente gli occhi. Ichigo gli dava le spalle, ma poteva vedere il
suo riflesso nel vetro, entrambi attenti a non incrociare gli
sguardi.
-Tu
l'hai dimenticato?- lo incalzò, poiché lui rimaneva in
silenzio.
Ryo
sbuffò, richiudendo le palpebre e lasciandosi andare contro la
parete: -Che domande sciocche, ragazzina.-
Ichigo
abbozzò ad un sorriso, velato di tristezza: -Ogni tanto vorrei
poter tornare indietro...- disse in un sussurro. -Però il
passato è il passato...-
-Can’t
repeat the past?…Why of course you can!-
rispose Ryo, guardandola e ridendo della sua espressione scocciata
-Francis Scott Fitzgerald, Momomiya. Ma non ti hanno insegnato
proprio niente a scuola?-
-Tu
e la tua stupida lingua...- borbottò la ragazza, incrociando
le braccia al petto.
E
se arrivasse ora la fine
Che
sia in un burrone
Non
per volermi odiare, solo per voler volare
E
se ti nega tutto quest’estrema agonia
E
se ti nega anche la vita respira la mia
Camminarono
ancora per molto, dopo il giro sul London Eye; camminarono finchè
il Sole non tramontò e le luci si accesero sulla città,
rendendola forse ancora più bella, ancora più intima.
Camminarono
fino a raggiungere la casa di Ichigo; le luci erano ancora tutte
spente, e lei sospirò.
-Aoyama-kun
non è ancora tornato... probabilmente resterà fuori
fino a tardi anche questa sera, per fortuna che non ho preparato la
cena...-
-Perché
lo fai, Ichigo?- sbottò all'improvviso Ryo. Si era trattenuto
tutto il giorno e adesso non ce la faceva più. -Lui non... lui
non ti da niente.- Io invece ti darei
tutto.
Ichigo
sorrise: -Non abbiamo già affrontato questo argomento,
Shirogane-kun?-
-Appunto.-
Lei
si morse il labbro. Certo, aveva capito benissimo.
-Sei
felice, Ichigo?-
Gli
occhi color cioccolato, bagnati di lacrime, si alzarono verso i suoi.
-E'
tutto quello che ho bisogno di sapere. Se sei felice, ti lascerò
in pace.-
E
stavo attento a non amare prima di incontrarti
E
confondevo la mia vita con quella degli altri
Non
voglio farmi più del male adesso, amore
Faceva
male, vederla piangere. Ma ormai, lui era giunto al limite. Non
pensava che il suo cuore avrebbe potuto sopportarlo a lungo.
-Allora,
Ichigo?-
La
rossa si strinse nelle spalle: -Io.... io credo di essere felice,
Shirogane-kun ma... non voglio che tu mi lasci in pace...-
Ryo
le accarezzò una guancia: -Non si può avere tutto,
gattina. Mi dispiace.-
Le
diede un bacio sulla fronte, poi si voltò e ricominciò
a camminare, il cuore che si frantumava sempre più ad ogni
passo.
Vorrei
donare il tuo sorriso alla luna perché
Di
notte chi la guarda possa pensare a te
Per
ricordarti che il mio amore è importante
Che
non importa ciò che dice la gente
L'aveva
lasciata andare, anche questa volta. Forse però era proprio
questo l'amore, no?
Se
l'era detto all'inizio del viaggio. L'importante sarebbe stato solo
rivederla, e l'aveva fatto. Aveva goduto del suo sorriso un'ultima
volta, e gli sarebbe dovuto bastare, se l'amava davvero come diceva.
Ichigo
doveva essere felice, doveva sorridere, e allora lui sarebbe stato
felice. Niente di più.
Il
cellulare nella sua tasca cominciò a vibrare, ma lo ignorò.
Quello era il suo numero personale, perciò poteva essere solo
Kei o una delle ragazze, e lui non aveva nessuna voglia di parlare
con loro. Tanto meno con Zakuro, sentirla rimproverarlo sottilmente
per non aver insistito. Cosa c'era da insistere, in fondo?
Lui
aveva compiuto il suo dovere. Aveva ricevuto l'ennesimo colpo,
pazienza. Si sarebbe rialzato, come aveva sempre fatto. Per lei.
-Taxi!-
chiamò, alzando un braccio.
Era
tempo di lasciare Londra. Aveva sbrigato i suoi affari, aveva mandato
un ultimo mazzo di fiori ad Ichigo ed aveva fatto la valigia,
riponendo assieme ai vestiti anche i frammenti del suo cuore.
Dopo
il primo giorno non si erano sentiti, e forse era meglio così.
-If
people thought New York was crowded, they obviously have never taken
a cab in London...- borbottò, quando
l'ennesimo taxi gli sfrecciò accanto senza considerarlo.
E
poi, l’amore dato amore preso amore mai reso
Amore
grande come il tempo che non si è arreso
Amore
che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte
Sei
tu sei tu sei tu sei tu sei tu
Il
regalo mio più grande
-La
tua pronuncia è troppo americana, per questo non ti
considerano.-
Spalancò
gli occhi a quella voce alle sue spalle.
-E
comunque, forse faresti meglio a chiedere alla reception dell'hotel
se possono chiamarne uno loro per te.-
La
casualità con cui lei stava pronunciando quelle parole lo
infastidì, e si girò di botto.
-Che
cosa c'è, Ichigo?- ringhiò.
La
rossa non si fece spaventare dal suo tono arrabbiato, e lo guardò
dritto negli occhi: -Ho letto quel libro.-
Ryo
si accigliò: -Cosa?-
-Sì,
ho letto Fitzgerald, quello che tu mi hai detto l'altro giorno. Come
vedi, sono migliorata abbastanza in inglese per poter cercare su
Internet quello che mi dici.- Ichigo ridacchiò, ma il groppo
che il biondo sentiva nella gola gli impediva di copiarla.
-E...
e quindi?-
Lei
gli si avvicinò, le mani dietro la schiena: -Non voglio essere
Daisy.-
Avrebbero
potuto sparargli in quel momento, e lui non se ne sarebbe accorto.
Sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, e lui sarebbe rimasto
incatenato a quei suoi occhi di cioccolata. -E allora chi vuoi
essere?-
-Voglio
solo essere Ichigo.- fece un altro passo verso di lui -Voglio tornare
a casa, voglio vedere le mie amiche e la mia famiglia. Sia io che
Masaya ci siamo resi conto che non funzionava più. Non
funzionava già dal giorno in cui sono arrivata qui, ma
continuavo a mentire a me stessa perché avevo paura. Però
ora non voglio averne più.-
-Io
sto partendo, Ichigo.- mormorò Ryo.
-Che
problema c'è, io vengo con te. Ho le valigie pronte, sono in
hotel, penso che tu sia abbastanza ricco per comprarmi un volo
last-minute, no?-
Il
biondo scoppiò improvvisamente a ridere, come non rideva da
anni, come se un enorme peso gli fosse appena stato tolto dal petto.
-Che
c'è?- borbottò lei, imbarazzata e confusa.
-Oh,
Momomiya...- singhiozzò lui tra le risa -Sei sempre la
stessa.-
-Hey!-
strepitò Ichigo -Ma è possibile che tu sia sempre
così?! Io sto qui a dirti che ti amo e tu...- si bloccò,
rendendosi conto delle parole che aveva pronunciato -Cioè,
io.. ehm...-
Ryo
sorrise ancora, scompigliandole i capelli: -Vai a prendere le valigie
o perderemo l'aereo, ragazzina.-
L'espressione
allibita di Ichigo era imperdibile: -Shirogane!- gridò,
pestando un piede a terra. -Ecco, lo vedi! Mi stai già facendo
rimangiare tutto!-
All'improvviso,
Ryo si piegò su di lei e le rubò un bacio, come quelli
di tanti anni prima, ma dal sapore nuovo: -Invece non ti rimangi
niente, micetta.- sussurrò senza staccarsi troppo dalle sue
labbra.
Lei
sorrise quel sorriso che gli riempiva il cuore e glielo ricuciva
insieme, correndo, con i codini al vento, a riprendere le sue
valigie.
Ryo
tirò fuori il cellulare e compose un breve messaggio a Zakuro:
Thank you for believing.
Era
certo che avrebbe capito.
Guardò
Ichigo discutere animatamente con il portiere, poi sorridergli e
arrossire.
E
mentre il suo cuore batteva più forte, rinnovato e riparato,
seppe che da quel momento in poi, molte cose sarebbero andate bene.
Life
starts all over again when it gets crisp in the fall.
Note
dell'autrice
Ebbene
sì! Dopo anni, ma che dico, SECOLI, sono tornata sul fandomi
di Mew Mew :D Ormai pochi probabilmente si ricorderanno di me, visto
per quanto sono sparita, ma insomma, eccomi qua.
Questa
storia conclude una trilogia che avevo iniziato parecchio tempo fa,
perciò per capirla meglio dovete leggere i due prequel,
nell'ordine “T'innamorerai” e “Cinque Giorni”,
che trovate nel mio profilo :)
Spero
che vi sia piaciuta (e che vi piaceranno anche le altre, se ancora
non le avete lette); sono un po' arrugginita nella scrittura di
qualcosa che non abbia a che fare con l'università, quindi
siate clementi ma non esitate a lasciare commenti anche negativi. Le
critiche costruttive sono sempre ben accettate :)
Grazie
a tutti coloro che hanno letto e decideranno di commentare; grazie
anche a coloro che già mi conoscevano e magari si sono chiesti
che fine avessi fatto xD
Un
bacione a tutti,
Hypnotic
Poison
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