Ed era tutto scritto nei fondi del tè
Regalo per la Danna. Parte uno, quantomeno <3
Ed era tutto scritto nei fondi del tè
-Cadrai dalle scale. E ti spaccherai
il naso. E pure gli
incisivi. Tutti e due-
Francia non è minimamente in grado di
nascondere il sorriso
accondiscende che gli fiorisce spontaneo sul viso. Le dita della mano
nel cui
palmo ha affondato il mento punteggiato di barba tamburellano leggere
sulla
guancia, mentre inclina di più il capo per scostarsi una ciocca
dispettosa che
gli è scesa sugli occhi.
Inghilterra ha la pretesa di non
stare minimamente
guardandolo, ma Francis nota, tra un battito di ciglio e l’altro, un
fulmineo
scatto delle pupille al suo indirizzo. Per pura gentilezza abbassa un
secondo
lo sguardo.
-Poi… farai un incidente. Dopo la
riunione. E ti romperai
una gamba-
Inghilterra è davvero troppo
spassoso, mentre cerca
disperatamente di mantenere la compostezza e una severità assoluta e
inscalfibile. Francia muove appena il piede, lo guarda strabuzzare gli
occhi e
fare un’impercettibile balzello sulla sedia, le mani che si stringono
convulsamente
alla tazzina, ma Arthur non cede. Non ancora.
-Ti verrà la polmonite. E la malaria.
E la varicella-
prosegue, la voce un filo più acuta del normale – Ticadrà il televisore
nella
vasca mentre starai facendo il bagno. E il phon. Ti brucerai i capelli-
Francis non riesce a trattenere una
risatina, che però fa
appena in tempo a nascondere in uno sbuffo e in un colpetto di tosse.
Continua
a sorridere, amabile e dolce come il miele, e l’altra sua mano si
allunga con
noncuranza fino a sfiorare, con casualità studiata al dettaglio, quella
di
Inghilterra. Arthur ritira entrambe le braccia come se si fosse
scottato, incrociandole
frenetico al petto, e aggrotta le sopracciglie sugli occhi verdi
perpetuando a
fissare il suo piattino. Così adorabile…
-Ti cresceranno i funghi sulle piante
dei piedi e il tuo
boss tenerà di soffocarti nel sonno – e stavolta è un tantino irritato,
Francia
non dubita chi sia che effettivamente voglia soffocarlo nel sonno, e
continua
con piglio più feroce –Il cameriere ti ficcherà un coltello nella
schiena e ti
servirà pesce avariato. Oh, e ti dimenticherai l’ombrello, e grandinerà. Chicchi di ghiaccio grossi
come tartarughe-
Francia deve mordersi a sangue un
labbro per non ridere a
crepapelle. Deglutisce un paio di volte, giocherella con il cucchiaio, dà un altro colpetto col piede, e lo
guarda dritto negli occhi.
-Mi si prospetta una settimana
veramente terribile, Angleterre. Ma
grazie per avermi
predetto tutto questo- e poi si sporge un pochettino in avanti,
abbassando la
voce in un sussurro cospiratorio e sensuale,
tanto che Arthur sobbalza di nuovo e i suoi zigomi assumono
una deliziosa
tonalità violacea –Ora, vuoi che ti legga io il futuro?-
Non aspetta di sentire una risposta,
che sia una frase intellegibile
o un singulto strozzato, afferra la sua sua tazza rovesciando i residui
di tè
nel piattino, e vi getta un’occhiata tanto fugace che si possa dire
inesistente. Avvicina un po’ la sedia, si gratta la mandibola con fare
pensoso,
e poi scocca diretto a Inghilterra il suo miglior sorriso d’assalto
-Dunque… stasera verrai a cena con
me. Andremo in un
ristorante in riva al Tamigi, un posto carino che sono riuscito a
scovare anche
in questa tua… città, e mangeremo bouillabaisse,
coq au vin e
champagne, in un tavolino appartato
illuminato solo dalla luce delle candele e dai tuoi occhi. Poi
passeggeremo
nelle vie del centro, e torneremo a casa tua; sorseggeremo un altro
bicchiere
di vino, seduti sul divano, ascoltando un disco di Edith Piaf, e poi…
poi
andremo in camera da letto, ti toglierò la camicia slacciando bottone
per
bottone e tu… tu mi chiederai per favore di…-
-Finiscila!
Razza di rana
pervertita e perversa!- e Inghilterra, rimasto ad ascoltare tutta la
trafila
con un’espressione di terrore e disgusto sempre maggiore ad ogni
aggiunta,
afferra ciò che era il suo radioso futuro
e glielo spiattella in faccia, sui capelli, negli occhi, alzandosi di
scatto
con gran fracasso di sedie e cocci rotti, il volto paonazzo e
l’espressione
imbufalita. Già che c’è, gli assesta un pugno in testa per sottolineare
la
cosa.
-Te
lo puoi scordare!- e si
avvia verso l’uscita con passo di marcia. Francia riesce
miracolosamente a non
ingoiare quella schifezza, si toglie dal viso ciò che può, e si allunga
sulla
sedia urlando al suo indirizzo.
-Ti
passo a prendere alle
otto, cheri!-
L’unica
risposta intellegibile,
oltre a un gran tonfo di porta sbattuta, è un’esplosione d’insulti e di
imprecazioni al suo indirizzo. Ma Francis continua a sorridere, finendo
di
pulirsi e cercando di specchiarsi nella porcellana per controllare lo
stato del
proprio aspetto: sa benissimo che alle otto e cinque minuti Inghilterra
sarà,
teso come una corda di violino e traboccante di imbarazzo furioso,
sulla soglia
di casa ad aspettarlo.
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