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Horror Vacui
La luce della luna illuminava il
paesaggio. Ogni cosa, risplendente sotto quei raggi argentati, assumeva una
piega migliore, quasi magica: gli alberi con le foglie rossicce, il piccolo
stagno d’acqua che, come uno specchio, rifletteva la grande luna, protagonista
assoluta di quella notte fredda. Eppure, misteriosamente, lui non si sentiva
parte di quel paesaggio maestoso, come se perfino la luna avesse deciso di
ignorare la sua presenza e lasciarlo lì, accucciato con il volto nascosto dalle
braccia raccolte attorno alle ginocchia. Seduto, sulla veranda della casa di
Luke Garroway, Alexander Lightwood era rimasto in quella posizione da un tempo
infinitamente lungo, che avrebbero potuto essere semplici minuti carichi di
agonia. La sua testa, formulava continui pensieri alla ricerca di uno coerente,
ma colori immagini e suoni sembravano sovrapposti gli uni sugli altri,
producendo un caos totale da cui non riusciva a uscire.
Cosa si prova, quando il segreto
che non vorresti essere rivelato è improvvisamente sulla bocca di tutti? Il
dolore passato in quegli anni, quando si era definito sbagliato, quando aveva
pianto davanti allo specchio, quando aveva cercato più volte di non pensarci e
ripetersi mentalmente che non era vero…ecco quel dolore ora gli stava
esplodendo nel petto come mille pugnali dall’affilata lama. Alec aveva sempre
avuto paura della sua omosessualità, ne era stato forse, il più spaventato di
tutti. Da quando se ne era reso conto, la sua era stata una lenta discesa verso
l’inferno dove ogni giorno, era uno pieno di agonie e paure celate. Cosa sarebbe
accaduto, se il padre (la figura più autoritaria della casa) fosse venuto a
saperlo? Proprio lui, che desiderava un vero soldato come figlio. E la madre,
sempre felice di quanto i suoi figli fossero
giusti. Il piccolo Max, che nonostante tutto, lo prendeva come spunto per
quando sarebbe cresciuto. E poi, c’era lui.
Lui, che con quei magnetici occhi
dorati, lo aveva trascinato in quell’oblio di disperazione.
Lui, che con un sorriso sincero,
riusciva portarlo alla gioia più assoluta.
La persona che odiava più di
tutte. Quella che aveva sempre amato con tutto sé stesso.
La stessa persona che, quella sera,
era riuscito a paralizzare la sua anima dalla paura, quando si era rivolto al
suo amante Magnus Bane, chiedendogli di aiutarli, e quando come motivazione
aveva detto: “Sei l’unica persona che conosco che esce con un nostro amico.”
Com’era stato quel momento? Troppo
confuso per ricordarlo. Sapeva solo, che tutti i suoi sforzi, rimasti celati da
anni nella sua anima, erano fuoriusciti dolorosi in un unico istante, in cui le
labbra di Jace avevano pronunciato quelle parole. Si era sentito tutti gli
occhi puntati addosso mentre negava, colto dall’istinto, ma sapeva che ormai
tutti avevano compreso la verità. Poi, la cosa più sensata, era stata correre
via da quell’orrida sceneggiata e rifugiarsi là, sperando di non essere trovato
da nessuno.
Non era stato capace di piangere,
le lacrime sembravano essersi seccate dai suoi occhi stanchi. Tutto sembrava
essersi disciolto in un unico momento, gli anni di sforzi per tenere un segreto
celato che ormai non era più tale. Troppe erano le conseguenze che avrebbe
dovuto sopportare, troppo il dolore che ne sarebbe comportato. Ma qualcosa, che
non si sarebbe mai aspettato, lo aveva ferito più di tutto: gli occhi di Magnus
Bane puntati sui suoi mentre negava la verità. Il velo che aveva coperto quel
felino sguardo sempre tinto di gioia infantile e ironia. La piega dura che le
labbra avevano assunto, il volto divenuto cupo, oscurato da quei lunghi capelli
scuri.
Come erano stati belli, i suoi
capelli neri, mentre erano sparpagliati sul suo volto quando sopra di lui, gli
baciava il petto e il bassoventre. E i suoi splendenti occhi da gatto, quando
rideva o lottavano scherzosamente. Da quando, uno stregone aveva preso il
totale controllo della sua mente?
Da quando, aveva iniziato a
pensare a lui invece che a Jace?
Per Alec, Jace sarebbe sempre
rimasto il primo amore impossibile, la meta irraggiungibile di tutta la sua
vita.
Ma Magnus, lo aveva accolto
ammiccando e sorridendo, Magnus aveva subito compreso la sua vera natura e non
lo aveva denigrato, Maguns aveva represso a stento le lacrime quando lui nei
suoi momenti di enfasi parlava di Jace con una tale adorazione da farlo
sembrare un dio.
Quello stupido stregone era
riuscito a intrufolarsi nella sua anima senza che lui se ne accorgesse e
adesso, non voleva più andarsene, con la sua risata e i suoi gesti ironici, con
i suoi orridi vestiti e i capelli splendenti.
L’unico che lo aveva accettato
senza che lui spiegasse, l’unico che aveva sopportato senza farlo sentire in
colpa. E adesso, aveva perso in un colpo solo, con poche parole dette di
fretta, le due persone che amava più di tutte.
Quando la porta della veranda si
aprì, Alec rimase talmente immobile da essere convinto che nessuno lo avrebbe
visto. Sentì un’improvvisa presenza sedersi accanto a lui e non gli ci volle
molto, per riconoscerla. Sentiva la sua tristezza come la propria, come sapeva
che lui sentiva la sua.
D’altronde, erano parabatai,
compagni nella vita, separabili solo alla morte. Ma nemmeno quella, sospettava
Alec, sarebbe riuscito a sciogliere il loro legame. Perche lui era più che un
semplice compagno: lui era sempre stato tutto.
La sua calda voce ebbe il potere
di farlo sussultare: “Alec…”
Quanto aveva amato quel suono,
prima. perché adesso non gli faceva più lo stesso effetto sentire il suo nome
pronunciato dalle labbra amate? Da quando provava un dolce calore d’affetto e
non la sfrenante passione che aveva sempre provato per lui?
Si costrinse a sollevare il volto
e dopo ore intere fermo nella stessa posizione, i suoi occhi vennero feriti
dalla luce. Jace era sempre bellissimo, perfino alla luce della luna. I capelli
cadevano in un’aureola argentata e dorata sul viso ovale, coprendo le sopraciglia fini, la ma
mascella decisa. I suoi occhi dorati esprimevano una tristezza insolita in lui,
che gli venne voglia di piangere. cosa gli avrebbe detto adesso? Aveva accettato
il suo amore per Clary, aveva accettato il fatto che non lo avrebbe mai amato,
che non lo avrebbe mai visto in quel modo…cosa voleva di più?
Forse abbandonarlo, per la sua
spregevole natura? L’idea di perderlo era talmente spaventosa che se fosse
accaduta, non sapeva se sarebbe riuscito a vivere.
Senza nemmeno accorgersene, i
suoi occhi azzurri avevano iniziato riempirsi di calde lacrime. Abbassò il
volto, sconcertato, ma la mano del compagno sotto il suo viso lo costrinse a
rialzarlo, incatenando i loro occhi. L’azzurro e l’oro. Il cielo e il sole. Perfino
questo abbinamento sembrava rendere indispensabile il loro legame. Come poteva
il cielo, brillare senza la calda luce del sole?
“Alec..”
“Mi dispiace.” I singhiozzi
uscirono frenetici dalle sue labbra mentre l’altro lo fissava sconcertato,
quasi non si rendesse conto della situazione. Alec si coprì gli occhi con le
mani, tremando, il corpo stretto in una morsa d’acciaio. Avrebbe perso tutto
quello che amava in pochi secondi, senza avere la possibilità di recuperarli:
Isabelle, Jace, Max, Magnus, Magnus…Magnus!
Si sarebbe stretto in un
abbraccio solitario, se Jace non gli avesse bloccato le mani tra le proprie, in
una ferrea presa.
“Non volevo che accadesse tutto
questo, non volevo nascere così. Mi dispiace tanto Jace, lo so che sono
anormale, che sono sbagliato. Ma ti giuro che non volevo, non voglio perdere te
e gli altri, cambierò se me lo permetterete, io…”
“Si può sapere che diavolo
blateri?”
Il tono della sua voce era
talmente duro che Alec si immobilizzò all’istante. I suoi occhi, ancora pregni
di lacrime, si fissarono sul volto del cacciatore. Aveva due grosse chiazze
rosate sulle guance e lo sguardo assottigliato segno che, ormai Alec lo sapeva,
rappresentava rabbia. “Alexander Lightwood, non osare dire queste cose senza
senso. Sbagliato dici? Anormale? Io sono il figlio di Valentine” sputò quelle
parole come un duro insulto, tuttavia le sue braccia erano scivolate sulle
spalle del compagno, cingendolo. “Tu non hai nulla di sbagliato, di diverso. Tu
sei tu Alec. La tua è solo una stupida Horror vacui.”
“Horror…vacui?” Alec sbatté
perplesso le lunghe ciglia scure, imperlate di lacrime.
“Paura del vuoto idiota. Una paura
insensata, inesistente. Perché ti fai del male, perché neghi a te stesso la
verità quando sei l’unico a non accettarla?”
Fu come un pugno allo stomaco,
per Alec, che per un flebile attimo smise di respirare. Tutto quello stava
accadendo talmente in fretta che non riusciva a comprendere nulla. Sentiva solo
il dolore, quel forte dolore che aveva abitato nella sua anima per interi anni,
iniziare a dissolversi come una nuvola di fumo, lasciando il posto a un vuoto
rilassante, piacevole.
“Tu, voi…non siete arrabbiati
come me?”
“Per cosa?” Jace sembrava
sinceramente stupito. Scosse il capo e i capelli biondi danzarono sul suo volto
in morbide onde. “Alec di cosa dovremmo essere arrabbiati? Io ti voglio bene,
te ne vorrò sempre. Così come a tutti gli altri. Cosa vuoi che ci importi dei
tuoi gusti sessuali? Certo fosse per me, sceglierei una persona che si veste
meglio eh…”
“Magnus…l’ho ferito.” Quei felini
occhi balenarono nella sua mente per un doloroso attimo. Abbassò il capo verso
il parquet d legno, osservandone i motivi concentrici. Sentì Jace sospirare.
“Si, penso che su questo siamo d’accordo…”
“Non mi vorrà più…”
“Lui ti ama, Alec.”
Alexander sbatté incredulo gli
occhi, rialzando il volto. Sentiva le gote in fiamme e il cuore senza motivo, accelerare
il suo battito nel petto. Cosa stava dicendo Jace? Magnus, innamorato di lui?
“Cos.?!No, no, stai sbagliando.”
“Ne sei sicuro? Allora perché
arrabbiarsi tanto senza motivo? Perché avrebbe dovuto stare così male? Va bene,
riconosco che è un personaggio abbastanza teatrale a modo suo, ma non da
fingere così tanto.”
“Lui sta male?”
Sulle labbra del biondo spuntò un
fievole sorriso. Jace portò una mano sulla guancia di Alec, sfiorandola
delicatamente e per un attimo lui pensò a quanto, prima, avrebbe desiderato un
contatto del genere. Un contatto che ora, non gli sortiva l’effetto che aveva
immaginato.
“Si, sta male proprio come te.”
“Lui mi ama”
“Come tu ami lui.”
I loro occhi si incontrarono e
per la prima volta, quelli Alexander Lightwood erano limpidi come una pura
sorgente. Non vi era traccia di un oscuro dolore, di un’insensata paura. per la
prima volta, Jace vide gli occhi del suo compagno divenire felici. “Si.”
Jace sorrise e insieme, si
alzarono, poi lo spinse scherzosamente verso la casa di Luke con le sopraciglia
aggrottate. “Allora vai, stupido idiota. O giuro che, questa non te la
perdonerò mai.”
Non seppe cosa provò mentre lo
vide annuire con i capelli neri sparpagliati attorno al viso, le gote accese da
una febbrile eccitazione. Lo osservò mentre entrava correndo in casa, lasciando
chiudere la porta alle sue spalle. Jace alzò il volto al cielo, gli occhi
illuminati dalla luce della luna che stava scendendo, lasciando il posto all’alba
nascente. Un sorriso melanconico illuminò il suo viso.
Horror vacui.
Nella sua mente, arrivò l’immagine
di una ragazza dai ricci capelli rossi e enormi occhi verdi.
Già, forse, prima o poi anche lui sarebbe riuscito ad allontanare
quella paura.
Ma per ora..
Il cielo stava iniziando a tingere le nuvole
di riflessi dorati.
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Cia a tutti!Sto leggendo questi stupendi libri e per adesso sono arrivata al
sesto!,Desideravo tanto scrivere una MagnusxAlec, ma non so perché, questa
scena del libro in cui Alec ha negato la loro relazione, mi è rimasta impressa
nella mente. Ho deciso quindi, per una volta, di essere Alec e non Magnus, di
provare a far capire il suo dolore e la sua negazione verso se stesso. Naturalmente,
la scena dove arriva Jace è inesistente, ma volevo intrometterlo, perché per
Alec Jace sarà sempre la persona più importante. Dopo Magnus ovviamente U_U
Spero di cuore che questa piccola one-shot sia di vostro gradimento, che i
personaggi non siano troppo OOc perché volevo rispecchiarli al massimo e
qualsiasi tipo di recensione è accettata. Vorrei scriverne altre, quindi se
desiderate una coppia insolita, chiedetemela pure e vi accontenterò. Un
bacione, Astharte.
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