Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris
nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Nota dell’autrice: il titolo significa “Odio e amo. Forse
ti chiederai come sia possibile, non so, ma è così e mi tormento ”. I fatti
iniziano durante la saga di Nettuno, ma poi c’è un ritorno indietro nel tempo,
e si finisce a quando Cristal e Isaac stavano facendo l’addestramento in
Siberia. Comunque non ci sono solo loro.
J
ISAAC
Per tanto tempo, ma davvero tanto
come fosse eterno, ho aspettato questo momento, il momento di potermi
vendicare. Ormai mi sono abituato a questa maledetta cicatrice sul volto, e non
mi fa più male, è un’altra la cosa che mi preoccupa…una ferita che non si
chiuderà mai del tutto, una cicatrice che continuerà a farmi male in eterno. Tu
non mi hai privato solo di un occhio, ma anche dell’orgoglio di un cavaliere, e
della stima del proprio maestro. Tu, ingrato, hai osato fare del male perfino a
lui, all’uomo al quale devi tutto. Dobbiamo tutto…Spesso penso che la colpa sia
anche mia, perché non c’ero quando tu hai commesso quel disperato atto di
ribellione. Sarei dovuto venire dagli oceani fino al Grande Tempio per
fermarti; avrei dovuto farlo anche se Acquarius mi avrebbe detestato per
questo.
Perché non ti ho lasciato morire
quel giorno?
Perché? Tu lo meritavi!
Perché diavolo dovevo essere
attaccato a te, come un uomo è attaccato al proprio fratello, nonostante tutto?
Tu non volevi diventare un cavaliere di Atena, ma solo raggiungere la forza
necessaria per spaccare i ghiacci. Quando me lo dicesti, pensai che ti avrei
ucciso con le mie mani, ed avrei dovuto farlo. Il problema è che ero troppo
attaccato a te. Tu arrivasti a colmare la mia solitudine; eri come un’alba, ho
sempre adorato la tua amicizia, e ti tenevo nel mio cuore come una delle cose
più care che avevo. Forse la *più * cara…Non avevo assolutamente niente,
genitori morti, amici zero. Solo una grande aspirazione. Ma …a nessuno piace
essere soli, ed un sogno non ti fa certo compagnia, certo, può dare un senso
alla tua vita, ma sono altre le cose che danno quella sensazione di
completezza… solo perché avevo trovato, solo perché avevo trovato un altro
infelice come me pensavo di poter continuare a vivere. Quando seppi che anche
tu ti saresti allenato per diventare cavaliere dello zodiaco, mi sentii bene
come non ero mai stato: ora avevo qualcuno con cui parlare, qualcuno a farmi
compagnia, qualcuno con cui condividere la mia aspirazione…o almeno, credevo
che fosse così. La realtà era che tu ti comportavi solo da approfittatore. I tuoi
scopi non erano nobili. E nonostante tutto volevi andare avanti…seppur sapessi
che non avresti ottenuto l’armatura del cigno in quel modo, hai voluto
insistere, e sei arrivato a destinazione. Tu ti sei lasciato guidare da un
punto debole e sei arrivato in alto. Dove volevo arrivare io. Avrei dovuto
lasciarti morire quel giorno, la tua follia ti aveva accecato, e stavi per
morire. Perché mi sono tuffato per salvarti? Sono stato io a rimetterci! Ed ora
sei qui di fronte a me, Cristal, con in faccia quell’espressione che conosco
fin troppo bene, e le solite maledette lacrime agli occhi. Quegli occhi di
ghiaccio, che a vederli sembrano quelli di un vero uomo, ma che in realtà
tradiscono solo ipocrisia. È inutile che piangi, non hai ritrovato un amico,
solo il tuo futuro carnefice. I ruoli si sono invertiti, Cristal, ora tocca a
me strapparti ciò che hai di più caro. Il sogno, l’orgoglio, le aspirazioni di
una vita, lei…tutto è andato in frantumi.
“Isaac…amico mio…” la tua assurda
debolezza ti tradirà ancora. Sei già accasciato al suolo in lacrime, io mi
avvicino
“Cristal…” e sferrò il mio
potentissimo calcio con tutta la forza che ho. Tu voli all’indietro per qualche
metro, il naso ti sanguina copiosamente; ti rialzi dopo un po’, il tuo sguardo
si è fatto ancora più mortificato…
“Isaac…” ti butti in ginocchio ed
inizi a farfugliare fra i singhiozzi
“Ti prego…prendi un mio occhio…”.
Giuro che non chiederei di meglio.
Tu non sai cos’ ho provato quando ho sentito quella fredda punta di ghiaccio
penetrarmi di prepotenza nell’occhio destro, ma non è questa la vendetta
migliore. Sarebbe niente in confronto a quello che potrei fare, un occhio in
meno non ti creerà molti problemi, mentre io voglio che la paghi cara.
“Se proprio insisti…” velocemente
di colpisco alla palpebra, ma non ti ho accecato. Non pensare che l’abbia fatto
per pietà, ma solo per non sprecare tempo in cose inutili.
“Perché…Isaac? Perché…?” Hai
addirittura il coraggio di chiedere perché?! Ti darei dello sconsiderato, ma in
realtà critichi qualcosa che non conosci…Non mi sembri affatto un uomo…non sei
degno di quell’armatura, sembri piuttosto una donnicciola. Per me eri talmente
importante, ma mi hai rubato tutto. E hai osato alzare la mano perfino su di
lei…la mia bellissima Anya, figlia della Neve, che regna sovrana sui paesi del
freddo eterno.
“Perché??”
“Pensa a lei! Cosa credi che ti
direbbe?”
Questo non dovevi farlo! Ti
aggredisco con rabbia e violenza, stavolta rischi davvero di morire per mano
mia!
“Non osare mai più parlare di lei
con le tue parole da traditore, non sei degno di pulirle le scarpe!” tu sei un
burattino nelle mie mani: non ti opponi, non reagisci, davvero non ti importa
se ti ucciderò?
“Come immaginavo, ce l’ hai con
me, ancora per lei…Anya…”
Il solo sentir pronunciare quel
nome mi fece tremare le mani.
Anya…figlia della Signora Neve,
regina delle lande…non riesco più ad immaginarmi un mondo senza gli occhi della
mia piccola, dolce bambina…l’amavo più di qualsiasi altra cosa…e l’ ho persa.
L’abbiamo persa. Devo recuperare la calma…devo sapere una cosa importantissima…
“C’è una cosa che ho sempre voluto
chiederti…perché hai lasciato che morisse? Come hai potuto…anche tu l’amavi…”
“Si, l’amavo…ma non potevo
fermarla…” l’immagine dei suoi capelli inzuppati di neve…e i suoi occhi chiusi
per sempre…mi feriva come una lama affilata.
“Là, nella lontanissima e fredda Siberia, Signora Neve
piange per la perdita della figlia; e le lande desolate continuano a chiamare a gran voce la loro regina.”
CRISTAL
Il sangue mi brucia in un occhio,
e tu quasi mi stai soffocando per la troppa foga. Anya…questo nome mi fa male…e
quella parola... “Docvidanija”. L’unica cosa che ha detto prima di spegnersi
come una debole fiammella al vento gelido. Lei, che era così regale e maestosa.
Lei, che era la sovrana assoluta delle lande distese e ghiacciate.
Quell’immagine così dolce è come
veleno per noi che siamo rimasti in vita, e non possiamo dimenticarla. Quei
suoi fulgidi capelli…e gli occhi di quel colore così particolare e
terribilmente bello,e la sua voce dolce…non potrò mai dimenticarla. Era così
speciale: il suo sguardo attento quando leggeva, o scriveva, la sua risata
cristallina, la sua dolcezza…Avrebbe potuto sciogliere perfino la montagna del
ghiaccio eterno. Era impossibile non amarla, così bella ed intelligente, ma
allo stesso tempo ostinata come una bambina e capricciosa a non finire.
Entrambi l’amavamo più di ogni altra cosa, e perfino il maestro Acquarius ne
era affascinato. Forse hai ragione tu, Isaac, sono solo un’ipocrita; io con i miei
punti deboli ho acquisito ciò che non mi meritavo, la mia debolezza mi ha
portato in un mondo che non sento mio, dove niente mi da conforto. C’era solo
lei…. Mi manca come non mai. Ora lei è là, i ghiacci ospitano il suo corpo in
modo che la sua giovinezza rimanga eterna. Signora Neve, la quale regna
sovrana, piange ancora per la sua perdita. Lei era l’unica che mi desse un po’
di coraggio, che mi ricordasse che tutto non andava poi così male, ma ora che
non c’ è più nemmeno Anya…. Non so cosa ti abbia spinto quel giorno a tuffarti
nelle gelide acque per seguire uno stupido come me.
Perché l’ hai fatto?
Anche tu amavi Anya quanto l’amavo
io, avresti potuto togliermi di mezzo per sempre.
E poi, io non mi meritavo di
diventare cavaliere di Atena, se fossi morto per la mia assurda boria tu
avresti ottenuto di diritto l’armatura del cigno. Invece ce l’ ho io, ma so che
non me la merito quanto la meriteresti tu.
E adesso sei qui davanti a me, i
tuoi capelli biondi come i miei, ma solo di qualche tonalità più scuri, il tuo
occhio verde ed una cicatrice profonda al posto dell’altro. So quanto mi stai
odiando, e hai ragione, non sono così codardo da non ammetterlo. Però io so che
fra noi ci sarà sempre un’alchimia incomprensibile, odio e amore, siamo come
fratelli e come estranei. Abbiamo significato l’uno per l’altro più di quanto
possiamo immaginare. Almeno è stato così prima che arrivasse Anya. Non le posso
attribuire nessuna colpa, lei non poteva immaginare cosa sarebbe successo, e
poi l’amo troppo per condannarla.
Ma adesso un lugubre canto funebre
risuona per i vasti banchi nevosi. Il ghiaccio piange per la perdita della sua
regina. Un lutto infinito per il bellissimo gelo infuocato che le ardeva negli
occhi.
Due anni prima
ISAAC
Anya è entrata nelle nostre
vite un comunissimo giorno di
allenamento. Sia io che Cristal non ci aspettavamo quest’arrivo improvviso, e,
sinceramente, non l’avevamo chiesto, ma non ci aveva nemmeno sfiorato l’idea di
avere qualcun altro lì con noi. Entrambi eravamo contenti per ciò che avevamo.
L’uno aveva la compagnia e il sostegno dell’altro.
Ma quando quella mattina vidi il
maestro Acquarius raggiungerci tenendo per mano una bambina della nostra età
capii che qualcosa si sarebbe rotto, e qualcosa sarebbe nato.
“Questa è Anya, suo padre non c’è
più, e mi ha chiesto di prendermi cura della sua bambina. Abbiamo bisogno di
qualcuno che allievi la nostra solitudine ragazzi… qualcuno che si prenda cura
di noi.”
Non so cosa provò Cristal in quel
momento, ma io rimasi molto stupito da quelle parole: il maestro Acquarius
aveva ammesso di avere bisogno di qualcuno. Anche lui, che sembrava così forte
e pienamente soddisfatto anche se solo, sentiva chiaramente il bisogno di avere
una figura stabile su cui appoggiarsi. Del resto, mentre ci allenava aveva
pochissimi anni più di noi, lo si poteva definire un coetaneo. Io e Cristal
avevamo circa otto anni ciascuno, mentre lui ne doveva avere circa dodici. Ma
nonostante questo era già un uomo allora, un cavaliere fortissimo e stimato, ed
un grande maestro. Io e quella strana bambina ci guardammo a lungo negli occhi:
sembrava già che stessimo scoprendo di avere molte cose in comune. Fra noi si
era subito creato un solido cordone ombelicale che ci avrebbe uniti per sempre.
E fui stupito nel notare che ero geloso, quando vidi che se la intendeva anche
con Cristal. Ma quello fu soltanto l’inizio. Durante l’infanzia non accadde
niente di speciale fra di noi, eravamo solo bambini e troppo immaturi per poter
comprendere un sentimento nobile come l’amore; ma una volta cresciuti le cose
cambiarono. La vidi diventare una donna da un giorno all’altro, e piano me ne
innamorai. Non ho mai saputo cosa provasse per me, ad ogni modo è sempre stata
una donna strana ed incomprensibile; sapeva nascondere benissimo le emozioni e
di conseguenza nessuno sapeva cosa provasse veramente. Tutto il giorno sui
libri, adorava leggere più di qualunque altra cosa, e leggeva di tutto; poi
scriveva anche dei racconti, che però non ho mai letto. Non si sapeva nemmeno
dove li nascondesse, ma la notte la sentivo spesso alzarsi per uscire al freddo
a scrivere o disegnare. I suoi disegni invece
li vidi, non che fossero particolarmente belli riguardo allo stile e
tutto, ma avevano quel qualcosa che li rendeva affascinanti. Anya trasmetteva
la sua *propria * essenza su carta e vi dava forma. Poi li gettava miseramente.
Ancora non capisco perché lo facesse, non sono mai riuscito a capirla, ma non
ho mai potuto fare a meno di amarla. Nella sua natura così strana, ma dolce,
era unica. Mi incantavo ogni volta a sentire la sua voce o la sua risata, poi
quegli occhi…quanto amavo quel colore così raro e delizioso. Ma ancora di più
amavo lei, più di qualsiasi altra cosa. La notte la guardavo dormire e
ringraziavo Dio per avermi permesso di stare vicino a quell’incredibile
creatura, ma allo stesso tempo soffrivo. Sembrava sempre triste, ed io che
l’adoravo desideravo solo poterla stringere a me, dirle che l’amavo e baciarla
ed amarla con tutto il mio corpo e tutto il mio cuore. Ma giuro di non aver mai
osato toccarla.
Stavo bene se c’era lei con me, la
sua presenza mi dava sicurezza e mi faceva sentire bene: mi piaceva sapere che
c’era sempre qualcuno disposto ad accoglierti con gentilezza e con un
dolcissimo sorriso. Sarebbe stato ancora meglio se quello fosse stato solo per
me. Sapevo che anche Cristal era innamorato di lei. Solo che lui era più
sfrontato ed impertinente, cercava sempre un’occasione per il contatto e di
farle capire i suoi sentimenti.
Una volta ha osato perfino
baciarla di prepotenza!!
Li stavo spiando da lontano, ma
avrei tanto voluto essere là con loro per potergli spaccare la faccia ed
obbligarlo a chiederle perdono in ginocchio!!
Non so di preciso cosa stesse
accadendo, ero uscito per raccogliere della legna, e mentre tornavo li vidi
parlare fuori al freddo. Erano l’uno poco distante dall’altra, Anya stringeva
fra le mani un libro come al solito e lo guardava incuriosita, Cristal aveva
qualcosa di strano. Stavano in piedi e non parlavano. Solo si fissavano ognuno
con un’espressione diversa: lo sguardo attonito della mia dolce Anya
contrastava con quello fermo di Cristal, e si prevedeva il disastro…Fu un
attimo. Quel maledetto spergiuro si avventò su di lei, le prese con forza le
spalle candide e sussurrò un “Ti amo” veloce ma comprensibilissimo prima di
attaccare le sue labbra pallide a quelle cremisi di lei. Avrei voluto morire.
Come osava profanare quel candido
giglio che era la mia dolcissima Anya?
Lei non si oppose ma non ricambiò
nemmeno: continuava a stringere fra le mani il caro libro che probabilmente
aveva già letto tre volte e fissava il vuoto con gli occhi sbarrati. Chissà
cosa pensò in quel momento? Forse aspettava che io andassi là e la difendessi,
oppure, desiderava che Cristal continuasse solo che non riusciva a reagire. Lui
continuò per un bel po’ di tempo, e lei rimase sempre immobile. Io che guardai
tutto da lontano mi sforzai di non imprimere un solo particolare di
quell’orribile momento, ma era inutile, perché ogni istante passato con lei era
sempre nella mia memoria. Ricordo
ancora perfettamente quando il maestro ci spiegava delle mosse e lei faceva
delle facce strane e torceva le sue belle labbra rosse in smorfie di disappunto
buffissime…Quanto mi manca…
ACQUARIUS
Sapevo che i ragazzi avrebbero
amato Anya più di qualsiasi altra cosa. Lo capii subito appena la vidi: ero
andato in città per fare delle compere, quando sulla strada del ritorno vidi
una uomo sbracciarsi verso di me come se mi chiamasse. Mi affrettai a
raggiungerlo, e notai che era stranamente pallido e che tremava anche; si gettò
ai miei piedi e mi supplico fra le lacrime. All’inizio non capii cosa voleva
dire, perché in effetti era troppo debole perfino per stare in piedi ed aveva
fatto un enorme sforzo nel richiamare la mia attenzione; ma riuscii a
strappargli poche parole
“…la prego… la mia povera…
bambina…” detto questo spirò. Lo presi in braccio e lo portai nella piccola
capanna nella quale viveva, lo deposi sul suo letto quando vidi arrivare verso di me una fanciullina .
M’incantai subito nell’osservare la fronte ampia e chiara, i capelli lunghi
fino a metà schiena di un bel color castano chiarissimo – biondo, ed il
portamento regale ed orgoglioso. Ma la cosa che mi colpì di più furono gli
occhi. Un colore tanto bello quanto raro. Ci fissammo a lungo, così potei
seguire attentamente con lo sguardo gli squarci color cielo terso partire dall’
iride perfetto e disperdersi in ramature verde acqua fino ad arrivare a
delinearne il contorno con uno spesso tratto verde scuro – blu.
“Chi sei?” le chiesi titubante
“Sono la Regina delle lande”
Quanto solennità e quanta
maestosità in quella melodiosa voce da bambina – adulta! Forse era suo padre
che le aveva detto una cosa del genere
“Conosci quest’uomo, vero?”
“Era mio padre”
Mi stupii della sua lucidità e
dell’apparente distacco con cui aveva parlato, in fondo era solo una bambina…Si
avvicinò al letto e gli chiuse gli occhi con le sue manine bianche candide; io
le circondai le spalle e mi sforzai di parlare il più dolcemente possibile
“Mi occuperò io di te, adesso…”
lei annuì senza smettere di fissare il
corpo esanime del padre
“Sai, ci sono già due bambini con
me…li sto allenando per diventare cavalieri, vedrai che non ti annoierai…” lei
proseguiva ad acconsentire senza scomporsi minimamente. Mi accorsi che
nonostante fosse di almeno quattro anni più giovane di me, aveva già la
maturità di un adulto quale ero io. Del resto in Siberia, dove tutto è luce e
gelo, non ti puoi permettere di restare bambino troppo a lungo, e comunque non
avrai mai un’infanzia simile a quella degli altri ragazzini.
“Come ti chiami?” le chiesi per rompere il silenzio che si era creato
attorno a noi, lei coprì il volto del padre con il suo fazzoletto, si girò
verso di me e sorrise cercando di mascherare il dolore
“Anya” rispose. Sorrisi a mia volta, poi la presi per mano e ci
avviammo alla capanna che condividevo con Isaac, Cristal ed ora con lei.
Appena vidi come si guardavano
reciprocamente, capii che sarebbe successo qualcosa, ma non avrei mai potuto
immaginare cosa…Lei leggeva tutto il giorno, si nutriva di libri, e di
scrittura. Scrisse dei racconti meravigliosi, che fece leggere solo a me: la
cosa che mi colpì di più fu la poesia e la malinconia di quei racconti…non so
perché li nascondesse agli altri, forse perché si sentiva più a suo agio in mia
compagnia. Fra di noi c’è sempre stata un’incredibile intesa. Isaac e Cristal
non se lo immaginavano nemmeno, ma Anya ed
riuscivamo a intenderci anche solo con uno sguardo. Anya da bambina
quale era, crebbe e divenne sempre più intelligente, sempre più unica e sempre
più bella. La sera, quando gli allenamenti erano finiti, si metteva su una
sedia a dondolo proprio davanti al camino e ci leggeva qualcosa con la sua voce
melodiosa. Inutile dire che, totalmente
persi nella contemplazione del suo viso dai lineamenti dolci, non ascoltavamo
quasi nulla. Quando leggeva, i suoi occhi oltremare si approfondivano sempre di
più e assumeva un’aria del tutto pacifica. Era più giovane di me di quattro
anni, ma la sua maturità e la sua intelligenza erano inverosimili; era l’unica
persona in grado di capirmi, di farmi capire che c’era un mondo al di fuori di
quello dei saints, e … mi faceva sentire come un uomo qualunque che necessita
solo della vicinanza delle persone che ama. Erano tre le persone che amavo più
di ogni altra cosa: Isaac, Cristal e soprattutto Anya. Me ne accorsi solo
quando divenne abbastanza grande da farmi notare che nonostante fosse molto più
giovane di me ( quattro anni di differenza erano molti, dato che allora considerato
già un uomo maturo) mi comprendeva e mi appoggiava. Ma il mio amore era diverso
da quello degli altri due: io non l’amavo come un uomo ama una donna. No, non
c’era egoismo nel mio affetto. Lei per me era sacra, ed insuperabile, un angelo
candido… che di sogni è vissuto ed è morto.