Assasin's 7
Capitolo 7
Fumo e Cenere.
Akane prese posto nell'Animus come da solito,
ormai non servivano nemmeno più le minacce di Vidic sul
continuare l'esperimento sotto coma farmacologico, si era rassegnata.
Chiuse gli occhi e si preparò ad un'altra scarica di vita
passata che avrebbe ulteriormente rovinato quelle sue notti in
bianco che gli incubi le facevano passare ormai da tempo.
Gli occhi lacrimavano sia per il fumo che per i cadaveri dei
confratelli sparsi per i campi; grigie distese di cenere si stanziavano
fino alla carcassa di quello che restava del rifugio degli assasini:
Un braciere che come un falò della sera prima si stava piano piano affievolendo con il comparire del sole.
Correva tra i campi alla ricerca di Daisuke sperando di non trovarlo
tra quei corpi carbonizzati orrendamente sfigurati, i lamenti dei pochi
sopravvissuti erano strazianti, invocavano tutti il suo aiuto, ma uno
solo di loro aveva la priorità e comunque non avrebbe potuto
fare niente per loro.
«Daisuke!» urlava il suo nome per la vasta campagna senza troppe speranze.
«Daisuke!» ... non era stata lei. Era una voce maschile. Chi è che come lei lo cercava in quel campo di battaglia?
Seguì la voce fino allo scheletro fumante di quello che doveva
essere stato l'edificio principale del complesso e -
«Chi sei tu?»
Appena varcò l'arco d'ingresso miracolosamente rimasto in
piedi dopo quella notte sentì chiaramente la sua voce. La voce
proveniva da quello che apparentemente aveva scambiato per uno dei
cadaveri, ma era vivo (non per molto ancora) e la fissava in cerca di
una risposta. Il viso segnato dalle cicatrici, la peluria
del viso che anche se coperta di sangue mostrava accenni di
bianco.. doveva essere il veterano a capo di quel rifugio di cui
Satoshi le aveva parlato; Fao. Si porse all'altezza del Generale Fao
per sentire quello che aveva da dire, era immobilizato a terra e
appoggiato a quel che restava del cancello e faticava parecchio a
parlare
«Perchè cerchi il mio adepto? ..Chi sei?»
«Faccio parte anch'io dell'ordine.. cosa è successo? ..Chi è stato a fare questo?»
Si chinò preso da un dolore lancinante, la ferita all'addome si
era riaperta e continuava a perdere sangue, Kohane cercò di
intervenire ma lui la scansò.
«Ormai io non posso più combattere.. ma tu si! Non mi resta molto da vivere... Prendi la mia lama celata.»
«Ma io- »
«Non discutere! Sono ordini di un tuo superiore, nonchè mie ultime volontà!»
Lo fissò perplessa, ma poi l'assecondò; lei era mancina e
quindi teneva lì la sua lama, fissò quella del generale
molto più vistosa ed elaborata sul braccio destro.
«Contiene dei dardi al suo interno e in più ha un meccanismo di sgancio.» continuò il discorso a stento limitandosi a dirle lo stretto indispensabile.
«
..Usala ..usala per fronteggiare i nemici che ci hanno fatto questo..
vendicaci ..gli altri attacheranno presto il
castello dell'imperatore. Aiutali.»
«Hanno preso il castello? Come? e Daisuke?»
«Daisuke
è l'unico oltre a me a conoscere la locazione della squama del
drago che noi custodiamo.. l'hanno portato insieme a loro al castello,
devi sbrigarti Kohane...»
..sorrideva nel vederla spiazzata.
«..
Ebbene Si, ti ho riconosciuto principessa. Ora ..salva Daisuke, salva
tuo padre, salva l'ordine.. ma soprattutto il tuo popolo ..pensa a
loro, fallo per loro!»
Fao era spirato.
«Si. Lo prometto. Lo farò per tutti loro!»
Prima che gli uomini del Clan arrivassero a finire i morti nemici e
portare via i loro Kohane era già andata via. Tramite un
informatore in città era riuscita a trovare il punto di ritrovo
che i sopravvissuti all'attacco avevano scelto per pianificare il
contrattacco. Una vecchia bettola poco fuori dalle mura del castello,
non erano numerosi, ma contavano sugli imminenti aiuti dell'ordine e
sui normali contadini che appogiavano l'imperatore e sua figlia. Kohane
li radunò per l'intera settimana che seguì tenendo comizi
abusivi per tutte le piazze della città; fortunatamente era
sempre riuscita a scappare dalle guardie del nuovo regime che
arrivavano puntualmente ad interromperla, tanto che ormai aveva
manifesti con la sua faccia ovunque.. ma ormai il popolo era dalla sua
e nonostante la consistente taglia nessuno aveva provato ad incassarla.
Erano pronti, ormai la controffensiva era imminente.
|