Amare nell'Olimpo

di Lionking17
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Il piccolo mantello, bianco, trasparente, solcato da mille vene e arterie come la tela di un ragno, fluttuò leggero sul pavimento di pietra levigata.
Il corpo snello e candido fu a un tratto scoperto da un raggio della luna Selene, che sorniona la inchiodò sul posto, ricordandogli le sue paure, le sue colpe.
Il lampo argenteo sfiorò delicatamente la fronte alta e armoniosa, mai soggetto di brufoli o imperfezioni, così tipici delle giovinette mortali.
Possedeva dei capelli biondi, biondi come l’oro più puro, splendenti come la saetta del padre, che si attorcigliavano su se stessi, formando dei caldi boccoli, che risaltavano deliziosamente contro la pelle lattea. Le labbra erano rosse, succose come le ciliegie d’estate, il nasino piccolo, lievemente all’insù, e gli occhi, pozzi di cielo infinito, due zaffiri incastonati in una statua di marmo. Occhi sgranati, impauriti dal suo stesso coraggio. Un fruscio la fece voltare.
Un giovane comparve, partorito dalle stesse tenebre eppure gli occhi splendenti di luce.
La parola “bellezza” non era adatta per descrivere l’armoniosità dei tratti, il corpo snello e alto, la massa di riccioli castani che incorniciavano il volto impubere.
Gli aedi avrebbero dovuto coniare un nuovo termine per quella creatura, frutto della stessa madre Gea, carpita nel momento di massima bellezza, come un fiore, reciso dal suo stelo e innalzato agli allori dell’immortalità. Quel fiore non avrebbe mai conosciuto l’emozione di essere uomo, di essere padre o, semplicemente, di invecchiare. Non avrebbe mai potuto usufruire del proprio corpo, ne decidere del proprio cuore.
Gli occhi color miele si scontrarono con quelli azzurri, fondendosi irrimediabilmente. I due giovani corpi vibrarono della stessa nota, stanchi ormai di restare lontani, di indossare per l’eternità la stessa maschera.
Ganimede abbracciò stretta Ebe, le dita che si intrecciavano, i respiri sempre più affannati.
Vi era una certa ironia nella loro situazione, che non potevano fare a meno di notare. Ebe, dea della giovinezza, era stata scalzata dal ruolo di coppiera degli dei, per diventare la regina del protetto del padre. Padre che non l’aveva mai considerata, mai avrebbe permesso il loro matrimonio. Re, le cui saette avrebbero rintronato nel cielo tumultuoso, se fosse venuto a conoscenza di tale tradimento.
Ganimede sfiorò i capelli della fanciulla, lei era la sua ambrosia.
Ebe strinse a sé il corpo del ragazzo, lui era il suo nettare.
Selene rapida passò oltre, tentando di non pensare a quegli incontri clandestini, a quei baci rubati, all’odio forzato, simulato, amore trattenuto, che mai avrebbe avuto futuro.




Buongiorno a tutti. Questa è la mia prima raccolta ufficiale, dove vorrei ripercorrere e creare le vicende degli dei dell'Olimpo intero. Spero di postare con cadenza settimanle, ma dipenderà molto dai periodi. Vorrei sapere che cosa ne pensate, ogni commento è ben accetto, in modo da migliorare sotto tutti gli aspetti. Ve ne sarei infinitamente grata. Grazie mille e buona lettura!




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