Dialogo con Dio

di O0oSuNsHiNeo0O
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Egli è figo. Nonostante gli occhi rossi. Immensamente figo.
Siede in una poltrona di pelle, da boss.
Indossa un doppiopetto gessato, da boss.
Dopotutto lui è il Boss.
E’ un bell’uomo.
Gli daresti sì e no una cinquantina d’anni ben portati.
Capelli brizzolati alla Gorge Clooney.
Un filo da barba.
Quanto basta per sembrare un uomo maturo.
Quanto basta per non sembrare un barbone.
Quanto basta per sembrare figo.
Mi stringe la mano e mi guarda negli occhi.
Rolex al polso.
Unghie curate.
Denti bianchi e regolari.
Insomma, si è fatto da solo, perché farsi male.
“Scusa”, mi sussurra ritirando la mano.
“Non sapevo che Dio avesse lacrime”.
“Neanche io”, sbuffa, “e io odio non sapere le cose”.
“L’avevo già immaginato Boss”, rispondo.
Il Padreterno si sistema il doppiopetto e si da un aria di contegno.
Si asciuga le guance con un fazzoletto candido.
“Come sto?”
“Da Dio, direi”
“Già come sempre”, aggiunge altezzoso lui.
Poi sorride.
“Io, ti devo ringraziare per, ecco, per quanto hai fatto per me, beh, sì, insomma…”, si guarda intorno visibilmente imbarazzato.
“Non mi devi ringraziare”
“Oh, invece sì”, inizia lui, “beh, potrei conferirti il dono delle lingue”,con uno slancio si avvicina ad uno schedario.
“Altrimenti che ne pensi dell’ ubiquità? Oppure senti, senti, questo è forte, puoi resuscitare a tre giorni dalla tua morte…”, continua entusiasta.
“No, grazie”
“E poi c’è questo che è una figata: puoi cambiare la tua fisionomia a tuo piacimento e…”
“No, grazie”
“No?”
“No, grazie”
L’Onnipresente appare un po’imbarazzato.
“Beh, come posso sdebitarmi?”, domanda.
“Facciamo così, io torno a casa senza modellare il corpo a mio piacimento e senza balzare fuori dalla tomba dopo tre giorni. Tu però mi devi promettere una cosa”
Annuisce con aria visibilmente preoccupata.
“Promettimi che butterai un occhio sulla terra”
Dio deglutisce rumorosamente.
“Ne abbiamo bisogno”, aggiungo.
“Va bene”, risponde infine.
“Grazie”
Rimaniamo in silenzio.
“Beh, io tornerei sulla terra a questo punto”, dico.
Dio si guarda un attimo intorno con aria impacciata
“Ah, beh, ecco…è stato un piacere conoscerti”
Mi porge la mano.
Gliela stringo.
Un gesto formale.
Asettico direi.
Mi avvio verso la porta.
Dio tossisce discretamente.
Mi giro.
“Ehm, senti, posso chiederti un grosso favore?”
L’Onnipotente mi guarda speranzoso.
“Certo”
Torno sui miei passi.
“La cosa dovrebbe restare fra noi due, però”
Si guarda intono circospetto.
Abbassa la voce.
“Prima di andare via…ti andrebbe, ecco..."
Si sistema il colletto con aria imbarazzata.
"..una partitina ai dadi?”




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