Oyasumi

di Saecchan
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

 

“L’ultima parola che disse fu Oyasumi.”
“Oyasumi?”
“Sì. Significa buonanotte.”
“Ah”.
“Mi diede la buonanotte prima di sparire dietro la porta del bagno, crollando in un sonno eterno.”
“L’ha visto altre volte?”
“No, quella fu l’ultima volta. Aveva quel sorriso…”
“Sorrideva? Per cosa?”
“Credo che fosse più felice in quel momento, che in tutta la sua vita.”
“Perché dice questo? Insomma, aveva una carriera fiorente, una buona salute, fan in tutto il mondo…”
“Lei non sa cosa voglia dire essere infelici.”
“Uh? Miyavi era infelice? Eppure ha avuto tutto dalla vita…”
“Tutto e niente, tutto…e niente. Sa, noi groupie lo seguivamo dappertutto, a volte ci lasciava entrare in albergo, addirittura dormire in camera con lui. Non aveva paura di essere derubato, di essere picchiato, persino ucciso. Forse perché non aveva più timore di nulla. O forse perché si fidava. Nessuno lo potrà più sapere. Però, c’è da dire che da un paio d’anni era terribilmente depresso.”
“Depresso? Il Miya?”
“Sì. Le ricorderei che dietro la sua immagine di cantante, di pazzo scatenato, c’è un uomo come tanti. Con le stesse virtù e gli stessi difetti. Soffriva la sua fama come chiunque.”
“Soffriva la sua fama?”
“Sì. Noi lo vedevamo da vicino, non dietro uno schermo, o da un giornaletto. Noi vedevamo come soffriva. Come la notte, ubriaco fradicio, si stendeva per terra a fissare il soffitto e piangere. Lui si sfogava così. Fu in una di quelle notti che scrisse la canzone ‘Please please please’.”
“Ma nella canzone lui si identifica come una ragazza e poi parla sempre di amore nelle canzoni, non di quanto fosse depresso.”
“Secondo lei, un cantante famoso, con una carriera e un contratto può scrivere testi su quanto sia infelice? Sarebbe una contraddizione con il suo modo di vivere che mostrava alla gente. Desterebbe sospetto, e poi sarebbe scoppiato un terribile scandalo. Mi creda, Miyavi non avrebbe mai voluto e potuto dire davvero al mondo come si sentiva.”
“Beh, in effetti…Ma comunque. Mi parli di voi groupie, che ruolo avevate? Avete fatto sesso con Miyavi?”
“Sesso? Ahahahah, no! Per l’amore del cielo, no! Inizialmente nel duemiladue, quando lasciò i Duè Le Quartz, noi groupie eravamo cinque. Beh, in realtà eravamo solo adolescenti scappate di casa innamorate della musica! Promettemmo di seguire i nostri big ovunque andassero. Infatti, per circa tre anni fu così. Riuscivamo ad andare a ogni concerto, a entrare nei backstage di nascosto. Poi, iniziammo a diventare ‘conosciute’ dallo staff, e per questo eravamo sempre le benvenute. Però, con il tempo rimanemmo solo tre, sa l’università…”
“Uhmm”
“Eravamo le ventenni più invidiate del mondo! Conoscere Miyavi è stata un’emozione fortissima, poter stringergli la mano, scambiare qualche chiacchiera, persino dormire in stanza con lui! Riguardo al sesso, noi preferivamo svolgere i lavoretti facili, non venderci come prostitute. Io mi occupavo del bucato, gli lavavo i vestiti. Ayumi, invece, la notte, in stanza, preferiva cucinargli qualcosa con le proprie mani. Portava sempre roba buonissima. Era un ottima cuoca. Solo Midori non faceva nulla in particolare, però era quella a più contatto con Miyavi. Spesso uscivano insieme e stavano fuori nottate intere a bere in uno squallido bar qualunque. Non so di preciso se sia successo qualcosa tra loro due, ho preferito non chiedere, un po’ per invidia, un po’ perché mi ero autoconvinta che non potesse succedere nulla”.




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