YOU’RE
HERE FOR THE VIEW
Across the desert when you're feeling faithless
[…]
I'm a man on a wire
You're here for the
view
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È una giornata splendida, nonostante stia finendo. La
brezza del mare si spinge fino a qui e smuove leggermente tutta la vegetazione rendendola
quasi viva. Il sole brilla di un giallo caldo, ancora piuttosto alto nel cielo,
e stende un leggero velo arancione su tutto quello che incontra. Ovunque ti
volti puoi vedere solo l’azzurro intenso dell’orizzonte, il verde sbiadito delle
sterpaglie e la terra rossiccia del sentiero. Qua e là fa la sua apparizione
qualche cactus. Niente qui ricorda il grigio dello smog di Los Angeles, o il
suo caos. Basta allontanarsi pochi chilometri e salire su una collina per
dimenticarsi di tutto. Da qualche parte, oltre una collina, c'è il mare.
Lei ha i capelli lunghi, biondissimi e scarmigliati,
come se non li avesse pettinati quella mattina. Come se non li pettinasse mai. Cammina
con passo lento e quasi in punta di piedi e mentre avanza fa ondeggiare i fianchi e il vestito leggero
a fiori che porta la segue e ondeggia con lei. Non è molto alta e ha gli occhi
così chiari che non possono nascondere i suoi pensieri. Qualche manager
impegnato a fare trekking per smaltire lo stress la sorpassa veloce, parlando
nel bluetooth che porta all’orecchio. Lei continua a camminare tranquilla,
anche se sembra sapere dov’é diretta. Infatti, poco dopo si ferma sul ciglio di
uno strapiombo e respira forte, come per riempirsi i polmoni e gli occhi di tutto quello che vede.
Le mani sono strette in pugni e solo quando tornerà a casa si accorgerà delle piccole
mezzelune rosse che si è procurata sui palmi.
Passa un po’ di tempo immobile e da sola, prima che
qualcuno si accorga di lei. Lo capisce: quel posto ha una bella visuale, ma per
nessuno è così speciale come lo è per lei. Quasi nessuno.
Vede solo con la coda dell’occhio una figura che si
avvicina e poi si ferma di fianco a lei, rivolta verso il panorama. Non lo
guarda, ma riconoscerebbe ovunque quella camminata dinoccolata e un po’
insicura. Il suo essere una spanna esatta più alto di lei. Le sue mani nelle
tasche dei jeans sbiaditi. Le sue scarpe da tennis di cui compra sempre lo
stesso modello. I suoi capelli spettinati che con il sole diventano più chiari.
Il suo sorriso sornione, a volte ironico, a volte insolente, spesso cinico e
indifferente, raramente perfido, per lei sempre e comunque il sorriso più bello
del mondo.
Passa qualche minuto in cui nessuno dei due dice una parola,
poi però lei decide di dire qualcosa, per non esplodere.
«I’m here just for the view1» dice lei con
la voce talmente flebile che sembra quasi spezzarsi a metà frase.
Lui sta in silenzio un attimo. Poi alza un
sopracciglio, scettico: «You’re here for the view, uh?2» dice e
sembra che stia quasi per scoppiare a ridere, ma non lo fa; invece abbassa gli
occhi sulle sue scarpe, ma non riesce comunque a contenere un sorriso.
E stavolta non è né sornione, né ironico, né insolente,
né cinico o indifferente, né perfido.
Stavolta è solo felice.
NOTE:
1. «Sono qui solo per il panorama»
2. «Sei qui per il panorama, eh?»
Note
di Summer:
E… niente. Immaginate quel che volete di questi due. Ho
voluto raccontare solo questo squarcio di storia che mi è apparso in testa,
quindi non so nemmeno io cosa ci sia dietro e mi piace che sia così. È la prima
storia cosa che scrivo da un po’, e di questo devo ringraziare il
contest che ho indetto e Andrew McMahon (la canzone all’inizio è Platform Fire
dei Jack’s Mannequin) che adoro… a lui è dedicato il setting… e anche tutto il
resto. Insomma, queste sono le due cose che mi hanno ridato un po’ di
ispirazione. E ultimamente mi serviva, perché scrivere è un po’ il mio sfogo.
Se volete commentare, sarò ancora più felice.