Il mio satellite speciale

di Ale_R
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“Sidia… Sidia…”
Osavano chiamarmi così, ed io con il tempo me ne ero abituata.  Eppure, ogni volta che lo sentivo, sentivo come un senso di nausea, come se non mi appartenesse.
Mi voltai e guardai le mie compagne di corso.
- Ditemi?-
Kira mi guardò con aria smarrita.
- Dobbiamo andare al corso di astronomia: si trova nell’ala est del palazzo Ko.-
Aveva ragione: io stavo invece andando da tutt’altra parte.
- Scusami Kira, oggi sono decisamente distratta.-
Mi sorrise e poi iniziò a camminare davanti a me in direzione dell’aula.
A volte mi stupivo al pensiero di essermi iscritta all’università, scienze naturali, ma sapevo bene che era la scelta migliore: quando mi fermavo a guardare le stelle mi sentivo come a casa.
Così, qualche mese prima, avevo indossato la divisa della Ko e mi ero gettata in quella avventura.
“Ma quanta fatica.”
 
Il Sole era alto nel cielo e da lontano potevo vedere la baia di Tokyo con i suoi continui traffici che, a mio parere, stavano solo portando all’estinzione di molte specie di pesci: ricordo che poche settimane prima, quando un freddo venticello mi scompigliava i capelli, mi ero ritrovata a camminare sulla spiaggia dove piccole gocce erano trascinate sulle mie guance; ricordo le anatre che starnazzavano e poi si gettavano sott’acqua e qui nuotavano: quanta invidia. Non avevo mai imparato a nuotare, nessuno me l’aveva mai insegnato.
Iniziò a girarmi la testa.
Decisi di aprire la finestra e appena mi alzai sentii il camice muoversi sulla superficie della sedia come se un tocco d’aria lo avesse spostato: qualcuno mi aveva preceduto. Guardai negli occhi il ragazzo e mi sorrise.
- Ti dispiace se la teniamo un po’ aperta? Mi sentivo soffocare dall’afa.-
- Oh no. Lo stavo per fare io.-
Mi risedetti sapendo che avevo il suo sguardo addosso: cosa voleva?
- Ti dispiace se mi siedo qui? Ho visto che è libero e…-
- Tranquillo, mettiti pure qui.-
Forse ero sembrata fredda, ma mi sentivo a disagio e quando ciò avveniva tendevo a chiudermi come a riccio: adesso stava proprio avvenendo quello.
- Sai, ti osservo da un po’.-
“Ci sta provando? Lo sapevo che era un maniaco!”
- Ah ok: cosa hai visto?-
- Non sono riuscito a vedere te, perché sei una persona molto riservata.-
- Mi conosci così tanto? Ne sei così sicuro?-
- Dico quello che vedo.-
- Vedi me?-
- No Sidia, non ti vedo…-
Sapeva il mio nome! Iniziai a preoccuparmi, ma ripresi a respirare dopo quei pochi secondi che erano sembrate ore.
- Sidia?-
- E’ il tuo nome no?-
- Beh…-
- Non avere paura. Comunque io sono Chay.-
- Ok Chay .-
- Sei la secchiona della classe vero.-
- Ma che dici?-
- Te non parli molto e cerchi sempre di stare nascosta, ma noto che dopo ogni domanda scrivi nel tuo quaderno le risposte, non le dici, ma le sai.-
- Mi hai osservato molto.-
- Beh, diciamo che l’ho visto una volta e da lì mi hai incuriosito.-
- Sono ridicola?-
- Sei diversa dalle altre: sai quello che fai.-
- E’ un complimento?-
Sorrise e guardò in basso.
- Quale è il tuo vero nome?-
- Se hai bisogno chiedi di Chay.-
- Ma quale è il tuo vero nome?-
Si alzò e uscì dalla classe senza rispondere, lasciandomi con quella curiosità.
 
Il professore aveva iniziato a parlare, ma continuavo a pensare a quello strano ragazzo; guardavo il suo banco vuoto e per qualche secondo mi ero illusa che sarebbe tornata: mi aveva incuriosito.
Ci fu un momento di silenzio nell’aula e alzando lo sguardo notai una sfera proiettata nel muro che girava, di fianco c’era scritto: Plutone.
- Allora studenti, qualcuno di voi mi sa dire i satelliti di Plutone?-
Aprii subito il quaderno ed iniziai a scriverli:
 

“Nocte..
Hydra..
S/2011 P 1..
P 5..
..”

 
Sentivo che mancava il primo, il più importante.
“Ma come diavolo…?
Ma poi dove è andato quell’altro? Chay… Chay…”
Poi, l’illuminazione, presi la penna e subito scrissi l’ultimo satellite…
 

“Charon”.

 




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