Sono contento, felice, grato, di averla al mio fianco, so di non meritarla: è
troppo bella, troppo dolce, troppo perfetta per un uomo come me; lei è un
angelo, il mio angelo, con i suoi grandi occhi grigi, i suoi lunghi capelli
biondi e le sue amorevoli labbra. Abbbiamo sempre, anche dopo tutti questi anni
di matrimonio, qualche piccola discussione innocente sul "Chi merita
Chi": le ho detto molte e molte volte che io veramente non la merito, ma
ogni volta lei risponde che è lei quella che non mi merita. E non
arriviamo mai ad una giusta conclusione che soddisfi pienamente entrambi.
La guardo, osservo colpito la mia bellissima moglie: i suoi seni dolcemente e
gentilmente si alzano e si abbassano mentre la guardo, il suo respiro è come un
profondo sospiro. La sua mano destra è vicino al volto, la sinistra dentro la
mia, e lei è raggomitolata su se stessa con la schiena contro il mio petto.
Quasi tre ore fa credevo stessi per perderla, tre ore fa era l'ho quasi
persa...
Stanotte abbiamo litigato; quando sono tornato al castello a notte fonda,
l'ho trovata che mi aspettava, semiaddormentata sul divano del nostro salotto.
Non volevo svegliarla, quindi ho attraversato la stanza senza far rumore, per
prenderla in braccio e portarla a letto, ma lei si è svegliata comunque. Era
arrabbiata. Molto arrabbiata. Senza darmi la possibilità di spiegare cosa era
successo e guardandomi negli occhi con i suoi grandi e grigi, mi chiese dov'ero
stato fino a quell'ora; provai a dirle che ero andato fuori a fare due passi
perchè la mia vecchia ferita di caccia aveva ricominciato a fare male, ma potevo
vedere che lei non mi credeva. E questo mi fece molto male. Mi urlò quasi in
faccia, dicendomi che non era vero, che ero uscito due volte durante la notte,
una quando ero uscito sul balcone e c'ero stato per molto tempo, l'altra subito
dopo, e che...e che era preoccupata per me. Disse pianissimo le ultime parole,
come in un sospiro, abbassando tristemente la testa, ma potevo vedere i suoi
occhi pieni di lacrime luccicanti nella penombra della stanza. Mi disse che era
preoccupata per me, perchè mi ero comportato stranamente per tutto il giorno,
non eri te stesso, mi disse. Mi sentii miserabile. L'avevo appena fatta
piangere, mia moglie, la cosa più presiosa in tutto il mio mondo. Sono
un'idiota, e lo so. Prima che potessi risponderle, lei mi girò le spalle e andò
rapidamente verso il nostro letto, senza dire una parola. La seguii, volevo
provare a spiegarle cosa stava succedendo senza ferirla o dirle esattemante cosa
stava succedendo: lei salì sul letto e scivolò sotto le vellutate coperte verdi,
lasciandomi solo nella parte più bassa della stanza con i miei pensieri
pessimisti. Giusto un'ora prima avevo ordinato a un gatto di uccidere nostro
genero. Doveva farlo, provai a convincere me stesso, Dovevo, o il
nostro matrimonio sarebbe andato distrutto...si, il nostro matrimonio
sarebbe andato distrutto, ma la felicità di nostra figlia? I miei errori le
hanno già fatto perdere la felicità durante l'infanzia e l'adolescenza, e non ha
mai speso abbastanza tempo con sua madre. Improvvisamente, mi sentii come se non
avessi diritti a stare con entrambe le mie donne: non mi era fidato di mia
moglie e avevo rinchiuso la nostra unica figlia in una torre, solo per poter
tenere al mio fianco la donna che amavo, mia moglie. Se loro avessero mai saputo
del mio accordo segreto, quel dannato patto, con la Fata Madrina, so già che mi
odierebbero. E avrebbero pienamente ragione.
Mi cambiai rapidamente, indossando il mio solito pigiama, e andai a letto,
sdraiandomi accanto a mia moglie; allungai la mano per accarezzare la sua
morbida guancia rosata e baciarle la buonanotte, ma mi fermai prima di
raggiungere il suo volto, sentendo il cuore pesante di colpa: lei stava
piangendo sommessamente, appena udibile, ma stava piangendo senza dubbio.
Lasciai la mia mano sopra la sua tremante, magra spalla e la chiamai a voce
bassa; lei non mi rispose, ma si rannicchiò su se stessa ancora di più. Ritirai
la mia mano, incapace di affrontare la mia triste moglie: era colpa mia, era
completamente colpa mia; restai buttato di schiena in silenzio, guardando la
copertura vellutata del nostro grande letto a baldacchino: sembrava così freddo,
così vuoto quella notte, differente dalle altre notti; mia moglie era al mia
fianco come al solito, ma era distante, stava piangendo e io non la stavo
consolando, non avevo abbastanza coraggio; non osavo neanche guardarla in
faccia, sarebbe stato troppo doloroso; improvvisamente, la sentii muoversi più
vicino a me, la sua schiena che toccava appena il mio braccio; con una nuova,
piccola speranza nel mio cuore colpevole, mi girai alla mia destra e la guardai:
stava dormendo, le sue sottili sopracciglia aggrottate in una linea severa, la
bocca delicata appena aperta e piegata in una smorfia amara. Le carezzai il
fianco sinistro, dolcemente, disperatamente provando a farla rilassare, a
cullarla, ninnarla, in un sonno riposante, e potei sentirla rilassarsi sotto il
mio tocco; mi fece sentire un po' più sollevato, un po' più felice di farla
sentire meglio di qualche istante prima. Nel sonno, lei mi prese la mano
sinistra e se la portò in grembo, accarezzandola gentilmente: sentì il mio cuore
mancare un battito per il sollievo, e continuai ad accarezzarle la pelle morbida
con la mano libera: era così piccola e perfetta che avevo quasi paura di ferirla
o farle del male. Mi chinai su di lei e baciai delicatamente la pelle vellutata
della sua guancia; lei si mosse un po' e potei vedere l'angolo della bocca
perfetta di mia moglie alzarsi in un piccolo sorriso. Mi piegai nuovamente su di
lei per baciarle ancora la guancia, ma non trovai la sua morbida guancia bensì
le sue amorevoli, morbide labbra; fui abbastanza scioccato quando sentii le sue
labbra stringere le mie, restituendomi dolcemente il bacio. Il mio giglio...il
mio picco, dolce, perfetto giglio...
"Mi dispiace" riuscii a dire, le mie labbra appena appoggiate alle sue "Mi
dispiace..."
"Ti amo"
""Mi dispiace veramente..."
"Lo so..." lei strinse delicatamente la mia mano "Vuoi parlarne?"
"Non ora, cuor mio..." le baciai la mano "Ci vorrebbe troppo tempo, e tu sei
molto stanca...oggi è stata una lunga giornata"
"Anche tu sei stanco"
"Vero..."
"Vuoi raccontarmi cosa è successo oggi? Magari domani?"
"Certamente..."
"Bene; ma ora devi dormire, va bene? Per favore, fallo per me..."
"Se questo è il tuo desiderio, mia bellissima, perfetta, dolce moglie..."
mormorai contro le sue labbra mentre la baciavo "Lo farò. Dormi bene, amore
mio"
"Buonanotte..."
Qualche minuto dopo, parlai ancora "Lillian?"
"Mmmmh?"
"Ti amo. Volevo solo che lo sapessi. Tu sei la mia carissima moglie, la mia
felicità, la cosa più importante del mio mondo. E voglio solo che tu sia al
sicuro da ogni possibile pericolo"
"Harold..."
"Sei così dolce e così perfetta...ti amo, ti amo..."
"E io amo te, mio caro..."
"Mi dispiace per questa sera...non volevo essere così stupido a cena"
"Lo so..."
Giocai con le sue dita sottili, carezzadole la sua piccola mano, quindi le
portai alle mie labbra e le baciai, succhiandole leggermente i polpastrelli
"Harold..."
"Sono solo preoccupato per Fiona" mentii, ero solo preoccupato per noi, per
me e per mia moglie, non per nostra figlia o nostro genero "Pensavo veramente
che avrebbe sposato un affascinante Principe Azzurro, non un...orco"
"Tesoro..ora lei è felice, e noi dobbiamo essere lo stesso per lei. Anche se
non vuoi farlo, devi sorridere a nostro genero, d'accordo?"
Mi sentii un mostro. La mattina dopo Shrek sarebbe stato morto, una cosa
passata, e nostra figlia sarebbe stata triste. Disperata. E anche Lillian.
Potevo vedre che mia moglie non odiava Shrek come facevo io. La abbracciai,
disperatamente tentando di prendere un po' di calma dal suo pacifico cuore,
buono e gentile.
"Il mio cuore, il mio cuore...tu sei il mio cuore..."
"Non hai risposto alla mia domanda..."
La guardai, un po' imbarazzato
"D'accordo..."
Lei alzò una mano e mi sfiorò appena il volto "Sei fantastico..." mi baciò,
quindi richiuse gli occhi; prese gentilmente la mia mano tra le sue e se la
portò nel grembo, appoggiandosela al suo morbido seno. Lo accarezzai
delicatamente, facendola rabbrividire di piacere, e lei sorrise.
"Buonanotte, amore..."
"Notte, mio caro..."
Si spostò contro di me, mormorando qualcosa di non udibile, e si riaddormentò
qualche minuto dopo; le sorrisi: era perfetta ed era mia, e volevo solo stare
con lei, senza preoccuparmi per cosa sarebbe successo qualche ora dopo; con un
sorriso, un sorriso felice che da tanto, troppo, tempo mancava dalle mie labbra,
mi addormentai a mia volta.
Ora, la sto guardando: sono le cinque della mattina, e so già che questo sarà
un altro lungo, difficile, estenuante giorno, ma voglio solo stare con lei
ancora un po', voglio cullarla ancora contro di me, voglio sentirla ancora al
mio fianco, le mie labbra sopra le sue in un delicato bacio. La bacio
leggermente, dolcemente, non voglio svegliarla.
"Ti amo, Lillian..." mormoro dentro il suo piccolo orecchio "Ti amo, mia
carissima, preziosa, dolce moglie..."
"Anch'io ti amo, mio coraggioso, forte, affascinante
Harold...."