PARTE I
L’aereo si alzò in volo rombando; Jet si
voltò verso il finestrino per ammirare lo skyline di New
York, la sua città. Era stata una visita molto breve la sua,
ormai lui e Joe erano diventati due affermati piloti di Formula 1 e,
tra un gran premio e l’altro, era sempre più
difficile tornare a casa. Si erano stabiliti definitivamente in Europa,
più precisamente in Italia, dove aveva sede la scuderia a
cui appartenevano entrambi: la Ferrari. Correre per quei fiammeggianti
bolidi rossi era sempre stato il loro sogno e finalmente ce
l’avevano fatta…. Ma quanti sacrifici, pensava
Jet, quante rinunce….
Certo, niente era paragonabile alle sofferenze che avevano
dovuto sopportare durante le loro missioni come cyborg… Un
velo di tristezza scorse nei suoi occhi… Chissà
come stavano gli altri, era da un po’ che non li sentiva, ma
sperava che avessero potuto riprendere una cosiddetta “vita
normale”.
“Andiamo bello, non ti abbattere, stai per rivederne due no?
Su col morale” pensò.
Infatti, proprio pochi giorni prima, OO7…no, ormai non
usavano più quei maledetti numeri, le battaglie erano
finite….Bretagna gli aveva scritto una lettera…
Immerso com’era nei suoi pensieri, non si era neanche accorto
di aver tirato fuori dalla tasca della giacca il breve messaggio
scritto dall’amico… Si mise a leggerlo per la
milionesima volta….
“Caro amico,
come stai! Prima di tutto, ancora complimenti per aver vinto
l’ultimo Gran Premio. Non immaginerai mai dove mi
trovo… Ebbene, sono a Parigi! Più precisamente,
sono ospite della nostra ballerina preferita, o forse dovrei dire
ex-ballerina, ma ti racconterà tutto lei di persona. Infatti
ti pregherei di venire a trovarci a Versailles, dove vive
Françoise appena possibile, dobbiamo parlare di parecchie
cose… Mi sono permesso di prenotarti un volo diretto per
giovedì prossimo, atterrerai all’aeroporto Charles
De Gaulles alle 11 del mattino (ora di Parigi). Verrò ad
aspettarti all’uscita. Ti chiedo un favore però,
non dire nulla a Joe di questo viaggio, capirai il perché.
Ti aspettiamo,
Bretagna”
Preghiamo i signori viaggiatori di allacciare le cinture, tra pochi
minuti inizieremo la fase di atterraggio. Il comandante ed Air France
ringraziano i signori passeggeri per la preferenza accordata. Auguriamo
un felice soggiorno in Francia.
La voce dell’altoparlante scosse Jet dai suoi pensieri,
perché un messaggio del genere dopo tutto questo tempo? E
perché non dire niente a Joe? Se solo avesse
saputo…. “Ti sto facendo un torto enorme,
perdonami amico.”
Ci sarebbero state comunque molte cose da chiarire: perché
Françoise era sparita così? sapeva che si erano
lasciati bruscamente, ma non farsi più sentire in quel modo;
Joe aveva i suoi errori, più che giusto, ma ora chi stava
sbagliando di più?
“Jeeet…. Jet Link…. Ehi Jet amico sono
quaggiù!!!”
Il ragazzo corse verso di lui: “Bretagna, amico mio, vedo che
anche dopo tre anni i tuoi capelli non si decidono a
crescere….”
“Ah..Ah..Ah.. il tuo sense of humour è sempre
più inopportuno… A parte tutto, come stai Jet,
sono felice di rivederti amico mio”
“Lo stesso vale per me, ti trovo bene.”
“Grazie e…come sta Joe?”
“A te non posso mentire…. Sta male Bretagna, sta
molto male, non fisicamente se capisci quello che voglio
dire…”
“Certo che lo capisco… e mi dispiace
tanto… ci sono molte cose da chiarire, ma .. ti va una tazza
di caffè?”
“Ehi… ho fatto un viaggio lunghissimo e
avrò bevuto almeno quaranta caffè… No,
grazie. Ma dimmi, Françoise dov’è?
Credevo che sarebbe venuta insieme a te…”
“No… ehm… è dovuta rimanere
a casa, ma andiamoci subito, sarà contentissima di
rivederti”
“Anch’io non vedo l’ora di rivederla, mi
è mancata tantissimo la mia piccola ballerina”
“Già, è mancata a tutti noi…
Andiamo allora, ci sta aspettando”
PARTE II
Françoise li stava aspettando appoggiata alla porta di casa,
con gli occhi fissi sul vialetto alberato che portava
all’ingresso, non volendo, aveva cominciato ad azionare i
suoi raggi X per riuscire a vederli, ma ancora niente.
“Uffa, ma quanto ci mettono. Bretagna è proprio
una lumaca al volante…”
Finalmente, eccoli…. Riconobbe subito il suono del motore
dell’auto che si avvicinava e le corse incontro.
Jet la vide correre verso l’auto e…. rimase
incantato a guardarla…. Com’era bella….
Era sempre stata una bella ragazza… ma ora… ora
era diversa… era diventata una donna davvero stupenda.
Scese al volo dalla macchina ed andò da lei, abbracciandola
forte…
“La mia piccolina… ma guarda come sei
cresciuta…..accidenti, come stai, cosa hai fatto in tutto
questo tempo, come mai vivi qui…”
“Jet, per favore, una domanda alla volta. Come stai amico
mio, mi sei mancato sai? …. Ma vieni, entriamo in casa,
così ti racconterò tutto. Bretagna …..
puoi, ecco…. Farmi quel favore??”
“Certo Françoise, in giardino vero?”
“Sì, vicino alla fontana, grazie, sei un
tesoro…”
“Figurati, a dopo….”
Jet non capì a che cosa si stessero riferendo, ma
preferì non indagare ulteriormente, di sicuro gliene
avrebbero parlato in seguito.
“Vieni Jet, entriamo”
“Sicuro”
La casa era veramente accogliente, arredata con gusto e
semplicità, due caratteristiche appartenenti del resto alla
padrona. Jet si accomodò sul divano del salotto, aspettando
che fosse lei a parlare.
“Jet, vuoi qualcosa da bere?”
“Beh, non mi dispiacerebbe un tè caldo”
“Un tè???? Accidenti, ma non eri tu quello che si
riempiva di quella brodaglia americana che avete il coraggio di
chiamare caffè?”
“Ahem… è che ne ho bevuti talmente
tanti durante il volo, che adesso ho fatto il pieno”
“Ahahahah, d’accordo, vado subito a preparartelo.
Aspettami qui”
“Ok”
Françoise entrò in cucina e mise a bollire
l’acqua sul fuoco. Intanto, un fiume di pensieri le agitavano
la mente; non sapeva come fare ad introdurre l’argomento a
Jet, ma d’altra parte aveva fatto venire fin lì i
suoi amici proprio per questo. Bretagna aveva reagito abbastanza bene,
ma Jet… come l’avrebbe presa….
L’avrebbe capita? Oppure l’avrebbe condannata per
questo… Dio, che situazione difficile!
Il bubbolio dell’acqua in ebollizione la riportò
alla realtà. Versò il tè fumante in
due tazze e tornò in salotto…
Porse la bevanda a Jet e si sedette sulla poltrona accanto a lui,
iniziando a parlare:
“Allora, come va il campionato? So che corri per le Ferrari
ora e che sei un bravissimo pilota.”
“Così dicono, va tutto bene. La scuderia
è forte e quest’anno pensiamo di vincere il
campionato, almeno lo speriamo.”
“Ce la farai sicuramente” rispose la ragazza,
evitando di usare il plurale.
Ci fu un breve momento di silenzio, interrotto subito dalle parole di
Jet:
“Senti Françoise, non sono venuto qui per parlare
della mia carriera, ho tante cose da chiederti, perché non
ti sei fatta viva in tutto questo tempo? Non una lettera, una
telefonata, niente… Joe sta impazzendo a cercarti lo
sapevi?”
Fu come un colpo in pieno stomaco. Risentire il suo nome, sapere che la
pensava ancora, … ed ecco di nuovo riemergere quel dolore e
quella sofferenza che ormai facevano parte di lei…
“Jet… io….”
All’improvviso, “qualcosa”
entrò strillando nella stanza…”Mamma,
mamma, vieni a vedere, ho fatto un cattello!!!”
“Scusami Françoise, non sono riuscito a
trattenerlo” rispose Bretagna mortificato.
“Non ti preoccupare Bretagna, va tutto bene.” Poi
si rivolse al bambino “Tesoro, vai con lo zio Bit, la mamma
arriva subito da te.”
“Ma ho fatto il cattello” il bambino non voleva
cedere.
“Lo so amore, la mamma verrà appena finito di
parlare con questo signore d’accordo? Vai ora”
Il piccolo si rivolse verso Jet, riservandogli un’occhiata
non troppo rassicurante… Il ragazzo rabbrividì,
…. I suoi occhi…Cristo santo…, no, non
può essere….
Bretagna lo fece uscire dalla stanza in un silenzio terrificante. Jet
era rimasto pietrificato, ma si riprese alla svelta…
“Così…. Sei madre…. Ma come
diavolo è stato possibile?”
Françoise trasse un profondo respiro…
ecco… era arrivato il momento…
“Se avrai la pazienza di ascoltarmi, ti spiegherò
tutto….”
“Sono qui proprio per questo”
La ragazza, lentamente, cominciò a parlare….
PARTE III
“Sì, sono diventata mamma tre anni
fa….”
A Jet non ci volle molto a fare due più due
…”Françoise, …. È
suo figlio, vero?”
Lei si voltò verso di lui con una luce negli occhi che a Jet
bastò per avere la conferma di quello che aveva appena
detto. Del resto, il bambino aveva gli stessi lineamenti di Joe, gli
stessi identici capelli, gli stessi occhi, anche se il loro colore era
azzurro come quelli della madre. Voleva sentirglielo dire, per questo
ripeté
“Dimmelo Françoise… è suo
figlio?”
“….Sì…” Fu la
debole risposta
“Dio Mio, ma… come… come è
potuto succedere… voglio dire… noi siamo ancora
dei cyborg… non può
accadere….”
“Secondo quello che mi ha spiegato il Dotto Gilmour,
è improbabile ma non impossibile… Noi siamo
comunque in parte umani, è vero che è
più difficile per noi avere figli, ma a volte la natura
riesce a fare il suo corso…”
“Questo non è il peggio… Lui non sa
niente, Françoise… ti rendi conto che stai
tacendo a Joe il fatto che è padre!!!!!”
“Dio, Jet, non ti ci mettere anche tu adesso. Mi sono
già dovuta sorbire i rimproveri di Bretagna e del
Professore, da te proprio non li sopporterei!”
“Ti chiedo scusa, non volevo alzare la voce, ma quello che
stai facendo non è giusto. Tu stai privando tuo figlio della
gioia di avere un padre vicino… Lo stai condannando a
crescere senza di lui… è davvero questo quello
che vuoi?”
Françoise scoppiò in lacrime “Credi che
non ci abbia pensato, che non mi svegli tutte le sante notti piangendo
per questo? Che cosa dovrei fare, andare da Joe e dirgli: Ehi, sai, hai
un figlio di tre anni che muore dalla voglia di conoscerti, eccolo qui!
Andiamo Jet, in fondo è stato lui a chiudere con
me.”
“Joe ha commesso tanti errori, ma ora… chi sta
sbagliando Françoise?”
“Ti prego soltanto di non dirgli nulla”
“Non puoi chiedermi una cosa del genere!”
“Ti supplico Jet, non deve sapere… almeno per
ora”
“Françoise senti… devi dirmi cosa sta
succedendo e devi dirmelo alla svelta perché comincio a non
capirci più niente….”
“Vedi, tutto è cominciato quando tornammo dalla
missione nello spazio. Lui ed io avevamo parlato, sembrava tutto
chiarito, dovevamo venire a Parigi insieme…poi…
tutto è cambiato…”
“Che vuoi dire?
“Da quando … siamo stati insieme…
è crollato tutto…”
“Vuoi dire.. da quando avete fatto
l’amore?” Incredibile, non riusciva neanche a
dirlo, era sempre la solita Françoise…
“E secondo te, Joey come è venuto al
mondo?”
“Joey… beh non ci sono dubbi ora su chi sia il
padre,,,”
“Jet, ti prego, non mi interrompere..”
“Scusami, continua per favore…”
“Mi ha detto che io meritavo molto di
più dalla vita, che uno come lui non avrebbe potuto offrirmi
niente, che doveva partire da solo, doveva prima diventare qualcuno per
poter tornare da me.”
“Che situazione complicata….”
“Così ci lasciammo, anche se non è del
tutto esatto dirlo, visto che, in effetti, non siamo mai stati
veramente insieme…. E poi… quando ho scoperto di
aspettare un bambino mi sono sentita morire… non sapevo che
cosa fare. Ero felice ma al tempo stesso avevo paura. Volevo tenere
nascosta la cosa, andarmene al più presto, per evitare che
qualcuno di voi potesse intuire qualcosa, ma… un giorno mi
sentii male proprio davanti al Professore e lui
comprese…”
“E ti aiutò a scomparire, ecco perché
non abbiamo saputo più nulla di te…”
“Già, è stato come un padre per me in
tutto questo tempo.”
“Perché non hai chiesto aiuto per lo meno a me, te
lo avrei dato. Tu per me sei come una sorella, credevo lo
sapessi”
“Perdonami Jet, ma tu eri troppo vicino a Joe, ti saresti
tradito e gli avresti detto tutto quanto.”
“Non che non possa farlo ancora.”
“Ascoltami ti prego, lui non deve sapere. Vi ho chiamato qui
da me, perché ho bisogno di aiuto”
“Alla buon’ora!”
Françoise continuò : “Vogliono rapire
mio figlio”
“Cooosaaa? Ma chi e ….
Perché?”
“Esiste una nuova organizzazione criminale, come quella dei
vecchi Spettri Neri, si fanno chiamare Phantoms e… so per
certo che vogliono Joey, hanno già cercato di portarlo via
cinque giorni fa, mentre stava uscendo
dall’asilo…”
“Ma perché vogliono tuo figlio?”
Françoise si alzò stancamente dalla poltrona,
avvicinandosi alla finestra:”Joey è …
diciamo… speciale. E’ un bambino nato da due
cyborg e ne ha ereditato le potenzialità”
“In che senso?”
“Joey è dotato di supervista, proprio come me, e
può raggiungere una velocità di Mach 3, come suo
padre”
“Ma, come può essere, i nostri non sono poteri
naturali, sono stati impiantati nei nostri corpi…”
“Il Professor Gilmour mi ha spiegato che ciò
è dovuto ad una modifica del nostro DNA. E’
possibile che gli impianti di cui siamo dotati abbiano cambiato i
nostri geni e si siano… fusi… con loro,
trasformando il nostro DNA. Noi lo abbiamo trasmesso a Joey”.
“Ora capisco perché vogliono il bambino. Per loro
è l’inizio di una nuova generazione di
cyborg!”
“Proprio così, ed io ho bisogno del vostro aiuto
per trovare la base dei Phantoms e distruggerla!”
“Non possiamo farcela da soli, dobbiamo dirlo agli
altri”
“No! Nessuno lo saprà. Promettimelo Jet, giura su
quello che hai di più caro al mondo che nessuno
saprà mai quello che voglio fare!”
Il ragazzo la osservava sconvolto; gli stava chiedendo davvero
troppo…. Alla fine cedette, si alzò, si
avvicinò a lei e la strinse forte a sé:
“Ma quello che ho di più caro sei tu piccolina.
Faremo come vuoi, ma non posso prometterti di tacere questa situazione
per sempre”
Françoise si morse le labbra, ma rimase in silenzio. Per
adesso, questo le bastava.
“Vieni,” disse “voglio presentarti
Joey”
“Non credo di essere molto nelle sue grazie” disse
Jet, ricordando lo sguardo del bambino. Se aveva preso anche solo
metà del carattere del padre… sarebbero stati
guai per tutti.
“Ma no, è stata solo un’impressione. Gli
sarai simpatico vedrai. Andiamo”
Insieme si avviarono verso il grande giardino dietro la casa.
PARTE IV
Jet richiuse stancamente la porta della sua stanza d’albergo
dietro di sé, gli sembrava di essere invecchiato di colpo di
vent’anni! Si sdraiò sul letto, cercando di non
pensare, ma la sua mente galoppava…. Troppe notizie tutte
insieme… Joe e Françoise avevano avuto un figlio!
Un figlio che ora qualche miserabile cercava di strappare alla madre.
Joey era davvero meraviglioso, si era affezionato a lui soltanto
giocandoci per pochi minuti ed anche il bambino, nonostante
un primo momento di diffidenza, si era divertito tantissimo con quello
“zio” che volava e conosceva tanti giochi.
“Accidenti a te! Sei proprio una donna ostinata,
Françoise!” disse tra sé e
sé. Quella frase fu come una rivelazione per lui. No,
nonostante quello che le aveva promesso, non poteva nascondere a Joe
questa cosa, lui doveva sapere; aveva un figlio, Cristo, e Jet non si
sarebbe mai perdonato il fatto di averglielo taciuto. “So che
cosa vuol dire crescere senza un padre ed una madre, e lo sa anche Joe.
Mi dispiace, sorellina, ma devo fare quello che è
giusto!”.
Senza neanche rendersene conto, aveva cominciato a digitare un numero
di telefono sulla tastiera…
“Centralino, in cosa posso esserle utile signore?”
risposero dall’altra parte.
“Signorina, mi chiami la Scuderia Ferrari a Maranello per
favore. Dica loro che Jet Link ha bisogno di parlare con Joe Shimamura,
grazie” (sapeva che lo avrebbe trovato lì, il
lavoro era l’unico modo per Joe di non pensare…)
“Sì signore, immediatamente”
In pochi secondi, rispose una voce maschile (certo che la fama aiuta,
si disse Jet): “Jet, sono io, ma dove sei?”
“Ciao Joe, ascolta, ho bisogno di parlarti al più
presto, devi venire da me”
“Ma che dici, sto testando i motori per la prossima
gara…. Anzi, dovresti farlo anche tu!”
“Al diavolo la gara!!!!” – rispose Jet,
molto agitato – “E tra più di un mese;
devi raggiungermi subito a Parigi, ci sono molte cose di cui dobbiamo
discutere e sono importantissime!”
“Come a Parigi…Jet, l’hai trovata? Sai
dov’è? Dimmelo subito!!!” –
Joe stava diventando nervoso
“Calmati amico. Sì, l’ho trovata, anzi,
è stata lei a chiedermi di venire fin qui. E ora ascoltami
bene: prendi il primo volo che riesci a trovare per Parigi, io alloggio
all’Hotel Luois XIV, in rue De La Fontaine a Versailles.
Sbrigati Joe, è una cosa molto urgente”.
“Va bene…. Arriverò al più
presto…”
“Ok. Ci vediamo”
“Sì e …. Jet!”
“Sì”
“Grazie amico”
“Di niente” (aspetta a ringraziarmi! Ancora non
sai….)
PARTE V
Joe uscì dall’aeroporto e chiamò subito
un taxi: “Hotel Louis XIV, s’il vous
plait”
“Oui, bien sure!” rispose il conducente.
Il tragitto non era così breve e Joe ebbe tutto il tempo per
pensare. L’aveva vista, aveva parlato con lei! Si accorse di
quanto le era mancata solo adesso che era così vicina a lui.
Avrebbe voluto che quel dannato taxi avesse le ali!!!
Arrivò all’albergo e chiese della camera dove
alloggiava Jet Link alla reception:
“Si signore, alloggia qui, lei chi è?”
“Sono un suo collega di lavoro: Joe Shimamura”
“Attenda un momento” la receptionist compose il
numero della stanza di Jet e rimase in attesa. Joe si stava
innervosendo sempre di più… tutte quelle
formalità…
“Si, subito… Stanza 153 signore, primo piano, in
fondo al corridoio”
“Grazie” Joe corse su per le scale, accidenti se
avesse potuto usare il suo acceleratore senza essere visto,
l’avrebbe fatto. Non che ce ne fosse bisogno, visto che Jet
era già ad aspettarlo sulla porta.
“Jet…”
“Poche chiacchiere amico, usciamo e prendiamoci un
caffè, ti dirò tutto”
“D’accordo…”
Si sedettero ad un cafè lungo il grande viale che portava
alla meravigliosa Reggia di Versailles. Un cameriere si
avvicinò subito a loro…
“I signori desiderano?...”
“Per me un caffè forte, grazie… e tu
Joe?”
“Eh.. ah sì… lo prendo
anch’io” rispose, scuotendosi dai suoi pensieri.
Non appena il cameriere si fu allontanato, i due cominciarono a parlare:
“Allora Jet… dov’è? Sta bene?
Che cosa fa adesso?...”
“Ehi ehi ehi, una cosa per volta. Françoise sta
proprio qui a Versailles ora, dirige una scuola di danza e…
no, non sta bene Joe, non lo ammetterà mai, ma è
ancora molto innamorata di te, e Dio solo sa perché, visto
il modo in cui l’hai trattata! Sei proprio un cretino
sai!”
“Ti prego… sto già abbastanza
male…”
Si interruppero un momento al ritorno del cameriere con due tazzine di
caffè fumante…
Quando se ne fu andato, Jet ricominciò “Lo so, e
ti chiedo scusa, ma credo che, dopo quello che ti dirò,
starai ancora più male!”
“Perché? Le è successo
qualcosa?”
“Diciamo di sì,… ecco,… non
ci girerò tanto intorno…. Françoise ha
un figlio ora, un bel bambino di circa tre anni”
Queste parole furono un colpo per Joe: “Un figlio?
Ma… non è possibile…”
“Sembra proprio di sì…
invece.”
“Allora… si è
sposata….”
“IDIOTA!!!! Possibile che non capisci! Ha avuto un figlio da
TE!!!!!”
Joe rimase pietrificato da quella notizia. Un bambino, un figlio
suo!....
“Ma…ma… come è potuto
succedere?”
“Mi sembra che tu lo sappia abbastanza bene direi!”
Jet aveva ripreso un po’ del suo umorismo, ormai era fatta,
si era tolto un gran peso dal cuore.
“Non fare l’imbecille, non mi sembra il caso. Ma
perché non mi ha mai cercato, non me l’ha mai
detto?”
“Aveva paura, non voleva che tu lo sapessi dato che
l’avevi lasciata diciamo… bruscamente…
credeva che saresti tornato con lei solo per via del bambino e non
perché l’amavi”
“Sai benissimo che non è
così… In tutta la mia esistenza, lei è
stata l’unica donna che abbia mai amato veramente. Purtroppo
me ne sono reso conto soltanto quando l’ho
persa…”
“Non l’hai ancora persa, amico mio,
Françoise ti ama ancora, avete un bambino bellissimo, e
potrete ancora essere felici insieme…”
“Portami da lei Jet, ho bisogno di vederla, ho bisogno di
vedere mio… figlio” quelle parole lo fecero
sobbalzare. Era diventato padre, stava provando una gioia immensa,
mista ad una grande sofferenza, al timore di perdere entrambi.
“Non è tutto Joe, fammi finire e poi
andremo… Françoise ha scoperto che esiste qui a
Parigi una nuova organizzazione criminale, i cosiddetti Phantoms, e
che… vogliono vostro figlio”.
“Coooosa? Perché?”
“Sembra che Joey, a proposito è il nome del
bambino, abbia ereditato le vostre
potenzialità…”
“In che senso?”
“In breve, le funzioni dei vostri impianti cyborg hanno
modificato il vostro DNA, e voi avete trasmesso i nuovi geni al
piccolo. Joey corre a velocità Mach 3 e vede a 50 km di
distanza.”
“Adesso capisco tutto. Vogliono usarlo per creare una nuova
razza cyborg… non glielo permetterò, dovranno
passare sul mio cadavere!”
“Sono d’accordo, e ora, andiamo amico…
ti aspetta un incontro più difficile di tutte le battaglia
combattute fin qui”
Joe si rese conto che Jet aveva ragione, ma ormai era così
vicino; no, non l’avrebbe persa di nuovo, non avrebbe perso
nessuno dei due.. E mentre pensava questo, il suo cuore non vedeva
l’ora di abbracciare suo figlio ed il suo grande amore.
PARTE VI
Non appena arrivati davanti alla casa di Françoise si
accorsero subito che qualcosa non andava… Le finestre erano
rotte e la porta d’ingresso spalancata… I due
ragazzi si catapultarono dentro, ma tutto quello che videro fu una
grande confusione, tavoli rovesciati, mobili distrutti, segni di una
grossa colluttazione.
“E’ successo qualcosa di grave… Dio
mio… Françooooise…
Françoooooise rispondimi per l’amor del
cielo!” Joe gridava come un ossesso, ma non otteneva alcuna
risposta.
“Joe… guarda là presto!” Jet
si era immobilizzato, fissando un punto preciso della parete.
Joe seguì la direzione del suo sguardo e… lo
vide! Un foglio di carta piantato nel muro con un coltello…
c’era scritto qualcosa… “Mio Dio,
no!”. Lo staccò dalla parete e lo aprì
lentamente; quello che lesse lo fece sprofondare nella più
cupa disperazione:
-Salve 009! Come puoi vedere questo messaggio è scritto con
il sangue… il sangue di 003! La vita della tua donna e di
tuo figlio sono nelle tue mani… Se vuoi che ne escano vivi,
vieni alla cattedrale di Notre Dame stanotte a mezzanotte in punto,
altrimenti vedremo se i tuoi cari angioletti sono in grado di volare!
Phantoms-
“MALEDETTI” urlò, sferrando un pugno
contro la parete, così forte da spaccare il muro.
“Ok, ragioniamo, non è il momento di farsi
prendere dall’ira” disse Jet “Dobbiamo
salvarli. Bretagna non c’è, sicuramente li ha
seguiti e…”
Proprio in quell’istante un topolino si trasformò
in un uomo a loro ben noto…”Ragazzi sono
io” disse Bretagna “li hanno
portati…”
Non fece in tempo a finire la frase che lo raggiunse un pugno in pieno
volto…”Sei un IDIOTA! Perché non sei
riuscito a fermarli… perché non li hai
protetti!!!!” Joe era come impazzito, urlava ed imprecava
contro tutto e tutti. Ci volle tutta la forza di Jet per trattenerlo
dall’uccidere letteralmente il povero Bretagna.
“Mi dispiace… ho
tentato…”farfugliò l’inglese
“Adesso BASTA, BASTA! Non è litigando che
combineremo qualcosa…. Hanno detto a Notre Dame giusto?
Mancano poche ore all’appuntamento… Andiamo,
muoviamoci” disse Jet voltandosi verso Joe, ma questo era
già sparito.
“Dannazione, è sempre il solito, dobbiamo
raggiungerlo Bretagna o si farà ammazzare!”
“Corriamo presto!”
PARTE VII
Joe arrivò alla grande cattedrale in pochi secondi grazie al
suo acceleratore. Se solo avesse posseduto i raggi X di
Françoise, a quest’ora li avrebbe già
trovati…
“Dove sei maledetto! Fatti vedere!!”
gridò
“AHAHAHAHAHAHAHAH” fu la consolante risposta
“Povero stupido! Credi davvero che vi lascerò
andare! Ora ti ho in mio potere… guarda!”
Detto questo l’uomo (ma era davvero un uomo?)
indicò un punto preciso della chiesa… Joe non era
preparato a ciò che lo attendeva. Vide la sua piccola
Françoise legata ad uno dei grandi rosoni della cattedrale,
aveva una brutta ferita al fianco sinistro e perdeva copiosamente
sangue; se non faceva subito qualcosa, sarebbe morta! No, non voleva
neanche pensarci! Non vide il bambino, forse lo tenevano
nascosto…
“Chi sei, che cosa vuoi da me?”
“Io voglio essere il più potente cyborg del mondo.
Grazie a tuo figlio, la mia organizzazione dominerà la
Terra! L’unico che può ostacolarmi nel mio
progetto sei tu, per questo morirai!!!!”
Si scagliò contro Joe con tutta la forza che possedeva; il
ragazzo lo evitò per un pelo. Ingaggiarono una dura lotta
fisica e mentale, “Accidenti… è davvero
forte… ma tutti hanno un punto debole… anche
lui!” pensò Joe. Si rese conto in poco tempo che
il nemico portava una maschera d’acciaio, probabilmente gli
serviva per dare energia al suo cervello, ne aveva viste
così tante nei cyborg… Con uno scatto fulmineo,
tirò un calcio verso il volto dell’uomo
… che perse la sua protezione e gridò
stramazzando al suolo.
“Povero ingenuo, credi che uccidendo me i Phantoms muoiano?
Se è così ti sbagli di grosso… noi
siamo in tanti, siamo sparsi in tutto il pianeta.. e prima o poi
qualcuno di noi ti ucciderà 009!
Vedrai…ahahahahahah!” detto questo, il cyborg si
dissolse completamente.
Joe liberò immediatamente Françoise dalla sua
prigione e la tenne dolcemente tra le sue braccia…
“Amore mio, rispondimi, parlami ti prego!”
La ragazza era svenuta; nel frattempo erano arrivati sul posto anche
Jet e Bretagna.
“Accidenti, amico, vedo che non hai più bisogno
del nostro aiuto” disse l’inglese
Jet, per tutta risposta, si rivolse a Joe: “Abbiamo avvisato
il Dottor Gilmour, dobbiamo portarla subito da lui! Ha perso molto
sangue” il ragazzo si era accorto subito delle condizioni di
Françoise.
“No” disse Joe “il bambino è
nascosto qui, lo sento. Senza la vista di Françoise non
riuscirò mai a trovarlo!”
“Ha ragione, Jet”
Joe si volse di nuovo verso la ragazza: “Françoise
devi reagire, dobbiamo trovare Joey. Svegliati, ti prego, aiutami,
dimmi se riesci a vederlo…Tesoro ti
prego…”
Françoise sentiva la voce di Joe come un eco lontano, stava
forse sognando? No, lui era lì con lei, era tornato
finalmente… cercò di toccarlo, quasi avesse paura
che potesse scomparire di nuovo… si sentiva così
debole… doveva riposare un momento, solo un
momento… Joey! Piccolo mio dove sei? Questo pensiero la
riscosse per un attimo. Quasi inconsciamente azionò i suoi
raggi X e lo vide… era rinchiuso nella piccola cella
sacerdotale…
“Joe… il bambino…” non
riusciva quasi più a parlare
“Dov’è, dimmelo
tesoro…”
“Nella stanza… dietro l’altare
maggiore…” furono le sue sole parole. Lo sforzo
era stato troppo grande per lei, cadde nel buio totale.
“Vai Joe… pensiamo noi a lei…
corri!”
Jet prese la ragazza dalle braccia di Joe “Vieni con me
Bretagna, qui non c’è più niente da
fare”. I due partirono come razzi alla volta del laboratorio
del Dottor Gilmour, mentre Joe corse verso il locale indicatogli da
Françoise e con un colpo ben assestato fece crollare la
porta chiusa a chiave.
Dentro la stanza non vide nessuno… temette il
peggio… allora cominciò a
chiamarlo…”Joey.. piccolo… vieni
fuori… sono papà…sono venuto a
prenderti” Forse aveva osato troppo…
All’improvviso una vocina impercettibile disse
“Papà…”
“Sì piccolo… sono io… dove
sei?” Joe aveva le lacrime agli occhi
Il bambino uscì fuori dal suo nascondiglio un po’
timorosamente, si fermò a guardarlo dubbioso, ma fu solo un
attimo… e si gettò tra le braccia del padre. Il
ragazzo lo strinse forte a sé e, mentre il piccolo gridava
di gioia, salirono agli occhi di Joe calde lacrime: finalmente poteva
abbracciare suo figlio, non aveva mai provato un’emozione
così grande!
Il bambino gli chiese semplicemente: “Mamma…
dov’è la mamma?”
Joe, per tutta risposta, replicò: “Andiamo da lei
piccolino… tutti e due”
PARTE VIII
Jet e Bretagna avevano fatto tutto il possibile. Stavano aspettando che
il Dottor Gilmour uscisse dalla sala operatoria, quando Joe ed il
piccolo Joey arrivarono al laboratorio del professore.
“Come sta?” chiese subito Joe
“Non lo sappiamo ancora” risposero
all’unisono gli altri due “Il professore la sta
ancora operando”
“Operando” pensò Joe “allora
è grave, Dio mio non portarmela via proprio ora che
l’ho finalmente ritrovata!”
“Papà… dov’è
mammina?” il bambino non si rendeva conto della situazione..
“La mamma tra poco sarà da te tesoro…
Jet…Bretagna” si rivolse ai due
“portatelo fuori di qui per favore”
“Subito” disse Bretagna
“Amico…”
“Sì?”
“Scusami per il pugno di prima, non
volevo…”
“Non ti preoccupare, avrei reagito così
anch’io…”. Detto questo, Bretagna prese
il bambino e lo portò in un’altra stanza. Jet
rimase con Joe.
“Ce la farà vedrai, Françoise
è una ragazza molto forte!”
“Lo spero Jet, lo spero proprio”.
Fu un’attesa estenuante, il tempo non passava mai e Joe era
sempre più in preda al panico. Improvvisamente, la porta del
laboratorio del Professor Gilmour si aprì… il
dottore uscì asciugandosi il sudore dalla fronte…
l’operazione era stata molto lunga e, a quanto pare, molto
complicata.
“Professore…” Joe non riusciva a
proseguire
“Mmmmm”…. Mugugnò il Dottor
Gilmour “ragazzi… l’intervento non
è riuscito come avevo sperato…”
“Come sarebbe a dire dottore!” ora anche Jet era
terrorizzato dalle parole che sentiva.
“Françoise ha perso molto sangue… mi
dispiace… è entrata in coma…”
Ci fu un silenzio agghiacciante… Joe non riusciva
più a proferire parola… Il professore
continuò “Tutto dipende da lei ora…
dalla sua voglia di vivere… può ancora
riprendersi… ma non è detto che esca
completamente guarita… la perdita di sangue ha causato
notevoli traumi al suo corpo… dobbiamo prepararci al
peggio…”
“NO!” Joe si rifiutava di credere a quello che
sentiva “NO! Non è possibile…”
“Calmati Joe” Jet cercava di consolarlo in qualche
modo, anche se non gli era mai riuscito molto bene in passato
“Sono sicuro che ce la farà…
Françoise non ci abbandonerà mai, ne sono
convinto!”
Gli altri si voltarono verso di lui, sperando fermamente in quelle
parole; ormai era tutto ciò che rimaneva loro…
sperare…
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Non passava giorno che Joe non trascorresse insieme a lei; aveva
spiegato la situazione al piccolo Joey, d’altronde era un
bambino intelligente e aveva capito subito che era successo qualcosa
alla sua mamma. Per fortuna, il piccolo gli donava un affetto enorme,
tutto quell’amore che gli era mancato in questi tre anni.
Erano passati quasi due mesi da quando Françoise era entrata
in come, in tutto questo tempo non aveva dato un segno vitale, un
miglioramento, sembrava che si stesse spegnendo piano piano…
“Ma perché Dio è così
crudele” pensava Joe seduto accanto al letto della ragazza
“Adesso che potevamo finalmente essere felici…
potevamo essere una famiglia…”
Quasi senza rendersene conto, le prese la mano (era così
calda, nonostante tutto) e cominciò a parlare ad alta voce:
“Amore mio, perdonami per averti fatto soffrire
così tanto… Io non immaginavo… non
credevo… So che puoi sentirmi… Io ti
amo… ti amo da morire tesoro… tu e Joey siete la
mia sola ragione di vita… se tu mi abbandonerai io che cosa
farò… non posso vivere senza di te…
non ce la faccio…” Le lacrime gli impedirono di
parlare ancora e Joe soffocò il viso tra le lenzuola, dando
libero sfogo a tutto il dolore che si era tenuto dentro fino a quel
momento.
Fu un istante… all’improvviso sentì un
fragile tocco sulla sua mano, così debole che sembrava quasi
irreale… alzò la testa…
Françoise aveva riaperto gli occhi e lo stava guardando! Joe
non credeva a quello che vedeva… Fu lei a rivolgergli poche,
semplici, parole “Anch’io… ti amo
ancora”…
EPILOGO
Joe e Françoise stavano passeggiando su una delle bellissime
spiagge della Costa Azzurra. Era passato quasi un anno da quella
orrenda notte, la notte in cui Joe aveva rischiato di perdere tutto.
Ormai le cose si erano risolte per il meglio… I cyborg
avevano scoperto la base dei Phantoms e l’avevano distrutta,
dopodiché avevano tutti fatto festa al matrimonio dei due
ragazzi…
Quante cose erano cambiate in meno di un anno; Joe e
Françoise si erano finalmente sposati, dopo un lungo periodo
di difficoltà d incomprensioni, e adesso si godevano le
gioie della loro nuova famiglia.
“Se solo mi avessero detto che un giorno mi sarei ritrovata
qui con te e Joey… non ci avrei mai creduto” disse
Françoise, accarezzando i capelli di suo figlio.
“Mamma, papà… posso andare a giocare in
acqua?” chiese il piccolo
“Sì piccolo… ma rimani dove posso
vederti” gli rispose Joe
“Evviva” Il bambino sparì nelle acque
azzurre… ormai stava cominciando a conoscere i suoi poteri e
questo spaventava un po’ i suoi genitori…
pazienza.. gli avrebbero insegnato a controllarli… avevano
una vita insieme per farlo.
“Sei stanca?” chiese Joe a sua moglie “Ti
vedo un po’ pallida”
“Ma no.. è stata solo la lunga
passeggiata…” gli rispose Françoise
“Sarà il caso di riposare un po’,
comunque, abbiamo camminato chilometri”
“Già…”
“Ti amo sai”
“Non smettere mai di ripetermelo ti
prego…”
“Non voglio farlo… me lo sentirai dire talmente
tante volte che poi ti stancherai…”
“Non credo proprio… anche perché devi
recuperare quasi tre anni….”
“Mi dispiace… a causa delle mie paure…
ti ho tenuto lontana e…ho perso troppo tempo della vita di
mio figlio…”
“Beh… vuol dire che recupererai con quello che sta
arrivando…” Françoise lo disse tutto
d’un fiato che Joe quasi non capì. Poi si
voltò verso di lei …”Co…
come?”
“Eh sì.. pare proprio che … tra diciamo
poco più di sette mesi… sarai di nuovo
papà!”
Joe non riuscì a trattenersi dalla
felicità… La baciò e la tenne tra le
braccia a lungo, continuando a mormorare…”Un altro
bambino… non ci posso credere… amore mio, non
potevi farmi regalo più bello!”
“Ehi....” rispose Françoise
“non mi sembra di aver fatto tutto da
sola…”
Scoppiarono a ridere, attirando l’attenzione del piccolo Joey
che uscì dall’acqua e corse velocissimo dai suoi
genitori…”Anch’io…anch’io
in braccio!!!”
Joe lo strinse forte a sé, racchiudendo in un solo abbraccio
il suoi due tesori più grandi… anzi …
tre per essere precisi... e mentre guardava sua moglie e suo figlio
pensò…”E’ davvero un nuovo
inizio!”
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