Solo io posso vivere in eterno

di Fleur Dolohov
(/viewuser.php?uid=387866)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 «Addio, Tom» sussurrò Selhen, avanzando di qualche passo.
Il ragazzo la guardò negli occhi, serio. Lei si sistemò dietro l'orecchio un ciuffo di capelli corvini, e continuò:
«Io... spero tanto di rivederti.»
Tom annuì e fece per andarsene. Ma Selhen aprì la bocca per parlare. L' amico la guardò.
«Cosa c'è?»
La ragazza scosse la testa.
«No, non è nulla.»
Lui abbozzò un sorrisetto. Aprì la porta dell' orfanotrofio Wool e uscì fuori. Guardò un attimo dentro. Selhen era andata via. Si aggiustò il cappotto e s' incamminò.

«Selhen?» disse, guardandola.
Era certo che fosse lei. Non era cambiata: i capelli del colore dell'inchiostro, i grandi ed espressivi occhi verdi, la pelle bianca, erano sempre uguali. La giovane donna gli rivolse un ampio sorriso.
«Sono io, Tom.»
Gli occhi di lui lampeggiarono di rosso e Selhen indietreggiò di un passo.
«Ormai mi faccio chiamare con un altro nome» disse freddamente. La sua mano si infilò nella tasca e cercò la sua bacchetta.
«Quale?» mormorò Selhen. Non si era accorta delle intenzioni del suo vecchio amico.
«Lord Voldemort» rispose lui, avanzando verso la donna. Lei, senza paure, gli mise una mano sulla spalla. Si avvicinò al viso di lui e mormorò:
«Qualunque sia il tuo nome adesso, per me sarai sempre Tom. Io... ti ho sempre amato.»
Posò le sue labbra su quelle del mago. Quando si staccò, lui le puntò la bacchetta sul cuore e i suoi occhi cercarono per la stanza il diadema che voleva trasformare in Horcrux.
«Nessuno può amare Lord Voldemort» sibilò. Selhen era paralizzata. Indietreggiò sempre più e si appiattì al muro. Per un attimo ci fu un silenzio tombale, infranto dal grido di Voldemort:
«Avada Kedavra!»
Un lampo di luce verde uscì dalla punta della bacchetta e si scagliò sulla ragazza, che urlò prima di accasciarsi a terra, morta. Tom la guardò e si rese conto di ciò che aveva fatto. Per la prima volta in vita sua, provò tristezza e si inginocchiò accanto all’amica.
«L’ho davvero fatto?» mormorò. «Selhen... L’unica persona che mi abbia mai... Selhen, oh, Selhen...»
Ma lei non poteva sentirlo. Rimase immobile, mentre Voldemort si alzava in piedi. Si girò verso il Diadema di Corvonero, divenuto un Horcrux, e si avvicinò a esso. Lo prese in mano e sussurrò:
«La tua morte è stata necessaria, Selhen. Mi dispiace... Ma solo io posso vivere in eterno.»    




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1707260