Lost in Shakespeare

di white mirror
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Tutto cominciò lì, tra giocolieri, trapezisti e scimmie ammaestrate..
..
in una bizzarra notte di mezza estate..

 
 





Prologo
 


"Non è colpa tua" mi disse mentre il cameriere ci serviva il secondo " Elena... .. Sono cambiato e ho capito che è meglio finirla qui.... Per il bene di entrambi...".

Continuai a fissare la bistecca al sangue davanti a me senza interrompere il suo studiato monologo.

"Però ... mi farebbe molto piacere se potessimo continuare a frequentarci... Come amici..."

A quelle parole un brivido mi percorse. La mano si apriva e si chiudeva intorno alla fredda lama del coltello con un gesto meccanico, apparentemente involontario.

" ...perché io tengo alla nostra AMICIZIA... " mi ripeteva , proponendomi in continuazione quella parola che, in una situazione del genere, risultava al mio orecchio fastidiosa e inadeguata. 
"Albert....non mi sembra una buona idea"

"Elena ti prego.. Non so come fare senza di te.."

"... Ma ... Mi stai lasciando..." Dissi con aria perplessa e stremata dalla pesante conversazione.

"Sì.. Ma ... Insomma.... Ti supplico.. Non rendere le cose più difficili di quello che sono realmente!!!"

"Più DIFFICILI di quello che sono? Ah.. Ma davvero???" Replicai ironicamente cercando di mantenere quella poca calma rimastami.

"Sì.. Purtroppo è un tuo difetto.. Complicare le cose.."

"Complicare le cose.. ?"

"Beh sì complicare ! Complichi tutto!
Accontentarti è sempre più difficile.. Non fai altro che criticare, non ti va mai bene niente.. Se continui così rimarrai sola.." Disse alzando sempre di più la voce.

Ferita e con i nervi a fior di pelle tentai di riflettere su come gestire la situazione e dato che non amavo dar spettacolo optai per la scelta più saggia: alzarsi e uscire dal ristorante.
 Albert con un' insolita velocità, prima che potessi allontanarmi dal tavolo, si tirò su e mi prese il polso.
 "Scusa...ho esagerato"

"Lo so! Ora cortesemente, lasciami il braccio!" replicai senza guardarlo.

"Elena ...ti prego!" Gridò facendo in modo che l'attenzione delle persone in sala si concentrasse su di noi.

Lui conosceva il mio punto debole, il mio tallone d'Achille : i drammi in pubblico; Li odiavo con tutta me stessa .

"Abbassa la voce.." Dissi fulminandolo con lo sguardo.

"No! Devi ascoltarmi.. e se questo è l'unico modo.. Beh.." Un sorrisetto comparì sul suo volto " Non puoi fare così! Io ho bisogno di te! Ti supplico Elena!!!" Cominciò a urlare.

La gente seduta ai tavoli osservava la scena come davanti ad una tv; i giovani scommettevano su come sarebbe andata a finire, quelli dai 40 ai 70 brontolavano per la confusione generale creatasi e gli anziani rimembravano i tempi andati riportando alla mente antichi ricordi e tradizioni passate.

Il vaso era già traboccato da un pezzo ma cercai di rimanere il più tranquilla possibile.

"Elena Ho bisogno di te! .... E della tua AMICIZIA!". 
A queste parole vidi quel briciolo di calma scivolarmi dalle mani come un granello di sabbia; mi voltai verso Albert e con un dolce sorriso, grazia ed eleganza lo mandai a fanculo e, prima che potesse reagire, gli trai uno schiaffo talmente forte da lasciargli le cinque dita disegnate sulla guancia destra.

Accompagnata dagli applausi del pubblico mi diressi verso l'uscita del ristorante, soddisfatta e pronta per affrontare il mio futuro.




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